Ne vale la pena?
Sono già trascorsi tredici anni e centosettantatré giorni, dalla pubblicazione di Una danza con i draghi. L’uscita del quinto libro della celeberrima saga fantasy Le Cronache del ghiaccio e del fuoco – meglio conosciuta come Il Trono di Spade– ha segnato l’inizio di un inverno perenne. Sembra che neppure l’autore, George R.R. Martin (1948), riesca a vedere la luce in fondo al tunnel. Il sesto libro rimane ancora la sua priorità – o almeno così ha dichiarato, in un’intervista con The Hollywood Reporter –, ma completare un’opera monumentale richiede molto più tempo del previsto. Il finale della serie TV non ha convinto nessuno; i lettori di tutto il mondo sono in attesa del momento in cui potranno finalmente dimenticare gli errori e i buchi di trama della produzione HBO.
Sono tanti gli appassionati del genere che ancora si chiedono se iniziare o no la lettura. I cinque libri pubblicati, da minimo ottocento pagine ciascuno, non si possono certo definire una passeggiata. L’esito della vicenda è ancora incerto; in molti mettono in conto anche l’età dell’autore. A 76 anni, riuscirà a trovare le energie per concludere la storia? Insomma, diventa naturale chiedersi: ne vale la pena, oppure no?
Sorprendentemente, la risposta è sì. Non basta dire che il numero di copie vendute dei libri delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco supera i ventiquattro milioni: dopotutto, sono numerosi i casi in cui un autore di successo si rivela essere assolutamente illeggibile. Ma non è questo il caso del Trono di Spade. Difatti, è raro trovare una rivisitazione così radicale e ben riuscita di un genere.
Non il solito fantasy
Sarebbe sbagliato dire che questi libri non hanno niente a che fare col fantasy di J.R.R. Tolkien, visto che il debito di Martin nei confronti del suo predecessore è evidente. Tuttavia, c’è una differenza importantissima: i protagonisti de Lo Hobbit, sono – appunto – hobbit, elfi, e nani; quelli del Trono di Spade, soltanto uomini. Creature magiche e incantesimi sono presenti in entrambi, ma solo nell’high fantasy tolkeniano sono parte integrante del mondo fatato in cui la vicenda si svolge. Nei romanzi di Martin, invece, la magia è un’ombra inquietante e incombente, a cui quasi nessuno vuole far caso.

Quindi, anche se avete apprezzato Il Signore degli Anelli, non posso garantirvi che questo vi piacerà; ma è certo che gli amanti del romanzo psicologico troveranno pane per i loro denti. Infatti, senza mai abbandonare del tutto l’elemento fantastico, Martin si diverte spesso a giocare con le fratture morali dei suoi personaggi.
I personaggi del Trono di Spade
In un contesto ispirato all’Inghilterra del XV secolo, non c’è spazio per principi azzurri e damigelle in pericolo: prima o poi, anche il bambino più nobile, giovane, e innocente è costretto a scendere a patti col mondo duro e aspro di Westeros. Non dovrete sorprendervi, quando, dietro al più arrogante tra i cavalieri, troverete un soltanto un ragazzino che era cresciuto col sogno di salvare il mondo. Andando avanti, tra intrighi di corte e tradimenti, potreste scoprire anche che il personaggio che fino a quel momento avevate amato di più era sempre stato una mela marcia. Potrete mai perdonarlo dopo ciò che ha fatto, detto, o pensato? E ancora, quando cambierete idea su altri protagonisti, vi verrà da chiedervi: come è stato possibile? Eppure: quanti di noi hanno letto il primo libro e hanno sperato che il trono andasse agli Stark, per poi iniziare a tifare per Stannis, poco dopo?
La narrazione
Il Trono di Spade non è stato ideato da un ‘architetto’. Lo dice Martin stesso: “Io sono molto più un giardiniere”. Ogni azione o parola avrà delle conseguenze, prima o poi; ma niente è ancora deciso. Ci sono indizi piantati da anni, che nessuno di noi ha ancora compreso fino in fondo. Ci sono storylines di cui ancora non abbiamo un’idea chiara, soltanto un’illusione. Una cosa è certa: l’evoluzione è una caratteristica necessaria. Nessuno, alla fine, sarà mai uguale a com’era all’inizio, e l’idea che ci eravamo fatti su uno qualsiasi dei personaggi potrebbe crollare in ogni momento: a sconvolgere tutto basta una semplice rivelazione. Dopotutto, non è un narratore onnisciente e imparziale a raccontare la storia, ma la coscienza di ognuno. Ned, Tyrion, Cersei, Arya, e Daenerys sono soltanto alcuni dei numerosi narratori. Ogni volta, è come se vivessimo le vicende assieme a loro. Martin è un maestro nel farci dimenticare dove siamo realmente.
In conclusione…
Ma, se un’attenzione al dettaglio e un’analisi psicologica magistrali non bastano a convincervi che Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco siano un must read, forse potrebbe essere opportuno menzionare la potenza esplosiva di alcune descrizioni – come quella dei bagliori verdastri dell’altofuoco, durante la Battaglia delle Acque Nere, o l’immagine imponente della Barriera. È impossibile ignorare la maturità letteraria dell’autore, con la sua capacità di rendere viva e attraente anche la più cruda delle verità. Questi sono libri fatti di visioni e miraggi, del tipo che ti chiederà di ritornare a sfogliarli alle due di notte, in cerca di nuovi segreti. Se deciderete di leggere Il Trono di Spade, troverete un mondo intero da scoprire, fatto di città lontane, personaggi bizzarri, e, ovviamente, di draghi.
Autore: Sara Turbati

Sono una studentessa del primo anno di lettere moderne, grande appassionata di libri, poesie, e arte. “Le Cronache del ghiaccio e del fuoco” e “Notre Dame de Paris” sono due letture che mi hanno cambiato la vita. Da classicista convinta, mi sono ritrovata a sognare le guglie degli edifici gotici, la fede, e il mistero di un’epoca che credevo persa.