RADIOFEMM – LA TEORIA GENDER ESISTE DAVVERO?

Buongiorno a tuttǝ, e bentornatǝ a RadioFemm la rubrica femminista di RadioEco! Questo lunedì faremo un po’ di chiarezza sulla famigerata “teoria gender”, diffusa nei discorsi di certi indirizzi politici e figure religiose.

Che cos’è la “teoria gender”?

Spesso sentiamo parlare le associazioni cattoliche e i movimenti politici conservatori, di teoria gender. Si tratta di un espediente teorico finalizzato alla critica e all’opposizione rispetto ai movimenti femministi e LGBTQ, utilizzato in molteplici discorsi anche dalla nostra attuale Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Teoria gender – maqualegender.it

La teoria del gender, quindi, è nata con lo scopo di critica degli studi di genere, i quali compromettono l’intoccabilità del modello familiare “naturale”, e, di conseguenza, le tipizzazioni riguardanti l’orientamento sessuale, l’identità di genere e i ruoli di genere, sostenute da questi ambienti cattolico-conservatori.

Ciò che la retorica intorno alla teoria gender vuole trasmettere, non è altro che superstiziosa paura nei confronti delle visioni femministe e di genere, le quali affermano ulteriori possibilità di espressione e di vita diverse rispetto a quella etero-patriarcale. Ci induce a porre sotto la nostra salvaguardia e protezione i principi cardine della nostra società, perché oggetto di minaccia da parte delle “femministe di sinistra”.

La teoria gender: perché naturalizziamo gli eventi?

Il concetto di fondo che abita questo tipo di narrazione, è una estrema naturalizzazione di quelli che sono i valori sociali e storici che da secoli abbracciano la dimensione familiare e sessuale. Finiamo per considerare naturale, ad esempio, il matrimonio eterosessuale (perché così è sempre stato), quando in realtà altro non è che un dato su cui si fonda la nostra società, nato per certi scopi e utilità, per poi essere sottoposto a significati e valori variabili a seconda dell’epoca storica, in un processo continuo. 

Non, quindi, un qualcosa di fisso, immutabile: così da sempre, e, dunque, naturale. Bensì un fenomeno che va ricondotto all’interno di un percorso che ha origini lontanissime, e di cui tutto si può dire ma non “naturale”. Il fatto che all’interno della nostra società alcune dinamiche o valori vengono percepiti come intrinsechi alla essenza umana, significa che se non aderiamo totalmente al modello tradizionale di ciseteronormatività, saremmo meno “naturali”, perciò meno esseri umani. Si giustificano, così, le numerose violenze e preconcetti nei confronti, ad esempio, delle comunità queer.

Teoria gender – Ravenna Today

La teoria gender vuole mettere in guardia su come le filosofie femministe vogliono a tutti i costi privare le persone dei principi fondamentali che da sempre organizzano la famiglia e la società nel suo insieme. L’immaginario rimanda ancora una volta a quello delle streghe che mangiano bambini e che, in questo caso, legittimano l’esistenza di famiglie omogenitoriali, di un orientamento sessuale non necessariamente binario, di ruoli di genere diversificati e non impostati in base al sesso.

Teoria gender: verità o persuasione?

La verità, come abbiamo detto, è che non esiste nessuna teoria gender, ma è solo una manovra politica contro le posizioni femministe e LGBTQ. Si tratta di un ulteriore sintomo della arretratezza politica e sociale italiana: l’Italia, infatti, non prevede ancora una legge contro l’omolesbotransfobia, e il tasso di violenza e discriminazione nei confronti di queste comunità rimane ancora alto. E lo stesso vale per i femminicidi: sempre più donne uccise secondo un’ideale di possesso, onore e gelosia, che vediamo spesso connotare le relazioni eterosessuali.

Questa retorica del gender facilmente viene compresa e valorizzata dal cosiddetto “senso comune”, il quale è legato ai tradizionali valori familiari e ruoli di genere. Ma ciò che viene nascosto da chi parla di teoria gender, è che immaginare un mondo senza patriarcato, non significa bandire le coppie eterosessuali o le famiglie con due genitori (come credono i conservatori), bensì pensare come ugualmente legittimi i tanti altri modi in cui si può costruire una famiglia.

Violenza di genere – LifeGate

È chiaro, dunque, come ancora è necessario lavorare nella divulgazione degli studi intorno al genere, ancora troppo rinchiusi tra le mura accademiche e quelle dei collettivi femministi. Manca, cioè, una sensibilizzazione o, meglio, educazione al genere e all’identità di genere dell’individuo. Senza l’educazione al genere nelle scuole, gli individui sono portati a pensare se stessi e la propria vita secondo ruoli e tipizzazioni che ci sembrano esistere da sempre.

Educazione sessuale vs superstizioni “gender”

Una delle soluzioni possibili, istanza centrale all’interno della politica femminista, è l’introduzione di una solida educazione sessuale, ma anche emotiva, all’interno delle scuole. Per non cedere più a retoriche persuasive che mal guardano ai femminismi, l’educazione sessuale già dalle scuole primarie è certamente una esigenza centrale. Solo attraverso la conoscenza del genere come una dimensione distinta rispetto al sesso biologico, può svilupparsi la consapevolezza di una identità che può realizzarsi aldilà delle dinamiche dominanti.  

Non è di certo paradossale, tuttavia, che gli stessi partiti che si avvalgono della teoria gender, sono anche quelli che si oppongono all’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole, perché “deviante” e conduce ǝ ragazzǝ a fare sesso in maniera prematura. Ed è proprio così che scrive Matteo Salvini in un commento su un suo post su Twitter: «lasciamo che i bambini giochino, studino, si conoscano e crescano da bimbi. Fra fiabe negate e riscritte, teorie gender, registri scolastici “fluidi” e bagni neutri, stanno proprio esagerando».  

Educazione sessuale – Onu Italia

Tuttavia, ciò che sfugge alla comprensione del Senatore è che quelle che lui stesso chiama “teorie gender” non hanno mai avuto intenzione di privare ǝ bambinǝ della propria infanzia, ma semmai farlǝ crescere nella consapevolezza del proprio corpo e della propria sessualità. Il fine è quello di aiutare ǝ bambinǝ già dall’infanzia a saper fronteggiare il processo individuale dell’identità di genere, la quale oggi viene ridotta a un dato scontato, banale, ovvio. E ciò non fa altro che contraddirsi con la “libertà di conoscersi” che vogliamo attribuire all’infanzia, e che spesso emerge dalle parole di Salvini.

Solo con una educazione sessuale capace di trasmettere una conoscenza adeguata del sesso biologico da una parte, e del genere dall’altra, sarà possibile pensare una società libera da stereotipi e da pregiudizi sessisti e omofobici. Un mondo dove la vittoria è dell’amore libero e del genere privo di concettualizzazioni sociali, dove i diritti sono di tuttǝ e ognunǝ può vedere realizzato l’effettivo funzionamento della nostra democrazia.  


AUTRICE: CAROLINA SANTINI

Ho ventitré anni e sono studentessa del corso magistrale in Filosofia e Forme del Sapere, per il quale mi sono trasferita all’inizio di quest’anno accademico a Pisa. Vengo, infatti, da un piccolo paesino delle Marche in provincia di Urbino. Ed è proprio all’Ateneo di Urbino che ho intrapreso il mio percorso universitario, laureandomi in Scienze Umanistiche, curriculum Filosofico. Da poco in terra toscana, ho quindi deciso di portare la mia passione per la scrittura e il mio fervido spirito femminista, qui a RadioEco.

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