Oltre i confini della finitudine umana tra conigli e antenne

Jostein Gaarder, autore norvegese contemporaneo e divulgatore della filosofia, è elegantemente in grado di entrare in punta di piedi sui più considerevoli problemi dell’esistenza umana e di affrontarli in maniera accessibile e profonda, combinando misteri e avventure alla materia filosofica, attraverso una narrazione intrecciata e stratificata, che rende il racconto intrigante e lascia chi legge costantemente sulle spine.
Due storie, un’unica ricerca
Ne “Il mondo di Sofia” e in “C’è nessuno?” i due protagonisti si sentono entrambi chiamati a rispondere ai grandi interrogativi della vita, infatti, i due libri, sebbene antitetici per lunghezza e stile, hanno un unico scopo in comune: demistificare e “addomesticare” (come direbbe il piccolo principe) la Filosofia.
Il mondo di Sofia

Sofia vive una vita lineare, forse noiosa, fino a quando non trova delle lettere diverse dal solito nella cassetta della posta, che porteranno la giovane protagonista a cercare il significato della sua vita e della sua identità. Mescolando sapientemente giallo e indagine filosofica, prima con la metafora del coniglio:
“Ecco: per molte persone il mondo è incomprensibile allo stesso modo in cui è impossibile capire come il prestigiatore possa estrarre un coniglio da un cappello a cilindro che un attimo prima era assolutamente vuoto. [..] Per quanto riguarda il coniglio, forse è meglio paragonarlo a tutto l’universo. Noi che ci abitiamo siamo i minuscoli parassiti che vivono nella pelliccia del coniglio. I filosofi cercano di arrampicarsi sui peli sottili in modo da poter fissare negli occhi il grande prestigiatore.” (Il mondo di Sofia, pag.20)
Ed è proprio grazie a questa serie di nuove prospettive sul mondo, l’inconsapevole frutto di un trucco di magia (di cui noi umani ci sentiamo di far parte e su cui indaghiamo), che “Il mondo di Sofia” è internazionalmente riconosciuto come un romanzo-guida della filosofia.
C’è nessuno?

Un bambino di nome Joakim, con una narrazione poetica e concisa, conduce un’esistenza consueta e ordinaria sino alla notte in cui i suoi genitori lo lasciano a casa da solo, invero sta per arrivare il suo nuovo fratellino. Da quel momento, Joakim inizia a riflettere sul significato dell’esistenza osservando la luna (un po’ come il pastore errante dell’Asia leopardiano) attraverso i suoi occhi al contempo infantili e profondi, e con la compagnia di un bambino con un paio di antenne: nuovo compagno di riflessioni e confronto.
Smarrirsi per trovarsi: un salto nell’Abisso
Dunque, facendo un bilancio, i libri di J. Gaarder non sono per tutti, ma per chi ha intenzione di imbarcarsi in un viaggio di consapevolezza e navigare l’esistenza. Leggerli significa avvicinarsi a quel senso di scoperta e smarrimento che Nietzsche chiamava ‘Abisso‘.
Cos’è quella sensazione che ci tormenta quando una nuova consapevolezza in noi tarda a sorgere, ma allo stesso momento ciò in cui credevamo sta morendo? Forse, quel crepuscolo è l’Abisso, quel flebile tentativo di comprendere l’esistenza. E se l’Abisso fosse una lettera nel “posto sbagliato” o come un bambino con le antenne? In qualsiasi modo si manifesti quel crepuscolo, l’esito sarà sempre quello di farci diventare alieni, stranieri, meravigliati e fuori posto in un mondo, in un’esistenza che credevamo nostra ma che non conoscevamo affatto. Come nella celebre frase del filosofo Friedrich Nietzsche: «E quando guardi a lungo in un Abisso, anche l’Abisso guarderà dentro di te» cosa accadrebbe se vagando da forestieri in un questo mondo al contempo vecchio e nuovo, finissimo col trovare noi stessi?
Infinfe, l’Abisso non è il nulla, non è assenza, ma è il salto nel vuoto che siamo chiamati a compiere nel momento in cui ci interroghiamo sull’esistenza, che ci rende viandanti armati della sola lanterna della conoscenza, capace di illuminare il tortuoso sentiero oltre la siepe, verso la sfida contro l’infinito e la finitudine, piuttosto che continuare ad essere “dormienti” brancolanti nel buio degli assiomi sociali. Forse potrebbe parere insolito, ma se si vuole scivolare nell’Abisso con l’aiuto di una guida, allora è bene farsi accompagnare da J. Gaarder.
Autrice: Giulia Giuffrida
Mi presento: sono Giulia, siciliana a Pisa da quasi due anni, studio Filosofia e quando ho carta e penna o un libro tra le mani riesco a perdere la concezione del tempo (come quando gioco con la mia cagnolina Maya). Scrivo per la rubrica Caffè Letterario e questo è il mio primo articolo.
Articolo molto interessante e ben scritto!