EcoStoria – Il Pervitin: la droga dell’esercito nazista

Tutte le truppe della Wehrmacht ricevevano metanfetamine come parte della razione. Vendute con il marchio di Pervitin, i soldati le usavano per mantenersi svegli per settimane, completamente fuori di sé…

Così scrive Labatut nella prima pagina del suo Quando abbiamo smesso di capire il mondo. Appena la lessi rimasi scioccata: non tanto per l’atto in sé, né per qualche giudizio moralistico. Ebbe in me l’impatto di un “come ho fatto a non pensarci prima?” mescolato allo stupore e alla curiosità tipici di una scoperta. Insomma, questa cosa mi colpì tantissimo, e per questo ho deciso di dedicarle il mio primo articolo della rubrica di EcoStoria.
Dunque, cominciamo.

L’uso della droga durante la Seconda Guerra Mondiale

Iperattività, esaltazione, senso di onnipotenza, riduzione dei freni inibitori e della sensibilità al dolore, alla fame e al bisogno di dormire: sono questi gli effetti generalmente ricondotti alle metanfetamine. Pensateci bene: chi, più di un soldato, poteva avere bisogno di tali benefici?
Non a caso ne fu fatto un uso massiccio durante la Seconda Guerra Mondiale, in particolare del Pervitin dall’esercito tedesco, del Benzedrine da quello americano e il Philophon da quello giapponese.

Il Pervitin

Confezione contenente 6 fiale di Pervitin

Concentriamoci sul Pervitin. Esso si inizia ad utilizzare ufficialmente nell’esercito tedesco per ridurre la stanchezza dei soldati e rendere loro più facile combattere. Dal 1939 inizia a far parte della dotazione standard dei soldati nazisti, che sviluppano una vera e propria dipendenza. Heinrich Böll, premio Nobel per la letteratura, scrive molte lettere dal fronte in cui chiede alla famiglia dosi del farmaco: «Qui è dura, e spero comprendiate se riesco a scrivervi solo ogni due o tre giorni. Oggi lo faccio principalmente per chiedervi il Pervitin… Vi voglio bene, Hein».
I comandi tedeschi rifilavano il Pervitin anche ai piloti, mischiandolo con le tavolette di cioccolata: era chiamata, appunto, “cioccolata dell’aviatore”.

Secondo Norman Ohler, autore di “Tossici. L’arma segreta del Reich”, questa metanfetamina ebbe un ruolo cruciale nel blietzkrieg tedesco, e spiegherebbe la rapidità incredibile che la Wehrmacht riuscì a sostenere nel 1940, quando, in poco più di un mese, conquistò Francia, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi.
Com’era possibile che i soldati tedeschi riuscissero a percorrere fino a 60 kilometri al giorno senza fermarsi? Per Ohler una delle ragioni potrebbe essere proprio questa.

C’è da dire che lo stesso Hitler prendeva metanfetamine, steroidi e altre sostanze; Göring, il capo dell’aviazione tedesca, era dipendente dalla diidrocodeina, un analgesico di cui prendeva più di cento pillole al giorno. Quando venne catturato dagli Alleati, aveva in valigia più di 20.000 dosi di questa droga. Prima di processarlo a Norimberga i medici americani dovettero curarlo dalla tossicodipendenza.

Con la fine della guerra i medici tedeschi cercarono di limitare l’uso del Pervitin, che tuttavia rimase facilmente reperibile e continuò a essere consumato largamente, anche tra i civili.
Bisognerà aspettare gli anni Sessanta prima che il governo tedesco ritiri il Pervitin dalle forniture mediche della Repubblica Democratica Tedesca, e gli anni Ottanta dalla Germania occidentale. Dopo la riunificazione tedesca, fu considerato illegale in tutto il paese.
Infatti attraverso la Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961, la Convenzione sulle sostanze psicotrope del 1971 e la Convenzione delle Nazioni Unite contro il traffico illecito di stupefacenti e di sostanze psicotrope del 1988, l’ONU cercò di fare in modo che le sostanze psicotrope (cocaina, eroina, LSD, MDMA, Cannabis etc.) venissero prodotte solo per fini specifici, come la ricerca scientifica o le cure mediche.

Autrice

Rebecca Bibbiani, classe 1999, laureata in lettere moderne e studentessa della magistrale in italianistica a Pisa. Benché l’indecisione sia uno dei suoi peggior difetti, c’è una cosa di cui è certa: – Nella mia vita voglio scrivere. Per questo ho deciso di entrare a far parte di RadioEco.

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