CinefiLife – The Abyss: se ti è piaciuto Avatar 2 non puoi non aver visto questo film

Dopo aver visto Avatar – The Way Of Water ho passato una brutta giornata. Avevo un vuoto dentro, mi aggiravo per i corridoi del mio tugurio da fuorisede chiedendomi il senso della mia esistenza. E questo perché, come direbbero nei peggiori film macisti americani «Quel figlio di puttana ce l’ha fatta!» e di nuovo, aggiungerei io, Cameron è riuscito a creare un sense of wonder devastante dietro un mondo che non esiste.

Ma come dicevo sono solo un fuorisede, e per quanto lo vorrei, non potrò andare al cinema per una terza volta, purtroppo ci sono le bollette da pagare.

Se anche a te pesano le bollette, la rubrica CinefiLife di RadioEco è qui pronta a darti una mano, ovviamente non pagandotene una parte, ma consigliandoti un film che potrà lenire la tua voglia di rivedere Avatar per la centesima volta. Si tratta di The Abyss, pellicola del 1989 dello stesso regista di The Way Of Water, e della quale parleremo nell’articolo di oggi.

Paragrafi che troverai nell’articolo:

  1. Il figlio meno preferito
  2. Tra attori che affogano e rivoluzioni cinematografiche
  3. Non solo nella forma ma anche nella sostanza
  4. Con Cameron non si può sbagliare

Il figlio meno preferito

Quando si cita The Abyss sembra di parlare dell’unico figlio con la terza media in una famiglia di soli premi Nobel. E questo perché The Abyss è un po’ il figlio minore della filmografia di un regista che ha partorito solo mostri sacri: dal dittico di Terminator, a Aliens – Scontro Finale, da Titanic a Avatar. Eppure allo stesso modo degli altri, The Abyss è un film coraggioso e importante per la carriera di un regista che, ad ogni sua uscita, ha voluto spingersi sempre un po’ più in là, per dare vita a un cinema tronfio e titanico, capace di lasciare a bocca aperta.

Il film si rifà a una corrente cinematografica tipica degli anni 80, dove la Guerra Fredda è spesso la causa della vicenda del film. Portando a grandi tamarrate come nel caso di Rambo 2 e Rocky IV, o a piacevoli riflessioni politiche come nel caso del film in questione.

Ma andiamo alla trama: sullo sfondo delle tensioni tra USA e URSS un sottomarino americano affonda nelle vicinanze delle Isole Cayman nel Mar dei Caraibi per via della scia d’urto di un velivolo misterioso, che viaggia a una velocità impossibile per qualsiasi mezzo allora conosciuto, il governo organizza una spedizione di recupero per scoprire al contempo le cause dell’incidente.

La missione viene affidata a un ridotto team di Navy Seal, sotto il comando del rude tenente Hiram Coffey (Michael Biehn), che dovrà collaborare con un gruppo di operai specializzati, attivi su una piattaforma subacquea di proprietà di una compagnia petrolifera.

Il leader di questi ultimi, l’esperto Virgil “Bud” Brigman (Ed Harris), si ritrova faccia a faccia con l’ex moglie Lindsey Brigman (Mary Elizabeth Mastrantonio), reclutata anch’essa per velocizzare le operazioni in quanto progettista dell’intera struttura. Le due squadre, obbligate a unire le forze, scoprono che per l’equipaggio del sommergibile non vi è ormai più nulla da fare e mentre tra i piani alti, in superficie, iniziano a circolare i sospetti che dietro il presunto attacco vi sia il nemico comunista, Lindsey sarà la prima testimone di un’altra verità dai tratti extraterrestri.

Tra attori che affogano e rivoluzioni cinematografiche

La passione per il mare e i segreti che esso nasconde sono da sempre un “pallino” nella mente di Cameron, una passione che otto anni più tardi gli avvarrà un successo stratosferico proprio con Titanic e che recentemente ha riportato in auge il suo nome con Avatar 2, un film per il quale sono stati sfruttati i migliori effetti visivi possibili proprio per scene ambientate in acqua.

Eppure questo interesse è molto probabile che sia nato, o comunque si sia evoluto, proprio sul set di The Abyss, vista la meticolosa attenzione con la quale il cineasta ha cercato di rendere il tutto più vero del vero, non per ciò che riguarda, ovviamente, il lato fantastico della vicenda ma nella gestione degli attori e delle location.

Dire che è stata una produzione ambiziosa è un eufemismo. Per facilitare il 40% delle riprese principali che si sarebbero svolte sott’acqua, nella torre di raffreddamento di una centrale nucleare abbandonata è stata costruita la più grande vasca d’acqua filtrata del mondo, con una capacità pari a circa undici piscine olimpioniche. Perline nere e un enorme telone sono stati usati per bloccare la luce del giorno, simulando l’oscurità delle profondità dell’oceano. Sento salirmi la claustrofobia solo scrivendo queste cose.

Gli attori furono costretti a lunghe sessioni di recitazione sott’acqua, portando anche a scenari piuttosto pericolosi, tra cui Ed Harris che rischia di affogare nella scena dove il personaggio tenta di respirare in un casco pieno d’acqua mentre viene trascinato sul fondale marino, con un Cameron che, nel frattempo, continua a girare per, a suo dire, rendere più “reale” la scena. Più reale di così in effetti si muore, letteralmente. Un’altra cosa in comune con Avatar 2, tra l’altro, visto che è successa più o meno la stessa cosa anche a Kate Winslett sul set del film.

Ma non è solo tentando di affogare gli attori che si rivoluziona il cinema, perché sì, The Abyss è tra quei film che, nel suo piccolo, un grande passo per l’industria lo ha fatto pur fare. Parliamo in particolare delle scene nelle quali l’acqua viene manipolata, assumendo la forma di un verme che si muove curioso tra i corridoi della stazione. Follia solo ad immaginare una cosa del genere, figuratevi realizzarla negli anni 80.

The Abyss
La famosa sequenza in CGI
Credits: Youtube

Certo, le immagini generate al computer non erano nuove per il cinema dell’epoca, ma i suoi usi erano comunque limitati. Dal classico Tron del 1982, con le sue immagini in wireframe, all’avventura per famiglie Piramide Di Paura del 1985, in cui un cavaliere prende vita da una vetrata, diventando il primo personaggio in CGI di un film.

La società di effetti speciali di George Lucas (Star Wars, American Graffiti), Industrial Light and Magic, era dietro la maggior parte di questi progressi, nonché dietro la produzione degli effetti speciali del film di Cameron, e sebbene avessero considerato la tradizionale animazione in stop-motion per realizzare il verme d’acqua di The Abyss, la natura trasparente e riflessiva della creatura spinse la compagnia a produrre ancora una volta CGI all’avanguardia.

Guidato da Dennis Muren (E.T. l’extra-terrestre, Indiana Jones), il team iniziò progettando la creatura attraverso una serie di manichini in resina, sviluppando contemporaneamente un nuovo software, ovvero la primissima versione di Photoshop, codificata dal supervisore John Knoll e suo fratello Tom (Hook – Capitan Uncino, Pirati dei Caraibi).

Il riferimento al movimento sul set fu fornito da due impugnature che trasportavano un pezzo di tubo di un condizionatore d’aria, con grande divertimento di tutti i presenti.

The Abyss
Il pezzo di tubo dell’aria condizionata trasportato durante le riprese.
Credits: TheGuardian

Un’altra problematica, sempre legata al verme d’acqua, era la capacità propria di quest’ultimo di imitare i volti umani. Per queste riprese, Ed Harris e Mary Elizabeth Mastrantonio si fecero catturare i volti da uno scanner Cyberware. Questo dispositivo circondava un soggetto seduto, bombardandolo con raggi laser per mappare la sua geometria 3D. L’uso di questi scanner rappresentò una vera e propria novità per il settore, e sarebbero stati, poi, riutilizzati in Terminator 2 e molte altre produzioni.

Tutti questi progressi tecnologici avvalsero la vittoria agli Oscar del 1990 per migliori effetti visivi, rendendo di The Abyss tra i film più importanti per l’industria e al contempo tra i più dimenticati.

The Abyss
La CGI di The Abyss potrebbe sembrare antiquata per gli standard odierni, ma probabilmente ha prodotto risultati più convincenti anche di molti film contemporanei.
Credits: TheGuardian

Non solo nella forma, ma anche nella sostanza

Ma al di là delle innovazioni tecnologiche e dei tentati affogamenti, The Abyss è un precursore di Avatar anche nell’anima oltre che nella forma. La filosofia di Cameron, ulteriormente sfumata nella director’s cut che aggiunge altre informazioni sulle figure aliene, quel popolo del mare dall’aspetto soave e dai risvolti apparentemente salvifici, che mette ancora una volta in luce le ombre di un’umanità infantile e interventista, pronta a risolvere ogni cosa impugnando una pistola.

Non è un caso che il principale villain, un magnifico Michal Biehn sopra le righe, appaia come una sorta di antenato spirituale del colonnello Quaritch interpretato da Stephen Lang, in quanto impersona anch’esso la paura del diverso portata all’estremo.

The Abyss denuncia il menefreghismo umano nei confronti del suo pianeta, che sotto l’egida della corsa alle risorse non ha remore morali dal distruggere interi ecosistemi, mettendo anche in mostra però, lo spaventoso potere di una natura stufa dei soprusi e pronta a chiedere un conto molto salato direttamente dalle sue profondità oceaniche, e questo perché come recita la frase di Nietzche messa a inizio della special edition del film “When you look long into an abyss, the abyss also looks into you”.

Se Avatar, inoltre, giocava con una denuncia che per lo più poggiava sull’eco del passato, riportando alla memoria i drammi del colonialismo e dello sterminio dei nativi americani, The Abyss lo fa richiamando temi tutt’ora scottanti. Sullo sfondo del conflitto tra URSS e USA, Il pericolo nucleare veleggia per tutta l’opera e diventa il motore attorno a cui ruotano tutte le azioni e i pensieri dei vari personaggi, mostrando, sul versante psicologico, le estreme conseguenze alle quali può arrivare un essere umano con una certa dose di poteri conferitigli.

Ma come su Pandora, anche negli abissi marini è l’amore a trionfare, amore inteso però, come unione tra i popoli, fratellanza, un monito per l’umanità alla convivenza pacifica tra i popoli «mettendo da parte le cose infantili». 

Con Cameron non si può sbagliare

Viaggiare negli abissi sul grande schermo non è mai più stato così appagante e plausibile, in un’esaltazione pura e primigenia di quel cinema che solo gli anni 80 sono stati in grado di offrire in maniera così spudorata.

Che siate dunque su Pandora o negli abissi più bui della Terra, non potete sbagliare, sarete di fronte a un film che, come ogni altro di James Cameron, non potrà che ricordare il vero motivo per il quale è nato il cinema: far sognare il proprio pubblico.

Buona visione.

Se sei arrivato fino a questo punto e hai ancora voglia di qualche lettura succosa a tema cinematografico, non puoi di certo lasciarti scappare l’ultimo articolo della rubrica CinefiLife sul film Everything Everywhere All At Once (clicca Qui per leggerlo).


Autore: Tommaso Corsetti

Nato nel 1999 e circondato dal mare, prima dell’isola d’Elba e poi della Sardegna, Tommaso dalle poltrone della sala, approda finalmente a quella davanti alla tastiera, per scrivere di ciò di cui ha sempre amato parlare: il cinema.  Studente di Filosofia e ora in RadioEco, puoi trovarlo su instagram come @tomcorsetti_

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