Viva Verdi! – La Bohème, 04/02/2024

Per l’ 80esima volta nella storia del Verdi e con una sorpresa genuinamente pisana nel mezzo dell’opera, La Bohème di Puccina torna con un tutto esaurito nel nostro teatro.


Regia, scene e costumi

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Tutti le fotografie dell’articolo appartengono a @_kiwi.official_ e sono presenti sulla pagina FB della Fondazione Teatro Verdi di Pisa.

Bohème è per molti versi un’opera singolare. Le belle ed esaustive note di contesto firmate da Michele Girardi nel programma di sala si concentrano proprio sulle molte innovazioni contenute nel capolavoro pucciniano.

Uno degli aspetti per cui Bohème rappresenta (quasi) un unicum a fine novecento risiede nel suo carattere di dramma comico. Il finale, tragicissimo, culmina un crescendo drammatico più o meno isolato nell’ultimo atto.

Cristina Mazzavillani Muti coadiuvata dal visual designer David Loom avvolge la scena in un ambiente di quasi totale nerezza. Rimangono le persone, i pochi elementi necessari a caratterizzare gli avvenimenti – come il camino con vero fuoco nell’apertura dell’opera – e il fondo scena. A parte l’ormai ubiquitario fondo gradiente azzurro, utile a rendere i personaggi silhouette e impiegato per il duetto della chiave come per la banda, si susseguono scenari esterni ricavati per sottrazione dai colori freddi e proiezioni di ocelli rotanti. Le luci, curate da Vincent Longuemare , sono fredde e spesso sui toni del blu. Certe rarefazioni colorate e in movimento sullo sfondo ricordano i cieli di Galileo Chini, coevi a Puccini – forse con un certo slancio interpretativo. La neve fisica sui costumi dovrebbe essere quello che rimane della neve caduta in scena, ma che è proiettata secondo l’operato del video programmer Davide Broccoli .

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La regia di Cristina Mazzavillani Muti.

Manuela Monti cura i costumi. L’armadio percorre più di un secolo: non segue strettamente il diktat tardo-ottocentesco pur omaggiato nelle scene corali e al Momus, ma combina un abbigliamento invernale con capi di varia età e varia fattura. Musetta veste coquette, ma indossa un chiodo di pelle; spesso Rodolfo indossa una felpa semplicissima, una sciarpa scura, e sono comuni le gonne. I toni degli abiti estendono quelli scuri e opachi della scena fatta eccezione per Parpignol e poche altre eccezioni. Sul finale Muti ripete se stessa, facendo stendere Mimì su un letto duro e basso al centro della scena non diverso da quello impiegato per la chiusura de I Capuleti e i Montecchi di Bellini in un suo allestimento del 2005 sempre per Ravenna.

Interpreti, direzione e orchestra

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Elisa Verzier e Alessandro Scotto di Luzio come Mimì e Rodolfo.

Mimì, e per via della narrazione e per le grandi richieste interpretative centro dell’azione, domina anche questa volta il cast. Elisa Verzier torna al Verdi dopo il Don Pasquale dell’anno scorso che abbiamo commentato qui . Verzier sfoggia una voce rotonda e brillante: l’intonazione è ineccepibile, la recitazione credibile nel difficile ruolo della sognatrice – ma in ultimo disillusa – protagonista. Complimenti!
La voce di Verzier sale sopra un’amalgama vocale dal colore opaco da parte del resto del cast. Alessandro Scotto di Luzio porta in scena un Rodolfo dal timbro scuro, sempre declinato su suoni tondi e vocali gravi, ovali. Alcune scelte registiche suggeriscono una coppia costruita da se stessa; Mimì non si piega ingenua agli avvenimenti, entrambi spengono di volontà i propri lumicini per cercarsi. L’effetto è di una coppia viva e realistica, i cui scontri sono conseguenza di un affiatamento con qualche scornatura. Non è cosa da poco.
Scotto di Luzio dà il meglio nei momenti di rabbia e pentimento, attorialmente appare serio e drammatico. Allo stesso modo credibili soprattutto nei momenti di serietà Alessia Pintossi (Musetta) e Christian Federici (Marcello). I due fanno scintille nei momenti di piacere e di scontro. Corrispondono alla coppia Mimì-Rodolfo per la durezza di una e l’intensità dell’altro. Pintossi riempie il teatro durante il Quando m’en vo ; Federici mantiene sempre una bellissima emissione.

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Nicola Paszkowski


Il resto degli amici Schaunard e Colline – rispettivamente Clemente Antonio Daliotti e Vittorio de Campo – corollano la scena fornendo un sostegno adeguato ai protagonisti. Grandi applausi per Colline e la sua Vecchia zimarra, senti, ben riuscita grazie ad un basso caldo e risonante. Parlando di bassi, Fabio Baruzzi costruisce un Benoît assai comico, del quale di tanto in tanto si avverte la sapienza lirica sotto ai vezzi da vecchio rimbambito; Graziano Dallavalle occupa invece il duplice ruolo di sergente dei doganieri e Alcindoro. Ivan Merlo, secondo tenore del cast, è accompagnato nel ruolo di Parpignol dal graziosissimo coro di voci bianche Bonamici. L’effetto è zuccherino, scintillante grazie alla coesione di tutte le parti. Altrettanto coeso il coro del Teatro Municipale di Piacenza: Puccini ha bisogno di cori gioiosi e unisoni perfetti che in questo caso vengono ben resi.

Il direttore e maestro concertatore Nicola Paszkowski colora la partitura con gesto deciso e ampio, talvolta – quando necessario – addirittura sul limite del brusco. Bohème d’altronde è una cosa viva e giovane come lo sono i suoi personaggi. I temi ripetuti pochi, la linea dinamicissima: la sua conduzione rispetta proprio questo. L’impasto armonico risulta duttile, l’orchestra risponde molto bene all’impronta data dal direttore e i tessuti, soprattutto nelle ultime scene, che rischiano di farsi tanto fitti e sonori da risultare illeggibili, sono sempre ben bilanciati.

Riempie il teatro d’allegria e si guadagna un forte applauso l’incursione in scena della Banda della Società Filarmonica Pisana che esegue anche il suo inno. Proprio in commistioni del genere si tocca con mano il senso di eseguire opere ormai centenarie: finché esse sono in grado di comunicare con le realtà vive del tempo, come la banda stessa, non sarà mai fuori moda appassionarvisi.

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La Banda della Società Filarmonica Pisana in scena.

LA BOHEME

Personaggi e interpreti

Mimì Elisa Verzier
Musetta Alessia Pintossi
Rodolfo Alessandro Scotto di Luzio
Marcello Christian Federici
Schaunard Clemente Antonio Daliotti
Colline Vittorio De Campo
Benoît Fabio Baruzzi
Alcindoro/sergente dei doganieri Graziano Dallavalle
Parpignol Ivan Merlo

Regia e scenografia

Regia e ideazione scenica Cristina Mazzavillani Muti
Light designer Vincent Longuemare
Visual designer David Loom
Video programmer Davide Broccoli
Costumi Manuela Monti

Musica

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Direttore d’orchestra e maestro concertatore Nicola Paszkowski
Coro Teatro Municipale di Piacenza

Maestro del Coro Corrado Casati
Coro di Voci Bianche Bonamici
Maestro del Coro Angelica Ditaranto
Banda della Società Filarmonica Pisana
Direttore Paolo Carosi


Riallestimento Ravenna Festival-Teatro Alighieri
in coproduzione con Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Amintore Galli di Rimini, Teatro Comunale di Ferrara, Fondazione Teatro di Pisa


Autrice: Lucrezia Ignone

Classe 2002. Studio Fisica all’UniPi ed Opera lirica fuori, oltre a coltivare mille interessi diversi. Curo un blog e sono coinvolta in più associazioni nazionali. La mia parola preferita è: polymathes. In RadioEco mi occupo principalmente di musica e della stagione lirica al Teatro Verdi di Pisa.

Mi trovi su @ffffoco assieme ai miei articoli.

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