RADIOFEMM – LA DIET CULTURE: PROBLEMI E RIFLESSIONI

Ciao a tuttǝ e bentornatǝ a RadioFemm, la rubrica femminista di RadioEco! L’argomento di oggi riguarda uno dei peggiori incubi della nostra società: la diet culture.

Diet culture e festività

Si sono da poco concluse le feste natalizie, tradizionalmente caratterizzate da grandi mangiate, abbuffate, dolci: un momento di condivisione e convivialità che ci porta a mangiare di più e a stravolgere momentaneamente il nostro equilibrio alimentare.

Altrettanto presente durante il periodo festivo è quel fenomeno di cui si riempiono il web e i social, e che è riconducibile alla diet culture. Si tratta di una modalità di narrazione che invita le persone a preoccuparsi delle calorie di troppo assunte nei giorni festivi, e, quindi, a smaltirle il prima possibile attraverso sport e diete.

Diet culture
Credits: UCSD Recreation

Ora, qui non si intende condannare un tipo di dieta sana e tanto meno la pratica sportiva, ma, piuttosto, le narrazioni disinformative e problematiche delle diete, del calcolo calorico giornaliero, della pressione legata all’attività fisica, che risultano essere dannose per la salute psicologica delle persone.

Il cibo mangiato durante le feste non rappresenta solo calorie da smaltire. Esso, infatti, è anche amore, tradizione, cultura e convivialità. E, come afferma il medico Edoardo Mocini, se conduciamo uno stile di vita equilibrato, non necessitiamo di digiuni e diete estreme per compensare il cibo “di troppo” assunto durante le feste, e neanche di allenamenti forzati.

Quella della diet culture è una dinamica sociale che emerge, purtroppo, non solo durante le festività, in quanto abbraccia la nostra quotidianità, anche se spesso non ce ne accorgiamo.

Quante volte abbiamo sentito dire, o abbiamo detto noi stessǝ: “Stai benissimo, sei per caso dimagritǝ?”; oppure: “Quante calorie assumi al giorno?”; o, ancora: “Oggi troppi carboidrati, corro in palestra”. Se anche a te è capitato di esprimerti in questo modo, sappi che non hai fatto altro che rafforzare la dinamica sociale del diet talk, magari influenzando negativamente l’altrǝ innescando pensieri tossici nei confronti del suo corpo (con il quale, probabilmente, non ha già un bel rapporto). 

Che cos’è il diet talk?

Il diet talk è quel fenomeno narrativo, sociale e culturale, di cui ha preso consapevolezza, in primo luogo, il movimento della body positivity. Esso, principalmente attraverso la conversazione e il dialogo, ma anche per mezzo di contenuti di intrattenimento o di presunta divulgazione che troviamo nei social, pone l’accento sul peso corporeo, sulla dieta e sulle calorie. Ciò che consegue da questo atteggiamento è una attenzione smisurata sulla maniera in cui il nostro corpo appare a noi e aǝ altrǝ, mettendo in pericolo la nostra salute mentale attraverso la possibilità di sviluppare disturbi del comportamento alimentare (DCA).  

Diet talking
Credits: Crossing Rivers Health

Si tratta di una modalità di espressione che si ricollega, più in generale, all’ossessiva attenzione che poniamo sui corpi e sull’aspetto estetico delle persone, in particolare delle donne. Tuttavia occorre sottolineare che all’interno della società basata sulla performance, che pone il suo valore fondamentale nell’immagine e nel modo in cui essa appare, l’oggettivazione dei corpi è sempre più presente anche nei confronti del mondo maschile. Siamo portatǝ, dunque, a porre in atto comportamenti che crediamo rendere il nostro aspetto e immagine il più possibile aderente ai canoni consueti, i quali a loro volta sono condizionati da quelli che la società propina ai rispettivi generi.

In questo modo, diamo il via a una serie di modalità di vivere e convivere che pongono le apparenze come fondamentali e innescano la convinzione che esclamare: “Stai proprio bene con qualche chilo in meno” sia un complimento. Una affermazione del genere, in realtà, non fa altro che identificare il concetto di bellezza con quello di magrezza (tipico nelle donne, mentre la fisicità degli uomini viene legata al concetto di prontezza, forza, e funzionalità), escludendo totalmente la dimensione della salute psicofisica della suddetta persona.

Le cause della perdita di peso, infatti, possono essere molteplici e non necessariamente legate a una volontà di dimagrire. Non possiamo sapere che tipo di rapporto la persona che abbiamo di fronte, ha con il proprio corpo (a meno che non ce lo comunichi esplicitamente), come non sappiamo se all’origine del suo dimagrimento ci sia una qualche forma di malattia psicofisica (come la depressione). Perciò portare l’attenzione sull’aspetto corporeo dǝ altrǝ, significa anche innescare paranoie e pensieri problematici nella persona stessa.

Una possibile alternativa

Credits: Wikipedia

Una alternativa che potrebbe aiutare a distogliere l’attenzione compulsiva dai corpi è quella di considerare questi ultimi nella loro neutralità: i corpi sono mezzi, strumenti, per esprimere noi stessǝ. Una espressione che, tuttavia, va al di là dei canoni socialmente affermati in quanto prosegue nella direzione della propria individualità. E tale modalità ci consente di considerare i corpi non più rispetto al loro aspetto e di quanto questo corrisponda al modello prestabilito. Ma permette di considerare e apprezzare le persone nella loro specifica soggettività, con la conseguenza di porre maggiore attenzione alla dimensione della salute psicofisica.

Sforziamoci dunque di cambiare sguardo e di adottare una nuova visione dei corpi e dell’aspetto estetico. Ricordiamoci sempre che le nostre parole hanno un peso, e che vanno a costruire quella porzione di mondo che è il linguaggio. Il quale a sua volta influenza noi stessǝ. Attraverso la diet culture e il diet talk si contribuisce ad affermare una dimensione dell’esteriorità basata sull’immagine estetica, la quale corrisponde ai canoni e alle rappresentazioni di genere diffuse dai media e dai social. È, tutto sommato, una prigione all’interno della quale noi stessǝ ci affermiamo come prigionierǝ, legandoci alle catene del linguaggio e delle modalità di vivere di tipo capitalista e patriarcale.


Autrice: Carolina Santini

Ho ventitré anni e sono studentessa del corso magistrale in Filosofia e Forme del Sapere, per il quale mi sono trasferita all’inizio di quest’anno accademico a Pisa. Vengo, infatti, da un piccolo paesino delle Marche in provincia di Urbino. Ed è proprio all’Ateneo di Urbino che ho intrapreso il mio percorso universitario, laureandomi in Scienze Umanistiche, curriculum Filosofico. Da poco in terra toscana, ho quindi deciso di portare la mia passione per la scrittura e il mio fervido spirito femminista, qui a RadioEco.

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