Anno1909. Il primo Giro d’Italia partì il 13 maggio alle 2:53 da Piazzale Loreto, a Milano, con 127 ciclisti al via.
La prima tappa di sempre fu vinta da Dario Beni sul traguardo di Bologna dopo 397 km a 28,090 di media oraria. Fra il 13 e il 30 maggio si corsero otto tappe, per complessivi 2 447 chilometri, che videro affrontarsi i migliori ciclisti dell’epoca: tra essi Giovanni Gerbi, Giovanni Rossignoli, Luigi Ganna (cui andò la vittoria finale), Carlo Galetti, Eberardo Pavesi e Giovanni Cuniolo. La classifica fu stilata a punti, sulla base dei piazzamenti nelle tappe, e il montepremi effettivo fu di 18 900 lire, di cui 5 325 per il vincitore.
La nascita del Giro venne formalizzata con un annuncio sulla Gazzetta dello Sport il 24 agosto 1908, con la promessa di 25 000 lire di premio al vincitore e la volontà di organizzare «una delle prove più ambite e maggiori del ciclismo internazionale». Nell’organizzazione del Giro la Gazzetta dello Sport anticipò di poco il Corriere della Sera, che stava per dare il via a un’iniziativa ciclistica nazionale sulla scorta dell’analogo Giro automobilistico d’Italia lanciato qualche anno prima.
Le due seguenti edizioni videro imporsi Carlo Galetti, sempre con un sistema di graduatoria a punti.
Da segnalare negli annali è il quarto Giro, quello del 1912, in cui venne stilata la sola classifica per squadre: la vittoria andò così ufficialmente all’Atala (formata da Ganna, Galetti, Pavesi e Micheletto), e solo in via ufficiosa, a livello individuale, a Carlo Galetti. Dopo un Giro 1913 in cui si tornò alla classifica individuale a punti, vinto da Carlo Oriani, nel 1914 fu introdotta la classifica generale a tempo, tuttora in vigore, che sostituiva quella a punti: si impose Alfonso Calzolari, nonostante una penalizzazione di tre ore comminatagli dalla Gazzetta e l’iniziale squalifica da parte dell’Unione velocipedistica italiana, revocatagli solo nel 1915 dal Tribunale di Milano, per essersi attaccato a un’autovettura sulla Salita delle Svolte, in Abruzzo. Quel Giro 1914, considerato il più duro di sempre, fu portato al termine da soli otto ciclisti su 81 partiti; si ebbero anche la tappa più lunga, 430,3 km da Lucca a Roma, e la media oraria di percorrenza più bassa di sempre, 23,347 km/h.
La partenza della corsa nelle prime edizioni del Giro fu sempre a Milano, tranne che nel 1911, quando si partì da Roma, per celebrare il cinquantenario dell’Unità d’Italia; l’arrivo fu invece posto a Milano nel 1909, 1910, 1913 e 1914, mentre nel 1911 fu ancora a Roma e nel 1912 fu spostato da Milano a Bergamo con l’aggiunta di un’ulteriore tappa in sostituzione della frazione Pescara-Roma annullata per lo straripamento di un torrente. Dal 1915 al 1918 la corsa dovette quindi fermarsi per l’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale.
Dopo la Prima guerra mondiale al Giro si misero in evidenza diversi campioni che sarebbero divenuti leggendari: Costante Girardengo, Giovanni Brunero, Alfredo Binda e Gaetano Belloni. Girardengo (1919 e 1923), Belloni (1920) e Brunero (1921 e 1922) vinsero i primi cinque Giri d’Italia dopo la Grande Guerra. L’edizione subito seguente, quella del 1924, fu invece caratterizzata dall’assenza dei grandi campioni, a causa dello sciopero delle principali squadre per disaccordi sui premi con l’organizzazione, e i ciclisti al via si schierarono come “isolati”: vinse Giuseppe Enrici. Quel Giro è ricordato anche per la partecipazione dell’unica donna, Alfonsina Strada, ad aver mai preso parte alla corsa insieme agli uomini. Nell’edizione del 1925 fu quindi il giovane Binda a prevalere distanziando i rivali di diversi minuti. Tra il 1926 e il 1929 Binda trovò solo Brunero come valido rivale e riuscì a vincere tre Giri consecutivi, lasciando a Brunero solo l’edizione del 1926. Il dominio di Binda era tale che gli organizzatori del Giro decisero di non farlo partecipare all’edizione 1930, riconoscendogli comunque un premio pari a quello che sarebbe spettato al vincitore, cioè 22 500 lire; a vincere quel Giro fu così Luigi Marchisio. Le due edizioni seguenti andarono invece a Francesco Camusso e Antonio Pesenti.
Armando Cougnet, ideatore e factotum del Giro d’Italia fin dalla sua fondazione e fino al 1948, aveva deciso intanto nel 1931 di istituire per il leader della corsa un simbolo che lo rendesse riconoscibile a prima vista in mezzo al gruppo di ciclisti. Fu così introdotta la maglia rosa, dal colore delle pagine della Gazzetta, che venne vestita per la prima volta da Learco Guerra al termine della prima tappa del Giro 1931 tra Milano e Mantova. Al Giro 1933 fu invece introdotto il Gran Premio della Montagna, con quattro salite che assegnavano punti; in quella stessa edizione si ebbe la prima tappa a cronometro, da Bologna a Ferrara. A conquistare la prima classifica GPM, come anche la prima cronometro, fu Binda, che si aggiudicò anche quel Giro 1933, dopo due anni di sfortunati ritiri. Nel 1934 Learco Guerra vinse il suo primo e unico Giro, mentre l’anno dopo a imporsi fu Vasco Bergamaschi.
Autore: Lucia Palma, classe 1982, frequenta il terzo anno per la triennale all’Università di Pisa, curricula Storia moderna e contemporanea unisce la passione per i libri alla storia ed approda RadioEco con la rubrica ricordiamo…