RadioFemm: il nuovo volto della Spagna

Bentornati su RadioFemm, la rubrica femminista di RadioEco! Oggi parleremo di un passo avanti importantissimo in materia legislativa fatto da una nazione dell’Unione Europea, la Spagna.

Giovedì 16 febbraio, il Parlamento spagnolo ha approvato due leggi che segnano un punto di svolta decisivo nei confronti dei diritti delle persone transgender e delle donne. Le due leggi sono state promosse dal governo di centrosinistra spagnolo con ben 191 voti a favore. 

La ley trans

La prima è stata comunemente denominata “legge trans” (ley trans in spagnolo): con essa chiunque abbia minimo 16 anni può autonomamente decidere riguardo alla propria identità di genere e cambiarla senza certificato medico.

La ministra spagnola delle Pari Opportunità, Irene Montero (credits: Luce)

 La legge non esclude le persone che hanno meno di 16 anni, in quanto chi ha tra i 14 e i 16 anni può cambiare sesso con l’autorizzazione dei rappresentanti legali e chi ne ha tra i 12 e i 14 può farlo con l’autorizzazione del giudice. 

Inoltre sono state proibite le terapie di conversione, sono state attuate misure anti-omofobia in diversi ambiti, quali quello lavorativo, ospedaliero e scolastico e il riconoscimento dei figli delle coppie LGBT come propri senza il bisogno di sposarsi

Questa prima legge porta la Spagna ad essere uno dei paesi che tutela maggiormente la comunità LGBT e ciò è possibile anche grazie alla vasta apertura mentale della popolazione spagnola. Un esempio lo possiamo ritrovare nel sondaggio condotto da BuzzFeed nel 2016 in diversi paesi sull’accettazione della comunità LGBT: ben l’87% di persone intervistate in Spagna supportano la comunità e credono nella necessità di avere uguali diritti. 

La “legge aborto”

Manifestazione favorevole all’aborto in Spagna (credits: Luce)

Vediamo poi la “legge aborto”, non meno degna di nota, la quale prevede una serie di punti che non riguardano solamente l’interruzione di gravidanza: questa legge infatti permette alle ragazze tra i 16 e i 18 anni di abortire senza l’autorizzazione dei rappresentanti legali, l’abolizione dei tre giorni di riflessione obbligatori precedenti all’interruzione di gravidanza e il diritto a chiedere un periodo di malattia a seguito della procedura abortiva. 

Inoltre è stata resa gratuita la pillola del giorno dopo così come i prodotti mestruali femminili in carcere e i contraccettivi nei centri educativi. Vediamo infine l’inserimento dell’educazione sessuale obbligatoria nelle scuole.

Le risposte dell’opposizione

Manifestazione contro l’aborto dell’opposizione in Spagna (credits: SkyTG24)

Queste due leggi, sebbene importantissime per l’uguaglianza sociale nella comunità spagnola e la tutela della salute femminile, non sono state esenti da critiche: primo tra tutti il partito di estrema destra Vox, che con la ley trans ha visto un’occasione per denunciare un (apparente) aumento allarmante dei casi di omosessualità e transessualità a causa dell’indottrinamento gender e con la legge aborto una violazione alla diritto alla vita.

Proprio dal partito Vox infatti, insieme al Partito Popolare (PP), era stata proposta una legge che prevede la possibilità di ascoltare il battito cardiaco del feto, di fare un’ecografia in 4D e di ricevere una consulenza psicologica per evitare l’interruzione di gravidanza. 

In secondo luogo vediamo anche tra l’opposizione due movimenti femministi, che possiamo definire TERFs (trans-exclusionary radical feminists, in italiano femministi radicali trans-escludenti), ovvero “Contra El Borrado de Las Mujeres” e “Movimiento Feminista de Madrid”. Le rappresentanti dei movimenti hanno infatti definito la ley trans un tentativo di sabotare le donne cisgender, in quanto viene permesso agli “uomini” di entrare in spazi femminili, e i bambini, ai quali viene insegnata con troppa leggerezza la teoria gender. 

Non solo in Spagna

Nonostante le opinioni dell’opposizioni, queste leggi approvate dal Parlamento spagnolo dovrebbero essere un esempio per tutti i paesi dell’Unione Europea nei quali le tutele nei confronti della comunità LGBT e delle donne sono precarie, primo tra tutti l’Italia. 

È inaccettabile che in Italia la terapia di conversione sia ancora legale, che tra i motivi di non idoneità al servizio militare troviamo ancora i “disturbi dell’identità di genere”, che non siano legali il matrimonio egualitario, l’adozione e che non sia ancora stata varata una legge anti-discriminazione a livello nazionale. 

Così come è inaccettabile che in Italia il 70% dei medici, anestesisti e paramedici sia obiettore di coscienza e solamente il 64% degli ospedali italiani abbia dei reparti per la legge 194, la quale consente alla donna di ricorrere all’interruzione di gravidanza in una struttura pubblica. 

È tempo che non sia più argomento di dibattito il permettere a tutti di avere assicurati dei diritti fondamentali. 


Mi chiamo Livia, ho diciannove anni e studio Scienze Politiche all’Università di Pisa. Da quando ho memoria sono appassionata di scrittura e in particolare di scrittura divulgativa: da qui il mio sogno di diventare giornalista. Il mio obiettivo più grande è infatti quello di far sentire le voci delle persone che hanno più bisogno di essere ascoltate.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *