“…Vai-dirigi solo dove le acque sono più profonde, anima incauta, esplora, io con te, tu con me, perché siamo diretti dove nessun marinaio ha ancora osato andare e rischieremo la nave, noi stessi e tutto. Oh mia anima coraggiosa! Più lontano, più lontano fai vela! Oh gioia che osi, ma sicura! non sono tutti questi mari di Dio? oh più lontano naviga, più lontano, più lontano!”
Walt Whitman, Passaggio in India, IX

Soddisfazione, cameratismo, allegria, speranza: questi sono i principali temi che caratterizzano la poesia di Walt Whitman. Non è tuttavia possibile confinare la sua intera produzione in questi termini; la scrittura di Whitman, infatti, rappresenta uno degli esempi più originali di poesia americana.
Nasce il 3 maggio a West Hills, Long Island e, al termine degli studi, si traferisce a New York diventando tipografo, poi maestro elementare e infine giornalista dedito alla letteratura passando per diversi quotidiani e fondando un proprio giornale promotore di ideologie democratiche e antischiaviste nel 1848: il Brooklyn Freeman. Fondamentali per la sua carriera da poeta saranno gli anni della Guerra Civile americana, che lo porteranno a raccontare della sua esperienza come volontario ospedaliero e la morte di Abraham Lincoln al quale dedicherà In memoria del presidente Lincoln, una sezione della sua nota raccolta di poesie Foglie d’erba.
Possiamo definire Walt Whitman come una penna davvero rivoluzionaria ed originale; il tono dei suoi componimenti è spesso profetico e celebrativo nei confronti della vita e di tutti i suoi elementi, egli si sente un vero e proprio elemento dell’universo che celebra in ogni sua minima sfumatura.
Egli ama l’esistenza non disdegnandone sofferenze e fallimenti che, anzi, vengono addirittura celebrati con un atteggiamento compassionevole nei confronti del prossimo come nel caso di Canto di me stesso; Whitman può essere inquadrato come un vero e proprio cantore dell’esperienza umana, morte compresa, nella sua totalità che viene raccontata con ritmo febbrile, essenziale e passionale.
Niente nella sua poesia viene lasciato al caso e ciò contribuisce a rendere i suoi componimenti diretti e concreti ma anche profondamente enigmatici, poiché egli si propone spesso di rivelare una verità che non viene mai davvero divulgata facendo spesso uso di metafore marine, riferimenti quasi onirici e parlando di sé come di un essere all’interno del quale coesistono quelle che potremmo definire una sorta di istanze freudiane dalla natura più complessa: “my self”, “my soul” e “real Me” o “Me myself” dove, secondo il giudizio del critico letterario Harold Bloom, il primo rappresenterebbe la personalità, il secondo il carattere e il terzo avrebbe natura sconosciuta. Dal modo in cui Whitman fa comunicare tra loro le varie istanze emerge il timore del confronto tra la sua anima e la sua più intima personalità, il timore dell’umiliazione.
La produzione dell’autore prende ispirazione anche dalla sua formazione giovanile con Eschilo, Omero, Shakespeare, Scott, Dante e letture come il Nuovo e il Vecchio Testamento; proprio dalla lettura dei libri sacri scaturisce in lui il progetto che porterà alla creazione di Foglie d’erba: la creazione di un testo in grado di celebrare il presente, l’istantaneità, il corpo, il materiale, e la democrazia.
Quest’ultima rappresenta una delle tematiche più importanti per Whitman che vi dedica anche Figli di Adamo e Calamus, due sezioni della sua opera; tuttavia la sua idea di democrazia non si limita ad un concetto strettamente politico e morale: egli esalta la massa e il singolo, l’eguaglianza, la fierezza e il non piegarsi ma aspira anche ad un’armonia e libertà che non vige soltanto tra gli uomini ma anche tra uomo e natura.
Un altro tema particolarmente caro a Whitman è quello della sessualità e dell’autoerotismo, argomenti ancora considerati taboo al tempo; in generale potremmo dire che il lessico utilizzato faccia spesso riferimento al carnale, al sensuale ma è anche a livello topico che Whitman celebra il piacere che, nella maggior parte dei casi è rivolto a se stesso, come se si trattasse un piacere quasi esclusivamente egoistico.
La poesia di Whitman, oltre che celebrativa, presenta dei tratti di forte introspezione spingendo ed esortando sempre la propria anima alla sua stessa indagine e al superamento dei propri limiti, facendo spesso uso della metafora del viaggio per mare come esplorazione e sfida che emergono particolarmente in Passaggio in India.
E’ importante menzionare anche gli studi del poeta e critico Paul Zweig su Walt Whitman e la sua enigmatica figura ancora ricca di ombre su cui far luce; Zweig evidenzia un rapporto tormentato con il padre e un’assenza quasi totale di informazioni sulla madre riportando, tuttavia, il fatto che egli abbia dovuto fin da giovane prendersi cura dei propri fratellastri; da qui sarebbe nata l’esigenza di prendersi cura del prossimo, il suo atteggiamento protettivo e compassionevole, come a compensare il suo intimo vissuto.
Al di là di qualsiasi analisi letterariamente critica la figura di Walt Whitman rimane unica, originale e rivoluzionaria per il carattere universale dei suoi componimenti; l’identità personale e poetica di Whitman sopravvivono al tempo grazie alla loro forza, alla solidità dei valori, delle proprie convinzioni animate da un animo buono e compassionevole la cui voce rimane indiscutibilmente chiara e illuminante.

Mi chiamo Francesca e questo è “Eco tra le pagine”.