Una ragazza terribile nell’opera buffa. Donizetti, Don Pasquale

Da che mondo è mondo, se ci sono di mezzo questioni d’amore i legami di sangue diventano avvelenati. Quando proprio non hai più speranze ecco che intervengono gli amici a cavarti dai guai: ma che succede se, pur di aiutarti, fanno i conti senza di te?
Un imbroglio che non apparirebbe fuori posto in una commedia all’italiana è al cuore di quell’opera lirica composta in undici giorni che si chiama Don Pasquale.

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Il Don Pasquale immaginato da Simone Tansini
Credits: sipariogame.it

L’articolo è così suddiviso:

Donizetti, il tempo e il luogo del Don Pasquale

Nel 1842 Gaetano Donizetti è sulla cresta dell’onda. Il compositore bergamasco ha inanellato uno dopo l’altro i successi fulminanti di Lucia di Lammermoor, La fille du régiment, Roberto Devereux et similia. Sono trascorsi dieci anni dall’Elisir d’amore e da quella furtiva lagrima * che tuttora costituisce il cavallo di battaglia di tanti baldanzosi cantanti. 

Sotto il naso del compositore capita per caso una vecchia partitura con altrettanto vecchio soggetto: Ser Marcantonio, un’opera lirica composta nel 1808 su libretto di Angelo Anelli. Si tratta di una commedia. La trama è semplice: un vecchio trombone decide di sposarsi e getta nello sconforto i nipoti che vedono sfumare l’eredità. Questi, per ripicca, architettano un imbroglio ai danni del bacucco e, una volta impartita la lezione, ristabiliscono l’ordine. La morale? Mai sposarsi dopo una certa età. Largo ai giovani! Parafrasato: non rendersi ridicoli. Donizetti lo trova divertente e vuole lavorare al soggetto. All’apice del successo, dopotutto, ci si può permettere di sviluppare pet projects.

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Un’autocaricatura di Donizetti risalente al 1843, anno di composizione del Don Pasquale
Credits: Wikipedia

Ser Marcantonio e Don Pasquale sono lo stesso personaggio. Il nuovo libretto del Don Pasquale è scritto da Giovanni Ruffini, ma Donizetti lo rimaneggia tanto da finire col firmare il prodotto: M.A. – Maestro Anonimo. L’acronimo viene tuttavia travisato ed il libretto attribuito ad un certo Michele Accursio.

Leggenda vuole che l’opera abbia richiesto solo undici giorni di composizione. Questo potrebbe essere vero in una certa misura. I famigerati undici giorni potrebbero aver visto la produzione delle linee vocali, mentre l’orchestrazione ha quasi certamente richiesto più tempo.

L’opera vede la luce a Parigi ed è rappresentata per la prima volta al Théâtre-Italien nel gennaio 1843. É destinata ad essere una delle opere della maturità più fulgida di Donizetti, ma anche una fra le ultime, prima di un forte peggioramento delle condizioni di salute del compositore che terminerà i suoi giorni uscendo ed entrando dal manicomio di Ivry-sur-Seine: tormentato e divorato dalla sifilide morirà a Napoli nel 1848. 

* una furtiva lagrima la incontreremo anche in questo libretto: la nomina Norina parlando d’amore.

Trama con corrispettivo in musica e drammaturgia

Atto primo

Don Pasquale da Corneto (nomen omen, ma non è l’unico) è un proprietario terriero settantenne, celibe. Vive con il nipote Ernesto, anch’egli single nonostante le pressioni dello zio. Questi da tempo gli propone, infatti, una mogliettina ideale, ma senza alcun successo, dato l’irremovibile amore nutrito da Ernesto per Norina, una ragazza vedova e non ricca che Pasquale non accetta, come in ogni rom com di tutto rispetto.

Don Pasquale decide di sposarsi per dispetto: sposandosi infatti lascerà senza eredità il nipote. A trovargli moglie sarà il fidato e furbissimo medico Malatesta, il quale è però anche amico intimo di Ernesto e vuole aiutarlo. Malatesta escogita così un inganno per burlare Don Pasquale e portare allo sposalizio i due ragazzi.

Malatesta ha una sorella in convento di nome Sofronia che Pasquale non conosce. Norina fingerà di essere Sofronia e sposerà il vecchio Don Pasquale. Dopo il matrimonio comincerà a fare la pazza e lo spingerà a separarsi il prima possibile, così da ottenere la concessione di sposare Ernesto con i soldi di Pasquale.

Vogliono insomma prendere per sfinimento il vecchio Pasquale!

Malatesta e Norina sono a conoscenza dell’inganno, di cui però non rendono partecipe Ernesto: quando questi scopre che proprio l’amico Malatesta ha trovato moglie allo zio Don Pasquale, causandogli nei fatti di essere scacciato dalla casa dove vive, non sa delle ragioni di questo gioco e interpreta il comportamento di Malatesta come un tradimento. 

Atto secondo

Avviene il matrimonio tra Don Pasquale e Norina. Chi è in disaccordo parli ora o taccia per sempre. Ernesto interviene come vero antesignano di Dustin Hoffman ne Il Laureato, ma viene prontamente messo a tacere perché con le sue bizze rischia di far scoprire la trama. Quando Norina, dal contegno dimesso che aveva avuto fino a quel momento, non appena sposata e quindi intitolata a metà degli averi del vecchio, cambia atteggiamento e diventa dispotica e arrogante, anche Ernesto comprende che l’inganno è a spese di Don Pasquale e non a suo danno. Meglio tardi che mai!

Atto terzo

Don Pasquale è esausto per i capricci della moglie. I camerieri corrono avanti e indietro; lei spande, spende ed esce senza permesso. Così, quando Pasquale scopre, o crede di scoprire, che questa lo tradisce ne parla con Malatesta per punirla. Dopotutto si tratta di sua sorella, no? 

Aspettano così sul luogo dell’incontro amoroso i due amanti. Quando sorprendono “Sofronia” sola, la minacciano che in casa sarà fatta entrare Norina, novella sposa di Ernesto. Per la moglie del proprietario sarebbe un affronto convivere con la moglie del nipote e due coppie sotto lo stesso tetto costringerebbero “Sofronia” a regolare i suoi vizi. Lei dunque si offende moltissimo per la proposta, ma non resta nulla da fare: il vecchio è irremovibile. Alla fine, l’inganno è svelato, Norina smascherata e Malatesta onesto: Don Pasquale accetta di essere stato preso in giro e tutti godono della morale della storia, ovvero: mai sposarsi dopo una certa età

Don Pasquale: la prima opera buffa senza recitativi secchi

Per la prima volta in un’opera buffa non v’è traccia di recitativi secchi.

La maggior parte delle opere liriche, escludendo Wagner tra i grandi dell’Ottocento, si suddivide in arie e recitativi. Semplificando molto, si può dire che le arie siano il corrispettivo delle canzoni o parti cantate: grandi esempi sono E lucean le stelle, La donna è mobile, Nessun dorma, Un bel dì vedremo e così via.

I recitativi sono quelle parti che vengono appunto recitate o declamate sillabicamente dai cantanti. Il recitativo può essere secco o accompagnato: nel primo caso il cantante parla sopra ad un solo strumento che suona, generalmente il clavicembalo. Nel secondo, più strumenti oppure l’orchestra intera sono chiamati a sostenere il cantante. Va da sè che i recitativi accompagnati hanno un peso drammaturgico più forte di quelli secchi perché la musica commenta lo stato d’animo o enfatizza le parole del personaggio. 

Laddove le opere dell’epoca offrivano un’alternanza abbastanza rigida tra recitativi secchi ed accompagnati, il Don Pasquale si distingue come la prima opera buffa senza recitativi secchi: l’orchestra suona per tutta la recita e commenta ogni parola degli attori. Il coro diventa nel terzo atto un personaggio gregario: camerieri, serve, parrucchieri e lacché tutti assieme commentano la vicenda con una sola voce.

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Anna Netrebko è Norina e John del Carlo Don Pasquale in una produzione del 2011
Credits: melomanodigital.com

Genealogia dei personaggi

Trent’anni dopo Il Barbiere di Siviglia ed il “fratello” Ser Marcantonio, Don Pasquale ripropone il topos del vecchio bacucco giustamente gabbato. A tirare le fila di tutta l’opera con le sue doti di attrice nata è il personaggio di Norina, ennesima evoluzione della Rosina rossiniana.

La ragazza governa tutti gli uomini che le stanno attorno, li tiene per le briglie, arriva a schiaffeggiare Don Pasquale. La commedia determina che tutte le risoluzioni degli uomini siano dettate dall’astuzia femminile, come accade anche in alcune opere di Goldoni, spesso mascherata dall’apparente docilità del “sesso debole”. Infatti, nella scena in cui Norina è presentata, la fanciulla legge storie d’amor cortese ma un istante dopo, cantando, dice:

[…] so anch’io come si bruciano i cori a lento foco.

Don Pasquale: Cavatina di Norina. Atto primo, Scena quarta

Norina prende per il naso il vecchio, ma non rende partecipe delle sue intenzioni nemmeno il fidanzato ed eccede di gran lunga il gioco ideato da Malatesta. Insomma, ad avere sulle spalle tutta l’architettura del Don Pasquale è proprio la sua protagonista, ragazza terribile nell’opera buffa.

Il personaggio di Don Pasquale, oltre ad essere sosia di Ser Marcantonio, è ricalcato sulla maschera di Pantalone e le sue origini vanno cercate nella commedia dell’arte. Allo stesso modo i pochi personaggi in scena discendono da maschere stereotipate e portano ognuno un nome che è un programma: Malatesta per il medico furbo dalle mille risorse; Ernesto per il giovane onesto e francamente sempliciotto; Don Pasquale da Corneto, appunto, finto – e non solo – cornuto.

La dinamica degli inganni, imbrogli e malintesi non trova certo qui la sua origine. Tornando indietro fino a Plauto le ricette dei testi teatrali includono spesso questo ingrediente, ed avanti, nella commedia all’italiana di Monicelli ed altri maestri si riscontrano le eco di avvicendamenti simili. L’opera buffa è infatti un genere dell’opera italiana ed i caratteri che la contraddistinguono sono saldamente radicati nel solco della tradizione teatrale italiana.

Proprio Monicelli è stato tirato in causa come nume tutelare del regista Marras durante la presentazione del Don Pasquale di questa stagione al Teatro Verdi di Pisa. Le recite si terranno venerdì 2 dicembre alle 21:30 e domenica 4 dicembre alle 15:30. Per maggiori informazioni: https://www.teatrodipisa.pi.it 

Ascolti consigliati:

L’intera opera sottotitolata, diretta dal maestro Riccardo Muti nel 2006 al teatro Alighieri di Ravenna con Desderi e Giordano.

Glossario

Opera buffa:

genere dell’opera italiana contrapposto alla cosiddetta opera seria, nato a Napoli nel Settecento. Laddove l’opera seria era intrattenimento per i nobili, l’opera buffa ha tema comico e risulta più vicina al sentimento popolare. Pensata come commedia in musica, prende talvolta il nome di dramma giocoso. Hanno scritto capolavori nel genere fra gli altri Mozart, Rossini, Cimarosa e Verdi (Falstaff).

Partitura:

tecnicamente, l’organizzazione grafica dei righi musicali utile al direttore d’orchestra o al compositore per avere visione d’insieme della composizione. Profanamente, la “musica” dell’opera.

Libretto: 

testo verbale utilizzato per la composizione di un lavoro musicale, solitamente in versi – il “testo” dell’opera.


Autore: Lucrezia Ignone

Classe 2002. Studio Fisica all’UniPi ed Opera lirica fuori, oltre a coltivare mille interessi diversi. Curo un blog personale e sono coinvolta in più associazioni nazionali. La mia parola preferita è: polymathes. Sono una nuova aggiunta a Radio Eco dove mi occuperò principalmente di Opera e della stagione lirica al Teatro Verdi di Pisa.

Mi trovi su @ffffoco. Per contatti: [email protected]

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