Ottativo: pittura e scultura a confronto

Il 16 novembre, nel piccolo comune di Ponsacco, in provincia di Pisa, è stata inaugurata la mostra Ottativo. Dietro a questo titolo intrigante si trovano esposte opere di due grandi maestri toscani: Giovanni Maranghi e Paolo Staccioli, rispettivamente pittore e scultore.
 La Galleria d’arte Brunetti, che ospita la mostra, si è quindi riempita di lavori dalle tecniche più disparate, creando un continuo rimbalzare di sguardi. Dalla superficie lucida della ceramica e del bronzo di Staccioli ai materiali plastici che caratterizzano le opere a parete di Maranghi. Anche gli stili dei due artisti, sebbene molto differenti, dialogano in sinergia. Le sculture di guerrieri, uomini che conquistano lo spazio con la loro rotondità, si stagliano sui piedistalli, mentre dai quadri ci guardano donne assorte e pensose.
Ottativo riesce, in sostanza, ad aprire una notevole finestra sull’arte contemporanea.

L’inaugurazione

Per l’inizio della mostra, la galleria ha accolto il pubblico invitando anche i due maestri e la curatrice, la professoressa e storica dell’arte Sara Taglialagamba. Dopo essersi laureata in Conservazione dei Beni Culturali qui all’Università di Pisa, ha proseguito con un Dottorato presso l’Università degli Studi di Siena, e un post-dottorato alla Sorbona a Parigi. È poi diventata assistente del professore Carlo Pedretti, collaborando con lui negli studi su Leonardo da Vinci. In questi anni ha fatto tesoro delle ricerche del professore, «imparando tutto quello che c’è da sapere su Leonardo». Questo sodalizio è stato tappa essenziale per la sua carriera, collaborando con Pedretti anche nella inventariazione del suo patrimonio storico-artistico. Oggi Taglialagamba è direttrice della Fondazione Rossana e Carlo Pedretti e professoressa all’Università di Urbino, dove insegna Storia della Scienza nel Rinascimento.

Da sinistra verso destra: Paolo Staccioli, Gabriele Brunetti, Gabriele Gasperini, Michele Brunetti, Sara Taglialagamba, Giovanni Maranghi

A fare i dovuti ringraziamenti, il titolare della galleria Marco Brunetti, con i figli Michele e Gabriele e suo padre Mauro Brunetti, il fondatore. Dopo un intervento del sindaco di Ponsacco, Gabriele Gasperini, Taglialagamba ha preso la parola per presentare la mostra. Innanzitutto, ha spiegato la scelta del titolo:

«è un titolo molto particolare, è una parola greca: “Ottativo”, è una parola che vuol dire il saper fare, lo scegliere, e quindi il desiderio. Non avendo un corrispettivo in italiano, possiamo solo spiegare questa parola con una perifrasi. Ottativo è la scelta, è tutto ciò che io scelgo tra le varie scene possibili, e quindi ha a che fare con l’optare. Ecco, forse in italiano l’opzione è la traduzione più idonea; e questo titolo è stato scelto insieme ai due stessi artisti, […] che in fin dei conti sono un po’ una raffigurazione dell’essere optativi, nel senso che loro prendono le forme astratte dei loro desideri e le trasformano attraverso un procedimento magico […] sia in pittura che in scultura»

Dal Rinascimento a oggi

Taglialagamba poi ha proseguito con una brillante introduzione dei due artisti. Da brava modernista, ha introdotto le due personalità cominciando da un grande quesito su cui a lungo si è dibattuto nel corso del Cinquecento: il paragone delle arti. Una querelle assai problematica durante il Rinascimento, che venne portata avanti soprattutto con il letterato Benedetto Varchi. L’umanista, nel 1547, chiese a tutti gli artisti e agli intenditori d’arte, quale fosse la più nobile fra pittura e scultura.

Nella mostra le due forme artistiche non sono più in competizione, ma anzi si complementano fra loro in un colorito dialogo. Il parallelismo fra contemporaneità e età moderna però non finisce qui. Taglialagamba ha paragonato i due maestri a due grandi pilastri del passato, due figure fondamentali per il Rinascimento toscano. Secondo la curatrice, Maranghi sta a Botticelli come Staccioli sta a Paolo Uccello. Un confronto sì azzardato, ma chiaro. Le figure femminili di Maranghi coi loro contorni spessi, le mani affusolate, gli occhi malinconici dall’incavo lacrimale marcato, dimostrano un segno grafico deciso e riconoscibilissimo come quello di Sandro Botticelli, le cui donne – ritratti della sua musa, Simonetta Vespucci – sono ugualmente figure eteree e sensuali ma sempre velate da una sfumatura di malinconia. Dall’altra parte Paolo Uccello, il pittore della Battaglia di San Romano, di cavalli recalcitranti e di cavalieri agghindati di tutto punto, ci ricorda le sculture di Staccioli. Anche i suoi sono guerrieri, ma asciutti e solidi, non cadono a terra né si addentrano nei boschi. Le ceramiche di Staccioli sono figure salde, piantate fermamente sulle gambe, con lo sguardo dritto di fronte a loro.

Maranghi, “Isolabella”, Kristal
Staccioli, “Guerriero”, ceramica a lustro, pezzo unico

Gli artisti: Maranghi

Giovanni Maranghi (1955, Lastra Signa) è un artista veramente eclettico. Si è formato all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, mentre contemporaneamente studiava Architettura nell’ateneo fiorentino. Le sue opere, come dimostra pienamente Ottativo, spaziano fra varie tecniche che prendono a piene mani dalla street art. Maranghi però crea le proprie regole, per ottenere dei risultati unici, ad esempio tramite la sua tecnica del Kristal. Si tratta di un PVC, utilizzato dal maestro per un certo tipo di stampa, ad esempio per riprodurre delle sue fotografie – come scatti di murales, di strade fiorentine. Poi, una volta stampate le immagini, ci ridipinge sopra con materiali grafici a suo piacimento. In occasione della sua mostra ai Magazzini del Sale a Siena (2024) ha affermato:

«Si chiama Kristal perché sulla prima bobina comprata c’era scritto così e mi piaceva, perché la parola mi ricordava qualcosa di trasparente, il cristallo, la lucentezza, ecco… Forse questa è la tecnica a cui sono più legato perché sono l’unico che porta avanti questo tipo di lavoro, me lo sono completamente inventato».

“Viola”, Kristal: qui e in altre opere rappresentanti donne dentro queste grandi anfore, Maranghi sfrutta il Kristal facendo due intelaiature e lasciando, fra le due superfici, un vuoto di 6-7 cm. In questo modo la luce che attraversa il materiale plastico sembra camminare sul fondo, creando effetti sempre diversi in base all’illuminazione
“Belli capelli”, Kristal

In generale, non si ritiene un buon cliente per i negozi d’arte, perché preferisce usare altri materiali, impropri, che si adattino alle sue idee. Ad esempio, la sua sperimentazione coi materiali plastici è cominciata dall’uso di una lacca spray di bassa qualità in sostituzione del fissativo, e ben presto il lavoro è proseguito in questa direzione di materiali reimpiegati.

Gli artisti: Staccioli

Paolo Staccioli (1943, Scandicci), dall’altra parte, si è formato come pittore per poi approcciarsi alla scultura in ceramica, cominciando modellando vasi e poi, gradualmente distaccando dal grande blocco di terra anche figure umane. In Ottativo i soggetti che maggiormente colpiscono sono chiaramente i suoi guerrieri.  Si tratta di grandi figure possenti e allungate, decorate con un distintivo segno inciso per rifinire le loro armature. Sono realizzati in bronzo, talvolta dorato, oppure in ceramica a lustro – una particolare tecnica della cottura della ceramica risalente all’alto medioevo e sviluppata pienamente in ambito arabo. Vengono utilizzati particolari ossidi sulla superficie di un pezzo già cotto e smaltato, e questi conferiscono alla superficie una lucentezza, appunto, in modo da sembrare metallo. Ha affermato Staccioli:

«Il desiderio mio è creare, plasmare la terra. La bellezza è partire da zero, da un blocco di terra e arrivare a una scultura finita, coi miei lustri». Poi ha approfondito la scelta del tema del guerriero. I suoi combattenti sono ricordi di quand’era ragazzo, dallo studio delle prime civiltà antiche. «Sono assiri, babilonesi, sono guerrieri antichi, guerrieri di memoria». Le loro silhouette così moderne creano allora un ponte nella storia che ci riporta alle civiltà preclassiche, sia nei temi che nelle tecniche.

“Guerriero”, ceramica a lustro
Particolare del torso

Oltre ai guerrieri, sempre a tema bellico sono i suoi cavalli, un soggetto a lui caro, che si inseriscono però a metà fra i cavalli rinascimentali da guerra, rifacendosi appunto a Paolo Uccello e a Leonardo, e i cavallini a dondolo, ricordi d’infanzia. Una via di mezzo «fra il giocattolo e il cavallo antico». Non mancano infatti opere che indagano la sfera più familiare e le relazioni umane. Ecco che in quest’altro tipo di opere osserviamo piccole figurine paffute e piene, accostate ad altri elementi con cui si confrontano le proporzioni dei personaggi, come dei viaggiatori seduti su una sorta di orbe metallizzato, o le coppie di uomini e donne in equilibrio su di un dondolo ricurvo, che evoca con forza il parallelismo tra la fragilità della ceramica, in bilico, e la fragilità delle relazioni umane.

“Dondolo”, ceramica a lustro, in più versioni
“Cavallo e cavaliere”, bronzo

Le opere

La galleria si è riempita, in tutte le sale, di piedistalli per le sculture e di cornici a sostegno dei quadri. Come ha fatto notare anche la curatrice, le opere contrastano fra loro non soltanto per la differenza di materiali e di tecniche, ma anche per una differenza cromatica. Il mondo di Staccioli è un mondo azzurro, metallizzato, che indaga la forza degli uomini con le loro armi e i cavalli blu. La risposta sulle pareti, invece, sono i toni del rosa delle opere di Maranghi: l’atmosfera femminile si esprime in intensità più calde e opache, le forme si sciolgono e si fanno più astratte.

Maranghi, “Vento di maestrale”, Kristal
Staccioli: tre “Guerrieri” in ceramica
Staccioli, “Viaggiatore”, ceramica a lustro, pezzo unico
Maranghi, “Bella”, in lamina, plexiglass e serigrafia rotocalcata a mano. La scultura è montata su un supporto girevole in modo da poterne vedere entrambe le facce
Staccioli, “Testa (omaggio a Modigliani)”, ceramica a lustro
Maranghi, “Sono quella che sono”, resina
Sopra: Maranghi, “Venere”, Kristal morbido
Sotto: Staccioli, “Busto Donna”, ceramica a lustro
Staccioli, “Guerriera”, ceramica a lustro e bronzo
Staccioli, “Viaggiatori a riposo”, ceramica a lustro
Staccioli, “Viaggiatori a riposo”, ceramica dipinta
Maranghi: “Bicolore”, tecnica mista a smalti
Staccioli: “Vaso”, ceramica a lustro e rame, pezzo unico

La performance di Maranghi

Dopo la presentazione dell’evento è stato il momento della performance del pittore Maranghi. Al centro della stanza è stata portata una sorta di tela in materiale plastico, PVC trasparente, in modo da poter vedere che cosa stesse disegnando l’artista anche standovi di fronte. In pochi minuti, usando solo un pennarello nero e uno bianco, di quelli che servono per la street art, ha dato vita a una nuova opera, davanti allo stupore di tutti.

Velocemente, dal centro della composizione, è comparsa una natura morta. Un vaso, della frutta, una caraffa, dei fiori. Ma nei particolari si celavano i caratteristici volti e profili che costellano molte delle sue opere. Nel frattempo i materiali – la plastica del supporto, l’inchiostro così scrivente da essere sempre sul punto di colare – avvicinavano questo soggetto tipicamente classico alla cultura pop con grande eclettismo. «Personalmente» ha affermato dopo Maranghi «io mi lascerei trasportare anche dalla mano verso qualcosa di più libero, astratto. Però bisogna pensare, in questi momenti, anche a quello che può colpire chi sta guardando, quindi qualcosa di riconoscibile, come una natura morta».

Quasi alla fine, poi, un gesto umano e commovente ha concluso la performance. Maranghi si è rivolto a una bambina che per tutta la performance era rimasta seduta alle sue spalle. Osservava i movimenti del pennarello e a li copiava su dei fogli. Allora il pittore le chiede uno dei tanti disegni che la bimba aveva fatto sul suo taccuino, lo prende in mano e ne ricopia un particolare: una figurina stilizzata di una “principessa”. Subito il volto della bambina si ricopre di stupore e di soddisfazione, nel vedere come il grande maestro avesse preso spunto proprio da lei. Ecco una delle tante emozioni che, chi era presente, ha potuto sperimentare. La fierezza di quella piccola artista e la luce nel suo sguardo hanno riempito immediatamente la stanza.

È importante allora considerare le parole del maestro, che afferma che per mantenere vivo il desiderio nel mondo di un creativo è necessario non fossilizzarsi. Serve grande curiosità per osservare ciò che succede intorno a noi, e non intende solo i lavori dei grandi artisti, ma anche dei bambini:

«per un lungo periodo della mia vita artistica ho seguito molto quello che facevano i miei figli, i loro amici […] e i bambini più piccoli. Già intorno ai cinque anni, alle scuole elementari, si vede che la maestra ha un peso nella loro fantasia, e diventano più simili fra loro. Invece prima, sono uno spettacolo

L’opera realizzata durante la performance, terminata

Per concludere, vi invitiamo a prendervi anche solo un’ora del vostro tempo per visitare la mostra. Avete tempo fino al 24 dicembre di quest’anno per non farvi scappare questa chicca. Sarà visitabile tutti i giorni, dalle ore 9.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 20.00… non perdetevela!

Autrice: Giulia Badame
Studentessa di Storia dell’arte, classe 2002, aspirante medievista; amo disegnare e studio danza di carattere russo. Scrivo per la rubrica Il Lume. Da’ un’occhiata al mio ultimo articolo sull’Annunciata di Nino Pisano!

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