Quest’articolo si focalizzerà sulla canzone “Hallelujah” di Leonard Cohen, e l’evoluzione delle cover.
Car* lettori,
Mentre gli esami continuano e diventiamo sempre più stressati, rilassarsi con una bella canzone e un bicchiere di vino alla fine della giornata è diventata di fondamentale importanza. Quando finalmente ci sediamo fuori per fare una pausa dopo una giornata impegnatissima, si inizia a fantasticare e a riflettere su momenti passati. Mi sono ritrovata a viaggiare indietro, specificamente durante il mio periodo nella residenza di musica in Grecia. Sono stata a Idra per scrivere poesie e comporre musica con mia sorella in una casa con tante altre persone creative ed ero solo a tre porte di distanza dalla casa di Leonard Cohen. Pensavo tra me e me – come mai la canzone di quest’artista è così famosa? Perché così tante persone hanno fatto la cover della sua canzone “Hallelujah”?
Mi piace pensare che una cover sia come un sorriso di uno sconosciuto.

Un sorriso di per se, porta a noi una calda sensazione come se venissimo visti e notati. Ma un sorriso dato da una persona sconosciuta porta la stessa sensazione ma con una freschezza nuova. Forse le cover delle canzoni potrebbero essere descritte nello stesso modo: un ripasso fresco e interessante di un classico bello e familiare.
Un buon esempio di questa meravigliosa verità, è l’evoluzione della canzone “Hallelujah” di Leonard Cohen. Cohen usa le citazioni bibliche per mostrare la vera realtà della condizione umana e come tutti i nostri cuori, sono piene d’amore e di perdita. Questa è la sua canzone che ha cantato benissimo abbastanza recentemente.
Alleluia – un canto di lode a Dio nell’ebraismo – è una parola che Cohen raffina delicatamente nella sua nuova definizione che comprende molte emozioni come sollievo, nostalgia, perdita e gioia. In una storia di amore infranto, Cohen racconta le gioie, le difficoltà e tutto ciò che c’è in mezzo in 7 versi. Nel documentario sulla canzone Leonard afferma che in realtà ha scritto più di 80 versi e ha riempito molti quaderni nel corso degli anni, ma alla fine ne ha scelto 7 e si dice che gli piaccia cambiarli quando si esibisce dal vivo.

In ogni caso, Cohen ha un bel modo di scrivere testi molto profondi e aperti all’interpretazione, forse un’abilità che ha acquisito facendo il poeta per molti anni prima di intraprendere la carriera di cantante. La potenza seria è radicata nella sua canzone, in quanto ha attinto alla sua educazione ebraica attraverso i riferimenti al re Davide nel libro di 2 Samuele e ai desideri corporei del nostro mondo, vale a dire i desideri sessuali.
Un esempio di questa ambiguità sta nell’ambiguità del linguaggio sessuale di questo versetto.
There was a time you let me know
What’s really going on below
But now you never show it to me, do you?
And I remember when I moved in you
And the holy dove she was moving too
And every single breath we drew was Hallelujah
Una strofa da “Hallelujah” di Leonard Cohen
Il testo sottintende che una connessione fisica che un tempo era condivisa si è forse esaurita, anche se non è chiaro all’esterno che questo sia il significato.
Jeff Buckley, un giovane e robusto che ha accettato la sfida di coverizzare la canzone, si è concentrato su questo elemento sessuale nella sua cover. La versione di Buckley è forse quella più conosciuta e, in età molto giovane, ha coverizzato la canzone, influenzata dalla cover di John Cale, che è arrivata rapidamente al numero 259 della classifica “The 500 Greatest Songs of All Time” di Rolling Stones. Buckley morì tragicamente in giovane età, ma la sua canzone ha lasciato un segno indelebile sul potere della cover nell’industria musicale.
Ecco un video della sua versione della canzone.
Mantenere il calore e la bellezza familiare di una canzone, aggiungendo al contempo il proprio tocco e una nuova interpretazione, è un’arte che probabilmente non molti sono in grado di fare.
Ha un modo di adattare la canzone con la bellissima melodia della chitarra e il suo finale ad-lib (cantava l’outro dell’alleluia in modo diverso alla fine della canzone in ogni spettacolo in cui si esibiva) che ritrae l’elemento catartico con cui Cohen ha riempito la canzone per la prima volta in un modo fresco ma familiare. Non so se ridere, piangere o semplicemente sedermi dopo che una tale bellezza ha abbellito le mie orecchie e si è insediata nella mia memoria.
Proprio come un estraneo può sorridere e farmi sentire caldo e familiare da un luogo di non familiarità e freschezza, così ascolto la cover di Buckley e sento come se lo stesso testo avesse suonato leggermente le corde del mio cuore come Buckley avrebbe battuto leggermente la sua chitarra elettrica Les Paul.

Un’altra versione importante da ricordare è quella di Cole, utilizzata per Shrek. L’uso di questa versione della canzone nel film (e della versione di Wainwright nella colonna sonora di “Shrek”) è la rappresentazione perfetta del motivo dell’amore e dei problemi che è radicato nella canzone. Nel film viene suonata nella parte in cui i due personaggi principali – Fiona e Shrek – sono tristi e mancano l’uno all’altro.
Perché fare una cover? Qual è lo scopo?

Forse per raggiungere il pubblico in un modo nuovo, o perché un artista si esprime in un certo modo attraverso la sua interpretazione di una canzone, o forse semplicemente per proporre una canzone famosa perché l’artista sa che è popolare e di successo. In ogni caso, la musica ha il potere di commuovere tutti noi, sia che si ascolti una canzone per la prima volta sia che la si ascolti per la centesima volta.
Anche questa cover di Andrea Bocelli è meravigliosamente potente.
Quale è vostra cover preferita? Commentate qui sotto…
Con affetto,
Poppy x

Autore: Poppy Worlidge
Sono una studentessa Erasmus di Londra studiando Lettere Classiche qua in Italia per quest’anno. Sono innamorata di tutto ciò che è musicale e uso questa piattaforma per ispirare ed essere ispirata!
Fa parte di Radioeco dal 2022.
Potete trovarmi su @poppy.worlidge