‘ΑΝÁΓΚΗ
Sono rari i romanzi per i quali basta una parola a condensare tutte le vicende e tutti gli avvenimenti. Eppure, il nome di questa divinità greca è abbastanza per riassumere l’essenza di questo capolavoro della letteratura francese e mondiale. Ma da dove viene “Anànke“? Ce lo spiega Victor Hugo (1802-1885) stesso nella sua prefazione del 1831:
«Alcuni anni or sono, visitando Notre-Dame, o, per meglio dire, curiosandovi, l’autore del presente libro trovò, in oscuro recesso di una delle torri, questa parola incisa sul muro:
‘ΑΝÁΓΚΗ»
Verità? Mero espediente narrativo? Non ci è dato saperlo. Subito dopo, l’autore afferma che la scritta è stata ormai cancellata (« Poiché tale è il trattamento che, ormai da duecento anni, gli uomini riservano alle meravigliose chiese del Medioevo»). Tuttavia, sappiamo che la mitologia riconosceva in ‘Ανάγκη la dea del destino e della necessità. Infatti, sarà proprio l’ineluttabilità del fato a spingere i numerosi personaggi verso il compimento dei loro archi narrativi.
Un romanzo simbolico
Innanzitutto, è giusto ricordare, per chi non fosse familiare con la produzione di Hugo, ch’egli concepì Notre-Dame come il primo di una trilogia del destino. Compito di questo e degli altri due romanzi (I miserabili e I lavoratori del mare) è navigare le tre necessità e piaghe della vita umana: il dogma, la società, e la natura.
Non è un caso che una delle figure più intriganti del romanzo sia proprio quella dell’arcidiacono Claude Frollo: un uomo diviso tra la sua condizione di chierico e la passione travolgente per La Esmeralda. Sarà proprio lui l’autore dell’incisione sulle pareti della cattedrale, in uno dei capitoli più avvincenti del libro:
«E gettò il martello con collera. Poi si accasciò talmente sul seggiolone e sul tavolo, che Jehan non lo vide più, nascosto dall’alta spalliera. Per qualche minuto ne scorse soltanto il pugno, contratto convulsamente su un libro. D’un tratto don Claude si alzò, diede di piglio a un compasso, e, in silenzio, incise a lettera maiuscole nella parete questa parola greca: ‘AΝÁΓΚΗ»

Ma Notre-Dame de Paris non è famoso soltanto per essere un esempio lampante dell’impossibilità di sfuggire alle norme che ci impongono le nostre vite. Infatti, se doveste decidere di approcciarvi per la prima volta al testo, sareste sorpresi dalla natura delle prime pagine:
«Son oggi trecentoquarantotto anni sei mesi e diciannove giorni dal dì che i parigini si svegliarono al frastuono di tutte le campane suonanti a distesa nella triplice cinta della Cité, dell’Université1 e della città intera.
Tuttavia, il 6 gennaio 1482 non fu un di quei giorni che la storia ricorda. Niente di memorabile nell’avvenimento che scuoteva così, fin dal mattino, le campane e i borghesi di Parigi. […]
Il popolo affluiva soprattutto nelle vie d’accesso al Palazzo di Giustizia perché era noto che gli ambasciatori fiamminghi, arrivati dall’antivigilia, si proponevano di assistere alla rappresentazione del mistero2 e all’elezione del papa dei folli3, che avrebbe avuto luogo anch’essa nel salone. […]
Se lo consente il lettore, tenteremo di ritrovare col pensiero l’impressione che avrebbe provata con noi nel varcare la soglia di quel salone in mezzo a quella folla in sopravveste, in casacca, in giaco.»
Dopo queste parole, segue una descrizione minuziosa e appassionata della Gran Sala del Palazzo di Giustizia, già soltanto un ricordo ai tempi di Hugo. L’autore si sarà certo tuffato in un mare di documenti e di illustrazioni antiche, pur di ricostruire l’aspetto che avrebbe potuto avere nel XV secolo! Proseguendo con la lettura, sarà facile rendersi conto di come le descrizioni di questo tipo siano più che abbondanti. Alcuni le hanno criticate. Eppure, sono un elemento assolutamente caratteristico dello stile di Hugo. Anche perché l’intento non è unicamente quello di calarci nel contesto storico, ma introdurre first and foremost l’elemento dominante del panorama del romanzo: l’architettura.
Nel 1831 – anno di pubblicazione di Notre-Dame de Paris – mancavano pochi decenni alla trasformazione Haussmanniana della città, un intervento che ancora viene oggi considerato un grande spartiacque nella storia dell’aspetto urbanistico di Parigi. Tuttavia, ciò non significa che molti degli elementi presenti al tempo della vicenda non fossero già andati perduti – il Palazzo di Giustizia, ad esempio, venne distrutto da un incendio nel 1618. Infatti, come verrà precisato nella seconda prefazione, il romanzo svolge anche un’importante funzione di monito per le generazioni contemporanee e future.
Prendiamo in considerazione questo estratto dal capitolo Parigi a volo d’uccello:
«Da allora, la grande città si è andata deformando giorno per giorno. La Parigi gotica sotto di cui andava scomparendo la Parigi romanica scompariva a sua volta. Ma chi può dire quale Parigi l’abbia sostituita? […] La Parigi d’oggi non ha dunque una fisionomia generale. È una collezione di campioni di molti secoli, e ne sono scomparsi i più belli. La capitale si accresce solo di case, e di quali case! Continuando di questo passo Parigi si rinnoverà ogni cinquant’anni. Quindi il significato storico della sua architettura va cancellandosi di giorno in giorno. I monumenti vi diventano sempre più rari e sembra di vederli sparire poco a poco, sommersi dalle case. I nostri padri avevano una Parigi di pietra; i nostri figli avranno una Parigi di gesso»
In un periodo in cui erano forti le correnti neoclassiche e illuministe, la penna di Hugo ci costringe a rimpiangere di non aver apprezzato abbastanza il mondo perduto dei ‘secoli bui’. Gli anni ’30 dell’Ottocento erano quelli della Prima Rivoluzione Industriale, una delle tappe fondamentali che hanno portato il mondo a cambiare radicalmente i suoi meccanismi.
I personaggi
Un arcidiacono folle, un gobbo misantropo e un comandante della guardia cittadina si invaghiscono di una danzatrice da strada, mentre un poeta pazzo diventa il migliore amico della sua capra. A prima vista, sembra la trama di un film comico. Tuttavia, la natura di Notre-Dame de Paris è fortemente melodrammatica. Non dobbiamo lasciarci ingannare: l’ironia pungente di Hugo è uno degli elementi fondamentali del suo stile, ma non per questo dobbiamo approcciarci al suo lavoro senza considerare la realtà delle cose.

L’attenzione per il passato non riguarda soltanto gli edifici storici, ma anche le vite, come quelle di Quasimodo e de La Esmeralda. Le sfaccettature di ognuno sono il prodotto delle peripezie che li hanno portati a Parigi in quell’inverno del 1482.
Quindi, non solo la struttura narrativa, ma anche i protagonisti di questo libro sono estremamente complessi. I loro caratteri sono stati trasposti sulla tela delle pagine con mille e più pennellate. Si tratta di personaggi a tutto tondo, la cui natura è spesso mutevole e ambigua.
L’ambientazione
Come avrete già potuto intuire, questo non è un romanzo storico incentrato sulle vite di nobili e di re. Luigi XI appare soltanto in pochissime scene. L’unico vero sovrano di Parigi è Clopin Trouillefou, re degli straccioni. Notre-Dame de Paris è la lettura perfetta per chi vuole conoscere gli strati sociali più trascurati dalla storia, senza perdere la magia del Medio Evo.
In uno dei primi capitoli, lo sfortunato Pierre Gringoire – il nostro poeta – finisce a bighellonare nei vicoli più segreti della città, per poi venire arrestato da una pattuglia di falsi paralitici e pseudo-mutilati. Quando si ritrova a rischiare la condanna a morte davanti a una specie di tribunale dei reietti, Troillefou gli risponde così:
«- Basta così – riprese Troillefou senza lasciarlo terminare. Sarai impiccato. Semplicissimo, onesti borghesi! Come trattate i nostri là da voi, così qui trattiamo i vostri. La legge che fate per la canaglia, la canaglia la fa per voi. Bisogna che di tanto in tanto si veda il grugno di un galantuomo boccheggiare con una collana di canapa intorno al collo; l’impiccagione diventa un onore. Coraggio, amico, dividi allegramente i tuoi stracci tra queste damigelle. Io ti farò impiccare per divertire la canaglia, e tu le regalerai la borsa perché beva. […]»

Quindi…
Se avrete voglia di cimentarvi nella lettura, Notre-Dame de Paris si presenterà a voi come romanzo di una scorrevolezza unica. Non lasciatevi spaventare dall’abbondanza di argomenti, o dall’elevato numero di pagine. Un classico di questo calibro merita di essere letto almeno una volta nella vita.
Bibliografia
Per gli estratti dal libro, si fa riferimeto all’edizione Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino © 1972 e 1996. Trad. Lusignoli.
Per le illustrazioni, si fa riferimento all’edizione Società Editrice Sonzogno, Milano, 1909. Trad. Eugenio Camerini.
Autore: Sara Turbati

Sono una studentessa del primo anno di lettere moderne, grande appassionata di libri, poesie, e arte. Le Cronache del ghiaccio e del fuoco e Notre Dame de Paris sono due letture che mi hanno cambiato la vita. Da classicista convinta, mi sono ritrovata a sognare le guglie degli edifici gotici, la fede, e il mistero di un’epoca che credevo persa.
Da’ un’occhiata anche al mio articolo sulle poesie più divertenti di Catullo: Caffè Letterario – Catullo: le poesie proibite
- Due dei tre distretti in cui si divideva la Parigi gotica. ↩︎
- Uno spettacolo teatrale. ↩︎
- Il 6 gennaio (oltre all’Epifania), a Parigi si festeggiava anche la Festa dei Folli, durante la quale veniva eletto un ‘papa dei folli’. ↩︎