Bisogna sempre avere qualcosa da dire per scrivere una canzone? Quanti brani sono passati in radio negli ultimi anni che però, se ascoltati attentamente, non dicevano proprio un bel niente? Quanti pezzi abbiamo cantato a squarciagola con la consapevolezza che fossero privi di senso? Ma proviamo a capire quanto una buona melodia, e un ritornello orecchiabile, possono rendere iconica una canzone sovrastandone completamente il testo e il suo relativo significato:
“Scatman (Ski Ba Bop Ba Dop Bop)”
Nel Dicembre 1995 l’ancora poco conosciuto Scatman John diventa improvvisamente una star internazionale del mondo della disco grazie al suo singolo “Scatman”, brano che vuole esorcizzare i problemi di balbuzie del cantante giocandoci su con la tecnica tipica del jazz dello “scat”. La canzone, mescolando sillabe e suoni senza alcun significato, riesce egualmente a creare un ritornello indimenticabile che è tutt’ora riconoscibile a distanza di anni.

“Asereje”
Correva l’anno 2002 e il trio spagnolo “Las Ketchup” esordiva con “Asereje”. Il brano parla di Diego, un ragazzo spagnolo che balla in discoteca cantando la sua canzone preferita che però è in inglese e lui, non conoscendo bene la lingua, la canta inventandosi le parole che non sa e storpiando quelle poche conosce. Delle vicende di Diego in quell’estate del 2002 ci ricordiamo ben poco, l’unica cosa che ci si è piantata nella mente, talvolta fino allo sfinimento, è il ritornello insensato e delirante della canzone, con annessa la famosissima coreografia.
"Y aserejé-ja-dejé
De jebe tu de jebere seibiunouva majavi an de bugui an de güididípi
Aserejé-ja-dejé
De jebe tu de jebere seibiunouva majavi an de bugui an de güididípi
Aserejé-ja-dejé
De jebe tu de jebere seibiunouva majavi an de bugui an de güididípi"
“Prisencolinensinainciusol”
C’è chi dice che sia il primo esempio di rap in Italia, altri che ci sentono solo una buffa caricatura della lingua inglese, fatto sta che nel 1972, con il brano “Prisencolinensinainciusol”, Adriano Celentano divide le opinioni degli ascoltatori cantando in una lingua inventata di sana pianta e dal significato totalmente inesistente. Anni dopo il cantante dichiarerà che il suo era un tentativo di mostrare a suon di note “l’impossibilità di comunicare” e possiamo dire con certezza che ha centrato l’obbiettivo.
"Uis de seim cius nau op de seim
Ol uait men in de colobos dai
Trrr - ciak is e maind beghin de col
Bebi stei ye push yo oh"
“I am the walrus”
Continuiamo adesso citando una delle canzoni più singolari della produzione dei Beatles: “I am the walrus“. Questo pezzo nasce dall’unione (senza particolari criteri) di rimandi casuali e bozze precedentemente scritte da John Lennon. Al frontman della band infatti era appena giunta la notizia che, all’istituto scolastico che aveva frequentato durante l’infanzia, i testi dei Beatles venivano scrupolosamente analizzati e studiati. Lennon, dunque, per beffare gli ascoltatori, decise di creare una canzone completamente senza senso, esclamando: Vediamo se riescono a trovare una spiegazione anche a questo!” Detto fatto. “I am the walrus” ad oggi vanta più di 100 milioni di ascolti e, nonostante il volere dichiarato della band, anche moltissime teorie e commenti sulla natura del messaggio che veicola. La frase: ” Yellow matter custard, dripping from a dead dog’s eye” ad esempio, deriva da una vecchia filastrocca che i bambini londinesi all’epoca si divertivano a canticchiare… “Yellow matter custard, green slop pie, All mixed together with a dead dog’s eye”

i “Magma”
Il concetto di “nonsense linguistico” viene ancor più approfondito dalla band francese “Magma“. La particolarità di questo ensemble è che non solo hanno contribuito alla nascita di quello che poi sarebbe diventato il prog-rock (o Zeuhl), ma hanno addirittura inventato una vera e propria lingua artificiale chiamata “kobaiano“:
“Üts für Kalaïn, hiẁeuhn zibëhn de Reuštïhn
Ëẁehn dë Lantsïn Šlakëhndᴧë
Ün dᴧëts ẁeïhli liïp, Da Fëltehš Komeštah!
Ün dᴧëts ẁeïhli liïp, dᴧënht mitlaïoss!
Ün dᴧëts ẁeïhli liïp, hur warrak Kobaïa!
Ziïh döhn ka!”
Questa parlata complessa, risultato della fusione tra varie lingue di matrice germanica e slava, tenta di operare un ritorno “alla sorgente“: trovare una spontaneità originale per rinominare da zero le cose. Tuttavia, che senso ha creare una lingua elitaria che probabilmente pochi altri periti hanno avuto il coraggio di analizzare? La risposta è che questo idioma è stato pensato esclusivamente in funzione della sua presenza fonetica all’interno delle composizioni: la sua asperità e durezza vogliono incidere come le note di uno strumento musicale, non come veicolo letterario.
In conclusione
Sicuramente una canzone con un testo significativo può sembrare più apprezzabile, ma chi ha detto anche che svagare la mente e lasciarsi andare non sia altrettanto importante? Questi brani, per quanto assurdi, sono diventati pilastri della musica dance (e non) e ci hanno accompagnato in momenti di vita senza che noi ce ne rendessimo nemmeno conto: non è forse abbastanza?
Perché a volte è proprio questo l’obbiettivo della musica: scandire il ritmo delle nostre giornate donandoci un po’ di leggerezza e rendendo speciale un momento che, senza il giusto sottofondo, sarebbe davvero insignificante. E così persino la canzone più stravagante e insensata, acquista il senso che noi gli diamo diventando veramente piena di significato.
autori: Livia Zanotto, Matteo Andreani