Eco tra le pagine – “Accenni di libertà” di Hannah Arendt

“E’ interessante notare come, nel corso della storia, il problema della libertà, apparso nella filosofia di Agostino, sia venuto dopo un tentativo cosciente di far divorziare dalla politica la nozione di libertà, per arrivare a concepire la libertà in modo che si potesse essere “liberi” pur essendo, di fronte al mondo, schiavi.” 

Hannah Arendt

 Che cosa si intende per libertà? Come si è evoluto questo concetto nel corso della storia? Rispetto a che cosa si può definirsi liberi? questi sono soltanto alcuni degli interrogativi ai quali la filosofa e storica Hannah Arendt cerca di dare risposta. Arendt racconta di molte realtà e di come la libertà venga spesso erroneamente considerata un concetto dalla definizione granitica che invece è stata soggetta ad un evoluzione che continua ancora oggi. Qui di seguito alcune riflessioni su questo fondamentale concetto.

  • Libertà senza politica: Ciò che Arendt afferma è che la libertà sia ragion d’essere della politica poiché il concetto stesso di libertà presuppone che l’uomo sia dotato di capacità di agire. Tuttavia per molto tempo questi due elementi sono stati considerati inconciliabili poiché non in tutte le realtà sociali era presente un mondo organizzato politicamente che permettesse agli uomini di avere uno spazio dove incontrarsi e confrontarsi. La dimensione politica quindi, dimostra Arendt, diventa fondamentale perchè in grado di proteggere lo spazio entro il quale la libertà può essere manifestata. 

Esempi come quello del totalitarismo sono utili per comprendere quanto libertà e politica possano essere lontane poiché ogni settore della vita, in quel caso, diventa veicolo per soddisfare le esigenze politiche rinunciando, di conseguenza, ai diritti del cittadino. Altro elemento fondamentale per la libertà nei secoli tra il 18° e il 17° è la sicurezza, necessaria a garantire la libertà, e che comprende attività al di fuori del dominio politico; sempre il criterio di sicurezza viene ripreso tra il 19° e il 20° secolo nei quali la politica non funge da protettrice della libertà dell’individuo, bensì agisce a tutela del processo vitale della società nel suo svolgersi senza intoppi. 

  • Libertà, princìpi e virtù: In questa rappresentazione le azioni dell’uomo sono guidate da quelli che l’autrice chiama princìpi: ispirazioni esterne che arrivano al loro compimento soltanto attraverso l’azione, che permettono all’individuo di giudicare il proprio operato e che hanno validità universale. La libertà viene, quindi, inquadrata come manifestazione di questi princìpi. Essere liberi corrisponde, in questa ottica, ad agire.

Il miglior esempio della coincidenza tra azione e libertà si ritrova nel concetto machiavelliano di virtù intesa come l’eccellenza attraverso la quale l’uomo corrisponde alle opportunità del mondo. Da qui emerge l’idea di virtuosismo: l’eccellenza riconosciuta agli esecutori di un’arte che si esprime nella propria esecuzione. Ci si chiede quindi se la politica, paragonata nel passato ad attività nelle quali l’elemento virtuosistico era decisivo come la medicina o la danza, possa essere definita un’arte; sia queste discipline, infatti, che la politica necessitano di spazio per essere eseguite e pubblico. Queste due necessità della politica, per quanto possano sembrare scontate, non lo sono; è solo con l’avvento della polis greca che questi requisiti vengono soddisfatti.  

  • Libertà come libero arbitrio: Per quanto possa sembrare scontato, il legame tra il concetto di libertà e quello di libero arbitrio è relativamente recente. Per romani e greci, infatti, si trattava di un termine esclusivamente politico legato all’esistenza di città-Stato e alla condizione dei cittadini. Soltanto con la cristianità queste due idee finirono per corrispondersi: in particolare in Sant’Agostino e San Paolo. Il primo teorizzò l’esistenza di un dualismo interno dell’anima la quale sarebbe mossa da due moti opposti, come se ci fossero una volontà e una “non-volontà”, un “io voglio” e un “io non voglio”; il che rende possibile la seguente situazione: l’uomo comanda se stesso e non viene ubbidito, a questo punto interviene ciò che Agostino definisce come “volontà” così da poter spiegare perché l’uomo sia in grado di fare anche ciò che non desidera poiché lo ritiene giusto. Il secondo introdusse la volontà affermando di desiderare il bene senza la possibilità di compierlo per impotenza dell’uomo di fronte alle circostanze del mondo. 
  • Concezione cristiana: Anche all’interno del Nuovo Testamento si parla di libertà: all’uomo sarebbe data in dono la libertà al momento della nascita, poiché egli rappresenta un inizio. Proprio in questo si ritrova il concetto di libertà e fede: la facoltà di dare inizio di cui l’uomo e possessore e che a sua volta rappresenta. La libertà viene definita completa nel momento in cui è in grado di trovarsi uno spazio nel mondo e di apparirvi. Grazie a queste considerazioni viene delineata da Arendt anche la definizione del termine “miracolo”: si parte dal presupposto che la realtà tende a sviluppare un automatismo nei suoi processi e che, quindi, i miracoli possono definirsi come ciò che sfida la probabilità, che rimane comunque valida. Di fatto ogni uomo costituisce un miracolo, poiché scaturito da una combinazione biologica unica, così come la creazione dell’Universo che nasce dalla concatenazione di eventi improbabili. L’uomo risulta, quindi, essere l’autore di ogni miracolo proprio per il fatto di essere dotato di libertà e azione e quindi capace di creare una realtà propria.

Queste sono solo alcune delle riflessioni che Arendt propone all’interno del suo Tra passato e futuro, del 1961: si tratta di un testo che non sente il peso degli anni rimanendo sempre attuale e non scontato. L’autrice, attraverso le sue pagine, offre molteplici spunti di riflessione sul concetto di libertà in ambito politico, umano e interiore riproponendo anche in chiave storica le modalità di evoluzione di questo termine il cui significato viene troppo spesso trascurato e che, in realtà, costituisce la base della realtà che ognuno di noi abita ed è in grado di creare.

Mi chiamo Francesca e questo è “Eco tra le pagine“.

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