
Regia di Black Stone: Spiros Jacovides
Grecia, 2022, HD, col., 87’, v.o. greca
Sceneggiatura: Spiros Jacovides, Ziad Semaan
Fotografia: Andre Lascaris
Montaggio: Ioanna Pogiantzi
Suono: Nokia Exarchos
Scenografia: Dimitra Panagiotopoulou
Costumi: Maria Karathanou
Cast: Eleni Kokkidou, Julio George Katsis, Kevin Zans Ansong, Achilleas Chariskos
Produzione: Maria Kontogianni, Steficon
Coproduzione: ERT
Con il sostegno di: The Greek Film Center, EKOME, Angry Intern Films
Anteprima Internazionale al TSFF34
credit: TSFF
Direttamente dalla 34esima edizione del Trieste Film Festival (TSFF), è stato presentato in anteprima internazionale Black Stone di Spiros Jacovides.
Il festival, svoltosi a Trieste dal 21 al 28 gennaio, offriva le migliori produzioni provenienti dall’Europa Centrale ed Orientale.
“[…] un’area macroscopica che continua a sfornare talenti e film controversi, audaci, differenti, spesso fuori dagli schemi, a volte imperfetti ma pieni di coraggio.”
Nicoletta Romeo, direttrice artistica del TSFF
credits: TSFF
I tre poli culturali in cui si svolgevano le proiezioni erano il Politeama Rossetti, Il Teatro Miela e il Cinema Ambasciatori, nel pieno centro storico della città.
A concludere questa emozionante celebrazione del cinema europeo, Jacovides ha commosso la sala con la sua brillante commedia drammatica.
Sinossi: Alla ricerca di Panos…
Grecia, tempo presente. Due documentaristi cercano spunti per la prossima storia da raccontare all’interno degli uffici statali, quando il loro lavoro si intreccia con la scomparsa di un impiegato: Panos. Erroneamente scambiati per giornalisti di cronaca, si uniscono alle impacciate indagini della famiglia ai fini di riportare a casa il caposaldo del nucleo familiare. Con un confuso approccio comico ci vengono presentati i protagonisti. La madre Haroula, circondata da un alone di devozione religiosa e credenze popolari, e suo figlio disabile Lefteris, totalmente dipendente dalle cure di qualcuno. La loro vita senza Panos sembra scivolare nella tragedia.
credits: TSFF
Molto più di una commedia
Spiros Jacovides, con il suo primo lungometraggio, crea un capolavoro sospeso tra la pungente risata e la commovente riflessione sulla società moderna.
Black Stone è una commedia che racchiude in sé elementi profondi legati alle complicate dinamiche familiari proprie di ogni paese. Raccontando una storia intimamente legata alla Grecia, alla sua comunità e le sue abitudini, lancia un appello universale alle famiglie di tutto il mondo.
Vengono messi a nudo dei problemi tanto tangibili quanto taciuti, quali la disabilità e l’aiuto che lo stato dovrebbe fornire alle famiglie in difficoltà; aiuto che fatica sempre a soddisfare i bisogni e le aspettative. Si puntano i riflettori anche sulla grandezza delle donne, delle madri, protagoniste indiscusse della storia troppo spesso messe in disparte.
[…] Un nodo impossibile da sciogliere, quello della complicatissima realtà greca, che intrappola i suoi eroi più questi si dimenano. Ogni tentativo di risolverlo o di affrontarlo finisce sempre con lo stesso risultato … il nodo si stringe. […]
Spiros Jacovides
L’umorismo, a tratti oscuro, contrasta la genuina innocenza della protagonista. La pone come tenero polo di scontro con una modernità che lei non comprende. Haroula incarna la titanica responsabilità dell’essere madre, tutti i sacrifici e le rinunce che questo ruolo inevitabilmente rappresenta.
Mockumentary
La scelta di utilizzare il formato del falso documentario (o mockumentary) rende tutta la vicenda più stimolante, differenziando il lavoro da altre commedie che seguono questa stessa scia di tematiche. La continua rottura della quarta parete da parte di Haroula ed i suoi crolli emotivi la rendono profondamente umana. Viene collocata in un piano di vicinanza con lo spettatore permettendo di conseguenza l’immedesimazione.
Fotografia

credits: TSFF
La fotografia di Andre Lascaris è un limpida e coerente con lo stile generale della pellicola. Pone l’osservatore a debita distanza dalla scena, lo tiene al sicuro dietro uno schermo per marcare nuovamente la volontà di inscenare un docu-film.
Lo spazio dedicato ai personaggi di fronte alla telecamera, in stile intervista documentaristica, permette al pubblico di instaurare con tutti i personaggi un maggiore rapporto di complicità. Sono gli unici momenti in cui c’è uno scambio diretto di sguardi tra i protagonisti della vicenda ed i suoi spettatori. La sensazione che ne deriva è quella di un confessionale privato, tra i personaggi ed i pochi prescelti che scelgono di ascoltarli.
Conclusioni e considerazioni
C’è un dinamismo di fondo che non va mai a perdersi fino alla fine, contribuendo ad alimentare la curiosità dell’osservatore, che, assieme alla disperata Haroula, continua a domandarsi dove si trovi il figlio perduto. L’ansia della madre, interpretata con completa naturalezza dall’attrice Eleni Kokkidou, penetra fin nel profondo delle viscere di chiunque sperimenti la pellicola.

Si tratta di un’opera che non si limita ad appellarsi a chi vive una situazione immediatamente vicina alla famiglia del misterioso Panos. Chiunque percepisca un malessere indefinito e limitante può trovare con questa esperienza cinematografica un grido anti-panico da cantare all’unisono. Ci insegna a non lasciarsi mai travolgere dal corso degli eventi, ma a saper sempre come capovolgere i nostri punti di vista e i nostri progetti per essere parte attiva della vita che viviamo.
Black Stone è dedicato a mia madre, Olia Jacovides (1937-2022). Il suo Amore e Supporto erano sempre presenti e incondizionati. Lei è venuta a mancare due mesi prima che il film fosse completato perciò non ha avuto la possibilità di vederlo ed essere testimone nel mio momento più fiero o dei frutti del suo infinito supporto e fiducia nei miei confronti. Questo è qualcosa con cui devo vivere per il resto della mia vita… Io credo fermamente che l’Amore e l’Accettazione siano le forze più potenti dietro le nostre azioni, che si vogliano riconoscere o meno..
Spiros Jacovides
(Tradotto dall’inglese da un post instagram)

Autrice: Eleonora Mastantuono
Approdata a Radio Eco come blogger per trovare una collocazione concreta a tutti i miei pensieri.
Collaboratrice per la rubrica “CinefiLife”, nella speranza di trasmettere una passione che arde di essere condivisa.
Come Guido dell’8 1/2 felliniano “Non ho proprio niente da dire. Ma lo voglio dire lo stesso.”