Buon mercoledì e ben tornati nella rubrica sul sesso e l’educazione sessuale di RadioEco: Rad(Y)oSex 2.0! Nel corso della sua carriera, Fabrizio De André ha dato voce a coloro le cui parole non venivano ascoltate.
Le opere del cantautore riprendono in alcuni casi i componimenti del simbolismo francese, di cui condivide il carattere rivoluzionario.

Nonostante il cantautore non voglia considerarsi tale, le sue canzoni sono delle poesie accompagnate da dolci note.
Ed è proprio su quelle note che riusciamo a rivivere le esperienze di protagonisti dei componimenti.
La musica del genovese riesce a dare voce a chi viene segregato ai margini della società.
Sono diverse le occasioni in cui De André parla di amore e di sesso nelle sue canzone: ci parla degli amori perduti, degli amori che provocano dolore, e anche di quel sesso proibito, di coloro che ne hanno subito le conseguenze.
Nell’articolo di oggi vorrei scoprire il sesso nelle canzoni di De André attraverso tre dei suoi componimenti più iconici: Bocca di Rosa, Via del Campo e La canzone di Marinella.
Non considero la canzone di Marinella nè peggiore nè migliore di altre canzoni che ho scritto. Solo che le canzoni si distinguono in fortunate e sfortunate. Probabilmente il fatto che Marinella facesse rima con parole come bella, come stella l’ha resa più fortunata di altre.
Fabrizio De André in un’intervista, 1969
Bocca di rosa, la freschezza di un bacio tra gli ottusi
La canzone viene scritta da Fabrizio De André assieme a Gian Piero Reverberi nel 1967. Ad oggi è una delle canzoni più conosciute del cantautore genovese. Tant’è che il detto bocca di rosa viene utilizzato ancora oggi, in senso metaforico, come sinonimo di prostituta.
La canzone narra di questa ragazza, soprannominata Bocca di Rosa, che arriva nel paesino di Sant’Ilario. La forestiera in poco tempo tende ad attirare l’attenzione e a infuocare gli animi degli uomini del paese. Questo viene mal visto dalle cagnette, ossia le mogli di questi uomini. E sarà proprio una delle comari del paesino, che mai ha conosciuto il sesso e l’amore ad andare a lamentarsi dalla polizia locale (Così una vecchia mai stata moglie/Senza mai figli, senza più voglie/Si prese la briga e di certo il gusto/Di dare a tutte il consiglio giusto). Nel tratto finale, quasi in una processione che accompagna la Madonna attraverso il paese, Bocca di rosa viene ricondotta alla stazione dove parte per il prossimo paese, che già l’aspetta in festa (E con la Vergine in prima fila/E bocca di rosa poco lontano/Si porta a spasso per il paese/L’amore sacro e l’amor profano).
Bocca di rosa non è una prostituta come viene sottolineato all’inizio della canzone.
È una donna che abbraccia il suo comportamento libero ed emancipato, che provoca sdegno nelle donne del paese.
La ragazza simbolo di un’emancipazione femminile in corso negli anni ‘60 e ‘70, affronta quella che è la mentalità ristretta del moralismo borghese dei piccoli paesi.
De André sulle le note di una tarantella e ballata popolaresca, simpatizza per la protagonista.
Denunciando quella che è l’ipocrisia del mondo borghese cattolico: da una parte gli uomini che si affidano alla passione di bocca di rosa e dall’altra le mogli che, indignate e cornute, si rivolgono invece alla polizia.
È un elogio all’amore passionale e al sesso libero.
Dove la denuncia e la satira non vanno verso il comportamento di Bocca di rosa, bensì verso coloro che cercano di fermarla.
Lasciando il paese, Bocca di rosa si porta via anche la primavera, la novità e la rinascita.
Via del campo, la vita delle strade genovesi
La canzone venne pubblicata come singolo, nel 1967, come lato A, nel 45 giri Via del Campo/Bocca di Rosa. Viene poi inserita nell’album Volume I.
I protagonisti della storia si trovano in via del Campo, una dei caruggi di Genova, che negli anni ’60 dava vita alle passioni degli amori cortigiani, di speranze e di illusioni. Troviamo una graziosa con occhi grandi dal colore delle foglie che vende a tutti la stessa rosa sulla soglia del bordello. Poi una bambina, che lascia trasparire innocenza e speranza in quella via costellata di dolore. E poi una puttana, con gli stessi occhi della graziosa venditrice di rose, di cui l’uomo segue il sorriso per farsi condurre al Paradiso. Infine abbiamo l’illuso, colui che frequenta il bordello, che s’innamora di colei che gli ha fatto sperimentare il paradiso, alla quale chiede inutilmente di sposarla.
De André dà voce agli spazi segreti di Genova, tenuti nascosti dalla morale pubblica.
La canzone non denuncia la pratica della prostituzione, anzi. Il cantautore si trova quasi a lodarne gli effetti.
Sono proprio quelle prostituti a fare conoscere la passione, l’idillio e un’estati a metà tra il sacro e il profano. Una piacere paragonato alla beatitudine del Paradiso (non credevi che il paradiso/ fosse solo lì al primo piano).
Via del Campo è quel luogo in cui le persone si rifugiano per cercare ciò che la società denuncia.
Ma questo bordello non è frequentato dai ricchi borghesi, che scappano dalle moglie (come il vecchio professore ne La Città Vecchia), bensì da un illuso. Colui che cerca l’amore in chi risolve il suo piacere.
De André cerca di restituire la dignità, il sentimenti a coloro che a differenza della bambina hanno svenduto il loro fiori, hanno rinunciato alla propria virtù.
La musica lenta, intima ci porta a visitare quelle palazzine con la mente, a incontrare quei personaggi.
Le parole riescono a superare la moralità cattolica, restituendo quell’integrità sessuale e morale alle donne.
La canzone è un inno all’umanità, alla fratellanza ormai attentata dall’ipocrisia borghese.
Con l’ultimo verso – dai diamanti non nasce niente/dal letame nascono i fiori – De André rappresenta la società dell’epoca.
Non è dai diamanti, metaforicamente i ricchi borghesi ipocriti e perbenisti, che nasce qualcosa; ma è dalla terra che nascono i fiori, il futuro, solo grazie agli umili e agli ultimi, coloro che hanno provato il dolore sulla propria pelle.
La canzone di Marinella e la dignità ritrovata
La canzone di Marinella viene scritto e composto dal cantautore nel 1962. Nel 1964 verrà pubblicato come singolo nel Valzer per un amore/La canzone di Marinella.
«La Canzone di Marinella non è nata per caso, semplicemente perché volevo raccontare una favola d’amore. È tutto il contrario.»
Commenta De André intervistato da Luciano Lanza nel 1993.
La canzone, con ritmo lento e lieve, narra la storia di un amore impossibile. Marinella, una ragazza che vive senza il sogno di un amore, sente bussare alla sua porta un impostore, un re senza corone e senza scorta. Il ritmo incalzante ci racconta di un’uscita tra romanticismo e carezze. Ma poi, quasi per fatalità del destino, mentre Marinella torna a casa scivola nel fiume. L’uomo, che non accetta la sua morte, continua a bussare alla sua porta. Marinella viene accolta tra le stelle, così come le cose belle, è destinata a una vita fugace.
La storia di Marinella è probabilmente ispirata a un fatto di cronaca, l’uccisione della ballerina e prostituta Maria Boccuzzi, in arte Mary Pirimpò.
Di questa storia De André prende in prestito solo la narrazione.
La vicenda di Marinella viene raccontata con lentezza, quasi come una canzone suonata sotto un cielo estivo stellato. Marinella ci lascia quasi per caso, per essere scivolata nel fiume. L’amante non accetta la sua morte, continuando a recarsi a casa sua.
Il cantante priva della disumanità e della crudeltà originale la vicenda. Quella storia che è solo una tra le tante vicende d’omicidio accadute nel giro della prostituzione. Quel tipo di storia che appare sfogliando le pagine di un giornale, narrata in poche righe.
De André scrive del sesso rubato, di quel sesso violento che spesso risulta fatale per le cortigiane.
Ma Marinella non è la colpevole, come spesso affermato ai tempi. Marinella è la vittima di un uomo spietato, di un impostore che credeva di cercare amore, che le ha sparato lasciando cadere nell’Olona.
La canzone denuncia l’accaduto, ma non punta il dito contro.
E’ una dramma profondo, che viaggia sulla fune in bilico tra l’amore e la morte, tra l’amore povero e la morale della notizia.
Con questa composizione De André restituisce la dignità perduta a Maria, il cui omicidio viene filtrato attraverso la sua professione.
Restituisce anche la spensieratezza e la felicità perduta alla ragazza, che troppo giovane ha conosciuto il dolore.
Il genovese è riuscito a dare una seconda vita a quella ragazza ammazzata.
Se per la sua bellezza, Marinella era destinata a vivere come le rose, questa canzone ha immortalato il suo massacro nella Storia.

Autrice: Michela Berti
Ho 21 anni ma sento di essere rimasta ferma ai miei amati 18. Sono innamorata dell’arte e della scrittura, potreste chiudermi in un museo e non vedermi più uscire. Parlo di qualsiasi cosa, anche se cerco sempre una scusa per nominare Alberto Angela o i miei fervidi ideali femministi. Vorrei fare la scrittrice, ma anche la giornalista, e la divulgatrice, o la direttrice di un museo, e tante altre cose. Parlo d’arte su TikTok (@arslongaest_)