RadioFemm: la rappresentazione nei media

Bentornati su RadioFemm, la rubrica femminista di RadioEco! Oggi affronteremo il problema della rappresentazione del mondo del cinema delle minoranze e del perché essa sia fondamentale per arrivare ad un mondo senza discriminazioni.

Le rom-com

Siamo reduci dalle festività natalizie e come da tradizione, oltre a pandori, panettoni, regali e cioccolate calde, non possono mancare i film sdolcinati di Natale, le cosiddette rom-com

Nessuno può dire di non averne mai vista almeno una: questi film hanno tutti la stessa trama, un uomo e una donna si conoscono, si piacciono, succede qualcosa che li porta inevitabilmente a separarsi per poi ritrovarsi grazie alla magia del Natale.  

Nonostante siano ripetitive, schematiche e prevedibili, ogni anno continuiamo a guardare le rom-com, forse perché ci portano un po’ di conforto, forse perché ci piace pensare che il Natale sia ancora magico dopo l’inevitabile scoperta della non esistenza di Babbo Natale che segna la fine dell’infanzia.

Il problema che però che riscontriamo nelle rom-com è l’assenza quasi totale di rappresentazione: sono ben pochi i film in cui ad avere una storia d’amore grazie alla magia del Natale è una coppia non-etero.  

La comunità LGBT nei media, credits: Tessa Kaur

La comunità LGBT nei media

Secondo uno studio di GLAAD (Gay & Lesbian Alliance Against Defamation) del 2022, che va ad indagare la quantità, qualità e diversità della rappresentazione di personaggi in film e serie tv prodotti dalle maggiori case di produzione cinematografiche, solo 16 dei 77 film rilasciati nel 2021 avevano personaggi appartenenti alla LGBT

Con questo studio possiamo evidenziare come non solo la rappresentazione della comunità LGBT nei film è precaria, ma vengono preferiti gli uomini rispetto alle donne: in questi 16 film, infatti, possiamo trovare solo 9 donne lesbiche e bisessuali, in confronto a ben 19 uomini gay e bisessuali. 

Il problema degli stereotipi

Guardando i dati di GLAAD degli anni scorsi troviamo un riscontro positivo, con un aumento della rappresentazione graduale nel tempo. È importante però capire che la rappresentazione non si fa solo con la quantità di personaggi, ma anche con la qualità di essi. 

La maggior parte di questi film non piacciono né al pubblico comune né al pubblico appartenente alle minoranze che vengono rappresentate, in quanto percepite come forzate e estremamente politically-correct, soprattutto a causa di ripetuti stereotipi non corrispondenti alla realtà. 

In quanti film ritroviamo il migliore amico gay eccessivamente effemminato, la donna lesbica mascolina, il personaggio trans che si vergogna della sua identità? Decisamente troppi.  

Non solo la comunità LGBT

La rappresentazione nei film ovviamente non si ferma solamente alla comunità LGBT, ma comprende tutte le diversità, quindi donne, corpi non conformi agli standard della società, persone non-bianche e affette da disabilità

La Annerberg Inclusion Initiative, promossa dall’Università della South California ha analizzato i 1300 film più popolari tra il 2007 e il 2019 e i dati sono abbastanza critici: ben il 65,7% dei personaggi è bianco, e solo il 34% di donne e il 2,3% dei personaggi con disabilità nei film sono personaggi attivi nella trama.  

Inoltre, nello studio di GLAAD ritroviamo anche delle percentuali relative all’etnia e alle disabilità dei personaggi LGBT nei film analizzati: il 61% dei personaggi LGBT è bianco e non è stato rappresentato nessun personaggio LGBT con una qualsiasi disabilità.  

L’importanza della rappresentazione

L’importanza della rappresentazione, credits: Ingrid Sagers

Ma perché è così importante che ci sia rappresentazione delle minoranze in film e serie tv?

I media ormai sono parte integrante della nostra quotidianità e non sono solamente una forma di intrattenimento, bensì arrivano anche ad influire su come percepiamo il mondo e le persone che ci circondano. Ciò potrebbe essere sfruttato per eliminare tutte le ostilità nei confronti del diverso, assumendo un ruolo educativo soprattutto per i più piccoli.

La rappresentazione nei media può aiutare le persone a non sentirsi sole: tutti dovrebbero avere la possibilità di potersi rivedere in un personaggio sul grande schermo e tutti meritano che la propria storia venga raccontata.


Mi chiamo Livia, ho diciannove anni e studio Scienze Politiche all’Università di Pisa. Da quando ho memoria sono appassionata di scrittura e in particolare di scrittura divulgativa: da qui il mio sogno di diventare giornalista. Il mio obiettivo più grande è infatti quello di far sentire le voci delle persone che hanno più bisogno di essere ascoltate.

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