Rad(Y)oSex 2.0: Caro Ezio Greggio, nessuno comprende la paura

Caro Ezio Greggio,

la mamma di Enea non merita questo. La mamma di Enea, o la donna che lo ha abbandonato – se preferisce – non merita questa risonanza mediatica.

Questa donna merita il silenzio. Merita di rimanere nell’anonimato. Merita il rispetto della sua scelta. Una donna come le altre, che ha compiuto una decisione, sicuramente difficile, ma che credeva essere la migliore.

Gentile signor Greggio,

questa donna non ha lasciato un bambino indifeso tra i cassonetti dell’immondizia, come spesso accade, ma si è accertata che il bambino stesse bene e che ricevesse le attenzioni necessarie. Ha fatto quello che ogni madre dovrebbe fare, prendersi cura di un figlio.

Questa donna, ha avuto un coraggio inimmaginabile, che nessuno ha il diritto di giudicare. Ha scelto di lasciare suo figlio, ha scelto di donargli una possibilità. Quanti bambini non cercati oppure cresciuti in contesti sociali disagianti, non ricevono l’opportunità di una vita migliore? Direi molti. Eppure l’opinione pubblica sussulta quando vede ai notiziari ciò che questi bambini subiscono, così come quando un bambino viene lasciato alle cure di un ospedale.

Gentile signor Greggio,

cosa ne pensa di questi bambini? Bambini che forse, nel profondo, avrebbero voluto un’opportunità come quella data a Enea.

Questa donna, la mamma vera, ha scelto di fare il bene del figlio. Un esame di coscienza che le ha fatto capire che non sarebbe stata in grado di crescere una creatura. E ha scelto l’opzione migliore.

Perché crescere un bambino fa paura, soprattutto in questo mondo.

Gentile signor Greggio,

probabilmente lei e i suoi coetanei, figli del boom economico e delle pensioni sicure, non mi capirete. Ma avere una famiglia oggi, è spaventoso.

Viviamo in un mondo che stiamo distruggendo, in preda alla paura del futuro, se un futuro ci sarà.

Un mondo costellato dall’odio e dall’ingiustizia, dove nessuno sconto è permesso. In un mondo il cui domani è sempre più incerto, annichilito.

Mettere al mondo un vita, con la paura che non ci sarà una vita da vivere, non è forse egoista? La mera soddisfazione dell’istinto naturale di risprdursi, senza pensare alle conseguenze.

Per cui, questa donna non ce l’ha fatta, ha scelta di lasciare andare. Donando la possibilità di un figlio a coloro che non possono averne.


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Autrice: Michela Berti

Ho 21 anni ma sento di essere rimasta ferma ai miei amati 18. Sono innamorata dell’arte e della scrittura, potreste chiudermi in un museo e non vedermi più uscire. Parlo di qualsiasi cosa, anche se cerco sempre una scusa per nominare Alberto Angela o i miei fervidi ideali femministi. Vorrei fare la scrittrice, ma anche la giornalista, e la divulgatrice, o la direttrice di un museo, e tante altre cose. Parlo d’arte su TikTok (@arslongaest_)

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