Buona Domenica a tutt* e ben tornati su Pensieri(S)comodi, la rubrica scomoda targata RadioEco!
Non é Gossip girl che vi parla purtroppo…sono solo Eva e scrivo questo articolo con un leggero ritardo causato dal fuso orario. Ho deciso di rendere partecipi i lettori di Radio Eco del mio viaggio negli Stati Uniti. Oggi parlerò della grande mela condividendo qualche curiosità e qualche gossip… da insider!!
Indice:
- La romanticizzazione di New York e il sogno Americano
- Il mito del New Yorker
- Uno sguardo realistico
- Shock Culturali e curiosità
- Alcune letture interessanti
La romanticizzazione di New York e il sogno Americano
New York è forse la città più romanticizzata del mondo ed è inevitabile che sia così. È una sorta di città incantata, paragonabile ad un mondo fantastico in cui tutto, letteralmente tutto, può esistere. È una città che non puoi pensare di amare se non ci hai mai vissuto perché visitarla non potrà mai mai darti un quadro realistico di ciò che realmente è. Avere verso di lei determinate aspettative sarà completamente inutile. Nel bene e nel male non sarà come te l’aspettavi. Questa è forse l’unica cosa che ho capito e assimilato di questa città. Per il resto ci ho capito davvero poco… se non che è di fondamentale importanza non incrociare lo sguardo degli altri per sopravvivere, o altrimenti capiranno che non sei un vero new yorker e potresti finire nei guai.

Ascoltando le parole di chi ci vive e ci lavora emerge che nonostante le difficoltà di questa città, quando hai le possibilità economiche e/o fattuali di potertici stabilire i punti positivi finiscono per superare quelli negativi – e di punti negativi ce ne sono!
Certo è che il concetto fondante della mentalità americana, in particolare di quella newyorkese, è quello di rischiare tutto pur di provare a realizzarsi, ed è per questo che quasi sempre in questa città ci si riesce.
Ma romanticizzare questa città non basta a far realizzare il sogno americano di nessuno. Chiunque non provenga da una famiglia agiata per riuscire a realizzarsi deve fare a spallate e a gomitate, oltre che a debiti con lo stato. Evidentemente però, la motivazione nel farlo é molto forte quando sei tanto stimolato dall’ambiente che ti circonda, e in questo New York è imbattibile.
Il mito del New Yorker
Il mito del New Yorker freddo e distaccato non è un mito. La verità è che in una città come New York per evitare di essere importunato, derubato, disturbato, devi farti vedere sicuro di dove stai andando e di cosa stai facendo in modo da non essere scambiato per un turista e da risultare sufficientemente menefreghista da non interessare neanche ai disturbatori. Gli abitanti di New York City sono veramente così: che sia un atteggiamento innescato dallo spirito di sopravvivenza o un reale tratto psicologico/caratteriale tipico, questo non è chiaro.
Uno sguardo realistico
In città c’é una differenza abissale tra zona e zona, sotto tutti i punti di vista, dal piano economico-sociale al piano etnico-culturale. Per questo motivo é una città dove puoi trovare letteralmente qualsiasi cosa e questo crea inevitabilmente tanta inclusione quanta disuguaglianza.
Shock culturali e curiosità
- La comunità italo-americana di New York
La comunità italo-americana a New York é numerosa sia in città che in periferia. Se da un lato è vero che moltissimi americani hanno origini italiane più o meno lontane, dall’altro è altrettanto vero che essere e/o definirsi italo-americani o italiani é divenuta negli anni una sorta di moda radicata, moda che in molti seguono per sentirsi parte di una comunità.
Ne é la prova il fatto che tutto ció che si vuole vendere – e questo emerge soprattutto nei supermercati di periferia– viene etichettato come “italiano”: “Italian cheese”; “Italian beef”; “Italian sauce” e cosí via. Questa etichettatura avviene senza un vero criterio, solo perché ció che viene creduto italiano vende, soprattutto laddove esiste una comunitá molto grande convinta che quello sia realmente cibo italiano.
Se da un lato può sembrare insensato e a tratti sbagliato aggrapparsi ad una cultura travisandone e modificandone i valori solo per sentirsi parte di un “qualcosa”, dall’altro lato é umano e curioso pensare che qualcuno voglia omaggiare le proprie radici per sentirsi parte di una cultura che ammira. In fondo, questa stessa cultura ha assunto una propria identità, che si discosta da quella italiana ma che in un qualche modo ne prende spunto con l’intento primario di omaggiarla.

- La “non” raccolta differenziata.
Nello stato di New York la raccolta differenziata spetta solo in parte al cittadino. Quest’ultimo differenzia la carta e la plastica, tutto il resto viene smistato solo successivamente da appositi macchinari nei centri dedicati. Se un cittadino non vuole farlo puó decidere di non farlo, un pó come accadeva in Italia quando era ancora possibile portare i sacchi misti nei cestini comunali. Un metodo che risulta essere poco disciplinare per i residenti, che tendono in questo modo a non sviluppare una vera e propria sensibilità a riguardo. Inoltre, aldilà di quanto questo sistema risulti effettivamente efficiente o meno al fine del riciclaggio, sicuramente vengono investiti mezzi e risorse superflue.
Una cosa curiosa che esiste in alcune contee dello stato è che in giorni stabiliti, ad esempio il primo e il terzo venerdì del mese, ognuno espone in fondo al viale di casa oggetti di cui vuole liberarsi, e chiunque sia interessato può portare via l’oggetto in questione. Vengono esposti oggetti di qualsiasi tipo, da elettrodomestici a mobili. Nel caso in cui questo non avvenga gli addetti ai rifiuti si occupano di smaltirlo.
Se nel primo caso, quello della raccolta differenziata, abbiamo a che fare con una questione complessa e problematica, nel secondo caso siamo davanti ad un’iniziativa funzionale per cercare di evitare sprechi inutili e per creare una sorta di mercato dell’usato a domicilio, proposta utile anche al fine di creare un dialogo tra i vari quartieri.
- Il fumo
Il consumo personale di marijuana é divenuto legale nello stato di New York nel 2021, ma il consumo di tabacco rimane inusuale, soprattutto nelle nuove generazioni. Le sigarette “fai da te” non sono conosciute nella grande mela: chi fuma tabacco utilizza le sigarette tradizionali. Per questo motivo, è preferibile evitare di prepararsi una sigaretta all’interno di un locale perché in molti oltre a pensare che sia un joint penseranno che tu abbia intenzione di accenderlo all’interno del locale stesso. Anche le regole sul dove sia possibile fumare sono molto diverse rispetto all’Italia: non si può fumare tabacco davanti l’ingresso di una residenza, hotel o locale, poiché non si vuole che il fumo infastidisca i clienti intenzionati ad entrare nel locale in questione; inoltre, in moltissime zone anche all’aperto é vietato fumare e si rischiano multe molto alte.
- La grandezza e il consumismo
La mania del grande e il problema del consumismo è sicuramente un qualcosa di constatabile ovunque negli Stati Uniti e non circoscrivibile a New York. Nei supermercati di periferia si trova di tutto, anche oggetti inimmaginabili per gli standard dei mercato italiani, il cui denominatore comune è la grandezza. La quantità di tutto ció che offre il mercato statunitense funziona per la popolazione, ma allo stesso tempo è qualcosa che colpisce e fa riflettere. Il latte si trova in contenitori da cinque litri ed è curioso, ma quegli stessi contenitori sono in plastica, e questo é più triste che curioso.
Alcune letture interessanti
- Here is New York by E.B White
- NYC Novels by The New York Times
- 7 Reasons why recycling isn’t working in NYC by The New York Times
- the boroughs of New York by Britannica

Eva: Studentessa di comunicazione, scrive di qualsiasi cosa per alleggerire chi le sta intorno dalle sue divagazioni e i suoi dilemmi, anche se spesso non basta. Cucina per rilassarsi e fotografa per non dimenticarsi di niente.