Il Giradischi – Provo a capire il fenomeno Taylor Swift

taylor swift in concerto

Mi sono sempre ritenuta una buona ascoltatrice di musica e mi sono sempre vantata di saper apprezzare ogni genere o, per lo meno, di provarci. Di recente, però, un pensiero mi ha fatto mettere in discussione questa mia convinzione: io non ho mai ascoltato Taylor Swift volontariamente con la coscienza e la convinzione di ascoltare i suoi album; mi sono fatta grande del fatto che non fossi fan della “pasta in bianco” dell’industria musicale, accreditandomi il permesso di poter puntare il dito contro coloro che lo fossero.

Ma perché? Perché tutti questi pregiudizi se non ho mai nemmeno provato a comprendere un fenomeno di questa portata?

E quindi, dopo un gran bel bagno di umiltà, ho ascoltato ogni suo album (in ritardo di qualche anno), provando ad immedesimarmi in una swiftie per capire, senza giudicare, come ha fatto Taylor ad arrivare sulla vetta del mondo.

(fonte immagine: Rolling Stone)

Taylor Swift, una carriera di successi

Taylor Swift è più che una cantante, è il fenomeno culturale che ha caratterizzato questi ultimi vent’anni: con ben più di dieci album all’attivo, tour mondiali da capogiro e una fanbase gigantesca, la cantante statunitense è stata capace di rompere ogni record, non soltanto in termini di ascolti. Ma come ci è arrivata?

Ascoltando per la prima volta gli album di esordio della sua carriera, senza saper niente di ciò che concerne il Taylorverse, mi sono sentita in una rom com anni 2000, tutto merito delle sonorità country pop e i testi da diario segreto che hanno favorito il suo successo fin dall’inizio.

Con l’ascolto di 1989 (2014) ho tirato un sospiro di sollievo, ma la vera svolta è arrivata con Reputation (2017). Innanzitutto, entrambi gli album si lasciano alle spalle il country per entrare in sonorità propriamente pop e poi, finalmente, Taylor Swift tira fuori tutto il carattere. Reputation è l’album della vendetta: Look what you made me do sono le parole della title track con cui si apre, esplicitamente indirizzata ai media che tanto hanno parlato di lei negli anni.

Nel 2019 esce Lover e l’atmosfera ritorna zuccherata, fin troppo per i miei gusti personali. Invece, con gli album della pandemia mi sono ricreduta (anche grazie all’apparizione di Bon Iver): con Folklore ed Evermore (2020) Taylor ritorna alle origini con la maturità di un’artista completa. Le sonorità sono più espanse, ricche del calore di un camino virtuale.

Con Midnights (2022) Taylor cambia ancora una volta estetica e sonorità (più 80s), arrivando due anni più tardi a pubblicare l’ultimo album della sua carriera fino ad ora, The tortured Poets department (2024), con cui Taylor Swift consacra ancora una volta il suo posto nel panorama musicale mondiale, considerando che l’album raggiungerà il miliardo di stream su Spotify in una sola settimana.

Per ascoltare ogni album di Taylor Swift, clicca qui!

Fonte: Vanity Fair

Taylor’s Version

La cosa che più mi ha colpito è la quantità di versioni che ci sono dei suoi singoli più famosi: Live, From the Vault, Taylor’s version, featuring … c’è l’imbarazzo della scelta. È incredibile come si possa mettere in piedi una produzione così proficua, considerando che piace tutto ciò che la cantante pubblica; o forse tutto ciò che passa per le sue mani vende talmente bene che non si può fare a meno di pubblicare altri prodotti da commercializzare? Anche se fosse, come biasimarla?

In relazione a questa considerazione, Taylor Swift è stata capace di mettere in piedi un’operazione di riscrizione di alcuni suoi album, a seguito del conflitto contro il produttore Scott Braun che aveva ceduto le royalties della sua musica ad un gruppo di private equity guidato da Roy E. Disney, nipote di Walt Disney, affidandogli di fatto il 100% dei diritti della musica di Taylor Swift. In modo da abbattere il valore delle royalties protagoniste della diatriba, Taylor ripubblica le sue Versions dei primi album della sua carriera, assicurandosene la proprietà e il controllo assoluto: quale altro artista sarebbe altrettanto potente per fare una cosa del genere?

Fonte: Reddit

Immaginario condiviso e cultura pop

Taylor Swift è camaleontica, eppure sempre sé stessa. Ogni era della sua produzione artistica, ovvero ogni periodo che coincide con un album, corrisponde ad un immaginario ben preciso a cui l’artista fa riferimento, senza mai lasciare niente al caso: altrimenti come farebbero generazioni e generazioni di ragazzine a immedesimarsi in lei? Taylor ha saputo costruire la sua fanbase così ampia avendo l’accortezza di non sembrare mai troppo più in alto rispetto alle sue fan: è un ideale raggiungibile, una bellezza rassicurante, benché sia l’incarnazione degli standard di bellezza occidentali e una multimiliardaria; si mostra sempre vicina si suoi fan, che non sono semplici supporters, ma un esercito vero e proprio (se avete fatto almeno una battuta su di lei online li conoscerete bene). Tutto questo è merito delle sue abilità di storytelling, attraverso cui ha costruito il suo personaggio sull’ideale della ragazza della porta accanto, dorky e non certo alla moda.

Ma essere Swiftie significa fare parte di un qualcosa di più grande, una rete sociale che conta milioni di partecipanti attivi. Non solo è necessario ascoltare le sue canzoni, ma anche saper riconoscere i centinaia di riferimenti a fatti realmente accaduti e personaggi esistenti che l’artista incastra abilmente nelle sue canzoni. La sua produzione è una matriosca: come ho letto in un articolo di Filippo Ferrari su Rolling Stone, “siamo oltre le canzoni che fanno da memoir: siamo davanti a un reality show di cui si aspettano gli sviluppi”. Uno storytelling in evoluzione, potremmo dire.

Fonte: La Tercera

Conclusioni?

Scoprire Taylor Swift attraverso la sua musica non è stato facile: sapevo che avrei trovato molti brani noiosi e ripetitivi, per quanto abbia provato a non farmi influenzare dai miei pregiudizi. Il risultato è che Taylor Swift continua a non piacermi nel complesso, anche se ho trovato alcuni titoli più interessanti di altri come (betty e mirrorball, dall’album Folklore, che è decisamente quello che mi è piaciuto di più). Sono invece rimasta sorpresa scoprendo il suo personaggio, provando a capire come abbia fatto ad arrivare al successo. Per quanto mi riguarda non bisogna provare a comprendere Taylor Swift soltanto come un’artista, ma come un fenomeno culturale complesso dalle molteplici sfaccettature: la sua musica potrà non piacere, ma tralasciare un personaggio del genere soltanto per orgoglio significa perdersi un pezzo di cultura pop contemporanea.

Se volete un punto di partenza per approfondire l’argomento, vi consiglio questi due articoli che per me sono stati fondamentali per comprendere il fenomeno Taylor Swift:


regina chisci




Scritto da Regina (ig: reginachisci) direttamente dalla redazione di RadioEco. Trovi tutti i nostri articoli qui: Buona lettura!

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