Se Oloferne è una putta in rosso. Vivaldi, Juditha triumphans

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Artemisia Gentileschi, Giuditta decapita Oloferne (1612-17)
Credits: wikipedia

Juditha triumphans devicta Holofernis barbarie, l’unico oratorio del prete rosso ormai capolavoro del repertorio sacro e profano, celebra Venezia grazie alla figura biblica di Giuditta. Eseguito per la prima volta con coro ed orchestra interamente femminili, l’eredità delle putte in rosso del Pio Ospedale della Pietà di Venezia vive ancora nella musica.


Il prete rosso e Venezia contro i Turchi

La fama di Antonio Vivaldi fu grande durante la sua vita tanto quanto lo è adesso. Un prolungato periodo d’ombra ha reso più che difficoltoso determinare il suo volto in alcuni ritratti senza nome. Gli elementi a cui far caso per riconoscerlo sono tre: della carta da musica, un colletto da prete ed i capelli rossi.

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Caricatura di Vivaldi fatta da Pier Leone Ghezzi, 1723.
Credits: wikimedia

Il prete rosso – così veniva chiamato Vivaldi proprio per la capigliatura – disse messa per pochi anni della sua vita. Si pensa che ad impedirgli l’ufficio possa essere stato un disturbo simile all’asma, ma anche la poca propensione all’attività ecclesiastica rispetto a quella musicale. Nato nel 1678, pochi anni prima dei coetanei J. S. Bach e Händel, influenzerà profondamente la musica di entrambi. Morirà in disgrazia a Vienna nel 1741 e verrà sepolto in una fossa comune. La sua musica lo seguirà nella tomba fino al primo Novecento, tempo di un vero e proprio Rinascimento vivaldiano ancora in atto.

Vivaldi fu per diciassette anni maestro di violino al Pio Ospedale della Pietà di Venezia. Si trattava di un ospedale femminile dove bambini poveri o orfani trovavano assistenza fino all’adolescenza, mentre le ragazze imparavano la musica spesso diventando loro stesse membri dell’ospedale. Le putte di coro dell’Ospedale erano bravissime musiciste e cantanti. Fu per Vivaldi un grandissimo vantaggio poter sperimentare liberamente con loro le proprie composizioni senza limiti di tempo e spesa. 

Tuttavia nel 1716 l’attività di Vivaldi alla Pietà fu messa in discussione forse per ragioni economiche. A marzo i governatori lo misero alla porta con sette voti contro cinque; già a maggio, però, Vivaldi fu assunto di nuovo con undici voti favorevoli e uno solo contrario. Nello stesso anno alla Pietà fu rappresentato l’oratorio Juditha triumphans devicta Holofernis barbarie su libretto di Iacopo Cassetti dal Libro di Giuditta. Non è chiaro se l’oratorio sia stato commissionato per propiziare oppure celebrare la vittoria della Repubblica di Venezia sui Turchi e la difesa di Corfù dello stesso anno, dato che non si conosce con esattezza la data di presentazione del lavoro. Si sa che l’isola, aiutata dalla foga dei propri civili come da una tempesta incessante e rovinosa, ruppe le navi dei Turchi e li costrinse alla fuga; si sa anche che il conte Johann Matthias von der Schulenberg, generale vittorioso sul campo di battaglia, fu presente alla prima rappresentazione di Juditha.

Trama con corrispettivo in musica e drammaturgia

Trama

Prima parte

La vicenda si svolge nell’accampamento del generale assiro Oloferne nei pressi della città palestinese di Betulia. Oloferne è stato inviato col suo esercito in Betulia per riscuotere i tributi dovuti al re assiro Nabucodonosor (il Nabucco di Verdi) dal popolo ebraico oppresso

Vagao, servo eunuco di Oloferne, annuncia al generale l’avvento di una donna all’accampamento. Si tratta della giovane vedova ebrea Giuditta, che viene ad implorare la grazia per la città assediata, accompagnata dalla serva Abra. Oloferne rimane folgorato dalla bellezza di Giuditta e la invita ad un banchetto nella sua tenda. Abra rincuora Giuditta e la esorta a partecipare in nome della salvezza della loro città. La prima parte si conclude con un coro di vergini suonanti le arpe in Betulia. Le ragazze pregano Dio e inneggiano a Giuditta come unica speranza per il trionfo di Betulia sugli invasori e per la pace del popolo ebraico.

Seconda parte

Il sommo sacerdote Ozia auspica la sconfitta dell’invasore assiro.

Oloferne prega la bella e ritrosa Giuditta di passare con lui la notte. Il ricatto amoroso non ha però tempo di compiersi poiché il generale, ebbro di amore e poi di vino, si addormenta sulla tavola imbandita. Vagao sgombera la tavola per lasciare soli i due presunti amanti mentre Abra raggiunge la padrona Giuditta e le fa forza: è il momento migliore per mettere in atto il loro piano. 

Giuditta rimane sola con Oloferne addormentato. Dopo una lunga preghiera a Dio, Giuditta taglia la testa a Oloferne con la spada stessa del generale assiro. Ella raccoglie il capo mozzato, lo consegna ad Abra e le due donne scappano dall’accampamento.

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Michelangelo Merisi detto Caravaggio, Giuditta decapita Oloferne (1598-1602)
Credits: wikipedia.org

All’alba il servo Vagao, tornato nella tenda del generale, trova il cadavere decapitato e riunisce l’esercito. Il generale Oloferne è morto e la città di Betulia è libera. Giuditta raggiunge Ozia mentre un coro di vergini esulta festoso per il trionfo della donna. 

Nelle ultime invocazioni di Ozia e del coro la città di Betulia si confonde con Venezia attaccata dai Turchi: “scorgo l’invitta città del Veneto Mare”, “sconfitto il Tracio nemico […] la città Adriatica viva e regni in pace”.

Juditha: un oratorio tutto al femminile

Juditha triumphans devicta Holofernis barbarie è l’unico oratorio sopravvissuto ai giorni nostri dei quattro firmati da Vivaldi. Interamente in latino, si dice essere sacrum militare oratorium, ovvero oratorio sacro e militare per la commistione dei temi presentati: da una parte la vicenda biblica, dall’altra il riferimento a Venezia assediata.

Allo stesso modo, la mescolanza dei caratteri musicali e dei colori impiegati nella scrittura vivaldiana innalzano il titolo a rango di capolavoro, capace di esulare dalla produzione sacra. 

Juditha è titolo celeberrimo del quale ci rimane ben dettagliato l’organico originale. Figura nell’organico il salmoè, strumento a fiato antenato del clarinetto, così come la contemporanea e barocca viola d’amore. L’alternanza tra arie e recitativi è la stessa che in una qualsiasi opera dell’epoca.

Essendo l’oratorio rappresentato al Pio Ospedale della Pietà dove Vivaldi era maestro di violino, l’organico di cui il compositore disponeva era tutto al femminile. Ne consegue che tutte le parti soliste e non, comprese quelle maschili, sono eseguite da donne: in particolare Judith, Holofernes e Ozias sono interpretati da voci di contralto, mentre Vagaus e Abra da soprano. Interamente femminili sono anche il coro delle vergini betuliane e il coro dei soldati assiri.

A testimonianza delle capacità delle ragazze dell’Ospedale si disse:

La musica eccezionale è quella degli Ospedali dove le “putte” cantano come gli angeli e suonano il violino, l’organo, l’oboe, il violoncello, il fagotto; insomma non c’è strumento che le spaventi.

Charles de Brosses, cronista dell’epoca
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Le putte educate da Vivaldi suonano un concerto di fronte al pubblico.
Credits: Storia e Arte veneta

Il Libro di Juditha nell’arte

Il topos di Giuditta che decapita Oloferne è onnipresente nella produzione artistica del Sedicesimo secolo, e non soltanto. 

Nel Libro di Giuditta la donna ebrea rappresenta una figura pienamente casta e virtuosa, forte di un coraggio e di aggressività tipiche dell’eroe. Tuttavia, dall’essere esempio del Weibermacht (potere femminile) nel Rinascimento nordico, la sua iconografia ha finito col degradarsi nel tempo. La Giuditta di fine Ottocento diventa una femme fatale pregna di una caratura sessuale del tutto assente dal soggetto originale e più vicina all’altrettanto biblica Salomè, la quale però non uccide di sua mano Giovanni Battista.

Durante il periodo della Controriforma, la figura di Giuditta è stata proposta come allegoria della Chiesa in atto di trionfo sull’eresia imperante. Più volte nella storia la sua figura ha assunto significato come simbolo di rivendicazione o libertà dall’oppressione.

Il trionfo della Giuditta vivaldiana si sovrappone a quello di Venezia sui Turchi, come abbiamo visto. A distanza di secoli Judith era destinata a tornare in laguna: nel 2018 un riadattamento dell’aria Salve invicta Juditha formosa è stato proposto – e bocciato – come inno regionale del Veneto.

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Trophime Bigot, Judith décapitant Holopherne (1640)
Credits: thewalters.org

La prossima recita di JUDITHA TRIUMPHANS devicta Holofernis barbarie si terrà domenica 19 marzo alle 15:30 al Teatro Verdi di Pisa. Per maggiori informazioni: https://www.teatrodipisa.pi.it 

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Glossario

Oratorio

Composizione per voci soliste, coro e orchestra, solitamente di argomento religioso e biblico. Nonostante la somiglianza col melodramma per quanto riguarda la parte musicale, l’oratorio si esegue senza alcun elemento di rappresentazione teatrale, dunque senza ricorrere a scene, costumi o ambientazioni. Nasce nel Cinquecento attorno alla concezione “spaziale” e comune di oratorio, luogo dove far dottrina e musica devota.

Musica sacra

Insieme dei generi musicali associati a tematica sacra o religiosa. Si distingue dalla musica liturgica, associata al rituale liturgico che accompagna, e dalla musica spirituale, non necessariamente legata ad una religione. Un percorso di musica sacra comprende generalmente lo studio dell’organo, del coro e del canto gregoriano. L’oratorio è una forma musicale appartenente alla musica sacra.


Autrice: Lucrezia Ignone

Classe 2002. Studio Fisica all’UniPi ed Opera lirica fuori, oltre a coltivare mille interessi diversi. Curo un blog personale e sono coinvolta in più associazioni nazionali. La mia parola preferita è: polymathes. In RadioEco mi occupo principalmente di musica e della stagione lirica al Teatro Verdi di Pisa.

Mi trovi su @ffffoco. Per contatti: [email protected]

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