Il 16 gennaio 2025, il mondo ha perso David Lynch. Sui giornali e sui social, abbiamo assistito a una serie di agiografie e racconti da parte di coloro che lo hanno conosciuto e collaborato con lui, insieme a riassunti della sua straordinaria carriera. È fondamentale, oggi più che mai, comprendere l’importanza di David Lynch nel panorama del cinema americano e, ancor di più, nel contesto della serialità.

Io mi chiamo Vasco, ho 22 anni e appartengo, di conseguenza, alla Generazione Z. Ciò vuol dire che, quando Twin Peaks è andata in onda per la prima volta, nel 1990, io non ero nemmeno nei pensieri dei miei genitori. Eppure, quando a 17 anni vidi l’episodio pilota dell’opera di Lynch, ero davanti a qualcosa del tutto diverso da tutto ciò che avevo conosciuto fino a quel momento. Da allora ho riguardato l’intera serie varie volte, e ogni volta mi stupisce. Premetto, io non sono un amante delle serie: per molti anni ho trovato conforto nelle sticom classiche, ma la mia conoscenza di prodotti di serialità è abbastanza scarsa. Ho amato Mindhunter, The Queen’s Gambit, Dark, Pistols, ma non ho mai approfondito l’argomento, preferendo il mondo del cinema. E proprio per questo Twin Peaks mi ha colpito: è la serie tv che più di tutte rende labile il contatto tra i due mondi. Per questo oggi, con questo breve articolo, voglio spiegare perché, nel 2025, è necessario guardare Twin Peaks.
Quando fu trasmesso l’episodio pilota di Twin Peaks, il panorama della serialità televisiva era radicalmente diverso rispetto a oggi. In Italia, gli sceneggiati dominavano il panorama, rappresentando adattamenti televisivi di opere letterarie, trasmessi in più puntate. Per comprendere meglio questo contesto, si può fare riferimento allo sceneggiato sull’Odissea con Kirk Douglas, che offre un esempio di come queste produzioni fossero concepite per un pubblico ampio, attingendo a storie familiari e dando loro vita attraverso attori noti. Negli Stati Uniti, invece, la serialità era caratterizzata dai telefilm, serie composte da episodi autosufficienti, in cui si mantenevano costanti uno o più elementi. Tra i più celebri vi erano MacGyver, Magnum PI, SuperCar, A-Team, oltre ai cartoni animati come I Simpson e I Flintstones. È in questo contesto che si inserisce l’episodio pilota di Twin Peaks, il quale pose una domanda che avrebbe afflitto il pubblico per anni:Chi ha ucciso Laura Palmer?

Fin dal primo episodio, la trama si concentra sul misterioso omicidio di una giovane della cittadina di Twin Peaks, situata nello stato di Washington, vicino al Canada. Questo diventa lo scenario in cui i personaggi della serie svelano segreti e rivelano verità nascoste, conducendo l’agente Dale Cooper a scoprire chi ha ucciso Laura Palmer e perché. Riassumere la trama di Twin Peaks, in questo modo, potrebbe sembrare riduttivo; tuttavia, ciò che realmente conta è comprendere l’importanza di questa serie nel panorama televisivo. Twin Peaks ha rivoluzionato il modo di raccontare storie in televisione, introducendo elementi di mistero e complessità psicologica che hanno influenzato profondamente le produzioni successive.



È fondamentale evidenziare come Twin Peaks rappresenti uno dei pionieri delle serie televisive non episodiche, distaccandosi da opere preesistenti. Per questo motivo, è necessario compiere uno sforzo immaginifico per rivivere un’epoca in cui la serialità e il cinema erano due entità nettamente distinte, con caratteristiche e pubblici differenti. Dopo aver realizzato quattro lungometraggi, David Lynch sceglie di immergersi in questo nuovo panorama. Tutto iniziò quando Lynch, noto per il suo stile unico e surreale, e Frost, uno sceneggiatore esperto, si incontrarono e decisero di collaborare a un progetto. L’idea era di creare una serie misteriosa su una piccola cittadina americana. Si ispirarono a storie di omicidi e segreti, mescolando melodramma e narrazione avvincente. Lynch e Frost volevano qualcosa di unico. La serie combina thriller, horror e commedia, con un forte focus sui personaggi e l’atmosfera. I personaggi sono eccentrici e indimenticabili, ognuno con la propria storia e segreti. La prima stagione di Twin Peaks ha avuto un grande successo, sorprendendo pubblico e critica con la sua narrazione innovativa e l’estetica visiva. Prima di Twin Peaks, David Lynch era già famoso per i suoi film pionieristici e surreali. Il suo film del 1977, Eraserhead, ha avuto un grande impatto sul cinema alternativo. Il suo lavoro successivo, The Elephant Man (1980), il regista ha confermato la sua bravura nello scrivere e dirigere storie surreali e fuori dal comune. Con Blue Velvet (1986), Lynch ha iniziato a mostrare la vita americana in modo disturbante, rivelando i lati oscuri della periferia, un tema importante in Twin Peaks.



La prima stagione di Twin Peaks, quindi, cambiò per sempre il modo di vedere il mondo della serialità: introdusse una narrazione orizzontale molto più importante di quella episodica, che comunque ha una sua epicità dovuta all’uso del cliffhanger, ancora non inflazionato dal mercato seriale di massa. Ma la più grande forza di Twin Peaks rimane l’estetica: la contrapposizione tra l’immagine idilliaca della città dell’inizio coi crimini e le doppie facce che si scoprono con lo svolgersi della trama sono mostrate, prima che narrate. I ritratti nostalgici dei piccoli caffè di periferia, le casette accoglienti e i boschetti di conifere sono succeduti da inquadrature sporche, dettagli disturbanti e surreali. Nessuno è al sicuro, nemmeno nella hall del Great Northern Hotel o davanti ad una fetta di torta al RR Diner. La fotografia della serie è caratterizzata da colori saturi e da una luce morbida, quasi onirica, che fa riferimento alle soap degli anni ’80 (creando volutamente un grandissimo contrasto con gli eventi raccontati). Le scene più misteriose evocano angoscia grazie all’intensità forzata dei colori e all’illuminazione totalmente irrealistica, quasi teatrale. Fondamentale anche l’uso della simbologia: tende rosse, pavimento a zig-zag, alberi, ventilatori, tazze di caffè ricorrono in tutta la serie creando continuità tra gli episodi e i personaggi.


Le scene più iconiche sono sicuramente i sogni dell’agente Cooper, soprattutto quelle relative alla Loggia Nera; siamo davanti alla vera genesi dell’estetica delle backdoors, caratterizzata da luoghi comuni resi spaventosi dalla loro assenza di difetti e di particolarità, come dalla loro assenza di uscite o vie di fuga. Forse è in questa descrizione che ricade l’esperienza visiva dell’intera serie da parte dello spettatore: cadere in un vortice di personaggi che mentono, nascondono e rendono impossibile arrivare ad una risposta al proverbiale quesito “Chi ha ucciso Laura Palmer?”. Non ci si può fidare neanche dei più insospettabili.

Infine, è impossibile parlare di Twin Peaks senza nominare Angelo Badalamenti. La colonna sonora dell’intera serie è curata da questo genio, che ha mischiato melodie dolci e nostalgiche con suoni inquietanti e spettrali, ipnotizzando lo spettatore in questo pendolo continuo. Anche Angelo Badalamenti ci ha lasciato di recente.
potete ascoltarla a questo link https://open.spotify.com/intl-it/album/6iGX2bbzKEocRY0HzdQ9zX?si=Q5Zk_sFCSsKhGAco8CtmHg


Dopo il successo della prima e della seconda stagione, ci furono 25 anni di silenzio. La genesi produttiva della terza stagione di Twin Peaks, nota anche come Twin Peaks: Il ritorno (2017), è una storia di ambizione artistica, attese prolungate e sfide creative. Questa stagione, concepita come una sorta di film-evento lungo 18 episodi, rappresenta uno dei progetti televisivi più audaci mai realizzati. Twin Peaks: Il ritorno non è un semplice sequel, ma una profonda meditazione sull’identità, il tempo e il trauma. Lynch e Frost rifiutano di fornire risposte facili, scegliendo una narrazione frammentata e spesso criptica. La stagione esplora temi esistenziali, spingendo i confini di ciò che può essere raccontato in televisione. Il personaggio di Dale Cooper, ad esempio, è frammentato in più versioni di sé, rappresentando una riflessione sulla dualità e sulla perdita. Alla sua uscita nel 2017, Twin Peaks: Il ritorno riceve un’accoglienza entusiastica dalla critica, venendo definita un capolavoro sperimentale e una delle opere più ambiziose mai trasmesse in TV. Tuttavia, divide il pubblico: molti fan della serie originale rimangono spiazzati dal tono e dalla struttura, mentre altri lodano la libertà creativa di Lynch. La stagione viene inclusa in numerose liste delle migliori opere audiovisive del decennio, consolidando il suo status di pietra miliare.


Twin Peaks esplora temi profondi e senza tempo: il male nascosto sotto la superficie della normalità, la dualità dell’animo umano, il trauma e la perdita. Questi argomenti sono più rilevanti che mai, in un mondo dove il confine tra il reale e il virtuale si fa sempre più labile, e dove le tensioni sociali ed esistenziali si amplificano. La serie non offre risposte facili, ma invita a riflettere sulla complessità della condizione umana. L’estetica di Twin Peaks rimane un’esperienza visiva e sonora senza paragoni. La fotografia sognante, i paesaggi mozzafiato del Pacific Northwest e la colonna sonora ipnotica di Angelo Badalamenti creano un mondo immersivo che continua a ispirare artisti e creativi. Nel 2025, in un’epoca dominata dalla saturazione visiva e dal ritmo frenetico, Twin Peaks offre una pausa contemplativa, un invito a rallentare e immergersi in atmosfere oniriche e inquietanti. Nonostante sia nata in un contesto storico diverso, Twin Peaks rimane sorprendentemente attuale. La rappresentazione di una società con segreti oscuri e il costante interrogarsi sulla natura del male risuonano ancora oggi. Inoltre, la sua natura ambigua e multistrato si presta a nuove interpretazioni in ogni epoca, rendendola sempre fresca e intrigante.
Guardare Twin Peaks nel 2025 non è solo un viaggio nel tempo, ma un’esperienza che parla al presente e al futuro. È un’opera che ci invita a esplorare i misteri della nostra psiche, a immergerci nella bellezza e nell’oscurità dell’immaginazione. Per chiunque ami la serialità, il cinema e la narrazione innovativa, Twin Peaks non è solo importante, ma essenziale. Grazie David per tutto questo, ci vediamo dall’altra parte.

L’autore
Vasco Calabrese
Studente di Beni Culturali di giorno e intellettuale maledetto di notte. Mi piace andare al cinema, leggere, andare ai musei e le solite cose. Nel tempo libero gioco (male) a scacchi ed esprimo le mie opinioni spesso non richieste. Cerco di approfondire quello che guardo e che leggo al massimo delle mie possibilità, ma probabilmente se siete in disaccordo con me avete ragione voi. Qui trovate l’ultimo articolo che ho scritto.