L’Italia e il mondo dell’arte e della fotografia piangono una delle più grandi fotografe italiane: Letizia Battaglia. Fino all’ultimo ha combattuto e cercato di sconfiggere la malattia attraverso la sua più grande passione, diventata poi mestiere di una vita, la fotografia.

Letizia Battaglia inizia la propria carriera nel 1969 come capo redattrice per il quotidiano palermitano L’Ora, primo giornale in cui vengono pubblicati articoli sulla presenza della mafia in Sicilia. Si trasferisce successivamente a Milano per collaborare con varie testate. Torna poi nella sua città natale, Palermo, per fondare nel 1974, assieme a Franco Zecchin, l’agenzia Informazione Fotografica. In quello stesso anno inizia a documentare gli anni di piombo del capoluogo siciliano. In particolare, scatta fotografie che sono testimonianza dei delitti di mafia. Il fotoreportage più tristemente noto è quello che ritrae Sergio Mattarella sorreggere il cadavere del fratello Piersanti appena assassinato. Quel giorno, Letizia, è stata la prima fotoreporter a giungere sul luogo del delitto.

La fotografia che ritrae Giulio Andreotti in compagnia del mafioso Nino Salvo all’hotel Zagarelli, sempre scattata dalla fotografa palermitana, fu utilizzata nel processo contro Andreotti per testimoniare il suo legame con Cosa Nostra. L’appellativo di “fotografa della mafia” sembra, però, le sia sempre stato stretto. Come affermò lei stessa durante un’intervista:
“Io non faccio solo la militante antimafia e la mia vita non la posso chiudere nel fotografare e nelle mostre. Sono una persona con vari interessi e la sola etichetta di fotografa mi sta stretta”
La sua fotografia in bianco e nero racconta, non solo fatti di cronaca, ma la vita di Palermo: i ritratti di bambini, le feste religiose, i quartieri e il degrado, la miseria, i salotti borghesi, la disoccupazione e infine le donne.

Letizia ritraeva i suoi soggetti preferiti, le donne, in modo dignitoso e orgoglioso non umiliandole e banalizzandole ma elogiando e apprezzando i loro difetti. In particolare, ha fotografato bambine, nudi femminili e sguardi. Una delle sue fotografie più celebre è La Bambina con il Pallone che la fotografa palermitana ha avuto modo di incontrare di nuovo molti anni dopo quello scatto, risalente all’anno 1980.

Con alcuni scatti raggiunge il successo internazionale e nel 1985 è la prima donna europea a ricevere, a New York, il Premio Eugene Smith, riconoscimento istituito per ricordare il fotografo della rivista Life.
È nell’anno 1992 che Letizia si allontana dal mondo della fotografia: in quell’anno viene assassinato il magistrato Giovanni Falcone, suo carissimo amico. Stanca di avere a che fare con la violenza si trasferisce per due anni a Parigi per poi fare ritorno nella sua città natale dove continuerà a praticare la sua grande passione.
La soddisfazione più grande le viene data quando viene nominata assessore della città di Palermo, alla quale dà un enorme contributo, sia in ambito politico, sociale e culturale. In particolare, inaugura nel 2017 all’interno dei Cantieri Culturali della Zisa di Palermo, il Centro Internazionale di Fotografia, dove molti giovani possono imparare l’arte della fotografia.
Con la macchina fotografica, Letizia Battaglia, ha avuto certamente modo di documentare il mondo che la circondava, ma come ogni forma d’arte che si rispetti, soprattutto di raccontare se stessa trasmettendo attraverso i suoi scatti i suoi sentimenti e, in particolare, il dolore e l’inquietudine di un periodo tristemente noto della storia italiana.
“La morte? Non la considero. Le mie foto resteranno dopo di me”

Autore: Giulia Demuro
Ascolta la musica da quando era nella pancia della mamma ed è abbonata a Spotify dal 7 maggio 2002. Negli ultimi anni si appassiona, grazie al padre, alla musica in vinile. Studia Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione presso l’università di Pisa.