Eco tra le pagine – Tutti i poeti sono bugiardi, intervista a Paolo Montella

Bugiardi i poeti 

non c’è stagione dell’amore 

l’amore è stagione

regno di regine

diavoli traghettatori

su rive rigogliose o arse

paese in festa per un ti amo

luce abbagliante che fa bello 

tutto ciò che attraversa 

notte e giorno accorda

fonde l’arpa con la viola 

il flauto e la grancassa.

Facile per i poeti 

le poesie d’amore son già scritte

negli occhi dei bambini 

le recita il mio cane 

la spuma del mare 

il grido del gabbiano.

Tutto tace se dico ti amo 

il vento lo fa volare 

può scaldare più del sole 

e alla luna azzardare 

ma con l’amore non giocare 

perdi sempre

alta è la posta da pagare.

Bugiardi i poeti che amore 

paragonano alla morte 

non c’è niente di più vivo 

tra le braccia dei ragazzi 

nelle bocche dei baci 

nei ventri caldi appiccicati 

alle stelle saliti e non più scesi 

amore a tutto tondo 

accogliente e pure diverso 

amore immutabile

e finanza perversa.

Copertina di “Solo per il mare”

Poeta, pittore, violinista e fotografo, cresciuto sotto l’influenza del mare coltivando fin da subito le sue passioni: tutto questo è Paolo Montella. Il suo percorso comprende tanti step tutti uniti dalla passione per le forme artistiche: Studia musica, suona in un gruppo, si laurea in Lettere e storia dell’Arte Moderna e diventa fotografo riservando sempre un’immensa cura ad ogni sua attività, frequenta la facoltà di Lettere Moderne. Nel corso degli anni continua a scrivere poesie che verranno raccolte all’interno del suo libro Solo per il mare. Grazie alla forza delle sue parole vince il “XVII Premio Nazionale Città di Livorno 2023” e il “IV Concorso Internazionale Parole in luce 2023”. Ho deciso di scrivere questo articolo dopo aver assistito alla presentazione del libro di Paolo Montella e fin dal primo approccio sono stata colpita dalla travolgente passione che nutre per tutte le forme artistiche che quotidianamente pratica, così ho chiesto un colloquio all’autore e questo è quello che è emerso:

Paolo Montella
  • Cosa l’ha spinta ad iniziare il suo percorso artistico e poetico? Quale esigenza? Dal punto di vista musicale sono un esecutore per cui non c’è una vera e propria spinta, suono il violino e ho fatto parte di un’orchestra per cui ho suonato testi non composti da me. Per quanto riguarda la pittura e la scrittura c’è una spinta: per la pittura parto da un’idea per poi spaziare nelle varie tecniche e i soggetti vengono scelti in base al mio modo di vedere e sentire per poi essere rielaborati. Lo stesso vale per la fotografia, al di fuori dell’ambito lavorativo, verso il quale nutro comunque una grande passione, se devo fare una foto mi concentro sul momento e sull’emozione che voglio raccontare. Considero errato il concetto canonico di ispirazione: anche i grandi poeti negli anni del ‘900 si sono ribellati a questa idea tramandata sin dall’antica Grecia secondo la quale la poesia sarebbe stata donata dagli dei ai poeti che quindi fungevano soltanto da veicolo. Questo è uno dei motivi per cui la poesia è sempre stata vista con timore nel passato, poiché nessuno si sentiva legittimato a mettere in discussione le parole dettate dalle divinità ed è proprio questa idea che in tempi più recenti si è contestato. La mia idea riprende quella di Marina Ivanovna Cvetaeva e Paul Valéry che consigliavano di avere sempre un taccuino a portata di mano per annotare sul momento un’idea: quella per me è l’ispirazione, che poi, naturalmente, necessita di essere rielaborata attraverso l’esperienza e la cultura; qui nasce il lavoro del poeta. Questo vale anche per la musica: la costruzione di una partitura è talmente complessa che è impossibile pensare sia frutto di un lavoro fatto di getto poiché la musica stessa richiede un’intelligenza razionale che costruisca una composizione. Non esiste poesia senza emozione, la poesia ha come unico scopo quello di trasmettere l’emozione che ha vissuto il poeta per poi essere rielaborata dal lettore a differenza per esempio del romanzo, che vuole raccontare, del saggio, che istruisce o, ancora, della filosofia che fornisce degli strumenti di ragionamento. Un altro autore parla delle poesie paragonandole a dei polmoni, delle macchine di senso poiché la poesia riporta le impressioni dell’autore e ogni lettore, interpretandola con il proprio filtro contribuisce a lasciare una parte di sé e rendendo grandi le poesie di autori e autrici come Dickinson o Pavese.   
  • Nel suo libro si parla molto del mare e della sua città, come mai? Sono sempre stato legato al mare, fin da quando sono nato. Rappresenta ciò che ho visto e sentito, sento spesso l’esigenza di vederlo soprattutto quando sono felice o arrabbiato; ci sono andato nell’età dei primi amori. E’ sempre stato partecipe della mia vita e a lui si ispirano sia l’acquerello sulla copertina del libro che il suo titolo che ha una storia molto particolare. Una volta, parlando con un’amica scrittrice, le dissi di aver scritto molte poesie nel corso degli anni e lei mi suggerì di farle leggere ad un editore per pubblicarle, cosa a cui non avevo mai aspirato; quando questa idea divenne più concreta mi fu chiesto di scegliere un titolo e io andai al mare per chiedergli se fosse una cosa possibile, quel giorno il mare era agitato ed io interpretai quello come un “sì” e pensai che se avessi dovuto farlo l’avrei fatto per lui, da qui Solo per il mare. Il mare rappresenta anche la mia città: Livorno, a cui ho dedicato una poesia.  
  • Come vive il connubio tra le forme d’arte che pratica? Per me è naturale fare ciò che faccio; se scelgo di rappresentare qualcosa in una determinata forma è perché ne sento il bisogno, sento che quello è il giusto veicolo espressivo. Vario anche la forma, ad esempio a livello di pittura mi piace usare la grafite, l’acquarello o l’olio, cambia a seconda di ciò che voglio rappresentare. Questo concetto si applica a tutto ciò che pratico: parte tutto da una necessità di espressione. Mi piace molto condividere ciò che faccio, perché vorrei  fosse fruibile, non ho interesse nei complimenti ma nel sapere cosa chi legge o guarda ciò che produco ha tirato fuori. La mia soddisfazione deriva dal riuscire a cogliere un’emozione. 
  • Qual è la sua poesia preferita e perché?Bugiardi i poeti. E’ una poesia a cui tengo tantissimo, si tratta della poesia più lunga, insieme ad Ulisse; ho scritto sempre poesie brevi affinché il lettore avesse subito un impatto con ciò che volevo trasmettere ma queste sono una molto vecchia e l’altra la mia poesia del cuore. Bugiardi i poeti è una poesia che ho scritto di getto, a differenza di tutte le altre che ho rivisto: quella no, non ho trovato niente da cambiare. Un’altra poesia che amo molto è Angelo: la amo particolarmente perché la persona di cui parlo conosce l’amore in quel modo, gli da quel volto che poi si dimostra orrore. Anche Mediterraneo mi piace molto perché racconta di un amore giovanile nel momento in cui si idealizza e diventa irraggiungibile. 

Toccano tutte l’ambito personale, in ogni personaggio dei romanzi come in ogni verso della poesia; come credevano i simbolisti che consideravano il reale del soggetto più reale dell’oggettività. Si da sempre una propria interpretazione filtrando la realtà e rendendola “più reale del reale”. Quindi quello che racconto in poesia, come nelle storie d’amore che racconto è filtrato: chi può confermarci che sia andata così? 

  • Ha un autore o un’autrice preferita? Domanda difficile. Dire Leopardi o Ungaretti sarebbe scontato. Dei moderni apprezzo molto Szymborska e Frost anche se la lettura è molto influenzata dalla traduzione che porta a perdere la musicalità della lingua originale. Un’altra autrice che apprezzo molto è Marina Corona, con cui sono riuscito a parlare e che mi ha fatto una bellissima dedica: “Che i miei versi ti siano cari”. Avrebbe potuto scrivere qualsiasi cosa e invece ha scelto di dirmi: “che ciò che leggi ti rimanga”. Mi piacciono anche i simbolisti, specialmente Rilke e la sua idea di tirare fuori l’unità dai frammenti, dai colpi di luce. Io ho sempre letto poesia, per cui è naturale che certi modelli ormai mi siano entrati dentro e di conseguenza mi ispiri a loro senza rendermene conto, questo vale anche per la pittura.   
  • Ha qualcosa che ci tiene a comunicare? Leggere poesia, non abbiate paura di leggere la poesia. La poesia non va capita ma va sentita, capire spetta agli “addetti ai lavori”, ai critici: chi legge deve cogliere l’emozione e farla sua, filtrarla attraverso il proprio sapere.

La stessa intensità con cui racconta la sua esperienza letteraria si ripresenta all’interno del testo che racconta di una pluralità di emozioni, sentimenti e situazioni che si mostrano nella forma letteraria più raffinata: la poesia. L’intensità, la cura, la raffinatezza e la delicatezza di ogni verso rispecchiano esattamente la personalità dell’autore: estremamente umile, ricco di emozioni da raccontare e altrettanto capace di farlo e la cui passione emerge ad ogni parola nonostante, purtroppo, queste poche righe non possano rendergli pienamente giustizia. Esco da questa lettura e questo incontro con una grande fonte di ispirazione e con la consapevolezza di aver fatto un incontro prezioso con un autore i cui versi mi rimarranno sempre cari. 

L’autore è presente su questi social: Instagram: montella_paolo, Facebook: Paolo Montella

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *