Eco tra le pagine – “Giacomo, Giacomo”, viaggio nella mente di un adolescente

Giuseppe Pulina, docente di filosofia, e un suo ex studente si rincontrano per parlare di scuola, di giovani e del suo primo romanzo: Giacomo Giacomo.

Benché Giacomo Giacomo sia il suo primo romanzo, lei non si può di certo definire uno scrittore alle prime armi. Ha infatti pubblicato numerosi saggi filosofici, come quelli dati alle stampe con l’editore bolognese Diogene Multimedia: Auschwitz e la filosofia, Guida filosofica dell’Italia e il primo, e sino ad ora ultimo, Dizionario di antropologia filosofica presente nel mercato editoriale italiano.

Perché ora ha deciso di dedicarsi alla stesura di un romanzo?

Nasce dalla velleità di cimentarsi con un registro comunicativo diverso da quello del saggio filosofico, anche se i miei saggi hanno spesso un taglio espositivo che non disdegna la leggerezza formale del romanzo e, in generale, del testo letterario. Chi legge Giacomo Giacomo incontrerà poi tanta filosofia, e questo potrebbe portarmi a riconoscere che in fin dei conti potrebbe essere stato un espediente per fare qualcosa di densamente speculativo, anche se non certificabile in toto come prodotto filosofico.

Giacomo, il protagonista del suo libro, è un ragazzo con qualche problema di salute, non poche difficoltà a integrarsi e ben pochi amici al suo fianco…

Giacomo è chiaramente un nerd, uno che avverte come un peso la sensibilità con la quale guarda il mondo, sensibilità che lo porta a fantasticare mondi diversi e alternativi, come se la vita contemplasse – cosa nella quale Giacomo però crede – più di un piano di riserva per rendersi capaci di vivere sopravvivendo.

Nella sua pluridecennale esperienza di docente nelle scuole superiori avrà sicuramente incontrato  tanti ‘’Giacomo’’. Quanto questi incontri hanno influenzato il suo racconto?

Nella mia ormai datata esperienza di insegnante di filosofia ho incontrato più di un Giacomo, anche se il mio Giacomo è un concentrato intragenerazionale in cui il lettore più acuto potrà riconoscere una sorta di identità segreta.

Giacomo vive la vita, allenandosi alla vita. Ama i filosofi tristi e apocalittici perché ritiene che nella vita non ci sia redenzione e che non sia necessario un peccato perché questa possa innescarsi e dare senso all’esistenza. È così giovane da far pensare che l’attrazione che prova per il pensiero di Cioran sia troppo intensa e forte perché possa venire un giorno liquidata come un’infatuazione da geniale adolescente. La vita è per lui un percorso ad ostacoli, e per quanto possa sembrare insensato, credo che la vita sia, e debba essere, proprio questo. Giacomo va alla ricerca di relazioni autentiche, non è disposto a recitare una parte per compiacere il prossimo, è in rotta con la vita e la sua apparente mancanza di senso. Tutto ciò lo rende simile a tanti adolescenti che non vedono negli adulti un modello da seguire.

“Giacomo Giacomo” è la narrazione del continuo evolversi del pensiero del protagonista, del suo vivere nel e con il mondo. Per il lettore, è semplice immedesimarsi in quel ragazzo, lasciarsi trasportare nella sua quotidianità.

Quanto è stato difficile per lei, invece, concepire la realtà e analizzare il tutto con lo sguardo di un adolescente in difficoltà?

È che continuo a sentirmi come Giacomo, un po’ fuori del mondo, vulnerabile, disorientato e con poche certezze tra le mani. Un’anima in camicia, come direbbe Simone de Beauvoir. Potrei anche dire che ad avermi aiutato è stata la professione e la grande opportunità che il mestiere di insegnante concede: trascorrere almeno un quarto del tuo tempo insieme a chi ha 20, 30, 40 anni meno di te. Tanta familiarità e una così intensa frequentazione non assicurano nessuna incrollabile certezza intorno al mondo giovanile, ma se non altro puoi, più di qualsiasi altro, certificarne la sempre più difficile decifrabilità.

Tra le tante realtà descritte c’è proprio la scuola e il rapporto particolare del protagonista e del suo migliore amico, Leo, con il loro professore di filosofia. La classe di Giacomo è totalmente disinteressata alla materia: “non sapevano che cosa fare della filosofia”, scrive nel suo libro, “se non servirsene per tirare su la media”.

Secondo lei, al giorno d’oggi, come si può far affascinare i ragazzi alla filosofia? Qual è l’antidoto all’indifferenza dei più?

Insegnare filosofia è un privilegio di cui, ho sempre pensato, bisogna essere degni. Basterebbe non tradire lo statuto di questo sapere speciale, che è quello di una disciplina aperta che non dispensa certezze inconfutabili, vive di dialogo e confronto, si nutre di domande evocatrici di senso ed esalta la capacità di porsi in ascolto dell’altro. Far filosofia significa occuparsi di vita, morte, amore, felicità, amicizia, verità, menzogna, realtà, Dio, violenza, anima, animali, impegno politico; significa prendere di petto ciò che più conta nella vita, ciò di cui raramente ci occupiamo, ciò di cui unicamente varrebbe la pena occuparsi.

In alcuni capitoli del romanzo, a mio avviso, si muove una velata critica al sistema scolastico. Secondo lei, al giorno d’oggi, in cosa dovrebbe cambiare la scuola?

Credo che sia facile criticare la scuola italiana per il semplice fatto che sarebbe impossibile non farlo. A prescindere dai tanti mancati e fallimentari disegni di riforma che l’hanno investita negli ultimi anni, ciò che duole sempre più constatare è che la scuola, luogo in cui si dovrebbe liberare la creatività e stare bene, continua a essere uno spazio-recinto in cui covano ansie, paure verso il futuro, disagio, malessere e rassegnazione. Vale per gli studenti e riguarda sempre più anche il mondo degli insegnanti, alle prese con aspettative deluse che sanno di sogni infranti e ambizioni frustrate.

Giuseppe Pulina

Autore: Gianni Bellu

Sono arrivato a Pisa ormai tre anni fa dalla bellissima isola della Sardegna. Dopo aver terminato il mio percorso di studi al liceo classico ho deciso di iniziare a frequentare matematica. Il richiamo della scrittura si fa sentire, perciò eccomi qua a cercare autori da intervistare per potervi presentare nuove proposte di lettura.

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