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Viva Verdi! – La Rondine, 03/12/2023

Una primavera metaforica dettata da recite di successo continua a Pisa dopo l’esordio di stagione. La Rondine, uno titoli meno frequentati di Puccini, ritorna in volo (solo) per la terza volta al Verdi in tutta la storia del teatro.

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I solisti e il coro hanno ripetuto in un bis il quartetto Bevo al tuo fresco sorriso dato il grande successo.
Tutte le fotografie di questo articolo provengono dalla pagina FB del Teatro Verdi.
Credits: Fondazione Teatro Verdi di Pisa

Una rondine (non) fa primavera

La Rondine è un’opera nata morta. Nonostante la partitura figuri tra le più raffinate del catalogo pucciniano, l’immaginario tratteggiato dal mondo di Magda e Ruggero appare fuori tempo massimo considerato l’anno di esordio. Come in uno strano processo di ossidazione. Tutto sfiorisce nel momento in cui la rappresentazione scenica incontra il pubblico: la dinamica amorosa richiama un ricordo sbiadito di Bohème o di Manon Lescaut, privo però del dramma. Non c’è afflato. Nulla ha peso se non la celebrazione estemporanea di idee già frequentate dal compositore, quali Parigi romantica o la santa maternità. 

La fatale insipidità del testo non è qualcosa di mal riuscito, ma un compromesso ricercato da Puccini stesso. Da Vienna commissionata un’operetta alla Lehar, il compositore lucchese rifiutò in pianta il progetto declinandolo in un’opera comica. Puccini menziona il Rosenkavalier. Si può dire che la Rondine sia il Rosenkavalier italiano, come pronunciato da alcuni? Forse sí, forse no. Fatto sta che il dramma viennese e quello italiano sfoggiano gusti tanto differenti da non poter talvolta dirsi lo stesso genere, perlopiù per una questione di intensità. Chi affiancherebbe Turandot a Salomè? 

Da operetta che doveva essere, ad opera comica che diventa, ed opera narrativamente classicheggiante – riguardo alla trama: vedi Ruggero che abbandona Magda e non viceversa – per le modifiche nelle edizioni seguenti alla prima, Rondine gode più successo oggi di allora. 

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Magda (Claudia Pavone) nel primo atto.

Un bijoux sotto le bombe

L’opera debuttò nel 1917 a Montecarlo in un “sottomondo”: al pubblico pagante faceva specchio la recita, nella sua impalpabilità, considerata la levatura di chi in quel periodo poteva andarsene all’opera. Fuori dal teatro, le bombe del primo conflitto mondiale. Da qui il conflitto fra immaginario e realtà. Riprendendo il bel programma di sala: questa “Bohème vent’anni dopo” rappresenta un mondo che muore nel momento in cui viene messa in scena per la prima volta. Dal punto di vista musicale, Rondine merita grande attenzione. In nessun’altra occasione se non Turandot, infatti, emerge altrettanto prepotente il perfezionismo di Puccini. La cura nel musicare gli orpelli di passioni nobiliari annoiate – Giuseppe Adami adatta il libretto dal soggetto di Willner e Reichert – ricorda tra altri il Visconti. Menzionando il regista, è curioso considerare che in quegli anni Visconti stesso stava per diventare partigiano ed era assai lontano dall’interessarsi alla decadenza del bel mondo qui narrato, come avrebbe fatto decenni dopo.  Tanto fuori tempo cade la realizzazione del bijoux, come l’opera fu definita dallo stesso Puccini. Ma Tosca vestiva forse di bigiotteria?

Regia, scene e costumi

Rondine richiede tre ambienti diversi: la casa di Magda e Rambaldo, il casino Bullier e la riviera francese.

La rovine di un teatro

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L’ambientazione del primo atto

Paul Emile Fourny firma una regia totalizzante che incasella sul palcoscenico un secondo teatro più piccolo, raccolto quanto doveva essere quello della prima assoluta francese secondo i racconti di Puccini. La costruzione di questo apparato metateatrale trova compiutezza nella regia delle luci, di Patrick Méeüs , calde e direzionate solo sul cuore dell’azione lasciando in penombra la cornice scenica. La scelta si dimostra coerente con la lettura proposta dallo stesso Fourny e alle scene di Benito Leonori. Una parola chiave: rovine

Le rovine di un teatro classico fanno da corolla alla scena. Abitate talvolta dai personaggi in guisa di balconcini o corridoi, è soprattutto sul finale che terminano la loro funzione. Su Magda, la rondine, cala infatti un sipario piccino operato proprio da queste rovine prima di quello effettivo del Teatro Verdi. La storia del mondo abitato da personaggi consunti si chiude al termine della rappresentazione. Intiepiditi i bollori, sbiadite le passioni, anche il dolore della rottura sa di poco e non certo più che di un gesto attoriale: sono rovine anche le rimanenze.

Lisette (Maria Laura Iacobellis) e Prunier (Vassily Solodkyy) nel terzo atto

La silhouette della rondine

I personaggi di Rondine sono bozze di caratteri, idee comprensibili grazie alla conoscenza di Violetta o Des Grieux dei quali rappresentano le silhouette. 

I costumi di Giovanna Fiorentini veicolano un umore più di un momento storico, complementando così la regia. Cappellini da party su abiti vaporosi vestono il gusto del mondano nel primo atto. Il corredo di Magda varia più degli altri, che rimangono in parte generici, seppur curati. Passando dal completino quasi anni ’60 con cui è mascherata nel secondo atto, reminiscente di alcune recenti Bohème televisive, si termina con una semplice vestaglia bianca la cui leggerezza appare simmetrica alla volontà di volare del personaggio.

In generale i colori sono vivi ma non sgargianti, e l’ambientazione, affollata, convincente abbastanza da dare l’illusione di essere trasportati in uno spazio diverso per il tempo della recita.

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Aria di festa durante il primo atto

Interpreti, direzione e orchestra

Un Rambaldo che entra a gamba tesa, la cui presenza aleggia anche nei lunghi momenti di assenza dalla scena, è quello di Francesco Verna. Rispettoso al punto di risultare arrendevole, il basso sfoggia una voce incisiva e rotonda.

Per i tre terzetti simmetrici costituiti da Yvette, Bianca e Suzy (rispettivamente Benedetta Corti, Sevilay Bayoz e Michela Mazzanti) per il gruppo femminile e Perichaud, Gobin e Crébillon (Giorgio Marcello, Mentore Siesto e Tommaso Corvaja) le considerazioni sono le stesse. In ottimo unisono, di supporto sia in gruppo che individualmente, fanno colore e coronano la scena incarnandone lo spirito. Sono strumenti sinfonici con la parola in bocca.

Le coppie

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Magda e Ruggero al Bullier nel secondo atto

Le coppie sono bene assortite e in credibile sintonia. Tanto volubili Lisette e Prunier quanto eleganti e compiuti Magda e Ruggero, quest’ultimo interpretato dal tenore Matteo Falcier. L’ingenuità del giovane amante sans souci si realizza in una leggerezza sia vocale che di espressione. La recitazione naturale di Falcier distende le pieghe di un personaggio scritto con un certo grado di astrazione. Il paio con Pavone fila liscio, nonostante, come d’altronde previsto dalla recita stessa, un’ombra di disequilibrio sia percepibile. Un dettaglio ironico e ben calzante.

Claudia Pavone veste soavemente lo spirito della sognatrice tradotta in gioielli da viveur. Pavone, in forza di un timbro nocciolato e rotondo, scivola attraverso i liricismi pucciniani librando uno strumento di grande caratura. Le frasi acute non subiscono l’effetto di opacizzazione spesso conseguenza di colori così scuri. Spinti e sforzati scintillano potentemente, superando con agilità l’orchestra e buona parte del corpo vocale. La vera stella dell’opera é lei, senza far torto a nessuno. Altrettanto riuscita a livello attoriale.

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Lisette e Prunier, lei vestita cogli abiti di Magda

La recita si apre con il Prunier sardonico e convincente di Vassily Solodkyy. Il corpo della voce come l’atteggiamento in scena lascia passare in secondo piano una sonorità non eccessiva: a lui spetta il compito di fare da collante tra i due mondi abitati da Magda, la rondine del titolo. 

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Solodkyy si accompagna al pianoforte nella canzone del poeta durante il primo atto

La Lisette sbarazzina di Maria Laura Iacobellis bilancia la ieraticità di Magda. Un’altra voce dal colore caldo, ma non altrettanto ingombrante, viene coniugata con cura alle affettazioni coquette del carattere. Travolgente; ci si immedesima facilmente col poeta e si capisce perché abbia ceduto alla cameriera. Talvolta anche i padroni appaiono travolti dalla sua vivacità. Brava! 

Coro e orchestra

Straordinario il coro Arché diretto come sempre dal maestro Marco Bargagna. Gli interventi del coro determinano alcuni dei momenti più alti della recita. Lo dimostra il bis chiamato ed eseguito durante il secondo atto sul quartetto… Voluminoso e di impatto sia musicalmente che esteticamente per le azioni di gruppo, la massa corale contribuisce all’ambientazione dell’azione come un elemento sia in primo piano che sottofondo.

Valerio Gallo opera con gesto largo, voluminoso. I suoi sono respiri ampi che non inficiano però sul passo dell’opera così come voluto da Puccini. Sotto la sua direzione l’orchestra Arché maneggia la partitura destreggiandosi tra i colpi delle declamazioni e il velluto sinfonico del resto. Gli archi in particolare tessono dall’inizio alla fine una sonorità davvero in linea col carattere pucciniano: questo rende talvolta ancora più riconoscibili certi passaggi dal retrogusto wagneriano.

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Ancora i quattro solisti durante il secondo atto, momento di grande successo nel pubblico

LA RONDINE

Commedia lirica in tre atti su libretto di Giuseppe Adami
Musica di Giacomo Puccini

Personaggi e interpreti

Magda Claudia Pavone
Lisette Maria Laura Iacobellis
Ruggero Matteo Falcier
Prunier Vassily Solodkyy
Rambaldo Francesco Verna
Périchaud  Giorgio Marcello
Gobin Mentore Siesto
Crébillon Tommaso Corvaja
Yvette Benedetta Corti
Bianca Bayoz Sevilay
Suzy Michela Mazzanti

Direttore Valerio Galli
Regia Paul Emile Fourny
Scene Benito Leonori
Costumi Giovanna Fiorentini
Luci Patrick Méeüs
Assistente alla regia Luca Ramacciotti

Orchestra Arché
Coro Arché diretto da Marco Bargagna

Nuova Produzione
Coproduzione Teatro Verdi di Pisa, Fondazione Pergolesi Spontini di Jes ie Opéra-Théâtre of Eurométropole de Metz

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Direttore, solisti, regia e costumi ringraziano alla chiusura del sipario

Autrice: Lucrezia Ignone

Classe 2002. Studio Fisica all’UniPi ed Opera lirica fuori, oltre a coltivare mille interessi diversi. Curo un blog e sono coinvolta in più associazioni nazionali. La mia parola preferita è: polymathes. In RadioEco mi occupo principalmente di musica e della stagione lirica al Teatro Verdi di Pisa.

Mi trovi su @ffffoco assieme ai miei articoli.

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