Buona Domenica e ben tornat* su Pensieri (S)comodi, la rubrica (s)comoda di Radio Eco. Oggi parleremo di una delle violenze in ascesa in questi ultimi anni: il Revenge Porn.
Il Revenge Porn consiste nella diffusione di contenuti multimediali sessualmente espliciti senza il consenso della persona ritratta.
La traduzione italiana è “porno vendetta”: una persona, per vendicarsi della persona amata diffonde materiale pornografico al fine di violentarla, umiliarla e danneggiarla.
È il cosiddetto abuso sessuale basato sulle immagini (Eaton & McGlynn, 2020)
Dal sexting al ..
Il sexting ruota attorno al concetto di disattenzione, ingenuità, non curanza di giovani donne che inviano foto nude a chiunque senza considerarne i fattori di rischio.
È interessante notare quanto si tende a pensare che la donna avrebbe dovuto essere più cauta, piuttosto che condannare l’azione violenta da parte dell’altro.
Come vi sentireste se il vostro corpo, o un video, o una foto fosse visto da tutti, senza il vostro consenso? E come vi sentireste nel sapere che colui che ha commesso questo è una persona che avete amato, con il quale avete avuto una relazione?
L’emozione di vergogna, d’imbarazzo e il sentimento di umiliazione sono al centro dell’esperienza di revenge porn.
..revenge porn
Coloro che condividono immagini e video per vendetta possono includere il nome o le informazioni di contatto della persona mostrata (per esempio, indirizzo e numero di telefono) al fine di umiliarla e svergognarla.
Le ragioni che muovono quest’azione possono essere il vendicarsi di un torto subito, quale ad esempio l’infedeltà reale o immaginaria o l’interruzione della relazione, assurgendo così l’atto di revenge porn a una forma legittima di vendetta interpersonale (Hall & Hearn, 2019), che implica una forma di punizione e controllo.
Walker e Sleath (2017) hanno indicato che gli uomini che pubblicano foto nude delle loro ex partner possono aver bisogno di riaffermare il proprio ruolo di genere (come superiore a quello della donna) recuperando quel potere che hanno sentito di aver perso.
Non tutti sono consapevoli del danno psicologico, fisico, economico che si può generare condividendo materiale sessualmente esplicito all’insaputa della vittima.
Il codice penale
È un reato che esiste da circa un anno. È stato introdotto con l’approvazione del Codice rosso (legge 69 del 19 luglio 2019) sulle violenze domestiche. La norma parla di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate e tale reato è punito con la reclusione da uno a sei anni.
Due sono gli elementi di offesa: il non consenso della vittima e il fatto che il contenuto sia di natura intima o sessualmente esplicito.
Esiste l’aggravante della relazione affettiva, se c’è o c’è stata, come esiste per gli altri reati di violenza e quindi la pena risulterà più severa qualora i fatti siano commessi da un ex partner che decide di diffondere il materiale intimo al termine della relazione dopo che quel materiale era stato prodotto consensualmente nel corso della relazione.
Quali sono le conseguenze?
Il revenge porn può avere un forte impatto emotivo sulle persone coinvolte.
Parte dell’impatto è sicuramente legato all’emozione di colpa: molto spesso capita che possa venir detto loro che avrebbero dovuto conoscere i rischi quando hanno inviato quelle foto e di conseguenza le vittime pensano, erroneamente, di aver contribuito alla violenza. La colpa è solo delle persone che hanno scelto di condividere le immagini senza il loro permesso.
Purtroppo ci sono prove che indicano che le vittime si assumano la responsabilità, almeno in parte, di quanto successo avendo loro stesse condiviso quelle immagini che poi sono diventate oggetto di vendetta da parte dell’altro.
Inoltre, come hanno detto Ruvacalba e Eaton, nel 2020:
L’invio di materiale sessualmente esplicito da parte di una donna la colloca sicuramente in una posizione a maggior rischio di stigmatizzazione sociale rispetto a un uomo ed è proprio a causa di questo stigma che le vittime possono tendere a non cercare aiuto e a non denunciare questo reato.
Purtroppo i media hanno reso popolare l’espressione revenge porn che risulta una scelta semantica sufficiente di per sé a gettare colpa ingiustificata sulle vittime.
Il termine, infatti, suggerisce che la vittima abbia provocato un danno o un dolore al perpetratore in conseguenza del quale questi sta cercando vendetta, ferendola o danneggiandola, e questo supporta la tendenza a biasimare le vittime per l’abuso che hanno ricevuto. Per questo motivo alcuni autori tendono a non usare il termine revenge porn (Maddocks, 2018).
Casi famosi
Tiziana Cantone è stata data in pasto ai social media e questo ha rappresentato un motivo per suicidarsi. La sua morte ha portato alla luce un mondo composto da basse tutele.
Nel 2017 una sessantina di ragazze del Liceo di Modena e Reggio Emilia scoprirono che alcuni selfie privati erano finiti sul web.
Nello stesso anno, hackerarono il profilo di Diletta Leotta ed avevano sottratto foto e video dal suo cloud privato e finirono sul web. Cosa che è successo anche a Diana Di Meo lo scorso anno.
Anche Belen Rodriguez è stata vittima di revenge porn: l’ex fidanzato l’aveva ricattata chiedendole 500mila euro e minacciando di diffondere in rete un filmato hard che la vedeva protagonista – cosa che poi è accadde.
Nel 2021 una maestra di Torino viene licenziata in seguito alla pubblicazione di foto intime. In quel caso la moglie di un amico ha visto i video e ha riconosciuto che la protagonista fosse la maestra d’asilo dei propri figli e così ha deciso di inviare il video alla preside la quale ha preso il provvedimento.
Conclusioni
Anche se il revenge porn è sempre più all’attenzione dei media potrebbero esserci persone che non sono ancora consapevoli che si tratti di un reato. Per questo non saranno a conoscenza delle procedure in atto per proteggersi nel caso in cui diventassero vittime.
La criminalizzazione di ogni forma di diffusione di materiale sessuale senza il consenso della vittima è essenziale visto che le conseguenze sulle vittime sono analoghe a ogni altra forma di violenza e abuso.

Irene: Studentessa di discipline dello spettacolo e della comunicazione, amante del letto, delle vestaglie in pile, dei gatti e delle tisane. Sempre pronta a far polemica per esporre la propria idea su come dovrebbe girare il mondo. Si ciba di cinema, arte, libri, musica e tanto altro, ma chissà perché finisce sempre per avere ancora fame.