
Sonzogno, €19.90.
Pubblicato nel 2018 da Bloomsbury Publishing in lingua originale e nel 2019 da Sonzogno in italiano, Circe è il secondo romanzo di Madeline Miller.
Seguendo la strada già battuta da La Canzone di Achille, la Miller ci mette seduti davanti ad un focolare ad ascoltare la voce di Circe che ripercorre la sua vita e lo fa con abilità, senza mai essere noiosa, senza mai risultare pedante, raccontando quanto già sappiamo, ma donando agli avvenimenti da lei narrati nuove e affascinanti vesti.
La storia di quella che è forse la maga più famosa della letteratura classica si è posta, fin da subito, in testa alle classifiche dei bestsellers del New York Times e viene selezionata per il Women’s Prize for Fiction del 2019 (vinto da An American Marriage di Tayari Jones).
L’articolo è diviso in:
- A proposito di: Circe
- Circe: il mito di Omero da un altro punto di vista
- Circe: un intreccio di femminismo, sorellanza, crescita personale
- Considerazioni personali
A proposito di Circe
Titolo: Circe
Anno di pubblicazione: 2018 (ed. originale), 2019 (ed. Italiana)
Genere: Romanzo
Trama: Il libro ripercorre la vita di Circe, maga di Eea, nemica e poi amante di Ulisse nell’Odissea, famosa per trasformare gli uomini in porci. Ma c’è tanto, tanto altro da sapere: gli amori, le vendette, la magia… Sotto gli occhi scorrono le vicende di una dea perpetuamente divisa – tra ciò che è e ciò che dovrebbe essere, tra il mondo che ama e quello a cui appartiene – dal primo flebile vagito che le vale il nome Circe, Sparviera, fino all’ultimo respiro preso prima del bivio finale.
Le lotte di tutta una vita, più o meno importanti, più o meno legittime, ci vengono narrate in 416 pagine da leggere tutte d’un fiato.
L’autrice
Madeline Miller nasce a Boston nel 1978, ma cresce tra New York e Philadelphia e fuori Philadelphia vive oggi.
Studia alla Brown University dove consegue un Bachelor of Arts e un Master of Arts in Studi Classici e insegna latino, greco e letteratura inglese nelle scuole superiori per quindici anni.
Nel 2011 pubblica il suo primo romanzo, La Canzone di Achille, che l’anno seguente vince l’Orange Prize for Fiction e viene inserito tra i bestseller del New York Times.
Nel 2018 pubblica Circe che si pone subito in testa alla classifica dei bestseller del New York Times.
Oltre ai due romanzi citati, Madeline Miller ha pubblicato due racconti brevi (Galatea, rivisitazione illustrata del mito di Pigmalione e Heracles’ bow, ancora non tradotto), alcuni saggi e recensioni.
La Miller è tradotta in più di venticinque lingue, tra cui olandese, mandarino, giapponese, turco, arabo e greco.
In Italia è pubblicata da Sonzogno e tradotta da Marinella Magri. Per informazioni più dettagliate si rimanda alla pagina dell’autrice.
Circe: il mito di Omero da un altro punto di vista
Circe nasce nella reggia di Elios, primogenita del dio del sole e dell’oceanina Perseide, sorella maggiore di Perse, Pasifae ed Eete e fin da bambina si sente fuori posto. Derisa per l’aspetto, per la voce, per la mancanza di tratti che la rendano vicina a suo padre, Circe cresce nell’ombra nella casa di Elios.
“I suoi occhi sono gialli come piscio. La sua voce è stridula come quella di una civetta. La chiamano Sparviera, ma dovrebbero chiamarla Capra per quanto è brutta”
Il sentirsi diversa cessa quando scopre la magia, un tipo di magia legato ai pharmaka, le piante che cambiano le cose. È proprio a causa di questa magia diversa che finisce in esilio sull’isola di Eea, dove continua a crescere, questa volta senza i limiti opprimenti imposti dal padre.
Circe vive sola sull’isola, studia, pratica la magia, addomestica bestie selvatiche, accoglie giovani ninfe spedite lì da padri scontenti. Non ha ancora affinato le sue arti magiche quando i primi uomini approdano, gozzovigliano nella sua casa, la onorano e poi la stuprano. Circe reagisce e l’isola inizia a popolarsi di porci, uomini che hanno assunto grazie al pharmaka la forma che corrisponde alla loro essenza.
Mutano gli uomini, muta Circe e un ulteriore mutamento avviene quando Odisseo giunge su Eea e vi resta per un anno. Ma Odisseo è inquieto: deve partire, compiere il proprio destino e lo fa, lasciando qualcosa dietro di sé: un figlio.
Circe allora aggiunge “madre” ai titoli di cui già si fregia: maga, ninfa, titana, donna, sorella, figlia, amante…
Dea minore esiliata e odiata, Circe deve proteggere con le sue sole forze il fragile figlio mortale dall’implacabile ira di una delle dee tra le più potenti mai esistite: Atena.
Con la nascita di Telegono Circe diventa come Atlante: sola regge sulle spalle il peso logorante di imprese e incantesimi che proteggano la sua ragione di vita il cui destino, come quello di tutti, è già scritto, ineluttabile.
Ma la fine giunge dopo Ulisse, quando Circe accoglie Penelope e Telemaco ed è chiamata a scegliere: la strada che deciderà di imboccare sarà, per l’ennesima volta, la riprova della sua diversità che non è più un cruccio, ma un qualcosa di cui andare fieri.
“Lassù le costellazioni ruotano e tramontano. […] Per tutta la vita mi sono spinta avanti e adesso eccomi qui. Di un mortale ho la voce, che io abbia tutto il resto.”
Circe è ambientato nell’antica Grecia e nelle sue pagine si mescolano letteratura, mitologia, storia. La scelta della Miller di narrare le vicende in prima persona è molto interessante. È Circe che parla e ripercorre tutta la sua vita, in un racconto fluido costituito da frasi brevi e descrizioni puntuali e molto evocative. Il lettore non può fare altro che ascoltare, come un bambino ammaliato dal racconto di una fiaba.
“Fu la foresta ad attrarre il mio sguardo. Folta di alberi millenari, in un intrico nodoso di querce e tigli e boschetti di ulivi, trafitti qua e là da cipressi.”
Le lotte millenarie tra titani e Dei dell’Olimpo, le invidie e le vendette tra ninfe, la miseria degli uomini mortali perpetuamente prostrati dinnanzi agli altari di dèi indifferenti ed egoisti…al di sopra di tutto questo si erge Circe, con il suo amore per i mortali, la sua voce flebile che non distrugge le orecchie degli uomini, la ricerca di un suo posto nel mondo.
La storia è tessuta come fosse un arazzo, infiniti fili che si intrecciano per giungere, infine, a definire il disegno: uomini e donne, dèi e mortali, tutti che si legano alla maga di Eea, tutti che, come in una recita, ricoprono il loro ruolo alla perfezione.
E dei molti personaggi, più che la fisicità, è approfondita la psicologia. Certo, le descrizioni fisiche ci sono, ma non si dilungano perché la Miller punta il faro sulle caratteristiche che scopriamo essere indissolubilmente legate alla psicologia dei personaggi e lo fa con maestria: la voce umana di Circe, che la allontana dagli dèi e la assimila ai mortali; i lineamenti affilati dei gemelli, richiamo alla loro crudele ed egoista astuzia…
Circe: storia di femminismo, sorellanza, crescita
Circe è un romanzo femminista, in cui la visione patriarcale che Omero ci ha tramandato della vicenda viene rovesciata. Circe non è più soltanto la maga cattiva e crudele che trasforma in bestie gli uomini per semplice capriccio e Odisseo non è l’uomo potente e ingegnoso che la sottomette con l’inganno (vedi vv. 209 e seguenti del Libro X dell’Odissea)
Questo non significa che gli uomini non ci siano, che siano solo macchiette nel romanzo o che si presentino soltanto come antagonisti, ma il centro di ogni cosa resta sempre Circe: prima figlia sgradita del dio del sole e giovane ingenua facile da ingannare.
Poi Circe maga capace, crudele e senza scrupoli nel trasformare coloro che abbiano cattive intenzioni. Infine, Circe madre pronta a difendere con le unghie e con i denti il proprio figlio, donna innamorata, amica, saggia…
Anche la visione della maternità viene sconvolta: non è una gravidanza pacifica, quella della maga, e se possibile ancora peggiori sono i primi anni di vita di Telegono.
“Non mi calai comodamente nella maternità. L’affrontai come i soldati affrontano il nemico, pronta e in allerta, brandendo la spada contro i colpi in arrivo.”
Urla, pianti, sporcizia, fame, pericoli ad ogni angolo, accessi di rabbia, crisi di pianto, stanchezza: niente ci viene nascosto. Circe si mette a nudo, fragile come donna e come dea, inadatta forse, eppure resistente: stringe i denti, usa i racconti e le esperienze, confronta, trova la via per sé e per il suo bambino.
Solitudine: ecco cosa contrassegna, per l’ennesima volta, la vita di Circe. Odisseo se ne è andato senza sapere di essere di nuovo padre, non può più restare ad Eea: a casa c’è qualcun altro che lo attende e avere le mura intorno non è qualcosa adatto a lui. Lui, passato alla storia come colui che i confini li oltrepassa ad ogni costo.
“Vivere con lui era come essere vicino al mare. Ogni giorno un colore diverso, una diversa cresta d’onda, ma sempre la stessa irrequieta intensità che trascina verso l’orizzonte.”
Circe è la storia di una lotta che, nei suoi punti più intensi si svolge tra donne: Circe e Perseide, Circe e Pasifae, Circe e Scilla, Circe e Atena…sono gli scontri tra donne ad essere il perno di tutto e sono scontri in cui non mancano colpi bassi.
Ma Circe è anche storia di sorellanza. Per dirne una, l’inaspettato e splendido legame che si crea tra Circe e Penelope è forse uno degli aspetti che ho più apprezzato del romanzo: due donne che in comune hanno, almeno inizialmente, l’uomo amato e il figlio che da lui hanno avuto, ma che sono in grado di creare un rapporto che va oltre, fatto di comprensione reciproca, accoglienza, rispetto e affetto.
Infine, Circe è storia di crescita personale. La Miller parte dalla nascita di quella che, forse, è la maga più famosa della storia letteraria e ci guida lungo la sua maturazione. La conosciamo bambina e la lasciamo, nell’ultima pagina, nell’ultima riga, che è ormai una donna, complessa e completa. Circe attraversa le varie fasi della vita, cadendo e rialzandosi, facendo tesoro delle esperienze più dolorose e terrificanti così come di quelle più dolci.
Considerazioni personali
La Miller non racconta troppo di nuovo, si attiene alle linee tracciate dalle fonti classiche. Aggiunge il giusto in realtà, ma lo fa con maestria e delicatezza, regalandoci uno sguardo nuovo su una donna che è passata alla storia letteraria come un mostro pericoloso da cui guardarsi, una creatura infida, e che invece, alla luce del romanzo, è molto, molto di più.
La complessità e, contemporaneamente, la semplicità di Circe è qualcosa che inizialmente ho faticato a cucire indosso a una figlia di Elios. Forse mi aspettavo di più – più potenza, più coraggio, più bellezza – ma il fatto che le mie aspettative siano state disattese non ha fatto altro che rendermi più curiosa, facendo sì che le pagine iniziassero a scorrermi sotto gli occhi, una dopo l’altra.
In conclusione: Circe è un romanzo che si fa leggere tutto d’un fiato, ti permette di fermarti, ma tu non lo fai, vai avanti, divori pagine dopo pagine senza alcuna fatica, guidato da una prosa scorrevole e da una storia che, alla fine, lascia un meraviglioso sapore dolceamaro.
9/10

Luna Agostini, classe 1995, leggo cose fin dal primo giorno d’asilo. Da allora non ho più smesso e non c’è niente che mi renda felice come leggere sul mare cullata dal rumore delle onde.
Cent’anni di solitudine, Kill Bill, Cuccuruccucu, Irlanda: sono i miei top libro/film/canzone/luogo.
Indecisa e mutevole come il mare (a cui appartengo e che amo), ho trovato nelle Lettere uno dei miei punti fermi.
Oltre a leggere faccio foto, scrivo racconti e recensioni (dal 2022 anche per Eco di Libri), ascolto musica (infinito amore per l’Indie folk), viaggio.
Mi trovate su Instagram come @luna28195 e come @lagherta95 (come Lagertha95 mi trovate anche su Efp, Wattpad e Ao3)