RadioFemm: la crisi della mascolinità

Bentornati su RadioFemm, la rubrica femminista di RadioEco! Oggi parleremo di storia, in particolare della prima volta nella storia in cui si parlò di “crisi della mascolinità”

La guerra dei sessi

Nel XX secolo, gli Stati Uniti d’America furono scossi da un conflitto interno particolarmente diffuso negli stati e produttivo di riforme: la guerra dei sessi. Essa fu combattuta a partire dal 1890, con la formazione della National American Woman Suffrage Association, un’organizzazione suffragista guidata da Susan Brownell Anthony

Manifestazione per ottenere il voto anche nella costa est. Credits: History

In poco tempo l’associazione ottenne due milioni di iscritte e portò nel 1914 il voto alle donne in undici stati dell’ovest. Quando però, nel 1915, il voto fu negato nei quattro più importanti stati dell’est, tra i quali New York, le tecniche delle attiviste americane si affiliarono sempre di più a quelle delle suffragette inglesi. 

Perché il diritto di voto alle donne?

Il loro obiettivo era introdurre un emendamento costituzionale che permettesse a tutte le donne americane di votare e lo fecero minacciando il presidente in carica Wilson di non votare per lui negli stati in cui alle donne era permesso al mandato successivo. 

Le donne giustificarono la loro volontà di ottenere il voto in quanto ormai la società non era formata da nuclei familiari ma di cellule individuali. Ogni donna aveva ormai piena responsabilità legale individuale, pagava le tasse ed essendo così in diretto rapporto con il governo, aveva tutto il diritto di poter votare e prendere parte alla comunità politica. 

La richiesta da parte delle donne di ottenere il voto mise in crisi non solo il monopolio maschile della politica, ma anche nucleo familiare. Il pensiero di tutti era che cosa sarebbe successo in famiglia, se moglie e marito avessero votato diversamente. 

La risposta degli uomini

Gli uomini temevano che le donne, una volta ottenuto il diritto di voto, si mascolinizzassero o peggio, diventassero troppo libere sessualmente. Ci furono delle analisi scientifiche su questo rischio, e ciò spinse molte donne ad abbandonare il movimento suffragista, avendo il timore, ribaltando gli equilibri familiari, di diventare contro natura. 

Ci furono due risposte da parte degli uomini alla richiesta delle donne di ottenere il voto: una parte, ovviamente in minoranza, partecipò alle battaglie per il suffragio fondando, nel 1910, la Men’s League for Woman Suffrage. La maggior parte degli uomini però ebbe una risposta molto negativa, sfociando nell’insicurezza e nel rifiuto assoluto della possibilità del suffragio universale

In particolare, in contrasto al crescente protagonismo femminile nella società, si iniziarono a diffondere le associazioni a scopo ricreativo, sociale e culturale riservati solamente agli uomini, come ad esempio i Boy Scouts. Erano visti come luoghi protetti, dove dare libero sfogo alla propria virilità senza il pericolo di essere intaccati dalle donne

Pubblicità di una cintura che assicura agli uomini che la indossano di riuscire a mandar via debolezza, nervosismo e femminilità. Credits: My Modern Met

In questo stesso periodo nacque anche la narrativa western, libri che parlavano di uomini la quale virilità era portata allo stremo e che soprattutto non lasciavano spazio alle donne nella narrazione.

La “crisi della mascolinità”

L’aspetto più preoccupante fu però la risposta degli uomini a livello psicologico: in questo periodo, negli uomini della classe media si riscontrò un livello di instabilità mentale che era stato riscontrato solamente nelle donne, la cosiddetta “isteria femminile”. 

Molti uomini iniziarono quindi ad adottare atteggiamenti estremamente aggressivi che spesso e volentieri sfociavano in violenze fisiche all’interno delle mura domestiche. Questa crisi psicologica portò gli storici a parlare di “crisi della mascolinità”, concetto che, alla fine del 1900, verrà interpretato nuovamente con il nome di “mascolinità tossica”.

Nonostante tutte le risposte negative degli uomini, nel 1916 i repubblicani e i democratici inserirono la richiesta del voto alle donne nei programmi nazionali e finalmente, nel 1920, il diritto alle donne fu garantito in tutto il territorio federale


Mi chiamo Livia, ho diciannove anni e studio Scienze Politiche all’Università di Pisa. Da quando ho memoria sono appassionata di scrittura e in particolare di scrittura divulgativa: da qui il mio sogno di diventare giornalista. Il mio obiettivo più grande è infatti quello di far sentire le voci delle persone che hanno più bisogno di essere ascoltate.

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