Il Lume – L’Annunciata, la scultura che cambiò volto

In che modo il passare del tempo influisce sui manufatti? Che cosa può succedere ad un’opera d’arte dopo più di sei secoli dalla sua realizzazione? Oltre all’inevitabile usura del tempo, molte altre variabili possono entrare in gioco. È il compito di storici e storici dell’arte ricostruire queste vicende, come dei detective, e ripercorrere tutte le svolte che può prendere il caso.

Oggi osserveremo la storia di una scultura medievale, e di come l’età moderna e contemporanea ne abbiano stravolto le sorti.

La Vergine Annunciata

L’opera rappresenta una Madonna Annunciata, in legno, ed è conservata a Pontedera, nella ex chiesa propositurale del Ss. Crocifisso. È attribuita allo scultore Nino Pisano (1315-1368), figlio di Andrea da Pontedera, entrambi pilastri portanti per lo sviluppo della scultura toscana del XIV secolo.

Vergine Annunciata, Nino Pisano, 1350-1368 ca.

Nino aveva già scolpito molte Madonne, in legno e in marmo, prima a fianco del padre e poi da solo. Aveva avuto già anche diverse commissioni per gruppi raffiguranti l’annunciazione, come quello marmoreo attualmente nella Chiesa di Santa Caterina, a Pisa. L’episodio è ripreso dal Vangelo di Luca, in cui si racconta l’annuncio, da parte dell’Arcangelo Gabriele, dell’immacolata concezione di Maria:

«26Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine. […] La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». 29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo» (Lc 1, 26-38)

Ecco, per raffigurare questa scena si devono eseguire due figure dialoganti: la Maria Vergine e l’Arcangelo Gabriele. Perché allora, in questo caso, l’Annunciata è da sola? La risposta sta nella sua storia conservativa, per cui è stata divisa dal suo angelo in un qualche punto della storia. Certamente questo crea non poche difficoltà di lettura, non solo ai nostri giorni ma soprattutto in passato.

Oggi la Vergine Annunciata si presenta spoglia e mal conservata. Priva del braccio destro e danneggiata nella parte inferiore, la mancanza più grande è quella della policromia, andata perduta. Non sono andate perdute, però, la bellezza e la grazia delle linee pisane, forti del linguaggio di Andrea. I volumi qui si spogliano del vecchio gusto gotico e ricercano un linguaggio nuovo, che con questa intensità e a questa altezza cronologica ancora non si può trovare in pittura. La Vergine appare rallegrata, e la sua dolce espressività guarda chiaramente al classico, all’antico.

Dettaglio: il busto
Il braccio destro mancante

La storia, le vendite

Ma l’Annunciata era effettivamente destinata alla chiesa pontederese? Con tutta probabilità, la risposta è no. Nino infatti non è mai attestato a lavorare a o per Pontedera. Purtroppo, non vengono in nostro aiuto le fonti, che in questo caso mancano quasi totalmente.

L’unico aiuto di cui possiamo servirci è la testimonianza di un collezionista inglese, un certo John Charles Robinson. Nel 1862 scrive infatti di aver acquistato per cinquanta franchi, a Firenze, un gruppo ligneo raffigurante l’annunciazione. In particolare, scrive che il gruppo fino a tre o quattro anni prima si trovava nel Duomo di Pisa, collocato su due mensole rialzate da terra. Poi, per ragioni ignote, le sculture sono state rimosse e vendute per alcuni scudi ad una chiesa parrocchiale del contado.

John Charles Robinson (1824-1913)

Ecco che, di nuovo, le fonti non vengono in nostro aiuto: questo acquisto infatti non sembra essere assolutamente documentato. Purtroppo, dunque, possiamo solo affidarci alle supposizioni. È possibile comunque che per uno spostamento del genere, all’interno della stessa diocesi, non fosse indispensabile un atto scritto. Probabilmente un gruppo ligneo del genere, ormai datato, non era più adatto al grande duomo pisano, e piuttosto poteva servire da abbellimento per una piccola chiesa in una cittadina di campagna.

 Arrivate nel contado, però, le statue purtroppo sono troppo alte per le nicchie a cui erano destinate, e vengono alterate. L’Angelo viene prima modificato sulla scia della Vergine, senza successo, e poi rivenduto ad un mercante ebreo fiorentino. È da lui che, pare, il Robinson l’avrebbe acquistato per portarlo al Victoria and Albert Museum (1862). Per quanto riguarda l’Annunciata, la fonte del collezionista ci dice che è stata rozzamente accorciata di diversi centimetri (“several inches”). Si ha ragione di dare per vere le parole del Robinson, anche se è l’unica testimonianza che ci descrive il caso.

Saremmo davanti, quindi, ad un episodio non isolato nel XIX secolo. Il medioevo in questo periodo viene riscoperto, e ampiamente apprezzato come linguaggio esotico e romantico, ma senza uno spirito storicistico. Non c’è quel rispetto che ci si aspetterebbe oggi nei confronti delle opere antiche e della loro conservazione. È innegabile il gusto per l’altisonante età di mezzo, che viene però solo ripresa come un’impiallacciatura posticcia. Non sono pochi i casi come questo, in cui manufatti medievali vengono rispolverati come fossero anticaglie di poco valore. Spesso, estrapolate dal contesto, le opere perdono di importanza e gli uomini dell’Ottocento tendono a prendersi molte licenze per modificarle e stravolgerle, secondo il gusto del loro tempo.

Il caso dell’Annunciata non rimane comunque risolto. Il Robinson ci dà indicazioni precise, infatti, solamente sull’Angelo Annunciante: una scultura lignea ugualmente attribuibile a Nino, databile similmente alla Vergine di Pontedera.

Angelo Annunciante, Albert and Victoria Museum, Londra, 1350-1368 ca.

Vergine Maria o Santa Lucia?

Se quindi decidiamo di dare ragione al Robinson, allora la nostra Annunciata sarebbe arrivata – presumibilmente – a Pontedera attorno al 1862. L’anno dopo l’unità d’Italia, in un periodo di grande fervore artistico e culturale per le piccole città come questa, molte opere vengono commissionate, appunto, soprattutto per le chiese, per sfoggiare le grandi maestrie locali.

Allora, la Vergine pisana arriva a Pontedera con i piedi mozzati. Proprio in questo periodo il suo aspetto verrà ulteriormente rivoluzionato, segnando la sua storia per il secolo successivo.

Parte inferiore della veste (lato sinistro). Effettivamente la parte terminale dei piedi manca, come se fosse stata tagliata
(lato destro)

Come leggiamo sul retro del suo basamento, infatti, nel 1869 fu ritoccata dal restauratore Erasmo Massei. Dai documenti dell’archivio storico parrocchiale, sappiamo della grande fama ed importanza di cui godeva nel contesto della Valdera. In particolare, uno dei suoi interventi a Pontedera fu proprio sull’Annunciata della Chiesa del Ss. Crocifisso. Venne chiamato dal proposto Francesco Conti (1867-1912), originario della borgata di Santa Lucia di Pontedera e devoto a alla santa. Proprio per questo, ha voluto una sua immagine nella chiesa propositurale.

Retro del basamento della statua della Vergine, dove si legge:
«Restaurata/ Da/ Erasmo Massei/ L’anno 1869»

Per questa operazione era più conveniente quindi sfruttare una statua già esistente rispetto a crearne una ex novo, e nonostante la forte opposizione del restauratore, alla fine venne reimpiegata a questo scopo la Madonna di Nino. Ecco che, nel giro di soli sette anni, la Vergine Annunciata diventò una Santa Lucia (con tanto di piattino con gli occhi e pugnale nel collo, i suoi attributi iconografici).

Come si presentava la statua a seguito del restauro del Massei

Nel XX secolo la scultura fu poi riposta nei depositi della nuova chiesa Propositurale di Pontedera, probabilmente durante gli anni della guerra per salvaguardarla dai bombardamenti. La Santa Lucia allora rimase lì fino al momento del suo ultimo restauro (1983) effettuato dalla Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie per le province di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara, diretto dalla storica dell’arte Mariagiulia Burresi ed eseguito da Fausto Giannitrapani. Solamente in questo momento si è riscoperto l’originale aspetto (e soggetto) della scultura, a cui furono rimossi gli attributi aggiunti dal Massei e dunque sistemata nella sua ubicazione precedente alla guerra.

Questo acutissimo riconoscimento da parte della Burresi, che è riuscita a traguardare un pesante restauro Ottocentesco e riscoprire la mano di Nino, dimostra l’importanza di un occhio attento, allenato, sottile. Una qualità che non è possibile imparare dai manuali e che si può sviluppare solo con l’esperienza. Come in questo caso, una visione così accorta è riuscita a superare l’enorme baratro costituito dalla lacuna nelle fonti scritte.

Oggi la statua dell’Annunciata, ancora senza il suo Angelo, è di nuovo su un’alta mensola nella Chiesa del Ss. Crocifisso. Ecco, questo è un invito ai lettori: dopo una passeggiata per il corso di Pontedera, ci si può finalmente fermare ad ammirare questa bellezza Trecentesca. Il suo fascino sarà ancora maggiore ora che si conosce la storia che vi sta dietro.

Chiesa del Ss. Crocifisso, Pontedera, Corso Matteotti
L’Annunciata nella sua ubicazione attuale

Autrice: Giulia Badame
Studentessa di Storia dell’arte, classe 2002, aspirante medievista; amo disegnare e studio danza di carattere russo. Scrivo per la rubrica Il Lume.
Mi trovate su @giulia.badame

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