Lo scorso 21 ottobre è andato in scena al Teatro Nuovo Binario Vivo Cajka 7050 della compagnia teatrale Mo Wan, interpretato da una splendida Alice Bachi, co autrice del testo insieme ad Alessandro Brucioni che ne firma anche la regia.
Cajka 7050 è incentrato sulla figura di Valentina Tereshkova, che il 16 giugno 1963, a bordo della capsula Vostok 6, fu lanciata nello spazio, diventando la prima cosmonauta donna della storia. Valentina era destinata ad un futuro nella fabbrica di fili da cucire. Lavoratrice, orfana, operaia, paracadutista, politicamente impegnata, a 25 anni il suo destinò mutò nel giro di pochi mesi quando fu selezionata per entrare a far parte del programma spaziale. Farne parte voleva dire ricevere privilegi e onori, ma il rischio era alto. Veniva promessa la gloria eterna ma non veniva garantita la sopravvivenza.

La storia di Valentina Tereshkova e del suo approdo nello spazio è una storia di successo, riscatto sociale, ma anche di forti contraddizioni che vengono narrate con immenso trasporto e maestria dall’attrice Alice Bachi, diplomata alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano nel 2005 e che ha lavorato con grandi nomi dello spettacolo come Sergio Castellitto e Michele Santeremo.
La trama di Cajka 7050
Il 16 Giugno 1963 la Russia si aggiudica un altro primato nella corsa alla conquista dello spazio: dopo Yuri Gagarin e la cagnetta Lajka, Valentina Tereshkova è la prima donna ad orbitare intorno alla Terra, per un totale di 70 ore e 50 minuti.
Valja, cresciuta in un villaggio sulle rive del Volga, destinata ad un futuro nella fabbrica di fili da cucire, viene selezionata per essere la prima donna a volare verso lo Spazio.
Nell’arco di pochi mesi cambia la sua vita, il suo futuro, il suo destino. Il rischio era alto. Entrare a far parte del programma spaziale significa ricevere privilegi e onori. Quello che non veniva “promesso” era il ritorno.
Nel 1960 lo Spazio era una scommessa, un territorio sconosciuto e imprevedibile di cui non si aveva alcuna “esperienza”.
La missione Vostok 6 fu un successo e la giovane Valentina decollò nell’Olimpo della Russia comunista. Anche lei sfilò nella Piazza Rossa come Gagarin e venne riconosciuta come un modello per le donne sovietiche.
Una donna simbolo dell’emancipazione femminile, un vanto per l’Unione Sovietica nei confronti dell’Occidente: una lavoratrice, orfana, operaia, paracadutista, politicamente impegnata, una ragazza di 25 anni che si mette al servizio della collettività per il progresso scientifico dell’umanità.
Il contesto storico e politico
Durante la Guerra Fredda, si assistette a una sfrenata competizione spaziale tra l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Questa corsa allo spazio, sviluppatasi negli ultimi anni ’50 e nei primi anni ’60, rappresentò il culmine dell’epoca di massima “gloria spaziale” dell’URSS. L’Unione Sovietica ottenne numerosi primati significativi, tra cui il lancio del primo satellite in orbita nel 1957 e il volo del primo essere umano nello spazio nel 1961.
I primi astronauti, sia sovietici che americani, erano esclusivamente di sesso maschile. Tuttavia, negli Stati Uniti, nel 1960, si avviò un programma indipendente, non finanziato dalla NASA, noto come Mercury 13, volto al reclutamento di astronaute. Questo segnò un passo importante verso l’uguaglianza di genere nel campo dell’esplorazione spaziale.
Nel frattempo, in risposta a questi sviluppi, il direttore dell’addestramento dei cosmonauti sovietici, Nikolai Kamanin, si impegnò a non permettere che i rivali statunitensi conquistassero l’importante primato. La prima donna a volare nello spazio doveva essere sovietica, ciò avrebbe portato all’epica missione di Valentina Tereshkova.

Kamanin iniziò quindi il processo di selezione, al quale parteciparono circa mille candidate, ma alla fine solo cinque di loro furono selezionate. Tra queste cinque c’era Valentina Tereshkova, che, insieme alle altre quattro candidate, si sottopose a un estenuante e rigoroso addestramento. Nel maggio del 1963, questa giovane operaia fu designata come pilota della navicella spaziale Vostok 6. Era destinata a diventare la prima donna nello spazio e ad affrontare l’ardua missione da sola, sotto il nome in codice di “čaika” (gabbiano).
La decisione venne sottoposta all’approvazione del Segretario del Partito Comunista, Nikita Kruscev, che si mostrò favorevole. La scelta di Valentina Tereshkova fu influenzata positivamente dal suo background familiare. Figlia di un contadino deceduto durante la Seconda Guerra Mondiale e di un’operaia, era la rappresentazione ideale della donna sovietica. Non solo, Valentina, dopo la sua missione spaziale, divenne in tutto il mondo un simbolo delle battaglie per l’emancipazione femminile.
La verità dietro la missione spaziale di Valentina Tereshkova
Dieci anni dopo la caduta del Muro, in una Russia profondamente trasformata, Valentina Tereshkova, all’età di 70 anni, condivide una storia totalmente diversa riguardo alla sua missione spaziale. Dopo la trentesima orbita, la sua navicella Vostok 6 iniziò ad allontanarsi dalla Terra, mettendo a rischio la sua vita.
L’atterraggio avvenne in modo del tutto casuale e fortuito, segnando un fallimento totale della missione. Tuttavia, il Partito scelse di mantenere il silenzio, occultando tutti gli errori commessi e presentando una narrativa alternativa che nascondeva una verità che nessuno avrebbe dovuto scoprire. Venne quindi filmato un finale alternativo.
Di fronte alle telecamere e alla stampa mondiale, una sorridente Valentina Tereshkova uscì dalla sua Vostok 6 e salutò il popolo sovietico come l’eroina emergente dell’era di Kruscev, una promessa di gloria per il futuro della Russia.
La rappresentazione della Bachi in CAJKA 7050
Alice Bachi accompagna lo spettatore in un viaggio indimenticabile attraverso i pensieri e le paure di una giovanissima Valentina Tereshkova alla quale presta volto e voce nel racconto di quella grande sfida contro il mondo che gravava sulle sue spalle di ragazzina venticinquenne.
La Bachi è in grado, soprattutto, di mettere in luce l’umanità di un personaggio tanto coraggioso e fragile al tempo stesso. La paura di non farcela, il sentirsi insignificante all’interno di un esperimento più grande di tutto.
Un esperimento nel quale Valentina era solo uno strumento, una pedina, come Lajka la cagnetta, che poteva essere sostituita in qualsiasi momento. L’obiettivo non era tornare indietro, ma scrivere la storia e far parte di un successo mondiale
CAJKA 7050 è il racconto avvincente di una donna eccezionale, immersa in uno dei regimi più complessi e contraddittori del Novecento.
La narrazione prende vita come un film in cui la telecamera segue da spettatore privilegiato i personaggi chiave della storia, fino a diventare gli occhi stessi della protagonista.
Il punto di vista di Valentina diventa lo specchio di un’epoca caratterizzata da frontiere e tensioni sociali, dal tragico esito delle spinte ideologiche socialiste, nonché dai desideri e dalle contraddizioni che attraversano la condizione umana.
Una storia che trasporta lo spettatore attraverso gli eventi della Rivoluzione di Ottobre, tra le lande della steppa, nell’atmosfera dell’alcol della vodka, e dentro il sogno di ogni essere umano di superare i propri limiti, confini e barriere.

Autrice: Mariaconsuelo Tiralongo
Classe 2000, figlia del Mar Ionio e dei Monti Iblei. Da sempre appassionata di letteratura e scrittura creativa, si è laureata a luglio in Informatica Umanistica ed è da poco approdata a Italianistica. Discute di libri, editoria indipendente e letteratura della marginalità su @vocidicarta_
La trovate su @mylifeas__c