Oggi con RumorEco verrete trascinati in un’esperienza transumana di nome Alejandra Ghersi Rodríguez, in arte Arca. La musicista venezuelana sin dal suo debutto ha contribuito a rivoluzionare la rappresentazione queer e trans nell’industria musicale, ma scopriamo insieme come:
‘Arca’: la scatola senza tempo
Il personaggio di Arca sembra essere un prototipo di utopia realizzata. Una miscela che si pone trasversalmente tra le sfere del binarismo sessuale, musicale e perfino temporale.
Non esiste moderno o antico, futuro o tradizione: la figura di Arca è post-musicale. Il prefisso ‘post’, in questo caso, non indica una successione cronologica, al contrario denota un superamento, un mutamento quasi intangibile che sta avvenendo nella cultura musicale contemporanea, e a cui la musicista venezuelana sta ampiamente contribuendo.
L’estetica di Arca, infatti, ha una componente anacronistica in tutti i sensi del termine. Non appartiene né al presente né al futuro, e tantomeno al passato, ma al contempo abita in ognuno di questi spazi temporali. Lo stesso pseudonimo dell’artista ci racconta del suo modo di essere senza tempo: il termine ‘arca’ riprende una parola spagnola dell’antichità. In passato il vocabolo indicava una scatola indirizzata al contenimento di oggetti di valore. Uno spazio vuoto, dunque, che “può essere gravidato con ogni genere di musica o di significato che gli attribuisco”, come afferma la stessa musicista.

Identità cyborg
Nel 2020 Arca dichiara di considerare la propria identità di genere come non-binaria, rivendicando però il suo corpo di donna trans. Si riconferma dunque una figura che nel suo essere dipinge un quadro pienamente rappresentativo della nostra società, sempre più immersa nello spazio virtuale transumanista.
L’attribuzione di tale identità, che con l’utilizzo dei suddetti termini sembra essere particolarmente specifica, contribuisce in realtà a ‘disidentificarla’. Crea un’immagine soggetta a continue trasformazioni e ibridazioni con cyborg che richiamano al contempo a creature biologicamente vive, nonostante le sembianze disumane.
Questa estetica si riflette esternamente sul suo stile e sulla sua concezione di moda, che non teme la scomodità, sia dal punto di vista etico che da quello pratico. “Tanto più è bella quanto più è scomoda” sostiene lei stessa. Una visione masochista, forse, ma che l’ha portata a collaborare con alcuni dei marchi di moda più importanti al mondo, tra cui Bottega Veneta e Loewe.

Anacronie musicali
Tra bullismo e pressioni sociali, il percorso di transizione di Arca ha fortemente influenzato la sua produzione musicale. La sua grande rivincita sociale inizia nel 2013, quando Kanye West la nota e le affida la produzione di un suo album. Da quel momento iniziò l’ascesa del postumanesimo musicale di Arca.
Tra collaborazioni con artisti dal calibro di Björk, Frank Ocean e Rosalía, la diva transumana inizia a delineare uno stile artistico del tutto unico nel suo genere. La sua musica è una radicale rivisitazione del tradizionale reggaeton, che utilizza sonorità hyperpop, elettroniche e avanguardistiche, guarnendole di distorsioni sonore che esprimono l’alienazione della producer dalla realtà armonica autocostruita e narrata attraverso la società eteronormativa e binaria.
Il percorso di decostruzione identitario e dei generi musicali prende forma in maniera esemplare in Kick, un progetto musicale articolato in cinque capitoli, che simboleggia una sorta di rituale dissacrante e dalla potente carica erotica. Il soggetto che rimane centrale nello sviluppo di tutto il progetto è il corpo: un corpo che si trasforma, che è aggredito dal desiderio sessuale e che aggredisce proprio a causa dello stesso desiderio.
La sdefinizione dei generi
‘Sdefinire’ è la parola chiave nei progetti musicali di Arca, e non solo. La sua intera carriera e la sua vita personale sono state consacrate al progetto di sdefinizione di qualsiasi etichetta che il mondo esterno ha provato ad affibbiarle.
Questa devozione è stato il contributo di Arca verso l’integrazione di identità lontane dagli standard delineati dalla società e dall’industria musicale contemporanea. Un’industria fortemente divisiva che spesso non è in grado di veicolare una corretta rappresentazione, a causa dello stagnamento dei contenuti e dei protagonisti che la costellano. In questo panorama è Arca a rappresentare la fiamma rivoluzionaria che si sta accendendo in questa industria, che necessita di rinnovarsi lasciando spazio alla nuova arte: quella senza confini di genere.

Autore: Fabio Cominelli
Abbandonando i poster di Mina e Raffella Carrà appesi nella cameretta a Bergamo, la città d’origine, Fabio si reca a Pisa per studiare. Qui, unendo la propria passione per la cultura popolare, e l’ardente necessità di dare una voce ai più inascoltati, grazie a RadioEco dà vita alla rubrica “RumorEco!”.