Diario di unə assiduə visitatorə di bancarelle (celiacə)

Come ogni anno è tornato il periodo di una festività pagana, carica di misteri e significati esoterici, solitamente celebrata dalla fine di Ottobre fino ai primi giorni di Novembre per onorare creature talvolta mostruose e talvolta umanoidi, ma ugualmente inquietanti; una celebrazione che molti guardano come festività del demonio, a cui adulti e bambini impuniti prendono parte, ma che ogni anno continua ad attirare persone da tutto il mondo.
Insomma, è arrivato il Lucca Comics, accompagnato dalle tipiche piogge torrenziali che ogni anno convergono tra il 31 Ottobre e il 5 Novembre, puntuali come un orologio svizzero.

Come il giovane Mike nel recentemente uscito film di Five Nights At Freddy’s, io e lo staff di Radioeco ci siamo recati al lavoro nella speranza di resistere per ben cinque giorni, tra pioggia, vento, folla soffocante e merchandising sovraprezzato; ed ecco qua un dettagliato resoconto di quello che è emerso dal mio tour tra gli stand.
ATTENZIONE: questo resoconto non ha intenzione di essere una recensione seria dell’esperienza oggettiva (se davvero un’esperienza oggettiva esiste) del Lucca Comics 2023, ma piuttosto un racconto dell’esperienza personale di chi lo ha scritto (il qui presente autore)

Primo giorno
Data la massiccia affluenza di persone dell’anno scorso al Polo Fiere, dove anche quest’anno era situato il “padiglione” Japan Town, avevo già deciso molti mesi in anticipo che la prima tappa di questo tour fosse proprio il rinomato luogo di raccoglimento dei moltissimi stand a tema nipponico. Nonostante l’aver preso sia biglietti che braccialetti in anticipo, essere arrivatə prima delle 9:00 in stazione e aver raggiunto, non senza problemi (mancanza di segnaletica) il Parco della Pace dove nell’anno passato si trovava la navetta per Japan Town, al mio arrivo al Polo Fiere la fila era comunque piuttosto lunga. Dopo una ventina di minuti, e solamente perché avevo già il bracciale per l’ingresso, ho fatto la mia entrata nel Polo, e subito sono statə inghiottitə dalla folla.
Japan Town è sempre stato uno dei padiglioni più affascinanti e pieni, accanto ai brand e franchise noti agli appassionati di manga e anime, di oggettistica inusuale, tipica del Giappone e del suo carattere esuberante. Mentirei se dicessi che tutti i miei propositi sui risparmi, stabiliti ben prima di mettere piede al Polo Fiere, siano stati rispettati; in mia difesa, tuttavia, Japan Town è decisamente il posto più carico di oggettistica kawaii all’interno dei padiglioni della fiera. Galeotta fu la spilletta di Ditto che mi fece abbassare la guardia!
Al ritorno dal paradiso edonistico nipponico rinchiuso dentro al Polo Fiere, come se avesse atteso la sua entrata in scena, è arrivata la pioggia. Dato che la fila per la navetta era quasi più lunga di quella fatta per entrare dentro al Polo, ho optato per un più umido e freddo ritorno a piedi, su una strada che almeno, al contrario dello scorso anno, aveva una corsia per i pedoni allestita e ben divisa dalla corsia per le auto. L’ora di pranzo era scoccata da poco quando ho raggiunto Lucca, ma io, forte dei miei panini gommosi preparati la mattina, ho dato fondo al pasto al sacco fermandomi solo per riposare i piedi già distrutti, e ho quindi proseguito con calma verso la prossima tappa programmata: il Padiglione Carducci.

Situato all’esterno delle mura, non troppo distante dall’entrata di Porta San Pietro, il Padiglione Carducci è generalmente il punto focale di ritrovo per tutti i collezionisti di carte Pokémon, Yu-Gi-Oh, Magic: The Gathering, e recentemente anche One Piece e Lorcana. Per me, dunque, una tappa obbligata, e a dire il vero priva di qualsiasi fila all’entrata: solamente all’interno, recandomi a caccia di carte, ho trovato affollamenti impossibili da sbrogliare ordinatamente, in particolare negli stand dedicati proprio alle carte; gli spazi dedicati ai giochi da tavolo, sebbene ugualmente pieni di visitatori, erano decisamente più placidi.
Dopo aver spudoratamente speso più di quanto volessi in carte di Pokémon e aver passato quelle che forse sono state ore a districarmi tra la gente accalcata ai banchetti (ed essermi persə un paio di volte o più nella disposizione labirintica del padiglione), era tempo di tornare alla realtà. I miei piedi urlavano vendetta e non ero in condizione di proseguire l’esplorazione dentro la città, per cui mi sono concessə di tornare in stazione e, già zoppicante, con grande terrore per le condizioni dei miei piedi l’indomani, sono tornatə a casa.

Secondo giorno
Il secondo giorno è iniziato con un grande mal di piedi, e la consapevolezza che esplorare i padiglioni sarebbe stato ben più difficile del giorno precedente; eppure, nonostante questo, l’entusiasmo del mio bambino interiore (che evidentemente non ha alcun ritegno nello spendere soldi) era forte abbastanza da darmi la convinzione e la motivazione di proseguire a testa alta e con il portafogli alla mano. Mi sono ripromessə di non farmi tentare troppo, e mi sono imbarcatə nell’esplorazione del baluardo San Paolino, in cui da qualche anno è stata allestita una concentrazione di piccoli stand dedicati alla vendita di merchandise dedicato al LARP (Live Action Role-Playing) e al cosplay medioevale o similmente ambientato. Preziosissimo il contributo del vicario che distribuiva indulgenze presso lo stand di Feudalesimo e Libertà, e la dissezione dell’alieno presso lo stand di Antisocialufo.

Al termine della mia visita al baluardo San Paolino ho quindi preso la strada per dirigermi verso il centro della città, alla Chiesa di San Cristoforo, dove avevo scoperto qualche giorno addietro essere stata allestita una piacevolissima mostra di MinaLima sulla creazione della serie di volumi di classici letterari e, in particolare, di Harry Potter, con l’aggiunta di oggetti di scena dei film della saga firmata J.K. Rowling e con vendita, in anteprima, del terzo volume (Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, edizioni Bloomsbury Publishing, 2023, illustrato da MinaLima).

La piccola mostra all’interno della chiesa è stata piuttosto rinfrescante dopo le strade colme di persone e la confusione dei padiglioni, e vedere gli oggetti di scena creati per i film della saga è stato decisamente intrigante; per quanto la posizione politica dell’autrice e le sue dichiarazioni a dir poco imbarazzanti a tema LGBT, in particolare riguardo alle persone transgender, abbiano (giustamente) allontanato molte persone dal franchise, la piccola mostra alla Chiesa di San Cristoforo ha comunque fatto giustizia al lavoro di chi, prima della presa di posizione della Rowling, ha amato la storia e l’ha voluta mettere su pellicola.
Dopo un veloce pranzo al sacco sotto una pioggia che non dava segno di diminuire, avendo rinunciato a cercare soluzioni per un pasto senza glutine durante quel temporale, ho quindi deciso che il mio percorso del giorno si sarebbe fermato lì e ho ripreso il cammino verso la stazione, direttə verso casa.
Terzo giorno
La giornata è iniziata non solamente con il mal di piedi, accumulato nei giorni scorsi, ma soprattutto con la prospettiva di una lunga camminata (e ancora non avevo idea di quanto lunga sarebbe stata) per cercare la terra promessa del mangiare in fiera senza glutine: un piccolo forno, fuori dalle mura, e un food truck, anche questo per qualche motivo fuori dalle mura (e dalla portata della maggior parte delle persone), che secondo la rete dell’AIC (Associazione Italiana Celiachia) Alimentazione Fuori Casa sarebbe stato a disposizione per fornire panini senza glutine durante tutto il periodo della fiera.

Per qualcuno che, come me, si è dimenticato di rinnovare l’iscrizione all’AIC e ha cercato in lungo e in largo informazioni, non necessariamente confermate, sui locali per mangiare fuori casa in sicurezza, la ricerca di un pasto senza glutine può essere ostica e complessa; in effetti, a parte il forno fuori dalle mura, tutti i locali segnalati su altri siti e app avevano certificazioni AIC di anni passati, e non dimostravano di averne appese per qualche anno prima del 2023 (non necessariamente questo significa che siano a rischio, ma di certo mi ha dato qualche perplessità).
Raggiungere il forno a piedi non è stato semplice, in particolare perché dopo appena una ventina di minuti di camminata dalla stazione ero già stancə per la fatica accumulata nei giorni passati; tuttavia, una volta raggiunto, posso dire di non essermi risparmiatə sugli acquisti, e tutto ciò che ho assaggiato è stato un valido motivo per tornarci anche nei giorni seguenti. Dopo una veloce merenda è stato il tempo di ripartire, sotto la pioggia che andava e veniva, ma perlopiù restava: anche per via della calca e della confusione del tempo che pareva soleggiato, ma ancora pronto a sciogliersi in pioggia, le vie erano un vortice di persone.
Non volendo fare la fila ai principali padiglioni di grandi brand come Nintendo, Funko, Bandai, Pokémon, J-Pop e compagnia, ho cercato di circumnavigare la città per andare al Giardino degli Osservanti, da sempre ritrovo di cosplayer e di bancarelle di produttori di nicchia.

In un momento di relativa quiete dalla tempesta, nonostante il vento decisamente intenso, mi sono quindi ritiratə nel Giardino, che, dopo una facile entrata senza fila, come una trappola per topi mi ha dato non pochi grattacapi all’uscita, dato che mancava la necessaria segnaletica per individuare il cancello giusto; a dire il vero, l’intera esperienza del Lucca Comics mi è parsa piuttosto disorganizzata in alcuni frangenti, quali le direzioni dell’entrata e l’uscita dai padiglioni.
Nonostante il momentaneo panico nel momento della ricerca dell’uscita, il Giardino degli Osservanti è stata una piacevole pausa dalle vie sovraffollate, e a seguire mi ha condottə verso una parte del Lucca Comics che solitamente non avevo mai visitato: il padiglione dell’Umbrella Italian Division, zona aperta in cui era stata allestita, come ogni anno, una piccola area tematica su Raccoon City. Per quanto poco ferratə sul mondo di Resident Evil, l’ho trovata apprezzabile e divertente, per quanto decisamente minuscola, al netto di molti padiglioni di grandi brand che, nonostante le possibilità, non spesso realizzano qualcosa di simile con gli spazi loro concessi.

Qualcosa di simile, e persino più in grande, posso dire di averlo visto solamente l’anno scorso a Villa Bottini, nel padiglione di CD Projekt Red, che aveva allestito non solamente una mostra a tema Cyberpunk 2077 e The Witcher, con persino una caccia al tesoro e tavoli di gioco di Gwent all’interno della villa, ma, soprattutto, una piacevolissima area nel giardino in cui i visitatori potevano recarsi non solo ad acquistare gadget, ma anche a provare piccoli laboratori a tema con degli attori calati nel ruolo di personaggi della saga.

A questo link si trova un video riassuntivo ufficiale di CD Projekt Red al Lucca Comics 2022
Dopo la lunga circumnavigazione delle mura, e qualche visita a padiglioni minori, la pioggia torrenziale ha cancellato ogni speranza di un pomeriggio piacevole e molti si sono recati, come me, in stazione per tornare a casa; completamente inzuppatə d’acqua piovana e provatə dal lungo percorso fatto, ho capito che il mio Lucca Comics avrebbe dovuto concentrarsi, negli ultimi due giorni, su esplorazioni più brevi: gli eventi, le lunghe file e i padiglioni più grandi sarebbero stati quindi off limits, considerando la condizione in cui versava il mio fisico dopo che la fatica aveva preso il sopravvento. I cinque giorni cominciavano a farsi sentire.
Quarto giorno
Nel quarto giorno di visita, avendo visto molti dei padiglioni di mio interesse, mi sono subito recatə a comprare il pranzo al sacco fuori dalle mura e poi, entrando da Porta Sant’Anna invece che dalla solita Porta San Pietro, ho passeggiato oltre il Giardino degli Osservanti e il padiglione Umbrella per visitare le strade del centro città. Inutile dire che, essendo sabato 4 Novembre, come previsto, il giorno più affollato, ho avuto modo di vedere ben poco: mi sono destreggiatə tra i padiglioni più grandi, in cui la fila era chilometrica e bloccata in attesa di poter scorrere all’interno, e le vie che per l’ora di pranzo erano diventate stracolme e difficili da navigare. Il mio tempo l’ho impiegato principalmente per studiare i vari cosplayer sulle mura, affascinatə dai numerosi personaggi che finalmente, in questo quarto giorno soleggiato (anche se ventoso), riuscivano a camminare liberamente per la strada.

Lungo le mura erano presenti anche numerose tende dedicate ad attività e giochi interattivi, come il laser tag, le escape room, corsi di pronto soccorso, insegnamenti di scherma ed altri sport storici e persino, nei pressi del baluardo San Paolino, il padiglione Plaion dedicato a Sonic Superstars, in cui la fila quel giorno sembrava piuttosto nutrita.

In quello stesso giorno, tuttavia, come ho scoperto non appena ho raggiunto la stazione per il viaggio di ritorno a casa, se a Lucca finalmente aveva smesso di piovere, un’alluvione stava mettendo in ginocchio altre zone della Toscana, causando danni che solamente adesso cominciano ad essere, piano piano, limitati e controllati, ma non risolti. In questo report di Sky Tg24 si parla di circa 400 sfollati e di allagamenti da Prato a Firenze, con esondazioni di fiumi e altri corsi d’acqua che hanno colpito varie città e notevoli problemi anche sulle linee ferroviarie. Uno di questi problemi, proprio il 4 Novembre, è stato un’ostruzione al percorso del treno causato da un albero caduto per il forte vento, nella tratta Lucca-Viareggio; questo vissuto da me quasi in diretta, essendo io presente in stazione assieme alle moltissime persone che da circa tre ore aspettavano un treno per Viareggio.

A questo link si trova il reportage di AGtw, diffuso su Youtube sul canale ufficiale del Corriere della Sera, riguardo alla situazione dell’allagamento di Campi Bisenzio, in Toscana
Dopo una giornata di tempo decisamente più piacevole rispetto a quello dei giorni scorsi, in una mattinata di sole, nonostante il vento, tornare in stazione e vedere sugli schermi le immagini di città allagate e la notizia di cinque morti per via delle alluvioni in Toscana è stata un’improvvisa realizzazione, e inaspettata, soprattutto, perché essendo occupatə a spostarmi per la città non avevo dato nemmeno un’occhiata alle notizie o al meteo.
Per fornire supporto alle zone alluvionate sono disponibili online informazioni utili, tra cui quelle segnalate ai seguenti indirizzi web:
Quinto giorno
Avendo ormai visitato la maggior parte dei padiglioni d’interesse, il quinto giorno è stato dedicato perlopiù alla visita dei padiglioni Panini e San Donato, in cui la folla era sempre presente, ma, forse per via del fatto che era l’ultimo giorno, meno soffocante, e al ritorno al Padiglione Carducci per un rapido assaggio alle mini-porzioni dei dolci dell’Atelier di Damiano Carrara, presente in fiera tra le aree dedicate ai giochi da tavolo. In un Lucca Comics decisamente poco attento alle esigenze di consumatori celiaci e intolleranti al lattosio, perlomeno questo stand aveva dolci che erano commestibili da entrambi.

A seguito di qualche altra spesa qua e là in carte Pokémon (dannato Padiglione Carducci), è arrivato infine il tempo di andare, in una giornata che è stata forse quella con il cielo più stabile di tutte le cinque di fiera.
La via del ritorno, per quanto riscaldata da un timido sole, è stata tuttavia quella in cui mi sono trovatə a fare una fila piuttosto lunga: causa suddivisione di percorsi per agevolare la salita sui treni, per via dell’ingente quantità di visitatori del Lucca Comics, la folla ammassata all’entrata dell’accesso ai binari per Pisa era molta. Nonostante tutto sono riuscitə a trovare un vagone in cui salire, per quanto abbia dovuto sorbirmi una mezz’ora di viaggio in piedi, e così, con un mal di piedi fulminante e le tasche parecchio alleggerite dal sogno capitalista lucchese, è finita la mia esperienza del Lucca Comics.

Tiriamo le fila
Come sempre il Lucca Comics si dimostra una delle maggiori fiere in Italia, in Europa e forse persino nel mondo, con i suoi pro e i suoi contro: una folla che, per quanto si cerchi di prevenirla, non può essere evitata; prezzi decisamente pompati; organizzazione che talvolta, causa la notevole quantità di gente, può dimostrarsi leggermente fallace; e di certo non si può dimenticare la questione dell’accessibilità, che spesso in eventi come questo trova poco riscontro ufficiale e si dimostra anzi piuttosto dimenticata; ma di certo per chi riesce a vivere la fiera al suo massimo si prospettano cinque giorni di immersione nel mondo “nerd”, a cui partecipare e divertirsi nonostante i difetti, in cui sentirsi parte di una dimensione a sé stante dove le proprie passioni di nicchia sono protagoniste e dove incontrare altri, tantissimi altri, che le condividono allo stesso modo.
È proprio per questo, in fondo, che dopo tutta la fatica si torna a casa sapendo che l’anno prossimo sarà di nuovo una corsa al biglietto, per poter tornare e partecipare ancora, nonostante si conoscano già i padiglioni e si abbia un’idea generale di quello che ci aspetterà; anzi, forse a maggior ragione per questa consapevolezza l’entusiasmo già è alle stelle, e non si vede l’ora di tornare.
Per quanto entusiasmante, tuttavia, ho affrontato questa edizione con un po’ d’amaro in bocca per via della mancanza di accessibilità e visitabilità generale che una fiera del genere ha dimostrato, e che è risaltata quest’anno, forse più di altri, ai miei occhi: per quanto i padiglioni fossero attrezzati con rampe per permettere la salita e la discesa di persone in sedia a rotelle, non erano presenti aree di sosta o panchine che, se già a persone non affette da disabilità sarebbero servite per via della fatica di farsi tutta la città a piedi, a maggior ragione sarebbero servite a persone affette da malattie croniche o impossibilitate a camminare molto a lungo.
Anche aree di decompressione dopo i padiglioni più affollati sarebbero state quasi necessarie, vista la quantità di gente soffocante; per persone, in particolare, sensibili alla folla, neurodivergenti e non, delle zone per regolare la propria esposizione alle persone e distanziarsi dai corpi che costantemente pressavano, spingevano, si spostavano nei dintorni potrebbero fare la differenza.
In ultimo, la questione alimentare è d’obbligo per me: non è possibile che in un’intera città le uniche opzioni per una persona celiaca siano di conoscere già i posti dove mangiare senza glutine all’interno delle mura (o all’esterno) e che non ci siano aree dedicate ai pasti che tengano di conto le intolleranze alimentari in modo serio. La fatica di dover scegliere se prepararsi un pranzo al sacco, perdendo quindi tempo, oppure doversi organizzare per andare esclusivamente in un dato forno, pasticceria, ristorante, per poter mangiare, non può essere ancora una cosa necessaria per chi ha intolleranze alimentari; e di certo non ho intenzione di mangiare solo mini-porzioni di tiramisù da sei euro l’una allo stand di Damiano Carrara! (Non me ne voglia Damiano, è una questione di principio)
Per concludere, insomma: il Lucca Comics è sempre un’esperienza travolgente, che può essere vissuta piacevolmente anche senza visitare tutti i padiglioni o senza fare tutti i giorni; per quel che vale, si può anche evitare di entrare nei padiglioni in toto e godersi semplicemente, senza acquistare un biglietto che costa un rene, la città di Lucca in veste più inusuale. Di certo avere l’accesso ai padiglioni garantisce contenuti in più di quelli che si possono vedere solamente all’esterno, e per chi vuole fare incetta di merchandise e oggettistica è l’ideale per alleggerirsi del peso di quei soldi che smaniano per essere spesi
Ciò che mi auguro per il futuro è che si continui a cercare di migliorare una fiera che già dal punto di vista di popolarità ha guadagnato una fama eccellente, e che dunque, al di là del contenuto, si ragioni in termini di inclusività e accessibilità. Solamente così sarà davvero una fiera che tutti possono godersi a proprio modo e al proprio ritmo, e magari senza dover scegliere tra camminare un chilometro in più o mangiare un panino freddo preparato a casa in fretta e furia per mancanza di alternative.
Qui un articolo di @irn.lnz a cui ha contribuito
Qui il link all’articolo di presentazione della sua rubrica musicale (non più attiva) Inaudito!

Autore: Beatrice Carpina
Su instagram @scrawny_raccoon, classe 2001, da sempre residente a Pisa, ma non “propriamente” pisanə. Pecorə nerə in una famiglia di ingegneri e informatici, scrive libri per necessità. Nel tempo libero cerca di studiare e si lascia distrarre da progetti al di fuori della sua portata.
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