L’Opera al Verdi di Pisa: Le nozze di Figaro, 05/02/2023

Il commendatore di pietra non vive solo nel Don Giovanni, ma, se fosse un’opera, avrebbe il nome delle Nozze di Figaro come di tutte quelle opere teatrali che resistono come monumenti al tempo e ai diversi abiti di cui vengono vestite.

nozze
Il primo cast nel finale del quarto atto.
Credits: FB – Fondazione Teatro Verdi

Nozze in grigio, bianco e nero

Uno spettacolo iper conosciuto costituisce sempre un’arma a doppio taglio da mettere in scena. Il pericolo diventa tanto più tangibile quanto più complesso e impegnativo è il materiale della pièce di partenza. 

Sono tante le arie e i momenti celeberrimi in Le nozze di Figaro, ma non si può dimenticare che l’opera in sé dura comunque tre ore – senza intervallo – e sono tre ore di trama densa, dove succede di tutto, dove ogni nota, come ogni parola, è necessaria. Da una parte il linguaggio colorito e tuttora chiarissimo di Lorenzo Da Ponte sommato alla musica di Mozart rende l’opera un capolavoro accattivante; dall’altro l’intreccio non può non risultare pesante, proprio perché gronda degli stessi fatti e fatterelli che lo rendono memorabile.

Si può supporre che la maggior parte del pubblico conosca già la storia, ma tagliare scene e dialoghi per ragioni di tempo confidando che il pubblico sappia da solo riempire i buchi a volte non risulta una scelta felice. Proprio questo ha fatto l’allestimento de Le nozze di Figaro, coprodotto quest’anno dal Teatro del Giglio di Lucca, dal Goldoni di Livorno e dal Verdi di Pisa.

Maneggiare e ridurre un testo sacro come Nozze può avere senso laddove l’azione rimanga comprensibile. Qui però mancano pezzi importanti: non si vede Cherubino che si butta dalla finestra perché manca tutto il dialogo corrispondente compresa la finestra dalla quale saltare, e poi si sente parlare di un uomo caduto dal palazzo senza che l’azione precedente lo spieghi; il Conte e Susanna o Figaro rispondono a recitativi non espressi; nel giardino si taglia la pur poco memorabile aria di Marcellina Il capro e la capretta per mantenere l’altrettanto trascurabile aria di Don Basilio In quegli anni in cui val poco

Ci diciamo che una determinata narrazione registica, una particolare lettura dell’opera possa impiegare scelte del genere per cucire l’abito nuovo ad un’opera vecchia di 237 anni. Mancano però elementi nella rappresentazione o nel programma di sala che aiutino ad interpretare tale narrazione.

nozze
Dall’allestimento di Lucca con primo cast.
Credits: Lucca in Diretta

Sul palcoscenico si rappresentano delle Nozze inutilmente cupe. Eppure i temi trattati dall’opera scadono di frequente nel tragico e molti sentimenti cardine nel suo testo – l’aggressività del Conte, la gelosia che condivide con Figaro, la disperazione della Contessa non amata – sono tutt’altro che leggiadri. Una lettura più drammatica che comica di Nozze è possibile e non sarebbe inedita. Non sarebbe insensato nemmeno relegare – quasi – tutto ai toni del grigio, del bianco e del nero se un tema lo supportasse. Invece scene e regia suggeriscono mozziconi di idee e decisioni apparentemente impromptu dei cantanti. Le scenografie alludono alle Nozze di Rudy Sabounghy nel primo atto – senza una vera distinzione tra interno ed esterno – e nel quarto alle atmosfere di Robert Wilson pur scevre della sua propensione alla metafisica, ma più probabilmente è solo una mia suggestione. Gli interpreti devono cantare distesi in un letto di fortuna – Se a caso madama – o seduti con le spalle al pubblico e voltati di lato come il Conte nel giardino, con tutto ciò che implica per i loro poveri diaframmi. Una scelta divertente è quella di trasformare il recitativo incipit del terzo atto in un momento diegetico dove il Conte suona alla tastiera. Per il resto la caratterizzazione dei personaggi sembra in mano agli attori, che fanno quanto possono per dare sale alla faccenda.

Rimangono così solo il nero dei fondali; il bianco puro della musica di Mozart e delle sue voci; il grigio che risulta dalla commistione dei due – ironicamente, lo stesso grigio indossato per tutta l’opera da Susanna e Figaro.

 Regia e scene

C’è solo un nome da fare per regia, scene, costumi e luci: Massimo Gasparon.

Il programma di sala non offre alcuna nota sull’interpretazione che Gasparon fa di Nozze, nemmeno nelle Note di regia. 

Le scene

Si apre il sipario. Sul fondale di un bianco lattiginoso si stagliano panni stesi a un filo, una cassapanca-letto, la famigerata poltrona, oggetti mondani; è questa la camera da letto di Figaro e Susanna, ma sembra che l’azione si svolga all’aperto. Un gargantuesco letto a baldacchino bianco ospita il chitarrino bianco suonato da Susanna di fronte a paravento e specchi bianchi, su fondale all black, per tutto il secondo atto.

Scena completamente nera anche per il terzo atto, se non per una tastiera bianca e alcune sedie coperte da lenzuola diventano fantasmagoriche poltroncine bianche. 

Nel quarto atto il giardino viene suggerito dal fondale blu e dalle poche silhouette nere di cipresso, con un’unica panca, anche quella bianca, al centro della scena.

nozze
Il coro, Figaro e Cherubino nel secondo cast.
Credits: OperaClick

I costumi

Figaro e Susanna vestono sempre sulle tonalità del grigio. Cherubino, forse perché adolescente pieno di vita, ha abiti gialli. Conte e Contessa sono talvolta coordinati, tranne per il secondo atto dove lei veste di blu malinconia; altrimenti capita che il colore delle calze di lui sia lo stesso dell’abito di lei e viceversa. Don Basilio e Don Bartolo sono copie l’uno dell’altro e assomigliano a dottori nel senso di medici con camici fino a terra, cosa che ha senso per Bartolo, ma per Basilio non quadra. L’unica macchia di colore più sgargiante appare col coro e con Barbarina, ma sembra difficile credere che il rosso, solitamente tanto carico di significato, possa avere qualche significato se indossato da personaggi che nella storia hanno poco e nulla da dire.

 Interpreti, direzione, coro ed orchestra

La produzione Lucca-Livorno-Pisa ha previsto due cast. A cambiare sono stati quattro dei personaggi principali – Figaro, Susanna, Conte e Cherubino. Ci riferiamo qui agli interpreti di domenica 5 febbraio.

Nonostante non sia stato letto alcun annuncio prima della recita, voci di corridoio suggeriscono che malanni di stagione abbiano fatto vittime anche tra i cantanti.

Figaro è interpretato da Matteo d’Apolito e dal suo timbro di colore scuro come da tradizione. Silvia Lee ha voce e figura adatte per Susanna. Riceve un sentito applauso a scena aperta su Deh vieni non tardar, uno dei pochi momenti davvero sentimentali del personaggio, altrimenti vicino ad una maschera per via dell’atteggiamento coquette. 

Sembra che ogni interprete abbia cucito sulla propria persona il ruolo, e che sia stata un’operazione per tutti individuale.

Più equilibrato ma capace di bei tempi comici appare infatti il Conte di Wellington Moura. Moura non rinuncia alle venature più aggressive del personaggio, pur stemperate dal carattere benigno del suo baritono. Molto a fuoco soprattutto nel secondo atto, comincia bene e dà fondo alle energie sull’impegnativa Hai già vinta la causa. 

nozze
Marti Mari nel ruolo di Contessa.
Credits: OperaClick

Moura costituisce con Marta Mari la coppia più convincente della recita. Queste Nozze appartengono alla Contessa. Dal corpo della voce alla caratterizzazione, Mari è la più coerente e continua per tutta l’esecuzione. La voce è rotonda e piena, la linea vocale fila liscia come l’olio. A questa Contessa rassegnata e quieta corrisponde un Conte adatto: molto bello lo scambio tra i due quando, invitando l’un l’altro al (consorte) giudizio, lei lascia trapelare un’aggressività non da meno di quella del marito. Dove sono i bei momenti? Quando Contessa è in scena!

Il Cherubino di Diana Turtoi scocca continui bacetti alle donne del palazzo. Nonostante un mezzosoprano abbastanza scuro, la fanciullezza del paggio passa tutta intera. La presenza di Barbarina, Maria Salvini, anche lei di timbro scuro è convincente e fa bene nella sua unica aria. Davide Procaccini e Francesco Napoleoni riempiono rispettivamente le scarpe di Don Bartolo e Don Basilio con voci entrambe sonore ma diametralmente opposte. La Marcellina di Alessandra Rossi strappa più di una risata al pubblico; così anche Mauro Secci nel ruolo di Don Curzio, pur ristretto ad una parte minima, come anche Michele Pierleoni e il suo Don Antonio.

Ha diretto l’orchestra Jacopo Sipari di Pescasseroli.

LE NOZZE DI FIGARO

Commedia per musica in quattro atti
di Wolfgang Amadeus Mozart
su libretto di Lorenzo Da Ponte dalla commedia Le Mariage de Figaro di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais
Edizione Alkor/Baerenreiter, Kasselrappresentante per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano

Personaggi ed interpreti (cast di domenica 05/01/2023):

Il conte di Almaviva, grande di Spagna Wellington Moura

La contessa di Almaviva, sua moglie Marta Mari

Susanna, cameriera della contessa Silvia Lee

Figaro, cameriere del conte Matteo D’Apolito

Cherubino, paggio del conte Diana Turtoi

Marcellina, governante Alessandra Rossi

Bartolo, medico di Siviglia Davide Procaccini

Basilio, maestro di musica Francesco Napoleoni

Curzio, giudice Mauro Secci

Antonio, giardiniere del conte e zio di Susanna Michele Pierleoni

Barbarina, sua figlia Maria Salvini

Direttore Jacopo Sipari di Pescasseroli 

Regia, scene, costumi e light designer Massimo Gasparon

Orchestra della Toscana

Coro Lirico Toscano

Maestro del coro Chiara Mariani
Allestimento del Teatro Sociale di Rovigo.
Coproduzione Teatro Goldoni Livorno, Teatro del Giglio di Lucca e Teatro Verdi di Pisa


Autore: Lucrezia Ignone

Classe 2002. Studio Fisica all’UniPi ed Opera lirica fuori, oltre a coltivare mille interessi diversi. Curo un blog personale e sono coinvolta in più associazioni nazionali. La mia parola preferita è: polymathes. Sono una nuova aggiunta a Radio Eco dove mi occuperò principalmente di Opera e della stagione lirica al Teatro Verdi di Pisa.

Mi trovi su @ffffoco. Per contatti: [email protected]

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *