Buona Domenica e ben tornat* su Pensieri (S)comodi, la rubrica (s)comoda di Radio Eco. Oggi parleremo di educazione e cultura mestruale andando a ripercorrere l’avventurosa storia degli assorbenti dall’antichità fino ad oggi dove le mestruazioni, purtroppo, sono ancora uno stereotipo, un tabù ed una causa per cui combattere.
Un problema totalmente femminile come le mestruazioni e la loro gestione, essendo le società sempre state patriarcali, trova poco spazio in trattati e scritti per cui le fonti che abbiamo sono molto scarse. In passato le mestruazioni non erano un evento mensile e regolare: l’alimentazione povera, le frequenti gravidanze, gli allattamenti prolungati nel tempo e la menopausa, che arrivava molto prima, rendevano le mestruazioni degli eventi occasionali e, quando avvenivano, creavano grandi difficoltà nel gestirle.
Indice:
- Come facevano le donne prima degli assorbenti igienici?
- Ma come siamo arrivati ai nostri assorbenti?
- Oggi il ciclo è ancora un tabù?
Come facevano le donne prima degli assorbenti igienici?
Le prime testimonianze risalgono all’Antico Egitto: le donne usavano un tampone ricavato da un papiro ammorbidito. Di questo ne siamo venuti a conoscenza grazie ai papiri medici egizi che permettono di conoscere alcune pratiche mediche.
Le donne greche e romane, invece, usavano lana e stoffa arrotolandoli su un bastoncino di legno, o come tampone o fissati sotto le gonne con delle cinture. Nelle Grecia si erano convinti che le mestruazioni fossero un residuo di cibo che non era stato digerito. Il sangue mestruale veniva considerato tossico e per questo le donne in menopausa arrivarono a trattenerselo al punto di intossicarsi e dare segni di squilibrio.
Nel medioevo le superstizioni si mantennero vivide anzi in quegli anni si sconsigliava di avere rapporti sessuali con donne con il ciclo poiché gli uomini ed eventuali nascituri potevano essere più a rischio di ammalarsi. Il rimedio, quello che andava per la maggiore, era lo Sphagnum, un muschio con un alto potere assorbente con cui si creavano tamponi o striscia di stoffa, che venivano inserite in una sorta di pantaloncino creato per l’occasione. Nel Seicento-Settecento nei ceti più benestanti si utilizzavano delle coulette maschili per sostenere dei panni che venivano sostituiti e lavati oppure si usavano delle cinture mestruali che erano scomode e spesso creavano abrasioni. Gli odori forti emanati dal sangue venivano coperti da profumi molto forti e per prevenire possibili macchie di sangue i vestiti che andavano più in voga erano di colore rosso. Ovviamente queste furono le soluzioni per le donne di alto rango, è molto probabile che le popolane non usassero niente.
In età vittoriana le mestruazioni dovevano venire ad una determinata età (14-18 anni). Nel caso fosse in anticipo veniva tenuto nascosto poiché si pensava che portasse alla morte e che fosse causato da un eccesso di stimoli come l’andare a teatro, avere cotte infantili ed ascoltare musica.
Ma come siamo arrivati ai nostri assorbenti?
La commercializzazione dei primi assorbenti avviene solo alla fine del 1800. La Johnson & Johnson inventò i primi assorbenti usa e getta che non ebbero grande successo poiché le signore erano troppe imbarazzate per richiederli al commesso quindi continuarono ad usare i prodotti tradizionali. La prima vera svolta si ebbe durante la prima guerra mondiale, quando le infermiere cominciarono ad usare le garze dei bendaggi dei soldati, molto più assorbenti del cotone. Qualche anno dopo un tampone prodotto da quelle garze fu distribuito dalla Kimberly-Clark in negozi in modalità self-service per evitare imbarazzi.
Il tampax venne inventato qualche anno dopo arrotolando uno di questi assorbenti esterni. L’inventore è incerto, alcuni dicono sia stato un dipendente della Kimberly-Clark, altri un medico per la moglie ballerina. Chiunque sia stato il prodotto fu registrato Tampax® e venne lanciato sul mercato nel 1936 da Geltrude Tenderich che acquistò il brevetto.
La diffusione di questi prodotti fu facilitata dallo scoppio della guerra. Le donne, mentre gli uomini erano al fronte, dovevano cimentarsi nei lavori pesanti e l’avvento degli assorbenti usa e getta facilitò le cose. Poi, però, alla fine della guerra le donne abbandonarono il lavoro in fabbrica per tornare nelle proprie case e questo portò il crollo delle vendite dei tamponi.
Ma è con il boom economico degli anni 60 che si vide la vera rivoluzione dell’assorbente: fu creato per la prima volta un assorbente lavabile in cotone e che si poteva adattare alle mutande. Successivamente ebbe grande successo – ed ha tuttora- l’assorbente con le ali, prodotto per la prima volta negli anni 90.
L’ultima innovazione è rappresentata dalla coppetta mestruale, oggi molto in voga, sopratutto per il poco impatto ambientale che comporta ma che, a differenza di quanto si pensi, risale al 1800: la prima versione in gomma fu creata dall’attrice Leona Chalmers, la quale per esigenze di scena, non poteva indossare gli ingombranti assorbenti con la cintura.
Nonostante sia un elemento naturale nella vita di una donna, oggi si prova ancora molto imbarazzo e pudore nel parlare del sangue mestruale, ed a proposito di questo: facciamo un passo indietro e torniamo ad affrontare le fantasticherie che ci sono state durante i secoli riguardanti la sfera femminile e/o quella mestruale.
Le prime comunità consideravano il flusso come portatore di vita e per questo veneravano la donna, successivamente il pensiero popolare cambiò. Infatti, l’idea che andrà per la maggiore è quella del rapporto tra sangue e demonio: la donna a causa delle mestruazioni sarebbe in qualche modo contaminata e da qui si aprirono le teorie più disparate.
L’idea di impurità della donna era talmente radicata che si arrivò a decretare che quest’ultima non doveva avvicinarsi all’acqua e che fosse necessario che utilizzasse i propri asciugamani, il proprio letto, i propri indumenti e che addirittura dovesse trovarsi su un piano rialzato rispetto agli altri abitanti della casa.
Perché tutto ciò? Ai tempi quando una donna aveva il ciclo non era sicuro che potesse avere la sua privacy. Non c’erano assorbenti, le zone della casa non erano separate da muri, si indossavano gli stessi abiti a lungo, c’era molta poca igiene e per di più ci si lavava in pubblico. Era quindi ‘normale’ dichiarare che ci fosse qualcosa di anomalo e di mostruoso in una donna che perdeva sangue.
Arrivando al presente, nonostante molte credenze popolare non siano affermate, a causa della disinformazione, sopratutto da parte delle più giovani, alcune teorie sono ancora in circolo. Tra queste, vi è il fatto che lavare i capelli e farsi la doccia influenzino la durata del ciclo mestruale.
Si narra poi l’impossibilità di avere rapporti sessuali o che il rapporto durante il ciclo escluda categoricamente una gravidanza. Vietato poi depilarsi, vietato tingersi i capelli e praticare sport. L’unico modo per evitare certi stereotipi? Informarsi.
Oggi il ciclo è ancora un tabù?
Ancora oggi in tantissimi Paesi, come l’India o il Nepal, le mestruazioni sono malviste e le ragazze sono nel mirino di continui pregiudizi e superstizioni che rendono la loro vita impossibile in quel periodo del mese. La religione e il patriarcato giocano il loro ruolo ancora una volta per sminuire le donne e farle sentire sbagliate, sporche.
A seguito vi lascio due link dove potete confrontare le diverse culture in diverse paesi del ciclo mestruale e, soprattutto, quali culture ancora oggi vedono qualcosa di impuro nelle mestruazioni e quali invece celebrano questo evento.
Paesi dove viene celebrato il menarca: https://www.cosmopolitan.com/it/benessere-salute/a37989702/mestruazioni-come-vengono-celebrate-nel-mondo/
Paesi, invece, dove ancora viene condannato: https://www.mestruazionisenzatabù.it/2018/05/panoramica-sulle-mestruazioni-nel-mondo-dallo-stigma-di-alcune-culture-troppe-ai-festeggiamenti-di-altre-troppo-poche/
Moltissime donne sono infatti costrette a subire trattamenti indegni, come ad esempio essere allontanate dalla famiglia durante la settimana di mestruazioni ed essere costretto a vivere in una capanna in solitudine, al freddo e patendo la fame. Altre ancora sono costrette a non andare a scuola in mancanza di assorbenti, altre devono lavarsi in luoghi dedicati agli animali con degli stracci vecchi e per niente igienici.
A denunciare la situazione sono diverse associazioni attive in varie parti del mondo che si battono per ottenere i diritti fondamentali che ogni donna dovrebbe avere.
Una di queste è Action Aid che condivide ad esempio i seguenti dati:
Il 70% delle donne in India non può permettersi prodotti igienici-sanitari, il 23% delle ragazze lascia la scuola al comparire delle mestruazioni, anche a causa delle umiliazioni seguite da compagni e professori
Insomma, sappiamo che riguardo al ciclo mestruale molte donne hanno davvero pochi mezzi a disposizione per proteggere la loro salute e alcune addirittura non sanno neanche di cosa si tratti precisamente, fino a definirlo una vera e propria malattia. Da qui si potrebbe aprire il grande tema della period poverty che indica, appunto, l’impossibilità delle donne di potersi garantire un’igiene adeguata, sopratutto per questioni economiche.
Nel mondo di oggi l’accesso gratuito ai beni di prima necessità, come gli assorbenti, dovrebbe essere garantito e si dovrebbe anche cominciare a dare un po’ più di dignità a questa situazione delicata che le donne vivono tutti i mesi.
In Italia gli assorbenti igienici sono tassati con l’iva imposta al 22%. Si tratta della cosiddetta Tampon tax, che considera i prodotti per il tamponamento del ciclo mestruale non solo come beni non di prima necessità, ma li tassa come beni di lusso. Numerosi sono i dibattiti e le opposizioni, soprattutto considerando il fatto che in molti stati del mondo l’iva sugli assorbenti femminili sia stata ormai del tutto abolita.
La domanda sorge spontanea: siamo davvero così progressisti…?

Irene: Studentessa di discipline dello spettacolo e della comunicazione, amante del letto, delle vestaglie in pile, dei gatti e delle tisane. Sempre pronta a far polemica per esporre la propria idea su come dovrebbe girare il mondo. Si ciba di cinema, arte, libri, musica e tanto altro, ma chissà perché finisce sempre per avere ancora fame.