Il denaro governa e indirizza ogni decisione e ogni stile di vita. Ne cambia però la concezione e l’uso nel tempo e di conseguenza anche il modo in cui viene trattato nel mondo della canzone, passando da necessità a sfizio, da bisogno ad accessorio.
Ieri, nella musica popolare, era spesso demonizzato: la concezione anticapitalistica trovava spazio nei testi delle canzoni. Oggi invece, soprattutto nelle giovani generazioni, è diventato protagonista e uno status symbol: “se hai il denaro sei… Se non lo hai non sei… “
Proviamo a prendere qualche canzone, qua e là, in Italia e all’estero, per analizzare nel corso degli anni come il vil denaro si muove e si fa spazio nella musica, dalle canzoni di ieri a quelle che ci accompagnano in radio nelle nostre giornate.
Anni Sessanta
1965
Roger Miller, cantante americano country di umili origini, canta “King of the road”. Un uomo vagabonda per gli Stati Uniti con pochi soldi in tasca e però si sente libero e, ironicamente, “il re della strada”. Già nelle prime strofe con tono sarcastico Miller lascia intendere quanto il denaro sia influente e necessario per il suo benessere.
In atri termini e in altri tempi Miller sembra riprendere quanto scriveva Henry David Thoreau in “Walden”: un uomo è ricco in proporzione al numero di cose di cui può fare a meno.
La canzone si apre così:
“Trailer’s for sale or rent
rooms to let, 50 cents
no phone, no pool, no pets,
I ain’t got no cigarettes”
“Camper in vendita o in affitto
camere in affitto a 50 centesimi
niente telefono, niente piscina, niente animali domestici, non ho sigarette”
1968
L’indimenticabile Nina Simone canta per la prima volta “I ain’t got no/I got life” (canzone nell’album “Nuff Said”), brano che riscuote immediatamente successo nelle classifiche europee. La canzone elenca una serie di beni materiali che non che la cantante non possiede: dalle scarpe e dal cibo fino ad arrivare ai soldi. All’ elenco aggiunge anche la famiglia. C’è però un cambio di rotta repentino quando la cantante si domanda cosa invece ha: in primo luogo la vita stessa. E da quel momento il testo, che fino ad ora si prospettava tragico, diventa un inno alla speranza:

"Ain't got no home, ain't got no shoes
ain't got no money, ain't got no class
ain't got no friends, ain't got no schooling
ain't got no work, ain't got no job
...
And what have I got?
Why am I alive anyway
Yeah what have I got?
that nobody's gonna take away
...
Got my mouth, I got my smile
I got my arms, I got my hands
I got my fingers, got my legs
...
Got life, I got my life"
"Non ho casa, non ho scarpe
non ho soldi, non ho classe
non ho amici, non ho un'educazione
non ho un lavoro, non ho un
...
E cosa ho?
Perché sono viva lo stesso
Sì che cosa ho?
che nessuno mi può portare via
...
Ho la mia bocca, ho il mio sorriso
Ho le mie braccia, ho le mie mani
ho le mie dita, ho le mie gambe
...
Ho la vita, ho la mia vita"
Concetto ripreso, facendo un passo avanti, nel 2007 da Eddie Vedder (cantante dei Pearl Jam) in “Society” e “Guaranteed”, canzoni composte per la colonna sonora di “Into the Wild” (film del 2007 diretto da Sean Penn, tratto dal libro “Nelle terre estreme” di Jon Krakauer che narra fatti realmente accaduti nella breve vita del ribelle Christopher Mccandless ). Due brani che parlano di sfida, di resistenza e di non sottomissione contro una società che ci indirizza verso certi tipi di consumi e desideri che rincorriamo senza domandarci poi, se ci appartengano veramente.

"And you think
you have to want more than you need,
until you have it all you won't be free
...
When you want more than you have
you think you need,
and when you think more than you want
your thoughts began to bleed"
- Society (Società)
"Everyone I come across in cages
they bought"
- Guaranteed (Garantito)
"E tu pensi di dover aver bisogno
di più di quello che necessiti
e finché non avrai tutto, non sarai libero
...
Quando desideri più di quello che hai
e che pensi di aver bisogno,
e quando pensi più di quello che vuoi
i tuoi pensieri cominciano a sanguinare"
"Tutti quelli in cui mi imbatto chiusi in gabbie
che si sono comprati da soli"
Anni Settanta
Torniamo ora indietro nel tempo, negli anni Settanta. Gli animi non si raffreddano e anzi prendono fuoco con la nuova ondata che travolgerà completamente il mondo della musica. Dal rock al punk, nuove band iniziano a farsi strada nelle classifiche, quasi tutte sono accomunate da un fil rouge: la ribellione. Un comune sentire che porta i cantanti a trattare di politica, critica alle istituzioni, e rifiuto di uno stile pomposo e imbellettato, allontanandosi sempre di più dall’onnipresente dio denaro.

1973
Il celebre gruppo britannico Pink Floyd pubblica il singolo “Money” nell’ album “The dark side of the moon”. La canzone critica in toni satirici l’eccessivo attaccamento, a tratti morboso, nei confronti del denaro, ormai diventato uno dei tanti “lati oscuri della luna”.
"New car, caviar, four star, daydream,
I think I'll buy me a football team...
Money so they say
is the root of all evil today..."
"Nuova macchina, caviale, quattro stelle
sogno ad occhi aperti, penso che mi comprerò
una squadra di calcio...
i soldi così dicono sono l'origine di tutti i mali oggi..."
Anni Ottanta
Nel 1982 sono poi i Clash:
“Know your rights” ancora ironicamente elenca i tre diritti concessi alla povera gente, ovvero: non essere uccisi, avere soldi almeno per mangiare, e la libertà di parola. In questo caso il denaro necessario alla sopravvivenza viene elargito attraverso l’umiliazione e la sottomissione.
"And number two
you have the right to food money
providing of course
you don't mind a little
investigation, humiliation
And if you cross your fingers
rehabilitation"
"E numero due
hai diritto a dei soldi per mangiare
fornito ovviamente purché
non ti dispiaccia un po' di
investigazione, umiliazione
E se incroci le dita
riabilitazione"
Anni Settanta e Ottanta in Italia
In Italia, in egual modo, le prime voci fuori dal coro non tardano ad arrivare: già dai primi anni Settanta temi politici e divisivi come il denaro e il suo uso inizia a trovare spazio nei testi delle canzoni popolari, spesso con toni critici.
1975
Contraddizioni, difficoltà, disuguaglianza, povertà e ingiustizie… Ecco la seconda “Volare” che scrive Riccardo Cocciante per Rino Gaetano, che negli anni Settanta e Ottanta domina le classifiche. La canzone descrive l’Italia in tutte le sue contraddizioni, che però vivono tutte sotto lo stesso cielo, che è “sempre più blu“.

"Chi vive in baracca, chi suda il salario...Chi mangia una volta, chi vuole l'aumento...Chi sogna i milioni, chi gioca d'azzardo...Chi ruba, chi lotta...Chi fa il contadino, chi spazza il cortile...Chi arriva agli ottanta. chi muore al lavoro..."

1977
Esce il singolo “Aida” che darà nome anche all’album. Una canzonetta scritta da Gaetano dopo aver visto “Novecento” di Bertolucci, dove si narrano, tra luci e ombre, gli ultimi settant’anni di storia italiana. Nella canzone l’Italia sarà Aida. Il denaro non è uno status symbol indice di successo ma un’arma con cui le persone sottomettono le altre.
"Aida, le tue battaglie, i compromessi, la povertà, i salari bassi, la fame bussa
...
Aida come sei bella!"
Nello stesso anno e nello stesso album Gaetano in “Spendi, spandi, effendi” con toni pungenti canta il dialogo tra un italiano medio e un sultano durante la crisi dovuta allo shock petrolifero. L’uomo pur di avere “un litro di oro nero” è disposto a dare in cambio al sultano Cristina, la sua ragazza, o perfino chiuderla in monastero. La donna diventa una merce, e ha addirittura lo stesso valore della benzina nel baratto.
"Essenza e benzina o gasolina, soltanto un litro e in cambio ti do Cristina
Se vuoi la chiudo pure in monastero, ma dammi un litro di oro nero"
1979
De Gregori e Dalla cantano assieme “Cosa sarà” che sarà poi pubblicato nell’album “Lucio Dalla”. Cosa sarà è la domanda che si fanno i due cantanti su cosa muova il mondo. Un grande interrogativo che aleggia sulle teste di tutti noi e che porta nella canzone a domande di ogni tipo, dalle più apparentemente sciocche alle più esistenziali.

"Cosa sarà?
Che ti fa comprare di tutto
anche se è di niente che hai bisogno?"
Negli anni Ottanta, nonostante siano considerati gli anni del cosiddetto riflusso e del ritorno al privato, nella canzone popolare il tema del denaro continua ad essere oggetto di critiche e ironie.
1981
In “I miei sogni d’anarchia” di Gaetano torna sul tema del denaro.
"E lei scopriva ogni giorno il valore del denaro e le sue conseguenze..."

1986
I CCCP-fedeli alla linea, gruppo punk emiliano – recentemente tornato alla ribalta, e da alcuni considerato l’ultima avanguardia artistica del Novecento italiano – pubblica “Morire”, negli ultimi versi un urlo tanto didascalico quanto tragico.
"Produci consuma crepa
sbattiti fatti crepa
produci consuma crepa"
L’articolo di Livia Zanotto mi ha dato una panoramica nei decenni curiosa e molto interessante.
Grazie Raffaella Menconi