Le immagini del corteo di studenti che questo venerdì 23 Febbraio sono stati chiusi nella stretta via San Frediano (qui a Pisa) e poi manganellati dalla polizia hanno fatto il giro del web. Tutti abbiamo visto le inquadrature provenienti dalle finestre del liceo “Russoli”, che davano direttamente sulla strada e hanno permesso ai ragazzi nelle aule e nel cortile di assistere allo spettacolo dei propri coetanei picchiati, e aggiungerei brutalmente, dai poliziotti.

Quando la notizia è uscita sui giornali si è sentito parlare di scontri, soprattutto nei primi tempi, come spesso accade in questi casi: “scontri studenti-Polizia”, li chiama il PisaToday; La Nazione li definisce invece “scontri di piazza fra studenti e forze di polizia“. Non si può negare la natura violenta delle immagini che possiamo vedere sul web, ma parlare di “scontro“ implica una dinamica di poteri che manca completamente all’interno della carica sugli studenti di Pisa: i ragazzi erano disarmati, e tutto ciò che hanno potuto fare è stato cercare di scappare dagli uomini dell’arma che li inseguivano a colpi di manganello.
Le immagini, infatti, ci raccontano di un centinaio di studenti, una manifestazione minuscola, a cui hanno aderito perlopiù studenti del liceo e che, lo hanno dichiarato anche alcuni dei partecipanti, non ci si aspettava rappresentasse nulla di particolare; un corteo composto di ragazzi che sono stati confinati in una via ostruita da un cordone di polizia e persino da una camionetta, che bloccava quasi del tutto il passaggio. In alcuni video di testimonianza, i presenti riferiscono di essere stati volutamente intrappolati in via San Frediano, che, con il suo passaggio stretto, avrebbe reso difficile ogni manovra per il corteo: chiusi da un lato e dall’altro, imbottigliati all’entrata della piazza, gli studenti si sono trovati bloccati tra gli edifici e i cancelli del liceo artistico “Russoli”, dove, peraltro, si trovavano alcuni dei loro insegnanti e compagni di scuola a guardarli, prima che gli agenti cominciassero una carica a dir poco feroce. La polizia non avrebbe nemmeno fatto passare i soccorritori.

Quello che è successo alle porte di Piazza dei Cavalieri il 23 Febbraio, insomma, non è stato uno scontro più di quanto non sia stato una rievocazione storica del Gioco del Mazzascudo. Evidentemente gli studenti avevano dimenticato scudo e mazza a casa: si erano portati solo un paio di striscioni, che a poco sono serviti contro i manganelli.
D’altra parte, in questo periodo le rievocazioni storiche fioriscono in tutta Italia: ad esempio quella, particolarmente suggestiva, che è avvenuta il 7 Gennaio a Roma, per qualcosa che Fanpage definisce “il ‘rito’ di Acca Larentia”, ovvero una manifestazione che cade ogni anno per ricordare la strage di matrice di estrema sinistra operata di fronte alle sedi del Movimento Sociale Italiano (movimento di matrice neofascista) in via Acca Larentia, appunto, a Roma. Il 7 Gennaio 2024 gli eventi della commemorazione sono sfociati in un raduno di neofascisti intenti ad esibirsi nel saluto romano; cinque dei presenti sono attualmente sotto inchiesta della Procura di Roma per apologia del fascismo, ma durante la “rievocazione” le forze dell’ordine non hanno sentito il bisogno di intervenire.

In questi mesi si stanno moltiplicando, poi, le testimonianze di cortei, in particolare di studenti, che vengono caricati dalla polizia durante le manifestazioni; soprattutto quelle pro-Palestina, a cui apparteneva anche il corteo del 23 Febbraio, ma non soltanto.
A Torino il 27 Ottobre 2023, al Campus Einaudi, durante una manifestazione studentesca espressamente contraria alle decisioni del governo Meloni, gli studenti sono stati raggiunti direttamente in aula e manganellati; in altri casi si è trattato di cariche, come è accaduto davanti alle sedi Rai a Torino e a Napoli il 13 Febbraio, e a Bologna il 15 Febbraio, a seguito della polemica sul supporto della Rai ad Israele. Non dimentichiamo poi il caso del corteo contro la presidente del consiglio Meloni al Festival delle Regioni, sempre a Torino, il 3 Ottobre scorso, in cui un dirigente di polizia ha dato l’ordine di caricare i manifestanti perché “Hanno rotto il cazzo”.

Le manifestazioni, autorizzate o meno, più o meno caotiche, sembrano attirare in un pericoloso automatismo le cariche della polizia, con l’obiettivo, secondo chi le giustifica, a “difendere l’ordine”.
Quando esaminiamo la questione più nel dettaglio, tuttavia, possiamo vedere quanto le cariche durante le manifestazioni siano solo la punta dell’iceberg di un problema molto più grande, che si nasconde nelle sottigliezze di fatti nemmeno troppo eclatanti: ad esempio l’intervento a Milano della DIGOS, che il 18 Febbraio ha fermato e identificato le persone che hanno lasciato un fiore sotto la targa intitolata ad Anna Politkovskaja (giornalista russa, oppositrice di Putin, assassinata nel 2006), per onorare la memoria del recentemente defunto Alexei Naval’nyj, anch’egli oppositore di Putin; o il vergognoso episodio avvenuto il 7 Dicembre 2023 alla Prima del teatro della Scala di Milano, dove Marco Vizzardelli, loggionista, è stato deliberatamente identificato dalla DIGOS per aver gridato “Viva l’Italia antifascista” a pochi secondi dall’inizio del Don Carlo di Verdi, dopo l’Inno di Mameli.

Il caso è stato liquidato dalla Questura di Milano come una coincidenza, affermando che, anche in questo caso, la DIGOS abbia agito per preservare l’ordine e per verificare che non ci fossero i presupposti per una minaccia alla sicurezza. Il commento del vicepremier Matteo Salvini riporta invece che “alla Scala si viene per ascoltare, non per urlare”, trattando dunque l’incidente come se fosse una giusta punizione per la maleducazione di aver “urlato” in un teatro, e non un episodio estremamente preoccupante, che sembra dimostrare un’eccessiva reazione delle forze dell’ordine verso dichiarazioni apertamente antifasciste.

Si nasconde la violenza dei poliziotti dietro la volontà di assicurare la sicurezza dei cittadini e dei manifestanti, ma nel caso di questo venerdì è lampante l’evidenza che non sia così: in nessuno dei poliziotti presenti c’è stata la preoccupazione di proteggere i presenti, né gli studenti del corteo, che si sono trovati sovrastati dalla forza di adulti in divisa e armati, né i ragazzi che assistevano alle scene di violenza da dietro i cancelli del liceo, e che nei video trapelati sul web continuano ad urlare ai manifestanti, loro compagni e coetanei, di scappare.
Non si parla neanche più di cortei quando esaminiamo il caso del Salone del Libro di Torino (2023), in cui l3 attivist3 presenti a contestare la ministra Roccella sono stat3, anche in questo caso, identificat3 dalla DIGOS e denunciat3 per violenza privata; violenza che sarebbe consistita in un sit-in per protestare le posizioni fortemente antiabortiste della ministra e del governo che, mano a mano, continua a sostenere con fondi ingenti le organizzazioni anti-scelta, in particolare in Piemonte.
L’opinione del governo viene insomma protetta con le scorte armate, nonostante abbia già un palco per farsi sentire e il potere di attuarsi nella legge, mentre chi nel pubblico vorrebbe prendersi per un attimo la luce dei riflettori e pronunciare il proprio dissenso viene messo a tacere, allontanato, o, in questo caso, manganellato.
Non solo nelle piazze, ma anche in televisione: ha fatto particolare scalpore la dichiarazione di Ghali a favore della Palestina, e la sua richiesta di stop al genocidio che sta avvenendo a Gaza in questi mesi; la Rai ha pensato dunque di inserire una dichiarazione dell’amministratore delegato Roberto Sergio nel programma “Domenica In”, letta da Mara Venier il giorno 12 Febbraio, per esprimere, nelle parole della conduttrice “a nome di tutti” (che tutti, evidentemente, non sono) la solidarietà ad Israele e al suo operato. Queste le parole del comunicato: “Ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano e continueranno a farlo, la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele e alla Comunità Ebraica è sentita e convinta.” Nessuna menzione della strage di civili che ogni giorno, dal 7 Ottobre, sta mietendo vittime lungo la striscia di Gaza, in cui fino ad ora sono morte oltre 27’000 persone, di cui circa la metà sono bambini.

E nel discorso su un Sanremo particolarmente politico, non è mancata la dichiarazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessandro Morelli (Lega Nord), che ha affermato che “sarebbe utile pensare a una sorta di Daspo per chi utilizza quel palco per fini diversi da quelli della musica. Un artista lì fa musica, non fa politica” in riferimento agli eventi avvenuti all’Ariston. La proposta sarebbe stata poi ampliata non solamente per il palco di Sanremo, ma a tutta la Rai, in un’idea piuttosto creativa di libertà di espressione. Riporta La Stampa: “L’esponente della Lega non pensa «solo al Festival di Sanremo. Secondo me chi fa politica utilizzando il palcoscenico Rai deve stare fuori dalla Rai per un periodo di “limbo”. La soluzione è un Daspo per chi utilizza il palcoscenico Rai impropriamente»”.

Tornando alla manifestazione di venerdì 23 Febbraio, definita da alcuni studenti una “passeggiata” più che un corteo, riportando che si sia originata perlopiù dall’idea di incamminarsi da un presidio fisso verso i licei, si è parlato ampiamente del fatto che la polizia sia intervenuta per sedare studenti con intenti aggressivi e a volto coperto; nelle immagini che ormai tutta Italia ha visto, i ragazzi sono tutti a volto scoperto o, in alcuni, rari, casi, tengono il cappuccio alzato per proteggersi dalla pioggia.
Sulla vicenda si sono espressi in primis i docenti del liceo “Russoli”, vista la gravità dei fatti accaduti appena fuori dai cancelli della scuola, che hanno inviato una prima lettera aperta a varie testate giornalistiche e redazioni del territorio. Qui il testo:
Gentile redazione,
scriviamo di getto questa lettera, sperando che venga pubblicata.Siamo docenti del Liceo artistico Russoli di Pisa e oggi siamo rimasti sconcertati da quanto accaduto in via San Frediano, di fronte alla nostra scuola. Studenti per lo più minorenni sono stati manganellati senza motivo perché il corteo che chiedeva il cessate il fuoco in Palestina, assolutamente pacifico, chissà mai perché, non avrebbe dovuto sfilare in Piazza Cavalieri. Gli agenti in assetto antisommossa avevano chiuso la strada e attendevano i ragazzi con scudi e manganelli, mentre dalla parte opposta le forze dell’ordine chiudevano la via all’altezza di Piazza Dante. In via Tavoleria un’altra squadra con scudi e manganelli.
Proprio di fronte all’ingresso del nostro liceo, hanno fatto partire dapprima una carica e poi altre due contro quei giovani con le mani alzate. Non sappiamo se siano volate parole forti, anche fuori luogo, d’indignazione e sdegno, fatto sta che, senza neanche trattare con gli studenti o provare a dialogare, abbiamo assistito a scene di inaudita violenza. Ci siamo trovati ragazze e ragazzi delle nostre classi tremanti, scioccate, chi con un dito rotto, chi con un dolore alla spalla o alla schiena per manganellate gentilmente ricevute, mentre una quantità incredibile di volanti sfrecciava in Via Tavoleria.
Come educatori siamo allibiti di fronte a quanto successo oggi. Riteniamo che qualcuno debba rispondere dello stato di inaudita e ingiustificabile violenza cui sono stati sottoposti cento/duecento studenti scesi in piazza pacificamente: perché si è deciso di chiuderli in un imbuto per poi riempirli di botte? Chi ha deciso questo schieramento di forze, che neanche per iniziative di maggior partecipazione e tensione hanno attraversato la nostra città?
Oggi è stata una giornata vergognosa per chi ha gestito l’ordine pubblico in città e qualcuno ne deve rispondere.
A seguito del loro intervento è stato pubblicato anche un testo sul sito del liceo, che recita:
Oggi, 23 febbraio 2024, noi docenti e personale scolastico del Liceo Artistico “Russoli” di Pisa abbiamo assistito a un atto di tale gravità da ritenere impossibile non manifestare il nostro totale e netto dissenso per come è stato gestito in città l’ordine pubblico.
Di fronte alla sede della nostra scuola, verso le 9:30 circa di questa mattina, sfilava un corteo pacifico di manifestanti per il cessate il fuoco in Palestina. Nel corteo erano presenti molti studenti delle scuole superiori di Pisa e del nostro Liceo in particolare, nonché alcuni docenti dello stesso. Il corteo è stato bloccato proprio davanti al palazzo del Liceo artistico e su entrambe le possibili vie di fuga: all’imbocco di Piazza dei Cavalieri e all’altezza di Piazza Dante e su via Tavoleria. Il gruppo di agenti in assetto antisommossa posizionato sull’imbocco di Piazza dei Cavalieri ha caricato con manganelli e inaudita violenza i manifestanti delle prime linee: una ragazza, ferita alla testa, si è accasciata davanti al
cancello della nostra scuola e molti giovani studenti hanno riportato ferite a causa delle manganellate e delle violenze. Solo quando, probabilmente per il sopraggiungere dell’ambulanza, è stato liberato dalle pattuglie l’accesso verso Piazza Dante, i manifestanti hanno potuto defluire e procedere.Si aggiunga al breve quanto sconcertante resoconto che, prima ancora dell’arrivo del corteo, studenti disabili, accompagnati da genitori per un’entrata posticipata, sono stati interdetti dall’accesso alla scuola per opera degli agenti della sicurezza.
Di fronte alla gravità dei fatti accaduti, noi lavoratori del Liceo “Russoli”, che consapevolmente e concretamente sosteniamo da anni e ogni giorno una linea educativa ispirata ai valori della democrazia, del dialogo, del rispetto per la diversità e della libertà di espressione, condanniamo irrevocabilmente e totalmente la scelta repressiva operata oggi contro il corteo manifestante.
Anche numerosi altri licei di Pisa, come la maggior parte dell3 student3 d’Italia, si sono espressi in merito, dichiarandosi completamente dalla parte dei ragazzi picchiati e denunciando la gravità di quanto accaduto come una repressione in piena regola, e un tentativo di censura sulla questione palestinese.
Non sono mancati poi i commenti a favore dei ragazzi anche da parte del rettore dell’Università di Pisa Riccardo Zucchi, del vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera (Marco Grimaldi), del segretario provinciale del PD di Pisa (Oreste Sabatino), della senatrice Ylenia Zambito (PD) e di Francesco “Ciccio” Auletta (Una città in Comune), come di molti altri, che hanno condannato l’operato della polizia e hanno chiesto immediata risposta da parte del governo, in particolare del Ministro dell’Interno Piantedosi. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, mosso dalle proteste nate a seguito degli eventi di Pisa, afferma, in solidarietà agli studenti picchiati, che “l’autorevolezza delle Forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni” e che “con i ragazzi i manganelli sono un fallimento“.

Le richieste di spiegazioni al Ministero dell’Interno hanno ottenuto un riscontro solamente in data 25 Febbraio, quando, dopo la bacchettata del Presidente della Repubblica, il ministro Piantedosi ha espresso un commento sulla faccenda, dichiarando di condividere le parole del Presidente, come tutto il corpo di polizia, ma che “le nostre forze dell’ordine sono tra le migliori al mondo anche proprio dal punto di vista della gestione democratica delle manifestazioni di libero dissenso”, e che le immagini di Pisa lo hanno amareggiato. Sulla questione delle indagini e delle responsabilità della polizia, l’ANSA riporta: “Purtroppo ieri durante i servizi di ordine pubblico a Firenze e Pisa i nostri operatori hanno posto in essere iniziative che dovranno essere analizzate singolarmente con severità e trasparenza” ha detto [il capo della polizia Vittorio Pisani] al Tg1, sottolineando che quando i cortei non sono autorizzati “possono verificarsi criticità” che, tuttavia, “non possono essere una giustificazione”. Pisani però allontana dalla Polizia il sospetto che dietro i comportamenti degli agenti possano esserci scelte politiche: “le iniziative e le decisioni adottate in sede locale non sono determinate né da scelte né da direttive politiche. La Polizia di Stato è una polizia di un paese democratico e noi abbiamo il dovere di garantire la manifestazione del dissenso“.

Il sindaco di Pisa Michele Conti (Lega Nord) ha dichiarato che “quello che è accaduto stamani in città mi ha profondamente amareggiato, prima ancora che come sindaco, come cittadino e genitore. Ho telefonato stamani a questore e prefetto per chiedere conto di quanto avvenuto. A entrambi ho ribadito che chiunque deve essere libero di manifestare liberamente il proprio pensiero, sempre. E che Pisa, da sempre, è luogo di incontro e confronto”.
In questi giorni si è poi cominciata a diffondere la voce che il questore di Pisa, Sebastiano Salvo, fosse in servizio nel 2001 al G8 di Genova, durante il quale accaddero eventi gravissimi: a seguito dell’infiltrazione di provocatori (i cosiddetti black bloc) nei cortei e dei disordini da questi causati, la polizia uccise in uno scontro il manifestante Carlo Giuliani e successivamente irruppe in una scuola, dove i partecipanti ai cortei si erano ritirati a dormire, per massacrare di botte attivisti, giornalisti e studenti inermi. Alcune di queste voci sembrano sottintendere che la brutalità degli eventi di Pisa sia da ritenersi una diretta conseguenza dell’operato del questore, ma in molti rifiutano l’ipotesi in quanto il questore stesso non fu mai indagato in merito ai fatti del G8, e si tratterebbe quindi di una sfortunata coincidenza.

Per quanto concerne invece la ministra del Turismo Santanchè, gli avvenimenti di venerdì scorso non sono importanti quanto le offese rivolte alla presidente del Consiglio Meloni durante cortei e proteste; non esprime la sua opinione in merito, nonostante la domanda dei giornalisti. La ministra Casellati ribatte invece che “abbiamo un problema serio che riguarda Hamas e Israele“, ma non risponde a chi le chiede di cosa ne pensi del “problema della repressione del dissenso” nelle piazze italiane.
Susanna Ceccardi (Lega Nord) afferma che la risposta della polizia sia stata completamente legittima e sensata, perché “se un corteo non è autorizzato dalla questura, se i manifestanti che vi partecipano si sono autoconvocati sui social, se hanno l’intenzione di scatenare il caos nel centro di Pisa e di Firenze forzando i blocchi delle forze dell’ordine, di cosa c’è da stupirsi se poi la polizia interviene per contenerli e disperderli?” e che gli studenti picchiati cercassero volontariamente lo scontro “per ergersi a martiri ed eroi ma restano dei delinquenti da denunciare e daspare“. Ugualmente anche il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli accusa gli studenti di essere pericolosi, scrivendo su X (ex Twitter): “Manifestare è un diritto che va garantito, ma tentare di marciare sulla sinagoga di Pisa o di assaltare il consolato Usa a Firenze non sono diritti, sono gesti violenti”.

Ci teniamo a precisare, per chi non è mai stato a Pisa, che la nostra Sinagoga si trova da tutt’altra parte e che non c’è stato, per quel che ne sappiamo, alcun intento del corteo di marciare in quella direzione. Molto più probabilmente, i manifestanti si stavano dirigendo in Piazza dei Cavalieri perché è una piazza grande e spaziosa, oltre ad essere un luogo in cui si può attirare l’attenzione dei passanti per perorare la causa; va inoltre considerato che, essendo gli studenti presenti alla manifestazione perlopiù ragazzi del liceo, anche dello stesso “Russoli”, la Piazza fosse il luogo più vicino in cui sistemare un centinaio di persone comodamente. L’operato della polizia, che ha forzosamente cercato di impedire ai ragazzi di raggiungere la piazza, non sembra invece avere alcun fondamento e, anzi, ripetono i presenti, parrebbe quasi un’azione deliberata per confinarli nella via e rendere loro più difficile la fuga.

Non solo quindi il governo sminuisce la gravità di quanto accaduto, ma tende a legittimarlo, in quanto la manifestazione non era stata autorizzata e i ragazzi erano “violenti” e necessitavano di essere riportati all’ordine. Le dichiarazioni più frequenti di sostegno alla polizia, infatti, si rifanno ad una presunta aggressività di questi studenti, che, lo vediamo nei video, non stavano facendo altro che cercare di proseguire verso la piazza: “studenti cercano di forzare il blocco, la polizia li carica”, così si sarebbe scritto in un articolo della Nazione; senza ovviamente che venga considerato il fatto che si trattasse di ragazzi disarmati, a volto scoperto, che chiedevano semplicemente di passare oltre per manifestare in piazza e non nella via. Il cordone di polizia che li ha fermati era in tenuta antisommossa, con scudi, caschi e manganelli pronti, e nessuno dei ragazzi ha fatto altro che urlare qualche offesa e improperio quando si è trovato bloccato senza possibilità di proseguire.
Nicola Porro intitola un articolo sulla sua testata giornalistica online (NicolaPorro.it) ” ‘Sbirri di m…’, ‘Infami’. Ecco il video che Schlein non vi mostra” per parlare di quanto avvenuto venerdì, scrivendo che in alcuni video “si sentono i ‘bravi ragazzi’ di Pisa ricoprire di insulti gli agenti schierati e fermi sulle loro posizioni intenti ad impedire che gli studenti, radunatisi per un corteo non autorizzato, entrassero nella piazza loro interdetta. Ai poliziotti sono riservati complimenti tipo “‘a sbirro de merd*”, “a infame”, “coglione” mentre si sente chiaramente che sono i manifestanti (esponenti dei giovani comunisti di “Cambiare rotta Pisa”) a pretendere di passare lì dove era evidente uno sbarramento delle forze dell’ordine“.
Sarebbe quindi questa la violenza dei ragazzi, che ha legittimato una carica tanto feroce da lasciare almeno cinque studenti in ospedale con dita e braccia rotte, contusioni, lividi e ferite sanguinanti? Sarebbe questa la motivazione per cui degli adulti armati di manganello, scudi e caschi hanno sentito il bisogno di costringere i manifestanti in un budello di strada per picchiarli?

La mancata autorizzazione della manifestazione, poi, è un dito dietro cui nascondersi: sarebbe cambiato qualcosa se la manifestazione fosse stata autorizzata? A Firenze gli studenti, autorizzati ad un sit-in, hanno deciso di spostarsi per incontrare altri partecipanti e sono finiti caricati dalla polizia allo stesso modo; anche in questo caso un’aggressione apparentemente “legittimata” dal fatto che il corteo si stesse spostando dalla zona autorizzata, e che dunque si dovessero “rimettere in riga” i trasgressori.

E, ancora: la mancata autorizzazione di una manifestazione non è, non può essere, territorio su cui far fiorire punizioni corporali per chiunque vi prendesse parte. La polizia non può permettersi, in quanto braccio armato della legge, di aggredire dei manifestanti solamente perché si sono aggregati senza autorizzazione. Non si può considerare legittimo, né difendere, il comportamento dei poliziotti che si sono permessi di caricare con violenza dei ragazzini, ben più giovani di loro, e giustificarli poi con il fatto che i manifestanti fossero nel torto perché “il corteo non era autorizzato”. Resta inoltre ancora da chiarire, dato il gran parlare che si è fatto di questa mancata autorizzazione, la motivazione che in primis ha portato una camionetta intera di poliziotti a bloccare gli studenti in via San Frediano. Se non ci si aspettava una manifestazione, come si è arrivati a scovare gli studenti, chiudere loro la strada per Piazza dei Cavalieri e caricarli?

Il governo Meloni sembra essere dalla parte della polizia, anche in questo caso, come lo è stato spesso nelle occasioni di scontro e di carica delle forze armate contro i manifestanti; non si può dire che il clima di repressione sia iniziato con questo governo, ma di certo nessuno dei ministri si è dichiarato completamente dalla parte degli studenti, né ha tempestivamente porto le sue scuse e promesso di punire i colpevoli in qualche modo. La posizione della presidente del Consiglio, e del governo tutto, sembra piuttosto contraddittoria, a rifletterci bene: si insiste sull’importanza della natalità in Italia, arrivando a promuovere a ministra delle Pari Opportunità una donna dalle dichiarazioni spesso e volentieri radicalmente antiabortiste, ma non si batte ciglio quando il futuro del Paese finisce sotto i manganelli per una protesta pacifica.
Per quanto riguarda la polizia, possiamo almeno auspicare che i fatti di venerdì scorso spingano ad una riflessione sulle misure di contenimento dei cortei e sulla reazione spropositata all’antifascismo in questo Paese, in cui dovrebbe essere la norma. RadioEco intanto suggerisce una riforma di cui potrebbero beneficiare tutti i membri dell’arma: l’installazione in ogni caserma di un pratico “Acchiappa la Talpa”, per sfogare l’impulso della manganellata che in troppi, evidentemente, hanno difficoltà a frenare. Così la prossima volta che un paio di studenti disarmati cominciano a gridare offese, forse, i poliziotti avranno la lucidità di pensiero necessaria a non massacrarli di botte.
*L’espressione del titolo “…ma portami rispetto o ti bastono” si rifà al motto dei Satiri, fazione storica del Gioco del Ponte, dai colori rosso e nero, che nella sua interezza recita: “Vecchio e decrepito io sono, ma portami rispetto o ti bastono”.
Qui un articolo di @irn.lnz a cui ha contribuito.
Qui l’articolo sul Lucca Comics 2023.
Qui l’articolo sulla Giornata della Memoria.
Qui il link all’articolo di presentazione della sua rubrica musicale (non più attiva) Inaudito!

Autore: Beatrice Carpina
Su instagram @scrawny_raccoon, classe 2001, da sempre residente a Pisa, ma non “propriamente” pisanə. Pecorə nerə in una famiglia di ingegneri e informatici, scrive libri per necessità. Nel tempo libero cerca di studiare e si lascia distrarre da progetti al di fuori della sua portata.Ascolta musica 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno.