L’Odissea dei senzatetto: il viaggio da #iorestoacasa a chi una casa non ce l’ha.

L’immagine di un senzatetto adagiato su una panchina

L’emergenza Coronavirus ha lanciato l’allarme e un altro problema si è aggiunto all’infinita lista: secondo l’ultimo report Istat sono 50mila i senzatetto in Italia. Non solo.
Le varie strutture d’accoglienza hanno una capacità limitata e di conseguenza sono numerose le persone bisognose che hanno chiesto aiuto: chi sfugge al sistema, chi vive in alcuni immobili occupati e altrettanti migranti (e non) che non trovano dimora o addirittura chi rifiuta l’accoglienza.

C’è un’opzione per gli ultimi, per quelli che la società scarta e getta via?

Quello che stiamo vivendo in questi giorni ha assunto anche le vesti di un male sociale. Si rivolge a tutta quanta la popolazione, soprattutto a chi già era protagonista di situazioni di fragilità e povertà.

Tante le persone che stanno dando il loro contributo per permettere di riaprire gli occhi sotto a un cielo più blu.

Alessandro Radicchi, fondatore di Binario 95, sottolinea quanto sia importante non sbarrare le porte dei centri d’accoglienza. I senzatetto non sarebbero in grado di sopravvivere, ora più che mai.

Sarebbe necessario fornire ai senzatetto le giuste precauzioni per fronteggiare il virus e trovare dei luoghi separati dalle strutture diurne e dalle mense, in cui sarebbe possibile fargli trascorrere la quarantena nel caso in cui presentassero sintomi o fossero positivi al tampone.

La brutta notizia è che i dispositivi di sicurezza sono scarsi, o addirittura non idonei perfino per i lavoratori che devono garantire la loro professionalità in ospedale, nelle Rsa e per i servizi domiciliari.

Una vignetta di Mauro Biani sui senzatetto per La Repubblica.

Anche le Caritas diocesane, grazie all’impegno costante dei volontari, continuano a garantire i propri servizi adattandoli alla situazione contingente, operando in condizioni via via più difficili.
Il Direttore della Caritas Italiana, Don Francesco Soddu si è mobilitato istituendo numeri verdi per raccogliere le richieste degli anziani, costretti a casa oppure dando supporto ai numerosi circensi e rifugiati, aiutato dalla Fondazione Migrantes.
L’obiettivo da raggiungere è non tagliare quel sottile filo che fa rimanere tutti quanti uniti e solidali, facendo emergere un’Italia che non si arrende, nonostante si stia ledendo il diritto alla salute. Quest’ultimo è un diritto universale, che dev’essere garantito a tutti a prescindere dalla loro condizione, status od origine e quindi anche a quei senzatetto che purtroppo non hanno un alloggio adeguato.

Chi vive in strada è in un’estrema e costante condizione precaria: non solo rischiano di contagiarsi e contagiare, ma anche di essere denunciati per inosservanza di un provvedimento dell’autorità, secondo l’art. 650 del Codice Penale che prevede l’arresto fino a tre mesi o un’ammenda fino a 206 euro.
Forse irragionevole tutto ciò, per chi non ha una residenza.

Ma chi sono davvero i <senzatetto> di cui parliamo?

Non sono infrequenti ogni anno morti causate dal freddo o mancanza di kit di sopravvivenza per gli invisibili al mondo, che, a discapito di quanto si pensi, nascondono talenti inenarrabili.
Sui giornali de <La Repubblica>, infatti, si legge:

<Bari, il senzatetto trovato morto nell’ex Rossani era un attore di strada e tra i fondatori del teatro Kismet.
Amava portare il teatro tra la gente, per strada. Dal Macbeth di Shakespeare all’Avaro di Molière. >

Vittorio Cosentino, attore e intellettuale, è morto per un malore a 69 anni, il 21 Marzo 2020, nell’ex Caserma Rossani, dove aveva trovato dimora. Aveva portato il teatro tra la gente, per strada.

Sulla rivista partenopea Mar dei Sargassi raccontava di aver <fatto il ’68> all’Università di Bari, partecipando all’occupazione dell’ateneo.
Portava avanti la sua battaglia personale lodando l’arte della libertà e l’essenza dell’essere umano senza alcuna dinamica di assoggettamento.

L’omaggio di Banksy arriva Birmingham: due renne si involano dipinte sul muro accanto a una panchina dove dorme un senzatetto.

Come non citare inoltre Marco Berry, che con la conduzione del programma <Invisibili>, ha portato questo tema così delicato nelle case degli italiani, raggiungendo picchi di share del 26% e ottenendo premi importanti come il Telegatto. Le storie dei senzatetto venivano raccontate dagli stessi protagonisti, e ricostruite attraverso attori. La trasmissione mostrava anche momenti passati in strada dallo stesso Berry che viveva in prima persona la storia di queste persone a cui la vita sembrava aver voltato le spalle.

L’aiuto del territorio Pisano

Le mense gestite dalla Caritas a Pisa sono tre. La mensa del Cottolengo e quella di S. Francesco sono attive all’ora di pranzo, mentre quella di Santo Stefano per la cena.
Per accedere alle mense è necessario avere un buono che viene rilasciato dal C.D.A.(Centro d’Ascolto), previo un colloquio con cui si ha il fine di determinare l’effettiva necessità del potenziale ospite e di raccogliere dati e informazioni utili, sia al Centro, che alla mensa di destinazione.

In particolare la mensa gestita dalla Parrocchia di Santo Stefano, oltre a mettere a disposizione i locali, ne cura l’organizzazione assumendosi l’onere della ricerca dei volontari e accollandosi le spese delle attrezzature e quelle per l’acquisto delle stoviglie e del cibo. La mensa di Santo Stefano è nata alla fine degli anni 90 grazie all’iniziativa di un gruppo di parrocchiani che vollero dare una risposta concreta ai bisogni degli ultimi e più emarginati. Un piatto di minestra calda offerto a tutti coloro che lo chiedevano, utilizzando un piccolo edificio adiacente alla canonica adibito a cucina e tenendo conto delle varie esigenze degli ospiti.
Successivamente per offrire un servizio più efficace ed efficiente è stato deciso di aderire al “sistema Mensa” della Caritas Diocesana. La mensa è aperta tutti i giorni da metà settembre a metà maggio.
Col tempo si è aggiunta la partecipazione di volontari provenienti da varie Parrocchie.

Il coordinatore Don Carlo Campinotti e il responsabile Ivan Ascari, con la preziosa collaborazione di Don Federico Franchi e Don Emanuele Morelli, mantengono i contatti con la Caritas e i volontari, individuandone i turni di presenza, assicurando il funzionamento dei locali e della cucina, effettuando il rifornimento della dispensa e fornendo all’incirca 100 pasti giornalieri.

Non solo un’opera di giustizia sociale grazie alla quale nel 2018 sono stati distribuiti 31.986 pasti a circa 455 persone povere.

Nonostante l’offerta della possibilità di ricrearsi, purtroppo il problema a volte sembra quasi irrisolvibile.

I volontari della mensa di Santo Stefano si sono attrezzati con nuove misure più sicure in questo periodo per la distribuzione delle pietanze e anche se

<gli ospiti sono disorientati e preoccupati, hanno sicuramente un comportamento ligio alle disposizioni e rispettoso nei confronti delle persone che non si sono dimenticate di loro.>

ci confidano Don Federico e Miretta.

Loro ce la mettono tutta e non si arrendono, nessuno escluso: Lucia, Duilio, Valeria, Federico, Michele, Andrea, Elena, Francesco, Nicoletta, Fabiola, Leonardo, Luigi, Sara, Fabio, Veronica, Giada e Beatrice lanciano sicuramente un bel messaggio di speranza.

Alcuni dei volontari della Caritas di Santo Stefano a Pisa.

Autore: Veronica Grasso
Studia Scienze Infermieristiche e fa parte di Radioeco dal 2018.

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