Il Giradischi – “Blue” di Joni Mitchell: capolavoro di un cantautrice senza eguali

Joni Mitchell

A folk singer with a poet’s spirit, così viene descritta una delle cantautrici più rilevanti della storia della musica. Ma Joni Mitchell è ben più di questo: musicista, poetessa, pittrice, insomma, un’artista a tutto tondo. Non basterebbe un solo articolo per raccontare la sua carriera e personalità, perciò oggi vorrei soffermarmi su uno dei suoi capolavori più acclamati, l’album Blue, uscito nel 1971.

Qualche accenno biografico

L’inizio della sua carriera

Joni Mitchell, al secolo Roberta Joan Anderson, nasce in Canada nel 1943, mostrando fin da subito una propensione per l’arte, soprattutto la musica e la pittura. Impara a suonare la chitarra da autodidatta, cosa che la introdusse subito al genere folk, molto in voga al momento. Nel 1963 si trasferisce a Calgary per frequentare il college, ma ben presto l’ambiente accademico finisce per starle stretto. Dopo poco si trasferisce a Toronto per cercare di intraprendere una carriera da cantante: l’ambiente era favorevole, di lì a poco sarebbe sbocciata la Summer of Love e le occasioni di fare successo partendo da piccoli locali non mancavano.

Durante questo periodo, Joni scoprì di aspettare una figlia ma, non non avendo ancora abbastanza soldi per poter mantenere entrambe, decise di darla in adozione. Questo momento così sofferto coincise, parole della cantautrice stessa, con il momento in cui la sua ispirazione (o forse disperazione) esplose: in Little Green possiamo ascoltarla, quasi provarla sulla nostra pelle.

A Toronto conobbe Chuck Mitchell in un locale dove entrambi si esibivano, e lo sposò. Insieme a lui Joni si trasferì a Detroit, dove cominciarono ad esibirsi in coppia. Mentre la loro fama cresceva nel’East Coast, il loro matrimonio crollava nell’insoddisfazione, tanto che dopo pochi anni i due divorziarono.

Il successo

Joni non si fece certo abbattere e per tutta la sua vita dimostrò la sua indipendenza, come donna, ma soprattutto come artista. Si trasferì in New York consolidando la sua fama nei locali folk della città: qua conobbe David Crosby che co-produrrà il suo primo Album e col quale si trasferirà a Los Angeles nel momento perfetto, stringendo amicizie e collaborazioni artistiche con i nomi più noti del Rock’n’Roll degli anni ’60. Insomma, Joni fu parte attiva di quel movimento artistico che oggi ascoltiamo con nostalgia ed invidia per chi l’ha vissuto davvero, dando una sua versione intimista e personalissima al genere Folk. Contrariamente alle aspettaive però, non partecipò al festival di Woodstock, su consiglio del manager che reputò la partecipazione ad uno show televisivo più vantaggiosa per la cantante: Joni, osservando il colossale happening dalla sua camera d’albergo, scrisse comunque una delle canzoni più famose che riguardano il festival, l’omonima Woodstock, inno della Summer of Love.

Foto: Joni Mitchell al Festival dell’Isola di Wight, Newport, England, 1970 (fonte: britannica.com)

La ricerca artistica

Ma la ricerca musicale di un’artista come Joni Mitchell non può esaurirsi in un unico genere. Dalla seconda metà della sua carriera, dopo aver toccato il profondo della sua anima con Blue, inizia una sperimentazione musicale che la avvicinerà alle sponde del jazz, contribuendo al genere collaborando con musicisti del calibro di Jaco Pastorius, Charles Mingus e Pat Metheny.

Joni non si è lasciata fermare neanche dall’età e continua a fare apparizioni e concerti. Nel 2022 è riapparsa a sorpresa al Newport Folk Festival, dove ha esordito per la prima volta nel 1967. Nel febbraio dell’anno successivo, la cantautrice ha ricevuto il premio Library of Congress Gershwin Prize for Popular Song, e in quell’occasione è stata festeggiata da uno spettacolo a cui hanno preso parte, tra gli altri, James Taylor, Graham Nash, Annie Lennox ed Herbie Hancock. Il febbraio scorso ha vinto invece un Grammy Award per il Miglior Album Folk.

Lo stile: tra poesia e accordi aperti

Joni Mitchell ha avuto un’infanzia difficile a causa delle numerose malattie di cui ha sofferto, che lasciarono un segno indelebile anche sul suo corpo. Fu costretta fin dall’inizio della sua carriera a suonare con ala chitarra accordi aperti, per non affaticare la sua mano sinistra rimasta interdetta da una poliomelite. Ma cosa si intende per accordo aperto? Sono tutti gli accordi che non prevedono l’utilizzo del barrè, ovvero di un dito della mano sinistra che preme sulle corde della chitarra.

Ma la tecnica di Joni Mitchell si estende anche alle sonorità che la cantautrice decide di utilizzare, sfruttando spesso accordature inusuali che Joni sentiva come più adatte alla canzone o addirittura al momento in cui la suonava. L’intimismo che caratterizza parte dei suoi brani, perciò, è dato non solo dallo stile poetico dei testi, ma anche dalla musicalità unica ed evocativa. Questi sono i presupposti perfetti per canzoni da pelle d’oca, capaci di rievocare un ventaglio infinito di sensazioni ed emozioni con una lucidità incredibile.

Joni Mitchell mette il suo vissuto, le sue esperienze personali nei suoi brani, donandogli un’universalità percepibile come non mai in Blue.

Blue, malinconico come il nome

Blue è il quarto album della cantautrice, uscito nel 1971 e considerato da lei stessa come un punto di svolta per la sua carriera.

In Blue, Joni Mitchell esplora in ogni canzone un’emozione diversa, dall’infatuazione alla perdita, in un’atmosfera decisamente malinconica e sofferta. In questo capolavoro c’è tutta l’umanità e la vulnerabilità che cerchiamo di reprimere, ogni emozione è messa a nudo dagli arpeggi di una chitarra che scava nel profondo dell’anima.

Foto: Wikipedia

In Little Green, scritta precedentemente e poi quasi scartata, Joni Mitchell scrive una lettera alla figlia data in adozione, che non ha mai visto crescere. Il brano è una poesia straziante in cui l’artista sfoga tutta la sua afflizione, provando a lasciarsi alle spalle il dolore. Joni Mitchell rincontrerà la figlia soltanto nel 1997, dopo che una sua ex-collega di università vendette la storia ad un giornale.

Inceve, nel brano California, l’artista esplora la nostalgia del posto che consideriamo come casa, ormai lontano ma in cui possiamo essere noi stessi senza compromessi. In California Joni Mitchell aveva trovato la sua indipendenza artistica e la sua libertà personale, lasciandosi alle spalle un matrimonio infelice.

Altre volte, al contrario, preferiamo scappare da noi stessi, diventare un fiume in piena e spazzare via tutto, tornare bambini a quando niente poteva farci del male. Questo è il tema di River, un viaggio nel tempo in cui vengono rievocati i paesaggi innevati del Canada e, quindi, la spensieratezza dell’infanzia della cantautrice.

Infine, uno dei brani più celebri è certamente A case of You, dedicata ad un amore da vivere tutto d’un fiato, ma che lascia estenuati; non posso raccontarvi niente, è una canzone che va semplicemente ascoltata:

“…I remember that time you told me
You said, “Love is touching souls”
Surely you touched mine
‘Cause part of you pours out of me
In these lines from time to time
…”

Per approfondire:

Se volete approfondire quest’artista meravigliosa ecco qualche suggerimento per proseguire l’ascolto!

Cloud joni mitchell album cover
Clouds, 1969
Ladies of the Canion, 1979
Court and Spark, 1974
Mingus, 1979

Foto: Wikipedia; jonimitchell.com


regina chisci

Scritto da Regina (ig: reginachisci) direttamente dalla redazione di RadioEco. Trovi tutti i nostri articoli qui: Buona lettura!

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