Sabato 20 gennaio è andato in scena al Teatro Nuovo Binario Vivo lo spettacolo PIAF del drammaturgo pisano Federico Malvaldi con Veronica Rivolta.
PIAF rappresenta il ritorno di Malvaldi nella propria terra d’origine, ma anche il suo debutto come regista.
Prodotto da Remuda Teatro, in PIAF Malvaldi e Rivolta narrano fragilità, gioie e dolori di una donna esile con una voce grande, forse la più grande di tutti i tempi.
La storia raccontata dalla Rivolta ha origine a Parigi, la bellissima Ville Lumière. Da sempre una città ricca di contraddizioni, tra caos metropolitano e poesia, che è stata casa e scenario di grandi artisti, cantanti e poeti dal repertorio ancora oggi intramontabile. Ma Paris, oltre ad essere la città dei Croissants e della Tour Eiffel, è anche la città che ha visto nascere e consumarsi una stella: l’immensa Édith Piaf.

Credits: @Federico Malvaldi
Il passerotto di strada che ha conquistato le platee di tutto il mondo grazie alla forza inarrestabile della sua graffiante voce. A lei è dedicato PIAF che vede Veronica Rivolta nelle vesti di una moderna cantastorie che racconta la vita dell’indimenticabile interprete de La vie en rose. PIAF, però, non si pone sulla scena teatrale come un semplice spettacolo autobiografico, bensì come omaggio atto a perpetrare oltre il tempo il ricordo di una donna la cui voce ha incantato generazioni e generazioni, donandole l’immortalità.
PIAF: la vita di Édith tra miseria e fortuna
Édith Giovanna Gassion nasce nel 1915 sul marciapiede del civico 72 di Rue Belleville. “Non la premessa migliore per una vita di agi e ricchezze” scherza la Rivolta sul palco. I primi anni della sua vita sono infatti pervasi di miseria e squallore.
Un corpo così piccolo per una voce così grande: questo è ciò che si è sentita dire sin da bambina. Ed è proprio la sua voce che parla per lei al pubblico, la sola compagna che non l’abbandonerà mai fino alla fine, tra le gioie e i dolori del palcoscenico e della vita. Cresciuta nel bordello della nonna Marie, mostrò fin dalla tenera età quell’attitudine per la musica che fu la sua fortuna.

Iniziò a cantare come artista di strada a soli sette anni esibendosi con il padre Louis, contorsionista circense, finché non fu notata da Louis Leplée suo primo impresario. A 18 anni Édith aveva già l’impressione di aver vissuto tutto ciò che la vita aveva in serbo per lei: tanta povertà, il sesso, la morte di sua figlia e la ricerca disperata dell’amore che potesse finalmente colmare quel grande vuoto che si portava dentro da tutta la vita.
Ma ecco che la ruota della fortuna inizia a girare: dopo la morte di Louis Leplée arriva l’incontro fortunato con Raymond Asso, che divenne un punto fermo nella vita di Édith sia dal punto di vista umano che professionale. Con lui arriverà alle vette del successo.
Édith cantò con lo stesso coraggio e determinazione tanto nei cabaret parigini quanto nei lager nazisti, riuscendo a salvare la vita a più di 140 deportati ebrei.
L’ultima stagione della sua vita è costernata dall’amore scandaloso per il pugile Marcel Cerdan, la cui tragica fine peserà come un insopportabile macigno sul suo cuore. Édith continuerà a cantare fino alla fine dei suoi giorni, tra dipendenze dall’alcol e dalle droghe e precarietà fisica.
I suoi sentimenti di rabbia e inquietudine di donna provata dalla vita e che oramai non ha più nulla da perdere, dopo aver perso l’amore, rimarranno impressi con forza nel suo testamento spirituale e artistico, Non, je ne regrette rien: no, non ho nessun rimpianto.
La messinscena di PIAF
Essenzialità e semplicità sono le parole chiave che meglio rappresentano la messinscena di PIAF.
Al centro della scena un immancabile microfono anni ’40, uno sgabello alto in legno e una bottiglia di vetro da cui la performer attinge prima di cantare. Federico Malvaldi tenta di ricreare le atmosfere dei night club parigini giocando con i toni caldi delle luci blu e viola che si scagliano in controluce sul nero intenso della parete.
Veronica Rivolta che interpreta la voce di Édith indossa un sobrio abito nero con risvolto e bottoni in tinta. Il look realizzato dalla costumista Marta Montanelli si rivela azzeccato poiché in grado di restituire al pubblico il ricordo della cantante per come è sedimentato nell’immaginario collettivo, consentendo agli spettatori di focalizzarsi sulla performance vocale e attoriale piuttosto che sull’aspetto estetico dell’interprete.

Credits: @Federico Malvaldi
La scelta della scenografia minimale è probabilmente volta a rappresentare al meglio la grandezza dell’artista omaggiata che con la stessa sobrietà e semplicità calcava tanto i palchi dei più squallidi night club parigini quanto quelli più importanti della scena musicale del tempo.
L’interpretazione delle umane fragilità di Veronica Rivolta
Quando si decide di portare in scena la vita di una grande icona come Édith Piaf si accetta una sfida la cui riuscita non è mai scontata. Troppo spesso, infatti, si corre il pericolo di cadere nella retorica e nel cliché. Il punto di forza dell’opera di Rivolta e Malvaldi risiede in una narrazione che, piuttosto che concentrarsi su un pedissequo excursus della vita dell’artista francese, si focalizza sul metterne in risalto l’umanità e la fragilità.
La drammaturgia di Malvaldi risulta convincente proprio perché, oltre ad essere il frutto di uno studio biografico puntuale e attento, riesce ad intervallare momenti di leggerezza e di intensità.

Se dovessi scegliere un aggettivo per descrivere l’interpretazione di Veronica Rivolta sceglierei: “intensa”. Riesce ad alternare con maestria recitazione e canto. Oltre all’indiscutibile talento, è infatti evidente la preparazione tecnica di cui gode la Rivolta che le consente di reggere i colpi emotivi del racconto, mantenendo alta la tensione narrativa.
L’interpretazione della Rivolta colpisce per la qualità timbrica del cantato e per una pronuncia quasi impeccabile, che le consente di omaggiare la Piaf cogliendone tutte le sfumature vocali, una su tutte la sua famosa erre vibrante e marcata. L’obiettivo non è la mera imitazione, bensì rendere più vivido il ricordo della Piaf al pubblico attraverso la riproposta dei suoi più grandi successi, come Milord, La vie en rose e Non, je ne regrette rien.
L’unione di questi elementi crea una performance perfettamente godibile che con delicatezza e rispetto porta gli spettatori in un viaggio alla scoperta o al consolidamento del ricordo della vita dell’indimenticabile chansonnier parigina.
Credits dello spettacolo:
PIAF Di Rivolta/Malvaldi
DRAMMATURGIA: Federico Malvaldi
ASSISTENZA ALLA REGIA: Davide Mario Lo Presti
COSTUMI: martamontanelli
LUCI: Federico Malvaldi
ORGANIZZAZIONE: Ferrante Cavazzuti
LOCANDINA: Bernardo Anichini
UFFICIO STAMPA: Maresa Palmacci
con Veronica Rivolta
Autrice: Mariaconsuelo Tiralongo

Classe 2000, figlia del Mar Ionio e dei Monti Iblei. Da sempre appassionata di letteratura e scrittura creativa, è dottoressa in Informatica Umanistica. Ama il cinema e il teatro e dare opinioni non richieste, per questo scrive recensioni. Discute di libri, editoria indipendente e letteratura della marginalità su @vocidicarta_
La trovate su @mylifeas__c