L’ultimo appuntamento de La Locura Comedy al Leningrad Cafè: il 10 novembre Ivano Bisi è tornato sul palco con L’uomo del continente

Ivano Bisi, pisano, classe 1977, viene definito come uno dei comici più scorretti e talentuosi della stand-up comedy italiana. Una carriera partita come battutista sui social, il primo spettacolo su un palco pisano a cui assistettero 70 persone, poi il successo televisivo di Zelig e Comedy Central.
Giovedì 10 novembre Ivano Bisi ha presentato L’uomo del continente al Leningrad Cafè, dove l’ho raggiunto per parlare della sua formazione artistica e del panorama comico contemporaneo.
Inizia raccontandomi del suo percorso, di quanto sia stato importante negli ultimi anni distanziarsi dai suoi modelli di riferimento, per poter essere davvero credibile nel suo processo artistico. Mi confessa che si sente emozionato, perché quello del Leningrad Cafè è il palco che ha lanciato la sua carriera, verso il quale avverte il peso della responsabilità.
Gli chiedo quali sono gli aspetti che preferisce del suo lavoro: comincia a parlarmi delle tournée, del rapporto con il pubblico, e del senso di gratificazione che prova quando chi assiste ai suoi spettacoli lo raggiunge per ringraziarlo di avergli regalato una bella serata.
Dice anche che ciò che sopporta meno è il senso di onnipotenza che sembra caratterizzare alcuni comici italiani. Passiamo poi a parlare del suo rapporto col politicamente corretto perché pensa che il dibattito sul tema abbia agevolato il suo lavoro.

Ivano Bisi, infatti, si presenta da sempre come un comico scorretto, per via del suo innato umorismo crudele, e si dichiara soddisfatto al pensiero che in Italia questo tema non sia tanto rilevante quanto lo è nel mondo anglosassone.
Secondo Bisi le persone tendono a scambiare il politicamente corretto con la sensibilità personale, dando vita a equivoci e cattive interpretazioni. La satira che lui porta sul palco va interpretata per la battuta in sé, e non percepita come un attacco alle singole persone.
Si scaglia poi contro il razzismo, che considera la vera piaga della nostra società, sostenendo che sia ipocrita modificare il linguaggio senza pretendere un concreto cambiamento sociale.
Quando gli chiedo se non potrebbe il linguaggio stesso farsi promotore di decisivi cambiamenti sociali, Bisi si mostra scettico, e nega l’idea che l’uso ripetuto di certe parole influenzi il modo in cui vediamo il mondo, per quanto offensive queste possano essere.
Concludiamo la nostra chiacchierata parlando della responsabilità della satira come strumento di critica sociale, e del modo in cui si parla delle minoranze.
Bisi vuole travestirsi da lupo per far vedere com’è il lupo, convinto che la comicità risieda nell’usare le minoranze per andare a colpire il pubblico, per smascherare le persone nei loro pregiudizi e nel mostrare il lato oscuro di ognuno di noi.
Una comicità, dunque, che non ha paura di negarsi nulla, e che forse proprio per questo motivo finisce per rivelarsi a tratti scontata, nel suo voler sparare a zero su tutto e tutti, senza una chiara distinzione tra oggetto e soggetto di scena, riuscendo però a evidenziare le debolezze di tutti gli spettatori.

Autrice: Camilla Speranza
Nuova penna di Radio Eco e studentessa di Storia. Appassionata di fantasy, botanica e profumi.
Sempre alla ricerca di nuovi interessi da inserire nelle mie liste