Le Dark Ladies sbarcano all’Arsenale: Volume II

Quando tu dormirai, mia bella tenebrosa,

in fondo a un monumento fatto di marmo nero,

e quando avrai per alcova e maniero

una fossa vuota e una cella pluviosa;

e la pietra, opprimendoti il petto timoroso

e i fianchi addolciti da erotico languore,

impedirà al tuo cuore di battere e volere

e ai piedi di correre in corse avventurose,
[…]

Charles BaudelaireRimorso Postumo”

Per chi si fosse perso l’ultimo articolo della rubrica CinefiLife, qua sotto troverà il link per esplorare le oscure presenze delle pellicole di Wilder, Truffaut e Verhoeven. Dark Ladies o Femme fatale dal fascino etereo ma baudelariano, che a passo di danza varcano le soglie mortali del macabro.

Da non perdere assolutamente perciò il viaggio di scoperta delle tenebrose:

  • Phyllis Dietrichson: interpretata da Barbara Stanwyck
credits: slashfilm
  • Julie Kohler: interpretata da Jeanne Moreau
credits: media1.fax.net
  • Catherine Tramell: interpretata da Sharon Stone
credits: top10films

Tutte le visioni sono state presentate dal 27 ottobre al 2 dicembre dal Cineclub Arsenale di Pisa alla rassegna “Dark Ladies”, in collaborazione con il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere di UniPi.

Qua troverete la parte precedente dell’articolo Dark Ladies

Ecco i film presentati ed analizzati durante il progetto presso il CineClub Arsenale:

La fiamma del peccato di Billy Wilder (1944)

La sposa in nero di François Truffaut (1968)

Basic Instinct di Paul Verhoeven (1992)

Mulholland Drive di David Lynch (2001)

Venere in Pelliccia di Roman Polański (2013)

Il fuoco di Giovanni Pastrone (1916)

I primi 3 sono spiegati ed analizzati nell’articolo precedente, di seguito una breve sinossi e commento degli ultimi tre femme noir presentati…

Mulholland Drive

Immagine promozionale del film Mulholland Drive di Lynch

presentato: Mercoledì 16 Novembre 2022. Preceduto dall’incontro con la professoressa Cristina Jandelli (Università di Firenze) in collegamento con la sala “Le arti visive generano incubi”.

Copertina di Mulholland Drive di David Lynch

La storia di Mulholland Drive è apparentemente molto lineare per i primi 90 minuti. Si tratta di un racconto intrigante alla scoperta dell’identità dimenticata della co-protagonista “Rita” a seguito di un incidente intriso di mistero. Nonostante la premessa iniziale, un alone di sospetto arieggia sulla vicenda, offuscando dei dettagli, o dando spazio ad attimi di insensatezza


Fin dalla prima sequenza in cui vediamo “Betty”, questa ci pare sospetta nel suo atteggiamento naive nei confronti del mondo intorno a lei, soprattutto nei confronti dell’enigmatica e “dark” Rita. Allo stesso modo altri personaggi presenti in tutta la prima parte del film hanno delle caratteristiche bizzarre, sembrano spesso fuori contesto, non si collocano bene nel filo logico della narrazione. Il tutto risulta totalmente spiazzante perché i pochi elementi fuori posto creano una generale atmosfera occulta e ansiogena.

Se però, nonostante i vari intrighi e gli occasionali dubbi, all’inizio il film segue un filo logico, c’è un momento preciso in cui tutto sembra perdere senso. Le scarne certezze che l’osservatore si era costruito durante la visione vengono a mancare nel momento in cui il tipo di rapporto tra le iniziali Betty e Diane inizia a cambiare, si evolve, o per meglio dire si rivela per quello che davvero è.


Da questa scena in avanti inizia un fitto simbolismo che collega sogno e realtà, tra intermezzi di follia. La vicenda si spoglia delle sue prime vesti di intricato giallo per indossare quello di tormentato noir, colmo di deliri e ossessioni.

Rita” e “Betty” nel club Silencio. Scena tratta da Mulholland Drive di Lynch.
credits: senses of cinema

Tutta la sfera onirica, il profondo legame tra sogno e verità e la confusione che si crea tra queste due dimensioni può ricondurci al celebre “8 1/2” felliniano, poiché anche lì, non tutto è come pare. Talvolta la volontà di fuggire da una spiacevole realtà induce a cercare rifugio altrove, nelle menzogne e nelle inquietanti finzioni.


Un ulteriore tema centrale lo inserisce alla perfezione nella rassegna di pellicole sulle “Dark Ladies”. La femme fatale infatti viene incarnata in modi totalmente differenti dalle due protagoniste femminili ad intervalli alterni. In principio tutto dipingeva Rita come donna tenebrosa, a partire dagli stereotipati indizi fisici come capelli ed indumenti scuri. Ciò nonostante si scopre più avanti che questo ruolo può essere attribuito anche alla compagna.
Si scontrano e mescolano tra loro tutte le emozioni, tra le più disparate, in un folle cocktail del subconscio in cui non si distinguono più dolore, ira, pentimento, amore. Ogni elemento concreto rimanda in realtà all’interiorità dei personaggi, alla loro sfera intima, astratta, inconscia. 

scena da Mulholland Drive di Lynch, con canzone “Llorando
credits: youtube user Carpediem221286

La musica aiuta a creare questo clima di caos, lavorando perfettamente con colori e montaggio per creare un lavoro totalmente unico nel suo genere. Lo spettatore riconosce a fatica i suoi pensieri e i suoi sentimenti da quelli delle protagoniste. Sembra perdersi in una valanga di idee che non gli appartengono ma che in qualche modo sembrano familiari. Proprio come per “8 1/2” il film ci tiene sospesi per 147 minuti in una dimensione surreale in cui niente ha abbastanza senso per essere vero, ma in cui tutto è abbastanza verosimile da lasciarci la possibilità di crederlo.

Venere in Pelliccia (La Vénus à la fourrure)

presentato: Mercoledì 23 Novembre 2022. Preceduto dall’incontro con la giornalista Virginia Tonfoni “Femme fatale: la risposta del fumetto contemporaneo”.

Copertina di Venere in Pelliccia di Polański

Dal romanzo omonimo di Leopold von Sacher-Masoch, e dall’opera teatrale da esso liberamente ispirata di David Ives nasce questa assurda pellicola di Roman Polański. 

Vanda, un’attrice apparentemente frivola e squattrinata, si presenta al provino del regista teatrale Thomas in un teatro parigino ad audizioni concluse. Lo spettacolo che Thomas vuole mettere in scena è proprio l’opera teatrale di Ives “La venere in Pelliccia”. Il regista, inizialmente profondamente scettico di fronte alla visione della donna, non era intenzionato a darle un briciolo di possibilità, ma preso dall’esasperazione le concede un provino.

L’intero film si basa su questo unico episodio all’interno del teatro e ha questi unici personaggi. 

Copertina del romanzo Venere in Pelliccia di Leopold von Sacher-Masoch

Contro ogni aspettativa, Vanda dimostra la sue grandi doti attoriali. Thomas, piacevolmente stupito, è costretto a ricredersi su di lei. I due si cimentano nelle prove dello spettacolo nei panni dell’omonima “Vanda” e del co-protagonista “Severin”, rivelando una grande maestria nell’interpretazione dei rispettivi ruoli.

A partire da questa coincidenza di nomi della protagonista del film e quella dell’opera, inizia un contorto intreccio. Pian piano il limite tra finzione e realtà diviene più labile… Le differenze tra arte e verità si fondono tra loro, i personaggi sembrano svincolarsi dai loro attori. 

Così, in un labirinto di piani narrativi, non è solo lo spettatore a stare al passo con fatica, ma lo stesso Thomas. L’uomo sembra perdersi man mano in questo assurdo gioco di ruolo a cui lui stesso si appassiona. Il personaggio evolve nella storia seguendo un arco di trasformazione in negativo, contrariamente alla crescita dinamica della co-protagonista. I suoi valori ed i tratti fondanti del suo carattere vengono assorbiti da Vanda, con una personalità che è troppo imponente per essere contenuta da una sola persona. 

Il film è stato vincitore del Premio César come miglior regista per Polański nel 2014. Ha ricevuto ulteriori candidature, tra cui la Palma d’oro al Festival di Cannes nel 2013.

La colonna sonora di Alexandre Desplat, contribuisce a rendere l’opera ancora più intensa ed a tratti volutamente disturbante. Caratteristica che ha fatto sì che il musicista stesso venisse nominato per un riconoscimento.

Venere in Pelliccia di Tiziano

Va riconosciuto il sublime lavoro degli attori Emmanuelle Seigner (Vanda) e Mathieu Amalric (Thomas). I due hanno saputo rendere chiaramente tutto l’erotismo e la teatralità dalla narrazione. 

Vanda in questo film si presenta come femme fatale indiscussa. Inizialmente tramite la sua meta-narrazione con il personaggio che interpreta ed infine senza più recitare, spogliata di ogni veste fuorviante. 

I temi di riscatto sociale e rivalsa femminile sono sprigionati con temibile rabbia e passione, in un pauroso crescendo di tensione sessuale. Il personaggio di Thomas, senza nulla togliere alla spettacolare performance di Amalric (che gli è valsa una Nomination come migliore attore protagonista, assieme alla co-star), semplicemente non può competere con la potenza esplosiva della Venere dark.

 

Il fuoco 

presentato: Giovedì 1 Dicembre 2022, con una sonorizzazione dal vivo al pianoforte di Caterina Paganini e Marta Poggesi.

Questo muto del 1915 di Pastrone ha chiuso la rassegna di dark ladies con un grande salto nel passato. Fu proprio questa pellicola ad elevare la protagonista Pina Menichelli come indiscussa oscura diva italiana.

Lobby Card di Pina Menichelli per Il fuoco di Pastrone
credits: museo del cinema

Il film è molto breve, ma nei 55 minuti complessivi si articola una visione intensa e ricca di simbolismi. 

L’incontro della duchessa e poetessa anonima (Menichelli), lascia folgorato il pittore Mario Alberti (Febo Mari), privandolo della sua arte. Egli disperato, viene sedotto e manipolato dalla donna, che ha come unico scopo quello di arricchire la sua vanità. 

Nel film troviamo una tripartizione in:

  • Prima parte: la Favilla
  • Seconda parte: la Vampa
  • Terza Parte: la Cenere

Corrispondono alla situazione sentimentale rispecchiata dai protagonisti della vicenda e che fa chiaramente riferimento al titolo. Questo tema viene riproposto più volte tramite il rosso delle scene, le didascalie e rimanda ad tema di generale aggressività.

Prematuro e moderno. “Il fuoco” incarna i temi del rifiuto e dell’istrionismo, ma personificati da figure non convenzionali per l’epoca. La vampiresca sensualità della diva non fu limitata a questa unica visione, ma la accompagnò negli anni, creando per lei  un personaggio all’insegna del male e della passione.

Come una vera e propria predatrice tenebrosa, non si mostra mai inferiore rispetto al co-protagonista maschile, ma anzi esaspera la sua superiorità sotto tutti i punti di vista, da quello intellettuale, fino a quello economico. Elementi tipicamente “maschili” per l’epoca, come il fumo e la guida dell’auto, aiutano a rendere più spregiudicato il suo personaggio profondamente moderno.

Scottanti conclusioni sulla rassegna “Dark Ladies”

Questa esperienza cinematografica è riuscita a coinvolgere cinofili e non in un percorso di scoperta della ribelle donna fatale nelle pellicole internazionali.

L’opportunità di partecipare ad una tale rassegna in modo totalmente gratuito ha permesso ad un pubblico di grandi e piccini di compiere i primi passi in questo ambiente complesso. Grazie alle proiezioni del CineClub Arsenale e al convegno “Le Tenebrose” ciascun interessato ha avuto modo di far proprio un mondo di simbologie ed allusioni totalmente al femminile.

[…]
la tomba, confidente del mio sogno infinito

(ché la tomba comprenderà sempre il poeta),

in quelle grandi notti dove il sonno è bandito,

ti dirà: “Che Vi serve, cortigiana imperfetta,

non avere conosciuto il rimpianto di un morto?”

– e il verme roderà la tua pelle come un rimorso.

Charles Baudelaire “Rimorso Postumo”

Autrice: Eleonora Mastantuono 
Approdata a Radio Eco come blogger per trovare una collocazione concreta a tutti i miei pensieri.
Collaboratrice per la rubrica “CinefiLife”, nella speranza di trasmettere una passione che arde di essere condivisa. 
Come Guido dell’8 1/2 felliniano “Non ho proprio niente da dire. Ma lo voglio dire lo stesso.”


instagram: @m.i.ele

letterboxd: @eleonoram18

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