Lo scorso 16 febbraio, lo storico oppositore politico russo Alexei Navalny è morto all’età di 47 anni.
Ancora non sono chiare le circostanze della sua morte ma secondo un comunicato del servizio penitenziario russo, Navalny si sarebbe sentito male durante una passeggiata. Si sospetta che sia morto per un ictus o forse per un infarto ma le notizie in merito al caso sono piuttosto limitate.
Navalny era in carcere da ormai più di 3 anni dopo che nel 2020 era stato condannato a più di 30 anni con delle accuse da molti definite come pretestuose.
Inizialmente era stato portato in un carcere non molto lontano dalla Russia e questo aveva consentito ai suoi avvocati e collaboratori di mantenere un’assidua corrispondenza con il dissidente, il quale durante la detenzione stava continuando la sua attività di opposizione.

Qualche mese fa era stato trasferito nel carcere IK-3, un ex gulag sovietico nel nord della Russia, decisamente più distante da Mosca probabilmente con lo scopo di isolarlo il più possibile dal mondo esterno.
La figura di Navalny aveva iniziato ad acquisire risonanza internazionale intorno all’inizio del 2000 a seguito dell’apertura di un blog.
Sulla piattaforma pubblicava diverse inchieste giornalistiche che mettevano in luce la corruzione dilagante in Russia e i rapporti tra il presidente Vladimir Putin e alcuni oligarchi russi.
All’inizio della sua carriera, Navalny esprimeva posizioni di estrema destra tant’è che aveva sostenuto l’invasione russa della Georgia nel 2008. A mano a mano che Navalny aveva iniziato a stringere legami con l’occidente, iniziò a cambiare le sue posizioni e, nonostante si trovasse già in carcere, espresse tutto il suo disappunto per l’invasione russa in Ucraina.
Nel corso della sua attività politica, venne più volte incarcerato o fu vittima di aggressioni.

La più nota è quella dell’agosto del 2020. Navalny stava facendo ritorno dalla Siberia dove stava effettuando alcune indagini giornalistiche. Durante il volo di ritorno, però, iniziò a manifestare dei malesseri e, dopo un atterraggio di emergenza, venne immediatamente trasferito in ospedale. Dopo pochi giorni, venne trasferito in Germania in modo da poter ricevere delle cure migliori. Qui, dopo alcune analisi, si scoprì che Navalny aveva subito un avvelenamento da novichok, un gas nervino che in passato era stato usato per eliminare diversi oppositori del regime di Putin.

Dopo la guarigione, Navalny decise di fare subito ritorno in Russia e, appena arrivato in aeroporto, venne arrestato. Da quel momento in poi Navalny non è più tornato in libertà a seguito delle condanne precedentemente nominate.
Unanime è stata la condanna della comunità politica europea e non solo.
Con la morte di Navalny, l’opposizione politica in Russia è di fatto inesistente, la maggior parte degli oppositori di Putin è stata uccisa, incarcerata o costretta a fuggire all’estero.
Il malcontento nei confronti di Putin è ancora presente come è stato dimostrato dalle manifestazioni di protesta contro l’invasione dell’Ucraina, ma ormai le forze dell’ordine riescono facilmente a sopprimerle.
Inoltre, sempre a seguito dell’invasione russa, gran parte dell’opposizione russa si è ricompattata intorno alla figura di Putin.