
L’Inghilterra degli anni ’70
Negli anni ‘70 in Inghilterra, e non solo, lo slancio economico che aveva animato gli anni ’60 si era fermato (complice la crisi petrolifera), lasciando il posto ad un’inflazione quasi al 25%. La situazione a livello sociale ed economico non migliorò affatto con il governo Thatcher (1975): in sintesi tutto ciò che rimaneva del boom erano tanta disoccupazione e conflitti sociali esasperati. Questo, si sa, è il contesto socioeconomico perfetto per il proliferare di nuove controculture, prima tra tutti il punk, che contesta, addirittura distrugge, lo status quo e tutta la musica conosciuta. Il punk rivoluziona e radicalizza la musica in quel periodo, è molto di più che un movimento giovanile, una vera e propria svolta: c’è un prima e un dopo i Sex Pistols, e ad un concerto in particolare, senza il quale non ci sarebbe stato niente della musica per come la conosciamo ora, insomma “niente di niente”.
Tutto inizia a Manchester: due studenti, Pete McNeish e Howard Trafford, leggono su un giornale la recensione della prima esibizione dei Sex Pistols a Londra e decidono subito che devono andarli a vedere dal vivo.
Anche loro stanno mettendo su una band, l’embrione dei futuri Buzzcocks, e vogliono suonare con loro, portarli a Manchester, che, al contrario di come potremo pensarla a posteriori, era una città dove non accadeva essenzialmente niente, se non i soliti concerti prog rock che avevano finito per saturare il mercato (non solo nella città inglese). Esaurita infatti la spinta innovatrice del rock anni ’60, ormai spopolavano gruppi copione di ben più noti artisti (come Yes, Led Zeppelin, Genesis … e chi più ne ha più ne metta) che nonostante fossero musicisti eccellenti non cercavano la novità, anzi continuavano a seguire le esigenze di un mercato ormai saturo. Ma proprio grazie a questi due ragazzi il mondo della musica sarebbe cambiato in modo irrevocabile.
Le prime apparizioni
Si decisero la data e il luogo del concerto, il 4 giugno 1976 alla Lesser Free Trade Hall, non certo una delle sale più prestigiose della città; ma del resto i Sex Pistols erano ancora degli sconosciuti ai più (Sid Vicious sarebbe arrivato solo l’anno dopo).
Quella sera c’erano sì e no 40 persone che avevano pagato 50 pence per vederli, addirittura i Buzzcocks che avevano organizzato la gig non suonarono nemmeno.
Come la quiete prima della tempesta, in scaletta prima dei Pistols suonarono i Solstice: gruppo hippie, niente di nuovo per il pubblico che rimase in una falsa impressione di sicurezza.
Poi l’Epifania. Il caos, la grinta e la crudezza di Johnny Rotten, il suo essere così radicalmente diverso, ruppero le regole finora stabilite e fecero breccia nelle menti di quei pochi che andarono al concerto (pochi ma buoni veramente…), che ebbero un qualcosa in cui identificarsi: finalmente non erano più i soliti emarginati, ma avevano qualcuno che la pensava come loro e che aveva avuto il coraggio di mettersi ad urlare (letteralmente) su un palco.

Senza questa serie di fortunatissimi eventi non ci sarebbe stato niente di niente (direbbe David Nolan), e non solo per quanto riguarda il punk in generale, ma soprattutto per l’impatto enorme che questo concerto ebbe sulla scena della città.
Tra quelle poche persone del pubblico troviamo infatti coloro che avrebbero dato nuova linfa alla scena mancuniana, e senza esagerare alla musica in generale: i già citati Shelley e Devoto che con i Buzzcocks diedero vita al punk pop, e all’indie in generale; Bernard Sumner e Peter Hook, che la mattina dopo corsero ad armarsi di strumenti per formare una band (Joy Division, poi New Order); Martin Hammet, storico produttore di gran parte delle band locali; Morrisey (poi leader dei The Smiths), che inviò il suo commento ad un giornale locale augurando il successo alla band londinese. Sono nomi che certo parlano da soli, per la genialità delle loro produzioni e per coloro che a loro volta si sono sentiti ispirati dalle loro opere. Ciò che stupisce è come si siano ritrovati tutti insieme nello stesso posto, e come abbiano sentito tutti il desidero e la spinta di agire per fare qualcosa, nonostante nessuno di loro fosse musicista.
In effetti è proprio questa la novità del punk: in aperta critica alla musica dell’epoca, fatta di scale infinite e virtuosismi da capogiro, loro suonavano tre accordi in croce e pure male, per non parlare dei testi delle canzoni. Bernard Sumner afferma: “Quando sono arrivati loro […] hanno spazzato via tutto. La lezione era questa, non ti servono tutte quelle stronzate, bastano tre accordi, fidati. Impara tre accordi, scrivi una canzone, metti su un gruppo”.
Lo spirito era profondamente inclusivo, non lasciava indietro nessuno; anche Peter Hook ricorda: “Quella musica era tremenda, e per qualche ragione avevi l’impressione di poterla suonare anche tu”, ed era vero. L’atteggiamento profondamente nichilista e contro le istituzioni di Rotten e compagni aveva aperto un varco, risonava profondamente con la rabbia di quella generazione disillusa e in cerca di novità, che si è sentita ispirata proprio perché capita (inspiring because reletable): non solo sentivano di poterlo fare, sentivano di doverlo fare (e anche meglio).
La seconda data del gruppo londinese nella città fu quella in cui il punk nacque davvero: tra coloro che parteciparono nel pubblico troviamo Ian Curtis (voce dei Joy Division), Mark E. Smith (The Fall), Mick Hucknall (Simply Red) e Tony Wilson, prima di tutto conduttore alla Granada Tv e poi fondatore della Factory Records e della Haçienda, veri punti di riferimento in quegli anni. Inoltre suonarono finalmente i Buzzcocks e ciò diede ulteriore spinta alla formazione di band locali: loro erano di lì, erano la dimostrazione che tutti potevano riuscirci.
Di lì a qualche anno la musica non sarebbe stata mai più la stessa.
Se oggi possiamo parlare di New Wave e Post Punk (per non parlare delle infinite evoluzioni successive del punk in generale, anche oltremanica), o se possiamo parlare di Britpop, Stone Roses, Artic Monkeys o Radiohead, Oasis o Blur (per citarne alcuni, rimanendo in Inghilterra), lo dobbiamo in larga misura a coloro che quella sera possono dire di esserci stati.
Fonti:
- Jon Savage, “Joy Division. Autobiografia di una band”, Rizzoli Lizard, 2019
- Radcliffe and Maconie, “They swear they were there: Sex Pistols at the Lesser Free trade Hall” (https://www.bbc.co.uk/programmes/articles/4f0B5rf6z2wYQpm5WNqsqP7/they-swear-they-were-there-sex-pistols-at-the-lesser-free-trade-hall)
- Jessica Twiss, for The Manchester Historian, ““The Gig that Changed the World”: The Impact of the Sex Pistols 1976 Manchester Gig”, 2022 (https://manchesterhistorian.com/2022/the-gig-that-changed-the-world-the-impact-of-the-sex-pistols-1976-manchester-gig-by-jessica-twiss/)
- I swear that I was there – Episode featured the Sex Pistols Manchester concert from 6-4-1976 (https://www.youtube.com/watch?v=oW3wBL757Jc)