Ideali di bellezza: questioni, problemi e soluzioni

Bentornati su RadioFemm, la rubrica femminista di RadioEco! L’articolo di oggi sarà una riflessione sugli ideali di bellezza femminile, di come essi si siano evoluti nell’ultimo secolo e come influisce l’idealizzazione di un corpo perfetto sulla salute mentale della persona. 

Partendo dagli anni ’10 del 1900, il fisico ideale in questo periodo prevede una vita stretta accompagnata da seni e fianchi abbondanti. Questo effetto era ottenuto grazie all’utilizzo dei corsetti: oggi sappiamo quanto effettivamente fossero dannose per la salute queste vere e proprie trappole, che comportavano costole incrinate e nei casi più gravi polmoni perforati. 

Negli anni ’20, invece, il concetto di perfezione cambia in modo radicale. Le donne più belle convenzionalmente sono androgine, con capelli corti, seno piccolo, fianchi stretti e niente trucco.

Con il passare del tempo vediamo una continua evoluzione del cosiddetto corpo perfetto, che sembra cambiare ciclicamente. Si alternano le fasi in cui la società vuole avere delle donne sensuali e formose, agli anni in cui le donne devono essere magre, muscolose e sempre in forma. 

Se questi standard erano già diffusi un secolo fa, è ovvio come oggi, a causa dei social e quindi del continuo scambio di informazioni e notizie a cui siamo sottoposti, gli standard di bellezza riescano ad arrivare a sempre più persone, la maggior parte delle quali, purtroppo, a causa della giovane età risulta essere particolarmente influenzabile. 

L’idealizzazione del corpo e il continuo confronto con modelli considerati perfetti, infatti, porta le persone, soprattutto gli adolescenti, a sviluppare insicurezze che in molti casi si trasformano in disturbi del comportamento alimentare. 

I disturbi del comportamento alimentare

I disturbi del comportamento alimentare, o DCA, sono patologie che portano ad un’alterazione delle abitudini alimentari a causa di un’eccessiva preoccupazione della propria immagine e del proprio corpo. 

Sono principalmente tre, ovvero l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il binge eating disorder (BED) o disturbo da alimentazione incontrollata. Nonostante questi tre disturbi siano quelli di cui si parla di più e che hanno una maggiore copertura mediatica, sono solo la punta di un iceberg estremamente vasto e che con il passare degli anni rischia di aumentare a dismisura.

ciò che si nasconde dietro ad un disturbo alimentare, https://www.fontainecenter.com/blog/440808-handling-an-eating-disorder

Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, aggiornati al 15 marzo 2022, Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla per la sensibilizzazione sui disturbi alimentari, nel 2022 sono state ricoverate 9000 persone per DCA. L’anoressia nervosa risulta essere il disturbo più diffuso con circa il 36,2% dei casi, seguita dalla bulimia nervosa con il 17,9% e il BED con il 12,4%.

Vediamo inoltre come, a causa della pandemia, vi sia stato un incremento delle diagnosi e ricoveri per DCA: ben il 40% in più rispetto al 2019. Tuttavia, il dato più preoccupante di queste stime è l’età media delle persone ricoverate: il 58% risulta avere tra i 13 e i 25 anni, il 7% meno di 12.

Possibili soluzioni

Tutte queste stime che ci riporta l’Istituto Superiore di Sanità sono ovviamente sottostimate: la maggior parte delle persone che soffrono di disturbi alimentari non sa di avere questa patologia e vive in un inferno di calorie, misure, digiuni e abbuffate, bruciandosi così l’adolescenza e, nei casi più gravi, l’infanzia. 

Oggi possiamo vedere sui social due realtà contrastanti: da un lato, permane l’idealizzazione del corpo con la condivisione di ricette fit, diete assurde e foto ritoccate. Dall’altro ha iniziato a diffondersi il movimento della body positivity, ovvero un atteggiamento positivo nei confronti del proprio corpo e la valorizzazione delle differenze esteriori di ognuno di noi. 

La body positivity non si riferisce solamente al fisico, ma anche ad acne, vitiligine, smagliature, peluria, quindi tutto ciò che è sempre stato motivo di vergogna per moltissime persone e considerato fuori dal normale, nonostante siano tutte caratteristiche più che normali, da amare e valorizzare.  

Nonostante la body positivity sia un grande passo avanti e può effettivamente portare un cambiamento nella percezione generale del proprio corpo ed evitare il continuo confronto con modelli irraggiungibili favorendo l’accettazione personale accettandoci per quelli che siamo, non è ancora abbastanza.

È necessario innanzitutto abbattere tutti gli stereotipi sui disturbi del comportamento alimentare, sensibilizzando le persone e soprattutto educandole al tema. Avere un DCA non è solamente un’ossessione per la magrezza, non solo le ragazze ne soffrono e, soprattutto, non è un capriccio. 

Annullare gli standard imposti dalla società sui nostri corpi è una necessità e un dovere: potrebbe salvare delle vite. 


Autrici: Livia Giorni e Carolina Santini

Mi chiamo Livia, ho diciannove anni e studio Scienze Politiche all’Università di Pisa. Da quando ho memoria sono appassionata di scrittura e in particolare di scrittura divulgativa: da qui il mio sogno di diventare giornalista. Il mio obiettivo più grande è infatti quello di far sentire le voci delle persone che hanno più bisogno di essere ascoltate.


Ho ventitré anni e sono studentessa del corso magistrale in Filosofia e Forme del Sapere, per il quale mi sono trasferita all’inizio di quest’anno accademico a Pisa. Vengo, infatti, da un piccolo paesino delle Marche in provincia di Urbino. Ed è proprio all’Ateneo di Urbino che ho intrapreso il mio percorso universitario, laureandomi in Scienze Umanistiche, curriculum Filosofico. Da poco in terra toscana, ho quindi deciso di portare la mia passione per la scrittura e il mio fervido spirito femminista, qui a RadioEco.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *