
“Manga è un termine giapponese che indica i fumetti originari del Giappone. In Giappone invece il termine indica generalmente tutti i fumetti, indipendentemente dal target, dalle tematiche e dalla nazionalità di origine.”
Negli ultimi anni la diffusione dei manga ha avuto una crescita esponenziale sul panorama mondiale diventando simbolo della cultura giapponese e fonte di intrattenimento per la gamma più disparata di lettori con i suoi vari generi e sottogeneri. Per quanto riguarda la situazione in Italia, i manga, sono entrati effettivamente a far parte del mondo editoriale arrivando ad occupare interi reparti delle librerie. Da qui l’idea di raccogliere in un articolo le origini di questo emergente fenomeno.
- Come nascono i manga? Per individuare le prime forme di rappresentazione che porteranno all’idea odierna di manga è necessario partire dal quinto o sesto secolo con l’avvento degli emaki. Si tratta di rotoli di pergamena contenenti delle storie illustrate i cui più noti esempi sono i Rotoli degli animali di Toba Sōjō contenenti storie di preti, nobili e guerrieri ritratti in atteggiamenti strambi e derisori; proprio questa caratteristica darà il nome agli iconici fumetti il cui nome sta proprio a significare “immagini stravaganti”. A partire dal 19° secolo si diffuse, tra un gruppo di monaci del buddhismo zen, la pratica degli zen-ga; anche in questo caso si tratta di immagini assurde con lo scopo di riprodurre gli enigmi tipici della filosofia zen. Questo genere di rappresentazioni divenne molto popolare al punto da ispirare anche Hokusai che realizzò centinaia di schizzi e disegni raccolti e pubblicati successivamente come Hokusai Manga. Ulteriori caratteristiche del manga verranno acquisite dal teatro Kabuki che contribuirà, insieme alla diffusione di libri illustrati ad ampia tiratura (e-hon), a dare ai manga dei forti tratti caricaturali e delle pose esagerate a carattere bidimensionale per limitare i costi di stampa; nuove di questo periodo sono, inoltre, le prime illustrazioni pornografiche da cui prenderà ispirazione il genere hentai.
Un primo contatto della cultura giapponese con il resto del mondo avvenne nel 1853 quando le navi statunitensi arrivarono a Tokyo creando un’occasione di scambio e trasformando i libri illustrati in un mezzo per la comunicazione di massa; come innovazioni del periodo troviamo la creazione di un giornale satirico per britannici espatriati con la conseguente introduzione di illustrazioni all’occidentale (ponchi-e). Dall’incontro della cultura giapponese e quella statunitense in Giappone si diffondono le comics strips: strisce a fumetti pubblicate come appendici dei quotidiani. Fu proprio in questo periodo che si diffuse l’utilizzo del termine manga, promosso dal politico riformista Yuichi Fukuzawa che per primo vide nelle comics strips un veicolo per spingere le masse a riflettere sulla propria condizione. Una svolta definitiva fu data dal lavoro di Ippei Okamoto, che realizzò per primo degli story manga, la cui trama supera gli avvenimenti degli episodi settimanali, primo tra tutti Hito no isshô.
- Come si evolvono? E’ nel 1900 che i manga assumono la loro attuale forma. In questo periodo iniziano a delinearsi i primi generi e viene avviata una collaborazione tra l’imprenditoria e il mondo dei manga dal cui connubio nasce il merchandising dei vari protagonisti. Si consolida sempre più il contatto tra Giappone e resto del mondo, in particolare l’America grazie alla forte ripresa delle forme di Walt Disney. Un evento che segna profondamente il Giappone e il suo panorama editoriale è l’instaurazione del governo militarista che culminerà con la seconda guerra mondiale; il regime iniziò a vessare artisti e intellettuali che si opponevano ai nuovi valori obbligando gli editori ad adattare le nuove pubblicazioni attribuendogli tratti patriottici e fortemente propagandistici. In questo periodo le produzioni e i comics americani entrano in competizione con i prodotti giapponesi che però, essendo realizzati solo per volere del regime, non reggono il confronto; tra queste si distingue Kagaku senshi di Suiho Tagawa, il primo esempio di robot fumettistico rappresentato mentre distrugge New York. A seguito della guerra, che lasciò il paese devastato, si svilupparono nuovi temi quali l’invasione e lo scenario apocalittico che spinsero alla sperimentazione del genere fantascientifico.
A questo periodo risale anche il debutto di Osamu Tezuka, che verrà successivamente riconosciuto come il Dio dei manga, che nel 1951 creò Tetsuwan Atom (Astroboy), un bambino robot ripudiato dal padre che combatte il male incarnato nel razzismo, nel totalitarismo e nelle discriminazioni: un vero e proprio manifesto contro il precedente regime. Presto i manga con robot come protagonisti iniziarono a moltiplicarsi fino ad arrivare a Mazinga, Gundam e Evangelion. La voglia di rinascita e il miglioramento delle condizioni economiche portò alla creazione di ulteriori generi e all’aumento di pubblico con il ritorno degli akahon (libri economici) pubblicati sulle riviste e privi di censure, senza l’onere di impartire nessuna lezione morale e distaccati dai manga con contenuti per bambini; tra le figure più in vista nel periodo, fu Yoshihiro Tatsumi a coniare il termine Gekiga per denotare questo specifico genere e distinguerlo dai contenuti più infantili di Tezuka il quale, dopo un periodo di crisi, iniziò a adattarsi al nuovo tipo di contenuti seguito da molti altri artisti. Tra gli anni ‘60 e ‘70 il boom economico portò grande fermento nella città che si unì all’esasperazione per l’occupazione americana; iniziò un periodo di forti proteste da parte di giovani studenti e manifestanti femministe. Si creò per gli editori la necessità di adattarsi a questo nuovo tipo di pubblico con storie che abbattono i tabù e valori ormai diventati obsoleti, rifiutando qualsiasi tipo di guida o insegnamento impartito dagli anziani. Come manifesto della rivoluzione Kiyoshi “Gō” Nagai creò, nel 1968, La scuola senza pudore, un’opera di ribellione all’autorità ricca di violenza e scene di nudo. Tra il 1978 e 1985 fecero il loro ingresso nell’industria editoriale le prime donne che permisero al genere shōjo (manga tendenzialmente destinati ad un pubblico femminile caratterizzati da storie educative e sentimenti) di affermarsi ed essere finalmente preso in considerazione con esponenti del calibro di Riyoko Ikeda, creatrice di Lady Oscar e Yumiko Igarashi, creatrice di Candy Candy. Questa ondata di ribellione fu oggetto di proteste al punto da spingere genitori e insegnanti a creare un’associazione (PTA) per contrastare la diffusione di questa tipologia di fumetti con ben pochi risultati. Alla fine degli anni ‘70 avvenne il definitivo tramonto dei movimenti studenteschi e con loro anche la generazione di fumetti con contenuti così eversivi.
- E adesso? Dagli anni ‘70 in poi la produzione di manga si è serializzata, le pubblicazioni avvengono settimanalmente e ogni volume ha alla fine un colpo di scena che ha come scopo la fidelizzazione del lettore che entra inoltre a far parte di una community; tuttavia questo ha costretto gli editori a lavorare con tempi di consegna sempre più stringenti creando spesso situazioni di sfruttamento. Sempre da quel periodo numerose aziende di giocattoli collaborano con i vari fumetti creandovi attorno un vero e proprio merchandising che rispecchia perfettamente lo spirito capitalistico del moderno Giappone. Dalla fine degli anni ‘70 nasce un nuovo genere che da allora trionfa per successo su tutti gli altri: il battle shonen. Esso nasce dalla tradizione guerriera orientale e la delusione per il fallimento dei movimenti giovanili del ‘68; nella maggior parte dei casi troviamo un protagonista animato da un sogno individuale, diversamente dai vecchi ideali comunitari, che durante il percorso viene ostacolato da un antagonista con il medesimo obiettivo che viene sconfitto per poi ristabilire l’equilibrio dell’universo narrativo. A questa categoria appartengono per esempio Dragon Ball, Le bizzarre avventure di Jojo,One piece, Naruto, Fairy tail o i più recenti Demon Slayer e Jujustu kaisen. In realtà anche in queste opere sono presenti dinamiche capitalistiche e conservatici: spesso infatti ritornano i concetti di ereditarietà e predestinazione, impossibili da evitare, inoltre troviamo figure anziane dotate di enormi poteri che preparano il protagonista a sfide future rese spesso ironiche per far si che i loro insegnamenti vengano meglio assimilati. E’ possibile classificare molte di queste opere come afferenti alla Generazione Otaku ,che prende ispirazione per le proprie opere da quelle lette durante la giovinezza come Yoshihiro Togashi (Hunter X Hunter), Masashi Kishimoto (Naruto), Nobuhiro Watsuki (Kenshin – Samurai vagabondo), Eiichirō Oda (One Piece) e Akira Toriyama (Dragon Ball).
Ad oggi il mercato dei manga si trova ancora in via di espansione con un valore complessivo di vendite che si aggira intorno al miliardo e più 10 milioni di lettori in Italia e dati in crescita in tutto il mondo dal periodo post pandemia.

Mi chiamo Francesca e questo è “Eco tra le pagine“.