Il Giradischi, speciale Sanremo – Lucio Corsi, cosa ci dici mai?

Lucio Corsi

La rivelazione di quest’edizione di Sanremo è stata sicuramente Lucio Corsi, cantautore toscano già noto ed amato dai frequentatori più assidui della scena indipendente di cui è già diventato un faro nel buio. Possiamo dire che Sanremo sia stata la sua rampa di lancio per farsi conoscere da un pubblico più mainstream, che lo ha accolto come si fa con la primavera.

Ma Lucio Corsi prima di essere la “quota outsider” di questa edizione del festival è un cantautore unico, un cantastorie, capace con i suoi versi di raccontare immaginari onirici di una verità assoluta, come quando da bambino ti metti a fantasticare con gli occhi al cielo, evocando scenari e sensazioni che non ti rendi conto di poter provare finché non leggi una poesia (o ascolti una sua canzone).
Scoprire Lucio Corsi è un viaggio, che per me è iniziato relativamente presto con Tu sei il mattino e da lì la mia curiosità è cresciuta sempre più fino al brano che ormai tutti conoscono, che lo ha consacrato per sempre nella mia playlist di Spotify. Per questo, vorrei portarvi per mano alla scoperta del suo mondo e del suo modo gentile e fanciullesco, ma non per questo meno maturo, di raccontarlo.

Lucio Corsi inizia la sua carriera musicale una decina di anni fa con Altalena Boy/Vetulonia Dakar (2015) e Bestiario musicale (2017), raccontando come fosse una favola la sua terra d’origine, la Maremma, dedicando ogni brano a un animale che la abita.
Con Cosa faremo da grandi? (2020) e La gente che sogna (2023) Lucio Corsi matura il suo stile, avvicinandosi a ciò che abbiamo sentito a Sanremo quest’anno.

Cover Album Cosa faremo da grandi?

Se dovessi consigliarvi dei singoli da dove partire, incomincerei con Cosa faremo da grandi?, dall’album omonimo, che è un gioiello sotto ogni punto di vista: dal testo, all’arrangiamento, fino al videoclip (diretto da Tommaso Ottomano, lo stesso che abbiamo visto sul palco dell’Ariston insieme a Lucio): è dolce amara come il salmastro; un’altra tra le mie preferite è Trieste, perché grazie a lei ho imparato ad immaginare il vento come una spinta, piuttosto che un freno (ascoltare per credere).

Fonte: Spotify

L’avventura di Lucio Corsi a Saremo è stata un crescendo, una vittoria sulla decadenza artistica che stiamo vivendo, ma soprattutto un vessillo della gentilezza pura e semplice che ci scordiamo di provare. Grazie Lucio Corsi per averci ricordato che la vera rivoluzione è essere sé stessi, ma soprattutto, gentili.

Ispirazione o plagio? Il dubbio a ogni Sanremo

Come ogni anno, in concomitanza del festival di Sanremo, ci si riempie la bocca con le accuse di plagi: da Brunori Sas e la sua “L’albero delle noci” che ricorderebbe “Rimmel” di Francesco De Gregori, a Olly, vincitore di quest’edizione, la cui canzone ricorda “Maledetta Primavera” di Loretta Goggi, passando a “Tango” di Tananai, che avrebbe ispirato almeno 4 o 5 canzoni in gara. È, come al solito, una polemica assolutamente sterile e fine a sé stessa: le note sono 7 e un artista è in principio un fruitore di arte. Per questo abbiamo deciso di parlare delle influenze di Lucio Corsi e nella sua “Volevo essere un duro”; senza J’accuse inutili ma, anzi, spronandovi a scoprire nuova musica e ampliare i vostri orizzonti di ascolto.

Corsi e Bowie: le influenze di Starman

Il primo artista da citare è David Bowie. L’attacco del ritornello di “Starman” (1972) è ripreso nel ritornello di “Volevo essere un duro”: min. 0:55 “There’s a Starman/Waiting in the sky/He’d like to come and meet us/But he thinks he’d blow our minds”. Lucio Corsi, nel suo pezzo, fa continui riferimenti al desiderio di essere qualcosa di diverso, di più forte: questo è anche uno dei temi principi della musica di Bowie. Anche la chiusa del ritornello di Starman affronta uno degli argomenti preferiti di Lucio: min. 1:16 “Let the children lose it/Let the children use it/Let all the children boogie”. Questa dimensione dell’infanzia idealizzata è quanto mai centrale nei testi di Lucio Corsi, come lo è stata anche nella sua presenza sul palco dell’Ariston: basti pensare al duetto con Topo Gigio nella serata delle cover e alla scritta “Andy” sotto la sua suola nella finale, a citare Woody di Toy Story.


Il riferimento a Bowie è anche nell’estetica con cui Lucio si è presentato sul palco del festival e con cui si presenta nei suoi concerti: stile totalmente glam, con vestiti che si è cucito per lo più da solo e che riutilizza (un messaggio importantissimo dal punto di vista ambientale, prima che stilistico), capi “da uomo e da donna” mischiati tra loro, trucco che copre interamente il viso, a metà tra un mimo francese e un alieno.
“Volevo essere un duro” non è il primo pezzo di Lucio Corsi che omaggia David Bowie: già nell’ “Astronave Giradisco” (2023) l’immagine di un razzo che diffonde musica di pace nello spazio è un chiaro riferimento a Bowie.

L’ispirazione dai Baustelle…

Altro riferimento nel ritornello di “Volevo essere un duro” è “La nostra vita” (2023) dei Baustelle, e nel suo ritornello: min.0:46 “Fine dell’estate, della nostra vita/Sembrano rimaste solo sigarette spente/E un gigantesco niente”. Dopo aver citato il ritornello di “Starman”, Lucio Corsi riprende la melodia di una canzone molto più cinica e ironica, ma che condivide con Bowie la capacità di creare un mondo onirico e personaggi che ci sembrano veri.

I Baustelle sono stati citati, in maniera meno esplicita, anche dai Coma-cose nella loro “Cuoricini”, sempre in gara al festival di Sanremo 2025, seppur molti li accostino più ai Ricchi e poveri (secondo chi sta scrivendo queste righe, questo paragone è superficiale e un po’ reazionario). Interessante notare come, nella serata cover dell’edizione 2023 di Sanremo, Coma_cose e Baustelle hanno eseguito “Sarà perché ti amo” dei Ricchi e poveri (fun fact: nella stessa serata Sethu e i Bnkr44 hanno cantato “Charlie fa surf”, cult dei Baustelle).

…e da Ivan Graziani

La già citata capacità di Lucio Corsi di creare un mondo immaginario con immagini e personaggi vividi deriva dalla tradizione cantautoriale che ha come protagonista Ivan Graziani. In questo caso, non ci sono citazioni esplicite ad Ivan Graziani: nonostante questo, Lucio ha dichiarato in un’intervista che “Monna Lisa” (1978) è stata una delle ispirazioni nella composizione di “Volevo essere un duro”; successivamente, ha suonato il pezzo di Ivan Graziani voce e chitarra mixandolo con il tema del film “The Blues Brothers” (1980). Trovate questo momento assolutamente memorabile qui.


Ivan Graziani è stato citato e campionato molto nel pop autoriale degli ultimi anni: “È finita la pace” (2024) di Marracash campiona il ritornello di “Firenze – Canzone triste” (1980), la canzone più conosciuta e apprezzata di Ivan Graziani; “I Marinai” (2023) di Colapesce e Dimartino, altri grandi protagonisti delle ultime edizioni del festival di Sanremo, prende invece un pezzo inedito di Graziani, arrivato al duo siciliano per mano del figlio Filippo Graziani, e crea un duetto impossibile, che diventa una delle canzoni italiane più belle degli ultimi anni.
Per non lasciarvi a bocca asciutta di canzoni di Ivan Graziani, vi consigliamo l’ascolto di “Dada”, la già citata “Firenze – Canzone Triste”, “Siracusa” e “Agnese”.

Lucio, nuova musa ispiratrice per i disegnatori

Come sempre, il festival ha scatenato sui social un’ondata di post a tema, foto e video dei momenti salienti hanno popolato i feed di tutti. Quest’anno non è stato un’eccezione, e nella varietà di contenuti non sono mancate le illustrazioni, dei cantanti e degli ospiti.

In particolare, moltissimi sono stati gli omaggi – disegni, illustrazioni in digitale – a Lucio Corsi e al testo di “Volevo essere un duro”, nonché al suo iconico duetto con Topo Gigio. Sicuramente il personaggio di Lucio, coi suoi look eccentrici, il suo trucco stravagante e le sue alte spalline, ben si prestano a grafiche altrettanto riconoscibili e singolari. Ma è chiaro che, oltre alla sua estetica, è il testo della canzone ad aver ispirato molti di questi disegni: un testo che parla direttamente alla generazione di noi giovani adulti, incerti del futuro, che hanno poco amore intorno o troppo sole negli occhiali.

Qualche esempio

Un testo pieno di immagini vere e proprie: la formula “volevo essere…”, seguita da un elenco di personaggi bizzarri, riempie le due strofe. Alcuni artisti hanno proprio raffigurato questo, come Elisa TreDueSette, illustratrice dal riconoscibilissimo tratto delle sue matite colorate, dal segno grezzo e scomposto, ma comunque elegantissimo e dolce.

L’illustrazione di TreDueSette sul testo di Volevo essere un duro. Trovate qui il post col carosello completo.

L’illustrazione di Bluejackart. Vai al post di instgram!

Anche Bluejackart (Andrea Pogliani) riproduce alla lettera le parole del pezzo. Alle spalle del cantautore si ammatassano tutte le personalità che raffigurano le sue aspettative, ma che non lo rappresentano (il robot, il lottatore di sumo, la gallina dalle uova d’oro). Lui è indisturbato, seduto per terra, a piedi scalzi, e si lascia questi esseri dietro la sua stessa ombra.

#illustremo

Bluejackart, come tanti altri illustratori italiani, sia emergenti che già ben affermati, ha partecipato al progetto #illustremo. Questo tag è stato creato da tre grandi pilastri del fumetto italiano, Giovanni Quasirosso, il Baffogram e Wallie (rispettivamente Giovanni Esposito, Giulio Mosca e Walter Petrone). I tre artisti si sono ritrovati insieme in una sessione di disegno che è durata quanto tutte le serate di Sanremo, per poi postare quel che avevano creato, a tema festival. I tre stili hanno dato vita a colorati omaggi ad autori e canzoni, fra cui compare chiaramente anche Lucio.

ILLUSTREMO, alla canzone di Lucio, da Instagram

Ma dopo le prime due serate, #illustremo è stato aperto a chiunque volesse partecipare, creando una sorta di challenge tutta italiana. In moltissimi si sono uniti al progetto, e stanno continuando a farlo, dimostrando come le arti grafiche e la musica possano dare vita a combinazioni originalissime e piene di sentimento.

Ecco solo alcuni esempi qui sotto. Trovate di seguito i rispettivi autori e i link per andare a vedere direttamente i loro lavori su Instagram. Vi consigliamo comunque di navigare un po’ questo hashtag sui social, perché ci sono davvero tanti giovani disegnatori che meritano di essere visti!

Frincent_bianco (Francesca Bianco)
Macamastudio (MACAMA’)
Graenna.ai (Anna Grazia Longobardi)

Ecco poi anche illustrazioni, che non hanno partecipato al trend. Questo è un invito a scoprire, valorizzare e apprezzare lavori come questi, di giovani emergenti la cui notorietà è spesso dettata dall’algoritmo dei social. Che l’arte sia apprezzata sempre, in tutte le sue forme, e che possiate scoprire molti nuovi talenti, come questi.

Giada.carboni.art (Giada Carboni)
Gommapane_sb (Serena Brattoli)
Marteenae_ (Martina Croce)
Lulu_illustrations (Lucia Liguori)

Questo articolo è stato scritto attraverso la collaborazione di tre mani diverse, Regina, Vasco e Giulia.

Rispettivamente scriviamo per le rubriche Il Giradischi, Cinemino? e Il Lume, ma oggi abbiamo affrontato insieme un unico tema secondo le nostre passioni, sperando di aver suscitato un po’ di curiosità anche a voi lettori!

Scritto da Regina (ig: reginachisci) direttamente dalla redazione di RadioEco. Trovi tutti i nostri articoli qui: Buona lettura!

Vasco Calabrese – Studente di Beni Culturali di giorno e intellettuale maledetto di notte. Mi piace andare al cinema, leggere, andare ai musei e le solite cose. Nel tempo libero gioco (male) a scacchi ed esprimo le mie opinioni spesso non richieste. Cerco di approfondire quello che guardo e che leggo al massimo delle mie possibilità, ma probabilmente se siete in disaccordo con me avete ragione voi. Qui trovate l’ultimo articolo che ho scritto.

Giulia Badame – Studentessa di Storia dell’arte, classe 2002, aspirante medievista; amo disegnare e studio danza di carattere russo. Scrivo per la rubrica Il Lume: vai a leggere il mio ultimo articolo!

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