Seguire il cuore o la ragione? Nella storia dei giovani amanti infelici, Des Grieux e Manon fanno l’unica cosa che possono senza poter comandare il destino: scelgono di affrontarlo insieme.
Un po’ Tosca e un po’ La Boheme, Manon Lescaut è la prima vera prova d’autore di Puccini. La fama di strappatore di lacrime del compositore lucchese nasce proprio qui.

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L’articolo è così suddiviso:
- Puccini, il tempo e la genesi di Manon Lescaut
- Trama con corrispettivo in musica e drammaturgia
- Glossario
Puccini, il tempo e la genesi di Manon Lescaut
Il nome del maestro Giacomo Puccini richiama alla mente tanti grandi capolavori. Molte delle arie più popolari e tuttora conosciute sono nate dalla sua penna: Nessun dorma (da Turandot), E lucean le stelle (da Tosca), Un bel dì vedremo (da Madama Butterfly), O mio babbino caro (da Gianni Schicchi). Se anche i titoli non suggeriscono nulla, è impossibile pensare di non averle ascoltate almeno una volta, anche solo in qualche pubblicità.
Non è però questo il Puccini che nel 1889 comincia a lavorare su Manon Lescaut. Il compositore quarantenne ha alle spalle soltanto due opere: Le Villi e Edgar, entrambi su libretto dello scrittore Ferdinando Fontana, al quale verrà imputato l’insuccesso parziale di Edgar. Lo stesso Fontana aveva suggerito più volte a Puccini di utilizzare come soggetto per una nuova opera il romanzo Storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut, a firma dell’Abbé Prevost. A musicare il romanzo aveva già provato il compositore francese Jules Massenet nel 1884 con un’opera tuttora celebre. Quando qualcuno fa notare a Puccini che la sua nuova opera dovrà reggere il confronto con la Manon di Massenet, il compositore non si perde d’animo:

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“ Lui la sentirà alla francese, con cipria e minuetti. Io la sentirò all’italiana, con passione disperata. “
Giacomo Puccini, lettera a Marco Praga
La composizione di Manon Lescaut impiega in tutto tre anni ed un notevole numero di librettisti. Nell’edizione di Casa Ricordi i nomi di tali letterati non sono specificati: la paternità dell’opera viene riconosciuta in toto al solo Puccini — peraltro non erroneamente, dato che alcune scelte del compositore, quali l’eliminazione di un intero atto, influiscono sulla struttura del dramma. Marco Praga, Domenico Oliva e Giuseppe Giacosa si susseguono nella composizione del libretto, ma è Luigi Illica il nome che da qui in poi più saldamente sarà legato alla produzione di Puccini: suoi saranno i fortunati testi di Tosca, Madama Butterfly e La bohème, come anche i libretti di Iris per Pietro Mascagni e Andrea Chénier per Umberto Giordano.
L’opera debutta il 21 dicembre 1893 al Teatro Coccia di Novara con un successo fulminante: la compagnia della prima viene richiamata in scena trenta volte. Nonostante Manon Lescaut sia considerata la prima opera matura del compositore, Puccini continuerà a lavorare sulla partitura per anni: Ricordi pubblica in Italia ben otto edizioni diverse del lavoro, l’ultima delle quali è una riduzione per voce e pianoforte diffusa nel 1924.
Proprio nel 1924 il compositore sta lavorando a Turandot, favola cinese e opera tra le più spesso eseguite del repertorio italiano, pur destinata a non essere finita. Puccini, avido fumatore, muore a causa di un tumore alla bocca poco dopo aver composto una scena chiave dell’opera: la morte dell’eroina Liù.
Trama con corrispettivo in musica e drammaturgia
Atto primo
Francia, Amiens. Nei pressi di un’osteria si riuniscono studenti che parlano e gozzovigliano. Discutono d’amore, e a questi il cavaliere Des Grieux si distingue per essere all’amore del tutto indifferente. Mentre discutono, una carrozza si ferma per strada.
Dalla carrozza scende Manon Lescaut, una ragazza diciottenne, il fratello di lei Lescaut e Geronte. La ragazza è promessa al convento per volere del padre, ma il fratello sa che non è questa la cosa più saggia da fare di lei e medita invece di combinare un matrimonio che possa mantenere anche lui per estensione. La fortuna sembra sorridere a Lescaut: Geronte, ricco banchiere, già medita il rapimento della ragazza.
Des Grieux si è però innamorato ad una prima occhiata della giovane e quando l’amico Edmondo gli riferisce delle intenzioni del vecchio, che ha veduto comportarsi in modo sospetto, i due studenti cominciano ad organizzare un contro-rapimento. Manon preferisce il ragazzo.
Ricapitolando: Manon deve andare in convento. Geronte, che è vecchio ma ricco, vuole rapirla. Vuole rapirla anche Des Grieux, che è giovane ma squattrinato. Manon fugge a Parigi con Des Grieux.
Atto secondo
L’idillio amoroso di Manon e Des Grieux è durato poco. Tutta la passione dell’amore giovanile non ha potuto compensare la povertà in cui lo studente versa e alla quale la ragazza è costretta vivendo con lui. Così, grazie all’aiuto del fratello, Manon torna al primo rapitore, e cioè al vecchio ma ricco Geronte; con lui vive nel lusso sfrenato. La troviamo gran signora all’ultima moda mentre Geronte scrive versi per lei e li fa eseguire da musici in salotto: tutti sono ai suoi piedi. Tuttavia, l’amore per Des Grieux non si è spento e la giovane continua a pensare a lui. Stavolta Lescaut, che fa un doppio gioco, la rassicura: nonostante lei lo abbia abbandonato, Des Grieux è sulle sue tracce ed un suggerimento stesso del fratello di Manon assicura che ben presto saprà trovarla.
Così accade. Des Grieux fa irruzione nella casa di Geronte e, non visti, i due amanti si riappacificano. Quando però il vecchio li sorprende e li denuncia è Lescaut ad avvisarli ed aiutarli, rubando gioielli e organizzando la fuga che però non riesce. Manon, fedifraga e ladra, viene così arrestata e condannata all’esilio.
Atto terzo
Lescaut e Des Grieux tentano un colpo al porto di Le Havre per liberare Manon, che è stata arrestata. La nave per portarla in esilio in America assieme alle altre cortigiane è già in porto.
Manon e Des Grieux riescono a parlarsi dalla finestra dietro la quale lei è chiusa, ma non passa molto tempo prima che Lescaut torni con la cattiva notizia. Ci sono spari ed alterchi: le guardie hanno notato il tentativo di fuga.
Viene eseguito l’appello delle prigioniere ed il cavaliere non lascia un momento Manon da sola. Lo studente gioca allora la sua ultima carta: Des Grieux implora il comandante della nave perché possa anch’egli partire con Manon, magari impiegandosi come mozzo. Il desiderio gli viene accordato e i due amanti partono insieme.
Atto quarto
La coppia innamorata finisce nei deserti di New Orleans – dopotutto siamo nella prima metà del Settecento. Nonostante il cielo sia buio, non piove e non c’è acqua da trovarsi né oasi per i due. Des Grieux è estenuato dal viaggio, ma a Manon va peggio: la ragazza si trova ormai allo stremo delle forze. Dopo un lungo e tumultuoso addio, dove entrambi continuano a sperare in un miracolo, Manon muore fra le braccia di Des Grieux.

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Manon Lescaut: dall’opera alla sinfonia
Ogni atto di Manon Lescaut si compone di una scena unica. Non sono tuttavia gli scenari a determinare il carattere della partitura. Puccini, fra i primi estimatori di Richard Wagner, ne adotta la concezione operistica: tutte le sue opere si prestano ad essere lette anche come partiture sinfoniche ed in particolare nella Manon Lescaut il compositore Réné Leibowitz ha rintracciato un’articolazione in quattro tempi di sinfonia.
Originariamente un atto tra il primo e il secondo avrebbe dovuto descrivere l’idillio amoroso di Manon e Des Grieux dopo la fuga, ma questo fu tagliato dallo stesso Puccini in favore di una scena nella quale Lescaut racconta dell’accaduto. La musica del preludio all’atto fantasma descrive, all’inizio dell’attuale secondo atto, la società aristocratica settecentesca.
Fra tutte le grandi trovate melodiche, tipiche dello stile pucciniano, si distinguono la romanza di Des Grieux Donna non vidi mai dal primo atto e l’aria Sola… Perduta… Abbandonata di Manon nel quarto atto. Degno di nota è anche l’intermezzo orchestrale che nel terzo atto commenta il viaggio a Le Havre. Pare che il compositore John Williams si sia ispirato proprio alle ultime note di questo per il tema di Star Wars.
I personaggi dal soggetto originale
Il romanzo Storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut fu pubblicato nel 1731 dall’Abbé Prevost (Antoine François Prévost) come ultimo volume del romanzo a fiume — un prodotto letterario che raccoglie più storie separate, come l’Histoire de ma vie di Giacomo Casanova — Memorie ed avventure di un uomo di qualità.
L’avventura d’amore risulta da subito accattivante: nonostante alcuni tentativi di censura, edizioni clandestine del romanzo contribuiscono ad accrescerne la popolarità. Il romanzo sarà di nuovo riabilitato dopo alcune aggiunte di Prévost, perlopiù di carattere morale, al materiale originale.
Geronte fa da nome parlante, simile a quelli impiegati nel Don Pasquale di Donizetti: deriva dal greco γέρων, geron, che significa anziano. Il topos del vecchio assetato di gioventù non è raro né originale. In questo racconto come in tante opere morali si finge il dramma centrale della vita, quello delle età: all’anzianità manca la speranza della gioventù mentre ai giovani mancano i mezzi.
La decisione di destinare Manon al convento viene descritta come un tentativo da parte del padre di correggere il carattere frivolo della ragazza. Proprio la volatilità di spirito di lei fa da motore al racconto, che la vede sempre insoddisfatta: amata, non riesce a rinunciare al lusso, ma quando fa da gran signora le manca l’amore.
Fa da monito alle anime il personaggio di Des Grieux. Difatti nonostante fosse stata inizialmente narrata come quadro nel corpo delle Memorie, lo stesso Prévost aveva voluto separare la storia degli amanti in un romanzo a sé stante proprio per la forte tipizzazione del cavaliere, che nell’originale è un nobile pronto a rinunciare alla ricchezza per amore. Il giovane incarna così l’uomo trascinato dai sentimenti, insensato e malconsigliato: nell’originale, dopo la morte di Manon e dolorosamente riportato alla ragione, egli torna in Francia e prende i voti.
Le recite di Manon Lescaut si terranno venerdì 13 gennaio alle 20:30 e domenica 15 gennaio alle 15:30 al Teatro Verdi di Pisa. Per maggiori informazioni: https://www.teatrodipisa.pi.it
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Glossario
Dramma lirico:
termine generico impiegato per definire lavori musicali o operistici di vario genere, frequentemente accostato al termine melodramma. Talvolta impropriamente utilizzato in relazione al teatro musicale. Si distingue di solito da forme operistiche definite con canoni più stretti, come le opere wagneriane.
Sinfonia:
in musica, composizione per orchestra dipartita in più movimenti. Nella sua forma classica (a partire dal secondo Settecento) è una composizione autonoma da concerto e si suddivide in quattro movimenti: allegro, adagio o andante, minuetto e finale-allegro.

Autore: Lucrezia Ignone
Classe 2002. Studio Fisica all’UniPi ed Opera lirica fuori, oltre a coltivare mille interessi diversi. Curo un blog personale e sono coinvolta in più associazioni nazionali. La mia parola preferita è: polymathes. Sono una nuova aggiunta a Radio Eco dove mi occuperò principalmente di Opera e della stagione lirica al Teatro Verdi di Pisa.
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